Capitolo 39|Via con il tour

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5:00 a.m.
Mi svegliai. Come avevo fatto a dormire, anche se per poco? Forse la troppa stanchezza e la voglia di dimenticare tutto. Mi alzai dal letto in punta di piedi per non svegliare Gian, mi avvicinai a lui e lo baciai in fronte. Così dopo essermi preparata gli scrissi un biglietto: "buongiorno amore mio, sto andando a fare colazione, ma non torno, aspettami nell'atrio dell'hotel, arrivo subito".
Intanto si erano fatte le 6:30, e verso le 7 entrai nella sala per mangiare un po' di cereali e bere del succo d'ananas. Salutai Piero e Igna che già erano lì e mi invitarono a sedermi con loro.
"Allora bedda, cosa è successo ieri sera? Ci hai fatto preoccupare"
"Igna, ti prego, parliamo di tutto, ma non di ieri, poi quando mi sarà passato vi spiegherò tutto, ma adesso no per favore"
"Va bene cara, basta che tu non soffra"
"Magari caro Piero, però questo è un discorso a parte, bene, adesso scappo che devo fare una cosa urgente, a dopo ragazzi!"
E velocemente uscii dall'hotel. Entrai in autobus e scesi alla fermata per andare in centro. Buenos Aires era grandissima ma molto calma allo stesso tempo. Stavo facendo una cosa che avevo già fatto recentemente, però dovevo rifarla.
Il giorno prima passeggiando in centro con lui, vidi nella vetrina di un negozio un orologio, ed era stupendo! Lo vedevo tantissimo al polso di Gian. Così gli chiesi se gli piacesse, e lui mi ha risposto tantissimo, e "nascosi" la mia domanda con un "perché papà lo vorrebbe, ma non sa se comprarlo" e lui ha affermato entusiasta. Perfetto, il giorno dopo sarei andata a comprarlo, e ora eccomi qui. Entrai nella gioielleria, e chiesi alla ragazza di farmi un pacchetto. Uscii e velocemente tornai all'hotel. Gian ancora dormiva, non potevo crederci. All'entrata vidi Igna e Piero, che erano ormai stufi di aspettarlo, e scoppiammo in una sonora risata. Salii là scale e andai in camera.
"Dormiglione svegliati, sono le 8!"
"Altri 5 minuti ti prego!"
"Mi dispiace ma non se ne parla!"
Così gli tolsi le coperte. "Cattivaa! Adesso appena mi alzo ti vengo a fare il solletico, che hai in mano?"
"Beh era una cosina per te, ma visto che mi fai il solletico, me lo tengo io"
"Ah ok"
Mi girai, poco dopo mi voltai verso di lui e mi guardava con il broncio. Quanto lo amavo quando faceva quella faccia. Così mi buttai sul letto e iniziammo a baciarci. Intensamente, come sapeva fare lui, in ogni bacio c'era un'emozione mai provata prima.
"Questo è per te" e gli diedi la busta.
"Ma cos'è? Margo invece di dormire che sei andata a fare? Ahahah"
"Per ricordarti di me quando..."
"NON FINIRE QUELLA MALEDETTA FRASE,NOI CE LA FAREMO"
"Lo spero tanto"
Quando vide la scatola rimase a bocca aperta.
"Ma che ti sei impazzita? E non dire di no perché è vero, Margo dimmi che non l'hai fatto veramente, non devo più cadere ai tuoi trabocchetti"
"Quali trabocchetti?"
"Non era per tuo padre l'orologio?"
"Aahh"
"Ti amo"
"Io di più"
"No io, e non insistere"
Dopo averlo infilato al polso, afferrò il mio viso tra le mani, e mi diede un altro bacio.
"Ora fammi preparare però perché altrimenti Igna e Piero si arrabbiano!"
"Già lo sono arrabbiati ma dettagli ahahah"
"Sul serio? Allora sarò un lampo"
La sera dovevamo partire per il Brasile. Era così bella Buenos Aires, però avremmo fatto nuove esperienze, anche se con un solo mese, e dopo? Sarebbe finito tutto. Non dovevo pensarlo. Mangiammo un panino veloce a pranzo, dopo andammo a fare le valigie e scappammo all'aeroporto. Salutai Luke con un abbraccio e prendemmo l'autobus. Durante il viaggio fui tutto il tempo con il viso appoggiato sulla spalla di Gian. Sentire il suo cuore battere mi rendeva felice, poi soprattutto mentre mi stringeva a se. Quando arrivammo all'aeroporto c'erano tantissime ragazze ad aspettarci, menomale eravamo in anticipo e ci siamo potuti fermare a fare foto e autografi. Prima di partire vidi una bambina che piangeva, era un po' più piccolina e mi avvicinai a lei per abbracciarla. Avrà avuto 10 anni, e mi faceva troppo tenerezza.
"Ciao bella, come ti chiami?"
Le dissi e lei tra i singhiozzi mi disse
"Mi chiamo come te, Margherita"
"Che bello tesoro! Perché piangi?"
"Perché non voglio che ve ne andate, soprattutto tu, sono venuta al vostro concerto,ed è stata un'emozione unica, vi prego non vi dimenticate di noi e tornate presto"
"Certo, torneremo il più presto possibile, ma tu sei Americana?"
"No, sono Italiana, ma ci siamo trasferiti qui"
Ad un certo punto Piero mi venne a chiamare perché si era fatto tardi.
La abbracciai di nuovo fortissimo e le sussurrai:"Tranquilla, non mi dimenticherò mai di te" e scappai dagli altri. Dopo un'oretta eravamo sull'aereo, ed era molto tardi così decisi di dormire, dato che il viaggio sarebbe durato più o meno tre ore.
Il problema è che non chiusi occhio. Non riuscii proprio a dormire. Pensavo a quello che mi aveva detto quella bambina, e al fatto che non l'avrei più rivista. Così guardavo fuori dal finestrino, e Gian mi diede un bacio sulla guancia.
"Amore cosa ti succede? Sei triste"
"Eh lo so Gian"
"Ne vuoi parlare?"
"Sto pensando a quello che mi ha detto la bambina di prima, e al fatto che non verrò più a Buenos Aires, mi fa troppo male, vorrei poterla rivedere,riabbracciarla e purtroppo non la rivedrò più" una lacrima scivolò lungo il mio viso. Mi abbracciò, forse non sapeva cosa dirmi e aveva ragione, cosa poteva dire davanti una situazione del genere? Cosa poteva dire dopo quello che mia madre aveva fatto?
"N-noi la convinceremo va bene?"
"Ti prego non piangere,mi fa male vederti così, tu continuerai con il tuo tour, e a brillare come sai fare, tutte le tue fans ti amano, e sono fiera per tutto quello che hai fatto" gli asciugai la lacrima con il dito
"Nonostante la distanza la nostra relazione andrà avanti, te lo prometto, però Gian, per favore, non soffrire per me, non potrei mai sopportarlo"
"Come faccio? È impossibile non soffrire per questa cosa, so che tua madre non cederà mai, ma almeno proviamoci no? Ti amo più di ogni altra cosa"
"Certo che ci proveremo, ma come dici tu mia madre non mi concederà di rimanere, le dà fastidio tutto questo, le dà fastidio la mia felicità"
"Dai su sorridiamo mancano ancora 20 giorni"
"Che voleranno!"
"Allora godiamoceli al meglio"
Annuii e mi accarezzò.
"Ti amo così tanto Ginoble". E mi sorrise, uno di quei sorrisi tristi che solo lui è capace di fare. Passammo le prossime tre ore a guardare un film e ad ascoltare musica come al solito.
Appena arrivati andammo in hotel, e la routine iniziò. La cosa più bella era vedere come ci accoglievano in ogni città. In Brasile era tutto colorato, e all'aeroporto tantissime persone ad aspettarci. La mattina dopo già saremmo partiti di nuovo, quindi era inutile disfare le valigie, facemmo il concerto, e dopo via in hotel per dormire quattro ore, e poi ripartire di nuovo. Nuova destinazione: Venezuela. E così di seguito tutti i giorni. Però tutto sommato, era un lavoro bellissimo, anche con la stanchezza di mezzo.

Ciaooooo❤️come prima cosa voglio augurarvi delle buone vacanze, finalmente la scuola è finita e possiamo divertirci per tre mesi. Spero che il capitolo vi piaccia, e commentate, scusate per gli eventuali errori e al prossimo capitolo, vi adoro❤️
-Camilla💖

Ti amo e non posso farne a meno ||GianGinoble||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora