Capitolo 27| Io che amo solo te

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Passarono i mesi e Natale stava arrivando, dall'ultimo che ho trascorso sono successe infinite cose;con Gian non era più lo stesso, molte volte passavano i giorni senza sentirci però il nostro amore non diminuiva mai, ogni volta che potevamo ci ritrovavamo due o tre ore al cellulare a causa della distanza che non permetteva di vederci. Mia madre non mi chiamò più, aveva ormai la sua vita e per me lei non contava più nulla, ormai avevo mio padre. Ovviamente ricominciai la scuola,e tutto ritornò alla normalità. Era la freddissima domenica del 23 dicembre, e con mio padre decisi di andare a fare un giro, giusto per ricordare i momenti che passammo insieme, e per riviverli dopo tutto quel tempo. Mentre camminavamo mio padre mi chiese:"Tesoro cosa vorresti per Natale?"
"Che tu stia bene papà,non ho bisogno di nulla"
Come potevo chiedergli dei biglietti per l'America? Ovviamente la sua felicità era il mio unico desiderio, però mi sarebbe piaciuto un bel viaggio a Los Angeles per stare insieme ai miei due uomini:mio padre e il mio fidanzato. "Voglio farti un regalo"
"Papà dovrei farne io uno a te"
"A me non servono regali tranquilla"
"Neanche a me, l'importante è la tua felicità"
"Io ti leggo nel pensiero"
"Papà cosa stai dicendo?"
"Nulla, ora torniamo a casa perché domani è il gran giorno e dobbiamo preparare la cena."
Così verso le 7 rientrammo e cominciammo a preparare la cena per la vigilia di Natale.
A casa
"Papà perché siamo cinque persone? Non veniva solo la nonna?"
"C'è una cosa che non sai"
"Perché mi hai mentito anche tu papà? Non è possibile, avresti potuto dirmelo prima, state insieme?"
"Si, da cinque mesi"
"E il quarto posto?"
"Carlo"
"Carlo?"
"Il figlio"
"Ah"

Il giorno seguente

Comprai un vestito meraviglioso ad un negozio che mi piaceva tanto,sarebbe dovuto essere il regalo di mio padre, e purtroppo la realtà ormai era quella.
La sera arrivò prima la madre di mio padre, mia nonna, e poi la fidanzata con il figlio.
Sembrava la solita matrigna di Cenerentola, e Carlo, non saprei, aveva 10 anni, era arrivato giocando alla Play Station, pareva innocuo. Ci sedemmo e iniziammo a mangiare, il menù era buono, come primo la pasta e come secondo abbiamo mangiato carne e pesce. Niente male direi. Morivo dalla voglia di scartare i regali, anche perché mio padre anche se non volevo, me lo ha fatto.
Alessandra, questo era il nome della fidanzata di papà, mi consegnò una busta rossa e argentata, la aprii e vidi un paio di scarpe, ma cosa?
"Oh accidenti sono bellissime!"
"Me le ha consigliate tuo padre!"
"Ma Alessandra non dovevi, sono senza parole! Io"
"Rilassati! So che potresti vedermi come un'estranea, però già ti voglio tanto bene, puoi fidarti di me"
A prima vista sembrava una ragazza d'oro, e con il comportamento in questo caso si era dimostrata migliore di mia madre. La abbracciai forte, perché desideravo tanto quelle scarpe,erano bellissime!
Poi arrivò il momento di mia nonna, che mi regalò una camicia a quadri neri e rossi, anche questa bellissima e molto particolare. Mio padre scelse di darmi il suo regalo per ultimo.

Mentre me lo consegnava mi ricordai di Gian, del Natale trascorso a Montepagano, di quei momenti meravigliosi, di quel ragazzo che era a migliaia di km da me, ma che mi era accanto in ogni situazione.
Avevano un concerto Natalizio, e come sempre pensavo a lui.
Il suo pacchetto era finissimo, una scatola lunga, ma piccola, cosa sarebbe potuto essere?
Aprii e rimasi impalata, le lacrime iniziarono a scendere una dopo l'altra, cacciai un grido, appoggiai la scatola sul tavolo e saltai addosso a mio padre piangendo di gioia, ero incredula di tutto quello che era appena successo. Così guardai meglio il regalo per verificare se fosse vero o se fosse solo un sogno e su di esso c'era scritto:
| PARTENZA MILANO-LOS ANGELES
| PARTENZA 25 DICEMBRE
| ORE 18:30
Tra le lacrime mi abbracciò anche Alessandra che era felicissima per me.
"Grazie papà"
"Mi hai parlato di lui così tanto che ho deciso di farti questo piccolo regalino"
Lo abbracciai di nuovo. Allora corsi in camera a chiamare Gian, dovevo dirglielo assolutamente. Però stava cantando, quindi decisi di inviargli un messaggio: CIAO AMORE, RICHIAMAMI APPENA PUOI, DEVO DIRTI UNA COSA IMPORTANTISSIMA.
I biglietti erano 4, per tutti noi, e mi faceva molto piacere che andassimo tutti insieme.
Mi addormentai abbracciando quei biglietti che mi avevano resa felice.

Il giorno dopo preparammo le valigie, e dopo aver aspettato ore prendemmo l'aereo. Gian ancora non sapeva nulla,e partimmo mentre lì da lui erano le 6 di mattina. Dopo tante ore di viaggio finalmente arrivammo a destinazione. Era il mio primo viaggio in America, e quando atterrammo fu molto emozionante. Los Angeles era bellissima, ora bisognava solo trovare Gian. Proprio in quel momento mi arrivò la sua chiamata
"Cucciola mia buon Natale"
"Amore anche a te, come stai?"
"Essendomi alzato ora dal letto e averti subito chiamato mi fa sentire più che bene"
"Amore mio, è mezzogiorno,ancora a letto stai?"
"Avevo sonno ahahah"
"Stai attento che adesso vengo là eh!"
"Non sai quanto lo vorrei, è un inferno senza di te; Margo ma ieri non dovevi dirmi una cosa importante?"
"No ho risolto,Oggi che fai?"
"Oggi? In realtà dovremmo andare a fare un servizio fotografico in uno studio in centro,però nulla di che! Come mai tutte queste domande?"
"Per sentirti più vicino"
In quel momento diventò silenzioso improvvisamente, e sentii un piccolo singhiozzo.
"Amore ma stai piangendo?"
"No stai tranquilla"
"Gian voglio la verità"
"Si lo sto facendo, perché fa tutto schifo senza di te, vedo tutto grigio quando tu non ci sei, e fa male, male da morire, perché qui ho tutto, tutto tranne te, che sei il mio infinito, quindi a cosa serve avere le cose materiali quando non puoi avere la persona più importante per te vicino?"
Rimasi spiazzata, si sentiva ancora così male? Lo rassicurai
"Amore vedrai che ci vedremo presto, manca poco no?"
"Sì certo, mancano solo 7 mesi"
"Amore ti prego non piangere"
"Non ci riesco"
In quel momento sentii mio padre che mi chiamò perché dovevamo andare in hotel, allora, con il cuore in gola attaccai il cellulare e salii nel taxi. Volevo solo la sua felicità, e trovarmi lì era l'unica cosa bella in quel momento. Mi straziava sentirlo piangere. Intanto mi informai su internet come si chiamasse lo studio. Così, verso le 16 mi avviai per andare.Dopo mezz'ora di autobus arrivai lì, era un palazzo altissimo,lo studio si trovava al quinto piano.
Così presi l'ascensore e l'emozione era alle stelle man mano che salivo i piani. Quando le porte si aprirono vidi due signori che parlavano, così mi avvicinai a loro e chiesi in inglese quale fosse il famoso studio. Per fortuna uno di questi era italiano,e seppe spiegarmi bene la situazione.
"Signorina mi dispiace, ma lì possono entrare solo i fotografi e le star, ora è in corso il set fotografico e non possiamo fare nulla"
"Senta lo so che è contro la legge,però io conosco i ragazzi, mi potrebbe aiutare ad entrare?"
Dopo infiniti tentativi di convincerlo per fortuna annuì, però dovevo stare molto attenta. Così mi regalò il suo ticket pass, per entrare nella stanza, più fortuna di quella non poteva esistere. Lo infilai al collo e mi avvicinai lentamente alla porta. Si sentivano le urla dei fotografi per spiegare ai tre ragazzi le loro posizioni.
"GIANLUCA ABBASSATI"
Sentire il suo nome mi faceva venire la pelle d'oca, finalmente il mio sogno si stava realizzando:rivedere l'amore della mia vita.
"STOP!PICCOLA PAUSA!"
Mi raggiunse il signore di prima, scoprii che era il direttore dell'azienda, perfetto direi. Entrammo piano piano, i tre erano lì, che stavano parlando tra di loro, Gian era un pò in disparte.
Così Piero gli disse
"Gianluca che hai?"
"Niente, vado nel camerino"
"A fare cosa?"
"A chiamare Margo"
In quel momento Igna alzò lo sguardo e mi vide, mi corse incontro e mi abbracciò fortissimo, Piero fece lo stesso, era bellissimo stare con loro, finalmente mi sentivo di nuovo felice.
"Che cosa ci fai qua?"
"Igny è una lunga storia"
"Vai dal baritono dai, attenta però che quello appena ti vede si sente male ahahah"
"Spero di fare del mio meglio"
Mi diressi dietro le quinte e vidi i loro camerini, vidi quello con scritto GIANLUCA GINOBLE e iniziai a cantare, tanto nessuno poteva sentirmi. Cantavo una canzone che ci rappresentava, "Io che amo solo te".
Iniziai con la prima strofa, e lui da dentro sentii che si avvicinò alla porta, il ritornello lo cantammo insieme,ancora non ci eravamo visti però quell'insieme di voci era tutto quello che desideravo, mi mancava cantare con lui.
Quando finimmo mi chiese
"Cosa ci fai qui?"
"Non riuscivo più a stare senza te"
"Sei venuta fin qui per me?"
"Certo, sei la mia parte mancante, ti raggiungerei anche sulla luna"
"Sono fortunato ad averti, come si fa a non amarti? Sei tutta la mia vita"
Aprì la porta e in quel momento...
Continua

Ciao a tutti, finalmente i due amori si sono rincontrati, però non come la prima volta, questa volta è diverso, è stata la loro passione per il canto che li ha uniti ancora una volta, commentate e ditemi cosa ne pensate❤️ al prossimo capitolo
Camilla❤️
PS scusate gli eventuali errori

Ti amo e non posso farne a meno ||GianGinoble||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora