CAPITOLO IV
Thomas, scoprì il "chi" era l'uomo ucciso la domenica mattina.
Si alzò presto deciso a dedicarsi alla sua passione preferita dopo la recitazione, la lettura. Dopo aver acquistato dei libri di poesia, si sedette in un locale molto accogliente di fronte casa e s'impose di non pensare ad altro se non ai versi dolci e fluidi che stava leggendo. Sorseggiò un thè e consumò dei pasticcini.
Un colpo di tosse attirò la sua attenzione. Si voltò sollevando la testa e per lo spavento un pezzo di pasticcino gli andò di traverso. Nel tentativo di liberarsi di quel fastidio alla gola, urtò il thè rovesciandolo sul suo maglioncino celeste. Scattò in piedi sentendo il liquido caldo inumidirgli lo stomaco.
L'uomo di fronte vedendolo in difficoltà, gli porse dei tovaglioli presi sul tavolino di fianco, ma Thomas non li prese, un po' per distrazione e un po' per diffidenza.
"Mi scusi. Colpa mia, spavento un po' tutti. Anche l'altra volta, quello che le ho detto... È stata una pessima battuta. Lasci che l'aiuti...", la voce era calda e rassicurante con un leggero accento irlandese.
Iniziò a tamponare la macchia sul petto, mentre Thomas era ancora pietrificato. Quando si riprese dallo shock più per il fatto che aveva le mani di uno sconosciuto sullo stomaco e sotto parte del maglioncino, si scostò e continuò da solo ad asciugarsi.
"Non dovrebbe restare la macchia, ma le consiglio di chiudere la giacca quando esce di qui. L'aria è frizzante.", si raccomando premuroso e sorridendo leggermente al suo interlocutore che restava silenzioso.
Quel sorriso lo aveva perseguitato negl'incubi e ora era lì davanti. Si sedettero entrambi al tavolino come se fosse stata una decisione scontata, eppure Thomas restava guardingo.
L'uomo tirò fuori dal taschino interno della giacca un piccolo oggetto piatto per mostrarglielo, ma Thomas notò solo la pistola sotto la giacca. S'irrigidì di colpo.
Un tesserino apparve sul tavolino.
"Agente Will Laing dell'INTERPOL. Credo di doverle delle spiegazioni. L'altro giorno, quando le ho detto che sono lei, l'ho fatto perché i mie colleghi mi prendono in giro per la mia somiglianza con il suo personaggio, quello dei super-eroi.", accennò un ghigno piu simile a quello del personaggio a cui si riferiva l'agente.
Thomas annuì forzatamente, ma la preoccupazione era cresciuta in lui. Stava associando nella sua mente le parole agente, Dublino, INTERPOL e omicidio.
"Ammetto che ero interessato alla sua reazione in caso di pericolo.", disse tranquillamente, mentre un cameriere gli serviva un caffè.
"Cosa significa?", non capiva quell'affermazione.
"Che lei non è un assassino.", quasi sussurrò, girando lo zucchero nel caffè.
"Cosa? Come può crederlo?", lui quasi se ne stava convincendo da un po' di giorni.
"Due anni fa un paparazzo di nome Martin Freeman fu ucciso e solo un mese fa, interrogando un'anziana testimone che vide uno dei sospettati e con cui parlò il mio collega durante le prime indagini che non portarono a nulla, questa si è messa ad urlare non appena mi ha visto."
Thomas intuì: "Per via della sua somiglianza con me?"
"Sì, tranne per gli occhi, miei sono verdi i suoi azzurri e il taglio dei capelli, anche se adesso lei li ha chiari, all'epoca dovevano essere corti e neri per via del film.", indico le due cose con il solito dito che sembrava volerlo accusare.
"Esistono molte persone che somigliano a me e anche a lei.", sostenne nella speranza che le sue associazioni mentali fossero sbagliate.
L'agente sorseggiò il caffè, trattenendolo ad un paio di centimetri dalle labbra quando parlava.
"Sì, ma lei era a Dublino in quel periodo con Chris Hemsworth...", fisso l'attore per vedere la reazione, che non tardò ad arrivare.
"Cosa c'entra Chris?", il cuore accelerò i battiti.
"Ho mostrato delle foto e la donna ha notato Chris e si è ricordata di lui.", continuava a fissarlo insistentemente.
"Può averci visto in televisione per la presentazione del film dopo i fatti..."
"Impossibile!"
"Perchè?", stava pensando al peggio.
"È una suora dedita alla comunità. Quando non si occupa di senzatetto di notte per strada, prega."
Thomas iniziò a temere la verità.
"Vuole arrestarmi?"
L'uomo si alzò, pose la mano sulla sua spalla provocangli un brivido lungo la schiena.
"No, come le ho detto, non credo che lei sia un assassino signor Hiddleston. Per adesso i miei superiori non sanno nulla delle ultime novità. Ho intenzione d'indagare meglio.", così dicendo uscì, lasciando l'uomo a tribolare.
Il giorno dopo, nella nuova location, Thomas non azzeccò una sola battuta. Benedict non c'era ancora e Luke era solo di passaggio e stava raggiungendo la sua auto. Lo raggiunse con aria sconvolta: "Luke devo parlarti!"
"So già tutto. Per caso hai parlato con qualcuno dei tuoi sogni?", chiese il giovane ed elegante assistente.
Thomas stava riflettendo ancora sulla prima affermazione.
"No, anzì, ho parlato con Ben di Dublino, ma tu lo..."
Lo interruppe: "Sapevo tutto, l'ho fatto per te! Ti spiegherò, ma tu tieni la bocca chiusa."
Lo lasciò lì e andò verso la sua auto. Thomas con aria assente vide che saliva in auto, quando si ridestò dal torpore dovuto all'assurda conversazione, si voltò e si diresse verso il set. Un boato l'investì in pieno e lo scaravento contro un albero. Quando si voltò oramai a terra, vide fiamme e pezzi di metallo di un'auto sparsi. Un rivolo di sangue gli annebbiò la vista, mentre si sentiva svenire.
L'ultimo pensiero fu per Luke, poi il buio.
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Tom Hiddleston - OSSESSIONE
FanfictionThomas Hiddleston è perseguitato da qualcuno. Chi sarà? Potrebbe essere una minaccia? Una rocambolesca indagine che porterà l'attore Thomas e l'agente Will Laing a scoprire la verità su loro stessi e le persone che hanno accanto. Questa è la mia pr...