20-Soluzione

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L'auto attraversò la nebbia che si diradava alle prime luci dell'alba. Imboccò una strada secondaria di un'area industriale ed entrò in una struttura in mattoni, un ex stabilimento abbandonato.
Si fermò al centro di un ampio spazio, il tetto era in parte in rovina e la luce entrava fioca.
Il presunto agente perquisì Will, prese qualcosa, poi abbassò il vetro posteriore e scese dalla volante.
Dirigendosi verso la portiera con il finestrino lievemente abbassato, scagliò il cellulare di Will contro una parete, rompendolo in mille pezzi.
Thomas lo vide fare il giro, il finestrino aperto era dal lato opposto in cui si trovava lui. Per tutto il tempo del viaggio aveva guardato Will. Lo aveva chiamato spesso, ma non si era mosso, aveva cercato di vedere se ci fosse sangue al collo, ma non sapeva dirlo da lì.
L'uomo gli passò un paio di manette dalla fessura del finestrino: "Mettile!"
La pistola era puntata contro di lui, non aveva altra soluzione se non obbedire. Si strinse le manette intorno ai polsi e dietro la schiena. L'uomo si assicurò di vederle ben chiuse e poi ordinò di scendere, mentre apriva la portiera.
"Cosa gli hai fatto?"
L'altro non rispose, proprio come aveva fatto per tutto il tragitto. Thomas si allungò verso lo sportello di Will, ma l'uomo non glielo permise.
L'attore riuscì solo a vedere la testa abbassata e il corpo trattenuto dalla cintura.
L'uomo lo prese per il braccio e lo costrinse ad incamminarsi verso le scale.
Tentò di divincolarsi inutilmente.
"Tom calmati! Agitarti non serve. Rendi le cose più difficili!" disse freddo.
"Non farò nulla di ciò che vuoi, se non mi dici cos'hai fatto a Will!"
L'altro gli si parò davanti: "È proprio da te. Gli altri vengono sempre prima di me, vero?"
Thomas non riconosceva più quegli occhi, anche se erano l'unico particolare che gli aveva svelato la vera identità del tizio vestito da agente.
Era stato truccato e il suo viso modificato da protesi al silicone sul mento e sul naso, ma era lui ed ora gli puntava un'arma contro.
Come aveva fatto a non capirlo prima e quand'era cambiato così tanto, si domandò. Nella mente gli frullavano tante domande, gli veniva la nausea a causa di tutta quella storia e del senso d'impotenza.
"Tu eri mio amico. Ci sono sempre stato per te, Luke." affermò.
"Anch'io ci sono stato!"
Era arrabbiato, mentre Thomas cercava di mantenere tutta la calma possibile.
"Sembra che tu te ne sia dimenticato. In questi anni ho fatto sempre i tuoi interessi e tu cosa fai? Ti fai scopare dal primo che passa!" indicò Will nell'auto.
"Anche quella notte a Dublino ti stavi per portare a letto Chris, se io non fossi intervenuto!"
Thomas voleva urlare, ma la situazione era già drammatica e fuori controllo, per rischiare di far agitare ulteriormente Luke. Lui gesticolava con la pistola, mentre lo fissava negli occhi con rabbia.
"Tu sai di Dublino e Freeman, vero?"
"Sì."
Lo prese per un gomito e lo costrinse a salire delle scale, per poi imboccare una porta.
Thomas cercò invano di guardare nell'auto in cui Will era riverso, ogni tentativo gli venne impedito da dei strattoni.
Entrarono in uno stretto corridoio dall'odore disgustoso. Thomas non sapeva cosa avesse in mente di fare Luke, sapeva solo che Will aveva bisogno di soccorsi il prima possibile, se era ancora vivo. Non poteva farsi rapire e lasciarlo agonizzante in un luogo tanto isolato.
Capì di dover far parlare Luke il più possibile e ritardare qualsiasi suo intento, forse qualcuno li avrebbe trovati.
Andrews li stava già cercando, l'aveva capito ascoltando la radio della polizia nella volante. Nessuno sapeva dove fossero finiti i due agenti e i due da scortare. Luke aveva tenuto la radio accesa solo per capire come si stesse muovendo la polizia.
"Voglio sapere tutto Luke." si divincolò.
"È quello che intendo fare. Raccontarti tutta la storia, forse, poi capirai cosa ho fatto solo per te."
L'afferrò di nuovo per il braccio e uscirono all'aperto.
Davanti a se, Thomas vide il Tamigi più impetuoso del solito. Luke lo portò lungo una piattaforma collegata allo stabilimento, arrivando molto vicino al fiume. La nausea divenne vertigine. Erano più in alto della strada e affacciati praticamente sul fiume.
"Tom, ora dipende tutto da te cosa accadrà.", si fermarono e si guardarono negli occhi.
La mente di Thomas era concentrata su Will e sul freddo fiume.
"Cosa ricordi di Dublino?"
"Il sangue e Freeman morto ai miei piedi. Sono gli incubi più ricorrenti." ammise, sperando di non scoprire cose peggiori di cui poteva essere lui stesso l'autore.
"Quella sera alla festa, Freeman riuscì a drogare te e Chris con del GHB. Io lo vidi aggirarsi per la festa e sospettai qualcosa, dopo averti visto strofinarti addosso a quel cane di attore. Decisi di portarvi via, Ken voleva un passaggio, quindi mi dovetti accollare anche lui. Lo lasciai lì vicino e poi mi diressi verso l'albergo, però tu e Chris vi eravate messi a fare i piccioncini. Lui ti tirava a sé e tu gli sussurravi parole all'orecchio e io non lo sopportavo più!"
Il volto di Luke era infastidito e schifato.
"Chris disse di avere la nausea e io mi fermai in un vicolo appartato. Lui scese a prendere aria e tu ti appisolasti, dopo avermi risposto di farmi gli affari miei e di lasciarvi fare quello che volevate. Allora io scesi dall'auto, ero furioso con Chris. Lui poteva averti e io no? Presi lì vicino un pezzo di metallo lungo e lo colpii mentre si stava girando verso di me. Solo che un flash mi distrasse e lo colpii male. Lui svenne ugualmente, cercai la fonte di quella luce improvvisa che continuava ad apparire e scomparire ad intervalli regolari e lo vidi."
"Freeman?" domandò.
"Sì, mi aveva fotografato mentre cercavo di uccidere Chris. Stava sghignazzando. Era contento di avere il suo scoop. Non potevo lasciarlo andare e gli ordinai di darmi la macchina fotografica, ma lui si rifiutò. Voleva pubblicare le foto. Corse via, ma io fui abbastanza veloce da lanciargli la spranga di metallo che gli si infilò tra le ginocchia e lo fece cadere. Era a terra stordito e io ripresi il metallo e lo colpì uno, due, tre, quattro volte alla testa. Tu ti svegliasti e vedendo tutto ciò, cercasti spiegazioni. Ti dissi che Freeman aveva colpito Chris e tu mi credesti. Tu mi hai sempre creduto e ti sei sempre fidato di me, anche quella volta."
Luke sembrava volergli ricordare tale fiducia.
"Ti inginocchiasti per controllare se l'uomo fosse ancora vivo, tentasti di rianimarlo riempiendoti i vestiti di sangue, ma era già morto. Avevi l'aria dispera, volevi chiamare aiuto. Io ti convinsi a non farlo e ti portai via. Ti dissi che nessuno avrebbe rimpianto Freeman. Caricammo Chris in auto e mentre ci allontanavamo, vedemmo una suora che doveva aver visto qualcosa e si stava allontanando a sua volta e poi quell'uomo, l'agente Laing, andare nel vicolo. Lui non ci vide."
Thomas capì: "È per questo che i miei incubi sono peggiorati dopo averlo incontrato. Mi ricordavo di lui..."
"Sì, sì... Il giorno dopo credevo che fingessi di non ricordare e Chris non ricordasse per via della botta in testa e della sbronza. Ho sempre creduto di avere un segreto con te, ma tu non sapevi assolutamente niente di quella notte. Finchè non è riapparso il tuo amato agente." era infastidito.
"Lui poteva farti ricordare tutto, per poi metterti contro di me. Dovevo impedigli di scoprire cos'era successo a Dublino."
Thomas era sconvolto da tutta quella storia. Aveva messo insieme solo alcuni pezzi del puzzle sino a quel momento.
"Perchè hai finto di farti saltare in aria e come hai fatto? Io ti ho visto..."
"Tu hai visto solo quello che io volevo farti vedere. Sono salito e sceso dall'auto, senza neanche chiudere la portiera. Ero nascosto lì vicino, durante l'esplosione. Tutti guardavano le fiamme, nessuno mi vide andar via."
Thomas cercò di restare calmo, ma la collera gli stava risalendo dalle profondità della sua anima, quando pose quella domanda: "E Ben? E Ken? Cosa c'entravano?"
Per un attimo Luke, sembrò dispiaciuto, poi l'odio ritornò sul suo volto.
"Ben si era messo a fare le domande alle persone giuste. Chris non ricordava nulla, però Jeremy Renner, quella notte a Dublino aveva ricevuto un sms da lui, dopo che eravamo rientrati nelle nostre camere. Chris si era ripreso, ma era confuso quando lo lasciai solo. Jeremy me ne parlò il giorno dopo e io gli spiegai che Chris aveva sbattuto la testa entrando in auto perché era troppo ubriaco e aveva dato la colpa a me. Il messaggio diceva: LUKE HA TENTATO DI COLPIRMI! VOLEVA UCCIDERMI!!! Per fortuna non ricordava nulla la mattina dopo e io ebbi l'occasione di cancellare l'sms inviato. Avrei dovuto uccidere anche Jeremy, se fosse stato qui."
Thomas restò allibito per la freddezza di quell'affermazione, per fortuna, Jeremy era lontano.
Tutta quella storia era iniziata solo perché si era strofinato addosso ad un uomo che non era Luke. L'aveva sempre chiamato amico, ma per lui doveva essere qualcosa di più di un'amicizia.
"Come facevi a sapere delle telefonate di Ben a Ken e Jeremy?"
Luke sorrise: "Semplice, ho deviato le chiamate dai telefoni fissi. Tutte le telefonate passavano attraverso ad una centralina che le registrava e le rinviava a me. Sai, s'imparano tante cose se ascolti i tecnici del suono sui set."
"E non solo quelli, scommetto. Hai imparato anche a costruire bombe artigianali, vero?"
"Sì, era divertente vedere Ben così curioso e mi sono incuriosito anch'io. Quell'esperto di esplosivi sapeva il fatto suo."
Era soddisfatto di sé.
"È per questo che l'hai ucciso? E hai tentato di far saltare in aria un'agente dell'INTERPOL?" riferendosi a Sif.
"Si stava impicciando troppo, peccato non esserci riuscito. Quell'uomo maneggiava così tanto esplosivo che non ho resistito. Purtroppo non ha funzionato come volevo. Comunque, dove eravamo rimasti? Ah, venni a sapere dell'incontro di Ben con Ken sul tetto di quel palazzo, stranamente Ken era stato criptico al telefono e ci impiegai l'intera notte a ricordare quale fosse il posto a cui si riferisse. Doveva aver scoperto le intercettazioni."
"Non mi hai detto a cosa ti servisse intercettarli?"
Thomas stava tentando di restare calmo e di porrè domande che non facessero arrabbiare Luke. Aveva intuito le sue intenzioni, forse sapeva come uscire vivo da quella situazione.
"L'ho sempre fatto da quando ho intrapreso questo lavoro. Ho anche messo delle cimici in casa tua. Torna utile sapere cosa cercano i registi e quanto possono essere interessati i tuoi colleghi attori ad un ruolo. Poi, la storia di Dublino era una cosa da tener d'occhio. Ben non aveva scoperto molto, ma dovevo essere sicuro. Quando l'incontrai sul tetto del palazzo, credevo che sarebbe bastato sparagli, però il bastardo era armato e non capisco ancora ora come mai? Abbiamo parlato e dopo lottato. Lui è caduto di sotto, ma mentre precipitava è riuscito a rallentare l'impatto con il cemento aggrappandosi alla scala antincendio. Quando andaì a controllare se era morto, arrivò un'auto con degli uomini e io dovetti scappare prima che mi vedessero."
Thomas aveva indietreggiato di pochi passi per quanto detestasse ogni singola parola e azione di Luke, però iniziò a pensare di dover recitare se voleva uscir vivo da quella situazione.
Erano troppo vicini al fiume e non era un bene. Fece mezzo passo verso l'uomo, non poteva far nulla con i polsi ammanettati dietro la schiena, né per Will e neanche per se stesso.
Poteva solo recitare la sua parte e quella sarebbe stata l'interpretazione della sua vita... per la sua vita.
"Luke, perché hai rubato i verbali del caso di Ben? E lui dov'è?"
L'altro sembrava sinceramente meravigliato.
"Di cosa parli? Io non ho fatto nulla del genere."
Domanda inutile, pensò Thomas.
"Di chi era il corpo al tuo posto? C'erano delle ossa nell'auto esplosa."
"Non sai quant'è facile trafugare un corpo alle pompe funebri."
Thomas fece un altro passo, doveva avvicinarsi a lui, ne valeva la vita di Will abbandonato nell'auto.
"Ingegnoso. Hai davvero fatto tutto ciò per me?"
Conservava ancora l'espressione sconvolta, era difficile cambiarla davanti a tanta violenza, ma riuscì ad accennare un sorriso distratto verso Luke.
"Sì, l'ho fatto per te. In tutti questi anni mi sono preso cura di te in ogni modo possibile."
Sorrise a Thomas per poi tornare ad essere arrabbiato.
"Dopo tanto tempo, tu hai scelto quell'agente, invece di scegliere me! Io ho aspettato che capissi quanto ti volessi bene e tu ti sei portato a letto il primo che ti abbia sorriso..."
Thomas avanzò, erano molto vicini.
"No, non è andata così! Quello che è accaduto con Will è stato tutto uno sbaglio. L'ho capito solo stamane. Lui voleva solo fare sesso con l'attore e non amare la persona che sono. Mi ha usato."
Thomas si lasciò sfuggire uno sguardo sofferente. Una lacrima si stava affacciando all'occhio destro.
Fu Luke ad avvicinarsi questa volta.
"Scusami Luke. Ho fatto un casino. Potevo stare con te, invece ho scelto di farmi trattare come un oggetto da lui. Se tu mi fossi rimasto accanto, tutto ciò non sarebbe accaduto. Ti avrei aiutato con la storia di Freeman. Insieme potevamo affrontare tutto e tutti."
La lacrima scivolò lungo il suo viso e Luke s'intenerì.
"C'è ancora speranza. Tom vedi la macchina là giù? La scelta è tua, comunque vada, noi due resteremo insieme."
Thomas percepì una certa minaccia in quelle parole dal tono dolce.
"Non hai finito di raccontarmi come hai fatto con Ken. Sai, lui è in coma."
La conversazione era civile e tranquilla.
"È stata la parte più divertente. Quel Will è un idiota."
"Perchè?" trattenne l'irritazione.
Thomas sembrava davvero curioso.
"Ken aveva telefonato alla moglie a casa e aveva detto che il giorno dopo, doveva vedere te e il suo avvocato. Io, naturalmente, ho intercettato la telefonata. Inizialmente volevo solo incastrarlo per aver spinto Ben e dovevo tenerlo in vita finchè la polizia non l'avesse sospettato per via della sua scomparsa. Poi gli avrei fatto scrivere una lettera e l'avrei fatto suicidare sullo stesso palazzo da dove avevo spinto Ben. Tutti avrebbero pensato al suicidio per via dei sensi di colpa. L'avrei costretto a scrivere anche come mi aveva fatto saltare in aria."
"Poi, cos'è andato storto?"
Erano molto vicini, l'uno di fronte all'altro.
"Avevo perso il cellulare che usavo in quei giorni, controllai dappertutto, solo dopo un po' capii che mi era caduto davanti alla villa di Ken, durante il rapimento. C'erano le mie impronte e alcuni numeri di telefono che potevano farmi, o meglio farci rintracciare in seguito."
Le parole farci rintracciare, suonavano positivamente alle orecchie di Thomas, forse, non l'avrebbe ucciso.
"Andaì a casa di Ken troppo tardi per poterlo cercare, i giornalisti avevano saputo della sua scomparsa e si erano appostati davanti alla villa. Potevano notarmi e rimandai la ricerca. Intanto la polizia era stata avvertita di strani movimenti nel mio vecchio ufficio e Ken venne arrestato. Per mia fortuna l'incolparono di tutto. L'unico problema era, se mi avesse riconosciuto mentre era drogato. Dovevo scoprire se avesse parlato oppure no."
"E sei andato alla prigione? Come hai fatto a non farti vedere?" non dovette fingere molto d'essere curioso.
"È questa la parte divertente. Ho usato il tuo stesso trucco, ero travestito come l'avvocato di Ken."
Thomas mostrò il viso sorpreso, ma un pensiero preoccupato andò a Wanda.
"Hai rapito Wanda? Lei è..."
"No, è viva e pure l'avvocato. Quella mattina ero venuto in ospedale per convincerti a venire via con me, prima che trovasserò il cellulare. Vidì Wanda nel parcheggio con tutta la sua attrezzatura. Pensai di poterti convincere prima di entrare in carcere. Saremmo stati soli, nessuna guardia del corpo armata nei pressi della prigione per protergerti.
Rapii Wanda e anche l'avvocato poco dopo. La convinsi a truccarmi come lui, ci volle un bel po' di trucco e protesi al silicone, ma alla fine l'effetto era ottimo. Ti aspettai davanti alla prigione, ma invece di te si presentò quel Will. Lo riconobbi subito. Lui non sospettò nulla e io dovetti entrare con lui in carcere. Per fortuna il giorno prima mi ero premunito. Sapevo dell'allergia di Ken agli arachidi. Ne avevo una barretta dolce in tasca e ebbi il tempo di sporcarci una gomma da masticare, mentre quei due parlavano. Poi, rimasi solo con Ken, non mi riconobbe, soprattutto perché rimasi davanti alla finestra con il sole che batteva, impedendo a lui di vedermi bene in faccia. Lasciai parlare lui, mi limitai a qualche frase, per non far riconoscere la mia voce. Quando me ne andai, offrii a Ken una gomma, che lui mise in bocca poco dopo. L'allergia gli chiuse la gola, mentre io ero già fuori. Decisi d'andare a cercare il cellulare con quel travestimento. Ci trovai l'agente Laing davanti al cancello della villa, con in mano il mio cellulare. Il resto lo sai."
Thomas era sconvolto, ma cercò di fare una faccia affascinata.
"Geniale! Luke, non sapevo quanto fossi intraprendente. Un piano perfetto."
Thomas gli si avvicinò di più, sentiva i suoi vestiti toccare l'uniforme rubata portata da Luke. S'allungò verso le sue labbra e sussurrò dolcemente: "Tutto ciò solo per me? Solo per avermi? È così terribile e allo stesso tempo così piacevole sapere quanto hai fatto per avere il mio amore!"
Thomas sfiorò le labbra di Luke con le sue un paio di volte, senza mai baciarlo seriamente. Se c'era qualcosa che Will gli aveva insegnato, era come tenere un uomo sui carboni ardenti.
Doveva riuscire a farsi togliere le manette e ad allontanare la pistola. Luke al terzo sfioramento di labbra, ansimò: "L'ho fatto solo perché ti amo, Tom."
"Sì, ora lo so."
Le labbra dell'uomo non resistettero e si posarono su quelle di Thomas.
Per Luke, fu il bacio più dolce e passionale mai avuto, invece per Thomas fu l'interpretazione migliore mai fatta. Il suo pensiero andò a Will e alle sue labbra, rivoleva baciare solo quelle.
Quando Luke si ritrasse, Thomas finse di volerlo baciare nuovamente, ma l'altro lo fece voltare e dopo aver appeso la pistola alla cintura, gli tolse le manette.
Thomas tornò a guardarlo negli occhi e mise una mano sulla sua guancia, in cerca di un altro bacio.
Il più era fatto, ora doveva solo togliergli la pistola. In tasca aveva il coltello di Will, glielo aveva restituito quella mattina prima d'uscire.
Luke si lasciò baciare, mentre l'altra mano di Thomas scivolava lungo il braccio e intorno alla sua vita. Era vicino alla pistola.
"Tom, verrai con me ora?"
Lo tenne più stretto a sé: "Verrò ovunque vorrai."
"Tom, mi ami?"
Thomas trattenne il respiro a quella domanda, era la stessa che Will gli aveva fatto solo poche ore prima. Non voleva rispondere. Non sapeva rispondere o mentire. Non era così bravo a recitare.
"Luke non puoi chiedermelo così. Dammi un po' di tempo e sarò io a dirtelo."
L'altro sembrò amaregiato dalla risposta, ma era più realistica delle altre.
Thomas gli posò un altro bacio sulle labbra, mentre lasciava scivolare la mano leggera lungo la sua vita, avvicinandosi all'arma.
Era il momento giusto, afferrò la pistola, ma le dita di Luke si strinsero in una morsa dolorosa. Sentiva le unghie lacerargli la pelle della mano e perse la presa sulla pistola, lasciandola cadere sulla passerella metallica.
"Tom, davvero mi credi così stupido? Ti conosco troppo bene. Sapevo dal primo momento cosa volevi fare. Però devo ammettere che mi è piaciuto."
L'altro tentò di colpirlo con un pugno, ma si ritrovò anche l'altro polso bloccato. Si domandò quando Luke fosse diventato così forte. Stava avendo la meglio.
Cercò di calciare, però l'altro l'aveva già bloccato tra la balaustra e il suo corpo, impedendogli ogni movimento.
Dietro e sotto di lui il fiume.
Gli sarebbe bastata una spinta per farlo inghiottire dalle acque.
"Luke, cosa vuoi fare?" gli urlò disperato, cercando di lottare inutilmente.
"Se non posso averti io, non ti avrà nessun altro! Moriremo insieme."
"No, non vuoi questo! Tu mi ami, l'hai appena detto. Non puoi uccidere la persona che ami."
Continuava a lottare, ma la presa dell'uomo non lo lasciava mai. Caddè in ginocchio sulla passerella, da lì era più difficile spingerlo oltre la balaustra.
La pistola e il coltello, erano impossibili da prendere se non si fosse liberato una mano.
Erano entrambi in ginocchio.
"Tom è inutile lottare. Resteremo insieme per sempre, cullati dalle acque del Tamigi."
Luke si alzò, cercò di tirare su Thomas.
"No, no..."
Le urla squarciarono il silenzio, la morte si faceva sentire solo con lo scorrere delle acque.
Ad un certo punto una voce coprì tutto il resto: "Lascialo Luke!"
L'uomo si riparò dietro a Thomas, raccogliendo la pistola dalla passerella. Aveva lasciato la mano dell'attore e puntava l'arma verso il punto di provenienza della voce, continuando a usare l'uomo come scudo.
Thomas ebbe per un attimo un lampo di gioia negli occhi.
Poco lontano c'era Will che avanzava verso di loro. Impugnava la pistola, Luke non gliela aveva tolta di dosso, forse convinto che non si sarebbe svegliato così presto.
"Luke, se lo ami davvero lascialo vivere!"
L'uomo divenne furioso.
"No, non ho intenzione di lasciarlo a te."
Thomas notò che Will faticava a prendere la mira, forse l'effetto della roba iniettatogli da Luke non era ancora svanito. Doveva fare qualcosa.
"Luke non serve uccidermi. Possiamo ancora andarcene insieme. Non vuoi vivere?"
"No, se non posso averti."
Will aveva la vista offuscata e faticava a stare in piedi.
"Luke, questo non è amore. È un'ossessione malata e perversa."
Si mosse ancora in avanti, ma inciampò, perse la mira e quando ritrovò l'equilibrio, guardò Thomas che aveva gli occhi sconvolti, mentre un rumore assordante rimbombava nel suo petto.
Provò un dolore terribile.
Si portò una mano al petto e vide il sangue sporcagliela.
Riprese la mira, ma le gambe non lo resserò più. Si accasciò sulla passerella chiudendo gli occhi.
L'ultima immagine che Will vide fu una luce scintillante che si muoveva nella mano libera di Thomas, poi solo il buio.
Luke stava per portare la pistola alla testa dell'amato. Lui si stava agitando e ci mise un po' a capire cosa stesse facendo.
Thomas aveva afferrato qualcosa dalla tasca che fece uno scatto, mentre un bagliore del sole che stava penetrando le nuvole coprì la lama di un coltello.
Thomas, con tutta la collera che aveva, pugnalò Luke all'altezza della vita, poi si voltò a guardarlo e vide la sua faccia incredula.
Senza alcun senso di colpa, girò il coltello nella ferita e sentì il sangue caldo bagnargli la mano. Luke sussurrò: "Tom..."
L'altro ritrasse il coltello e l'uomo ferito indietreggiò fino a toccare la balaustra. Guardò il fiume e per un attimo sembrò scegliere cosa fare, poi si girò a guardare il volto freddo e duro di Thomas e decise di lasciarsi cadere.
L'altro non fece nulla per trattenerlo. Lo vide toccare le acque e sparire nelle profondità del Tamigi.
Ci mise un paio di secondi a riprendersi, poi si voltò e corse da Will.
Si inginocchiò accanto al corpo, il viso era pallido e il sangue sgorgava a fiotti dal petto, poco sotto la spalla sinistra.
Lasciò il cortello e iniziò a premere sulla ferita, mentre con l'altra mano cercava il cellulare nelle tasche di Will, non c'era, Luke l'aveva distrutto.
Sentì Will rinvenire per il dolore causato dalla pressione sulla ferita. Tossì un paio di volte e la bocca si sporcò di sangue.
Capì che doveva avere il polmone sinistro perforato.
Lo girò sul fianco sinistro, per permettegli di respirare senza soffocare nel suo sangue.
"Will, devi resistere. Io devo andare all'auto della polizia, lì c'è una radio. Farò arrivare i soccorsi il prima possibile, ma tu..."
"No, resta!" disse con un sibilo di voce.
"Will, devo..."
"Non voglio restare solo Tom. Ascolta, tutto questo non è colpa tua. Devi ricordartelo." tossì.
"Will non posso perderti!" le parole gli scivolarono dalle labbra, come le lacrime lungo il viso, donadogli quello sguardo lucente che Will adorava.
"Tom, se solo ci fosse stato più tempo, saremo stati felici. Mi dispiace doverti lasciare...", la voce si assottiglio.
L'ultimo respiro, fu anche l'ultima frase: "Tom ti amo."
Chiuse gli occhi.
Thomas urlò con tutto il fiato che aveva in gola: "Will, Will, no! Non puoi morire. Ti prego."
Lo strinse al petto, continuando a tenere la mano sulla ferita nel vano tentativo che servisse ancora a qualcosa.
Non seppe quando accadde, ma ad un certo punto si sentì afferrare alle spalle e tirar via dal suo corpo.

Tom Hiddleston - OSSESSIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora