13-Dolcezze

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CAPITOLO XIII

Eve osservò Will e Thomas rientrare in cucina, mentre mangiava un tramezzino con sua figlia.
I due uomini si sedettero senza proferire parola.
La donna non capiva se i due avessero risolto i loro battibecchi, il fratello sembrava sereno, al contrario di Thomas che era teso come una corda di violino.
La situazione gli parve strana, tanto da portarla a chiedere ai due: "Tutto bene? Vi siete chiariti?"
Will si lasciò sfuggire un sorriso diretto a Thomas, che reagì arrossendo.
"Sì, abbiamo chiarito tutto, vero Tom?"
Lui divenne sempre più rosso, voleva maledirlo, ma si limitò a rispondere di sì.
Will lo trovava divertente e Eve capì che non si erano limitati a discutere in camera da letto.
Mangiarono tranquillamente in attesa di notizie da Sif, oramai era via da tre ore e Will si stava annoiando. Sua sorella teneva d'occhio l'esterno, temeva che il killer potesse aver seguito Will o Thomas, ma sembrava tutto normale. Jenny era in camera sua e Thomas se ne stava seduto con gli occhi quasi in lacrime.
Will se n'era accorto, ma poté domandargli: "Come stai?", solo quando furono soli nel salotto.
"Bene.", rispose abbattuto.
"Non mentirmi. Non serve con me."
Thomas lo osservò avvicinarsi. Voleva solo lasciarsi abbracciare e piangere i suoi amici, ma non poteva. Un po' di dignità, si ripetè.
Will si sedette su una sedia di fronte a lui, le gambe si toccarono in un incastro perfetto, che se non fosse stato per la tragica situazione, entrambi avrebbero trovato sensuale.
"Hai paura?", gli chiese, sospettando che fosse uno dei motivi del suo stato d'animo.
"No. Non è questo, mi sento al sicuro qui con te, e solo che Ken, Luke e Ben non ci sono più e forse è colpa mia..."
"Ehi, se proprio devi dare la colpa a qualcuno, dalla a me. Se non fossi entrato nella tua vita, sarebbero tutti vivi. E soprattutto tu non saresti così confuso sui tuoi sentimenti."
Sorrisero entrambi, in fondo Thomas stava scoprendo qualcosa di sé stesso che non avrebbe mai sospettato prima di conoscere l'agente Laing.
Will s'avvicinò alle sue labbra e le baciò. Sentiva il salato delle sue lacrime di dolore scendere.
Lo accarezzò.
"Vedrai che Sif risolverà tutto in poche ore. La conosco abbastanza bene da sapere che troverà il killer, più velocemente di quanto ho impiegato io a convincerti a baciarmi.", gli specificò a un centimetro di distanza dalle sue labbra.
Entrambi sorrisero nuovamente e Will asciugò le ultime lacrime di Thomas.
Si scambiarono un nuovo bacio.
"Tom, appena questa storia sarà finita, dovremo decidere cosa fare con la nostra di storia.", dichiarò un po' nervoso. Thomas lo guardò, non riusciva a immaginare come loro due potessero continuare quella relazione che, per quanto eccitante, era ancora strana per lui.
Will era forte, bello e, quando non voleva fare il cinico, anche dolce, mentre lui non sapeva cosa avesse da offrire.
Non riusciva ancora a vedere quella relazione nel tempo, ma per ora lo desiderava e non voleva rinunciare a lui.
Avrebbe accettato qualsiasi tipo di rapporto si fosse creato tra loro, pur di non perderlo.
"Tu, cosa vuoi fare?", domandò quasi imbarazzato.
"Beh, pensavo di continuare come prima in camera per iniziare.", lo guardò sornione.
Thomas arrossì e Will ne sorrise.
"Poi, magari possiamo far diventare tutto ciò una vera relazione? Io dovrò lasciare Londra e forse perderò il mio lavoro. Quindi diventa difficile trovare una scusa per continuare a vederci, se non decidiamo di farlo seriamente."
Thomas era perplesso.
"Non capisco perché vuoi parlarne adesso? Abbiamo tempo per decidere e poi io non so..."
Will capiva la sua titubanza, c'era una forte attrazione tra loro, ma Thomas non era pronto per quel tipo di relazioni con un uomo.
"Ho bisogno di sapere se vuoi stare con me, altrimenti è inutile continuare."
Thomas intuì un certo timore, Will doveva già aver affrontato qualche relazione dolorosa, se ora temeva di affrontarne una nuova senza rassicurazioni.
Alla fine, anche Will era insicuro.
Per quanto fosse stato disinvolto solo mezz'ora prima, doveva essere anche nervoso in amore.
Al pensiero della parola amore, a Thomas gli si chiuse lo stomaco.
"Io voglio stare con te, ma non credo di essere pronto ad una relazione duratura. Ho bisogno di capire cosa desidero da te e da me stesso."
Will gli accarezzò la coscia, quel discorso stava diventando troppo serio. Lasciò salire la mano e Thomas non fece nulla per fermarla.
"Io già so cosa voglio da te per iniziare e sono sicuro che lo voglia anche tu! Ho intenzioni serie signor Hiddleston.", sospirò sulle sue labbra, mandandolo in un panico controllato.
La mano lo stava accarezzando con decisione, togliendogli il respiro.
Si baciarono, incapaci di resistere a quel sentimento, che non era decisamente amore, ma sicuramente desiderio l'uno per l'altro.
Sentirono dei passi nel corridoio e si fermarono. Will si allontanò con malavoglia dalle labbra dell'altro.
"Will, Jenny ed io usciamo. Sono sicura che non ci saranno problemi, ma sarebbe meglio se tu tenessi la tua pistola di scorta addosso. È ancora nel tuo armadio, se non sbaglio.", il tono era autorevole.
Will e Thomas sembravano confusi.
"Ci lasci da soli? Sif non la prenderà bene!"
Eve si legò i capelli, era una cosa che faceva solo quando si preparava ad affrontare qualcuno, un'abitudine appresa sul campo quand'era agente per impedire che l'afferrassero per i lunghi capelli.
Il fratello riconobbe il gesto.
"Sono sicura che non farete troppi danni se vi lascio soli.", scherzò la donna.
"Eve, dove stai andando davvero?", era sospettoso e in apprensione.
"Tranquillo, devo solo fare una cosa. Occupati di lui, senza esagerare però!", civettò, consapevole che i due da soli, avrebbero trovato come passare il tempo in modo creativo.
Sorrise in direzione di Thomas, che era appena arrossito alla battuta di Eve, però stava iniziando ad intuire qualcosa sulla destinazione della donna. C'entravano Sif e le indagini.
"Lascio Jenny da un'amica e prima di stasera questa storia sarà risolta.", dichiarò Eve. Will si avvicinò a lei.
"Non devi farlo, è pericoloso. Se ti accadesse qualcosa per colpa mia, non me lo perdonerei! Ti prego resta qui, vado io.", la supplicò il fratello.
"Will chi è il maggiore tra noi due?", Will sembrò scocciato.
"Tu, ma non..."
"Ecco! Prova a fare il bravo per una volta e resta qui buono."
Si rassegnò, Eve l'aveva sempre vinta su di lui, sin da piccoli.
Rimasero soli, dopo che le due donne furono uscite.
"Will, dove va?", domandò, temendo la risposta.
"Credo che stia raggiungendo Sif. Lei deve aver preferito non chiamare dei colleghi dell'INTERPOL. Chi sa cos'è successo?"
Will si diresse verso la sua stanza continuando a parlare.
Thomas lo seguì preoccupato.
"Tom, prima che mi dimentichi, ho bisogno di sapere una cosa.", entrarono nuovamente in camera di Will.
"Chiedimi tutto ciò che vuoi."
Will prese una scatola dal ripiano più alto dell'armadio, tirò fuori la pistola e dopo averla guardata e caricata, la mise nella fondina che sistemo alla cintura.
All'altro fece uno strano effetto, vedere l'uomo sistemarsi la pistola alla cintura.
"Chi conosceva la storia della caduta da cavallo di Benedict?", l'interrogò Will
Non si aspettava quella domanda, riuscì a riportare l'attenzione sulle parole dell'uomo.
"Beh... Era una storia che raccontavamo solo Ken ed io, per far arrabbiare Ben quando faceva troppo il presuntuoso. Quando ciò accaddè non c'era nessuno, visto che stavamo facendo delle prove per conto nostro."
"Credo che alla fine non sia così importante. In fondo, il killer può semplicemente aver seguito Benedict da casa sua."
Parlava più a se stesso.
"Se non ricordo male c'era anche Luke quel giorno, doveva farmi firmare qualcosa, ma non so se fosse presente alla caduta. Comunque lui è morto e non credo..."
Un velo di tristezza coprì gli occhi di Thomas.
Will se ne accorse, ma doveva restare lucido e correre a consolarlo era causa di distrazione. L'agente fece per uscire dalla stanza, Thomas invece si sedette sul letto.
Era stanco.
Non dormiva da troppo tempo ed era ancora convalescente per via dell'esplosione di qualche giorno prima, anche se non si lamentava per il dolore, al contrario di Will.
"Prova a dormire un po'.", consigliò vedendolo distrutto.
"Resti con me?"
Will saltò un battito.
Voleva dire, anzì urlare, di sì e riprendere da dove avevano lasciato, però sapeva che era rischioso in quel momento.
Doveva proteggerlo, non farci sesso.
"Tom riposati...", disse a malincuore.
"Non ci riesco, se tu non ci sei!"
Era vero, l'ultima buona dormita l'aveva fatta quando Will era nel letto accanto al suo, in ospedale.
"Distenditi, faccio un giro di controllo dell'appartamento e vengo da te."
Thomas obbedì. Si tolse le scarpe e decise di infilarsi sotto il morbido e accogliente piumone verde.
Voleva solo dormire, ma senza Will non ci sarebbe riuscito. Aveva ancora l'eco dell'esplosione nelle orecchie ogni volta che chiudeva gli occhi e lo spavento preso, a causa di Sif, non aiutava i suoi nervi, per non parlare del dolore per i suoi amici.
Will lo faceva sentire protetto e al sicuro, anche se lo spaventava il pensiero di ciò che poteva accadere. Loro due soli in casa, a letto. Ci pensò meglio e si rese conto che Will, in quel momento era concentrato su altro.
Eve e Sif a caccia d'assassini, mentre lui chiuso a casa a fare da baby-siter ad un attore, ciò non favoriva certe situazioni.
Doveva solo dormire.
Chiuse gli occhi, ma i pensieri s'affollavano. Dopo qualche minuto si sentì avvolgere dal braccio protettivo di Will.
Si voltò ad incontrare il suo sguardo.
Thomas comprendeva perché se ne stesse buono, ma iniziava a non accettarlo.
Lo desiderava sempre più e gli si strinse al petto, cercando le sue labbra.
"Non si era detti, non qui, non ora?", lo derise dolcemente.
"Questo era prima di restare completamente soli!"
Will rimase piacevolmente sorpreso, iniziava a credere di avere un pessimo ascendente su di lui.
Gli accarezzo i capelli e glieli afferrò per impedirgli di baciarlo, ma la resistenza durò solo pochi secondo. I baci di Thomas erano diversi da quelli di prima, più decisi e vogliosi.
Will si eccitò facilmente e Thomas si distese su di lui.
"Ti fa ancora male la spalla?", riuscì ad informarsi, mentre il respiro diventava più pesante.
"No, non in questo momento."
Thomas si sentì più sicuro di sé, temeva di fargli male.
Will non riusciva a credere a ciò che Thomas stava facendo, si sarebbe aspettato di averlo su di sé solo dopo qualche tempo, ma stavano bruciando le tappe.
"Agente Laing, ho intenzioni serie con lei.", lo imitò, ricordando il discorso di prima.
Will sorrise e capì che tutto quel discorso in salotto aveva sciolto ogni pudore in Thomas.
Si fece sfilare dolcemente la felpa e lo vide baciargli il petto sino ad arrivare alla cintura.
"Cosa fai, Tom? Non serve che tu lo faccia se non ti va.", gli sospirò, troppo eccitato all'idea che aveva avuto il suo compagno.
I loro occhi non smettevano mai di cercarsi e Thomas lo zittì con un bacio sulle labbra, mentre sbottonava la cintura e i pantaloni.
La pistola dava fastidio e la tolse appoggiandola sul comodino.
Lo sguardo malizioso di Thomas che tornava a scendere sempre più giù, era tutto un programma. Will si lasciò andare, non c'erano pericoli imminenti e una breve pausa dai suoi doveri gli era concessa.
La voce sensuale di Thomas giunse dal basso: "Ti avverto, non sono bravo in questo."
L'agente prese fiato qualche secondo per mettere insieme le parole: "Vedremo...", la risposta però giunse strozzata da un gemito causato dal piacere improvviso.
La sua mano si posò delicata sui capelli di Thomas che ad ogni movimento della sua bocca causava fremiti in tutto il corpo dell'uomo.
Quando fu al culmine del piacere, gli afferrò il viso e lo bacio, per poi guardarlo e dirgli esausto: "Avevi detto di non essere bravo, ma a quanto pare non devo insegnarti nulla."
I baci ripresero dolci e delicati.
Will voleva restituire almeno un po' del piacere causatogli dall'uomo.
Iniziò a togliergli la maglia e a sbottonargli i jeans. Una mano scese e si infilò nei pantaloni.
Thomas tremò, era nervoso nel sentire quella mano stimolarlo, ma dopo un paio di carezze dell'altro si lasciò andare.
Il cellulare di Will squillò.
Thomas si ritrasse controvoglia da Will, perché sapeva già che era una telefonata importante, infatti era Eve.
"Eve, cos'è successo?"
"Spero di non disturbare. State facendo i bravi?"
Beccati in pieno, pensò Will.
"Cosa vai a pensare!", era tra l'imbarazzato e l'arrabbiato.
Eve rise dall'altro capo del telefono, poi si fece seria.
"Will continua a tener d'occhio Tom. Abbiamo dei corpi che mancano all'appello qui."
Will sgranò gli occhi.
"Cosa significa?"
"Forse uno degli amici morti, non è tanto morto ed è particolarmente ossessionato dal tuo ragazzo."

Tom Hiddleston - OSSESSIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora