8-Indagini

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CAPITOLO VIII

L'agente Will Laing (l'originale), attraversò i corridoi delle prigioni, in cui il regista Kenneth Branagh era stato trasferito quella stessa mattina, dopo un interrogatorio inconcludente da parte della polizia.
Accanto a lui l'avvocato del regista, che solo la sera prima aveva parlato al telefono con Thomas procurandogli quell'incontro.
L'avvocato era convinto d'accompagnare Thomas Hiddleston dal suo assistito, ciò significava che il travestimento di Wanda stava funzionando.
Will si domandò se anche il travestimento di Thomas avesse funzionato e se fosse arrivato a destinazione nella camera d'albergo a nome di Will.
Durante la notte, aveva passato tutto il tempo a studiarsi l'un l'altro per poter allestire quella sceneggiata degna di William Shakespeare. Soprattutto Will, aveva studiato ogni singolo movimento dell'attore.
La difficoltà maggiore era per la voce. Dopo diversi tentativi di rendere quella di Will meno dura e più avvolgente e calda come quella di Thomas, alla fine avevano risolto con la scusa che la degenza in ospedale avesse stressato le corde vocali, quindi bastava mantenerla bassa e rauca.
Thomas l'aveva sgridato dolcemente per tutta la notte, per via del suo accento irlandese e lui aveva fatto il possibile per imitare ogni movimento delle sue labbra, in modo da porre almeno le prime domande con una dizione perfettamente corretta. Anche se per Will, fissare a lungo la sua bocca, era stata una vera tortura; desiderava fare una sola cosa, ma non poteva e non doveva.
Non capiva da quando quel desiderio di baciare quella bocca, era diventato così incessante e necessario. In fondo, l'uomo che l'aveva guardato con quegli occhi così bisognosi di protezione e forse, anche d'altro, era solo una celebrità tra le più famose e pagate al mondo, nulla di più. Will non era mai stato interessato ad uomini così importanti a livello di celebrità. Di solito era lui quello che suscitava interesse per il suo lavoro e finiva, sempre vincitore, a sedurre la persona desiderata, perdendo un pezzo di cuore ogni volta che finiva male, anche a causa di terzi.
Per terzi, Will aveva in mente un solo viso, ma questa volta quel viso non avrebbe distrutto nulla tra lui e Thomas, visto che niente ci sarebbe stato tra loro. Eppure, gli occhi di Thomas stavano iniziando a scavare come un tarlo nel cuore di Will per farsi posto e masticando i resti di quell'amore oramai guasto, che ancora tormentava i suoi ricordi, si stava annidando dolcemente, cullato dai battiti più forti di quel cuore.
Non c'era nessuna possibilità che Thomas provasse quel tipo di sentimento per un uomo, pensò. Era etero, almeno per ciò che Will sapeva, quindi non c'era motivo per sperare in una storia.
Doveva smettere di pensare a lui e alle sue labbra o al resto del suo corpo. Era poco serio per un agente.
Mentre rifletteva su ciò, l'avvocato l'accompagnò in una piccola stanza adibita a sala colloqui tra i detenuti e i propri legali, lì le guardie non potevano restare per via della riservatezza.
Kenneth era già seduto ad un tavolo, davanti a lui una sedia vuota, che Will occupò, l'avvocato rimase fuori e chiuse la porta.
Il sole inondava la stanza dalla finestra. Kenneth ne avvertiva il fastidio, l'altro pensò che fosse un vantaggio per il suo travestimento.
Will non sapeva cosa aspettarsi, sapeva che anche il regista aveva chiesto di vederlo... di vedere Thomas.
"Tom, come stai?", domandò preoccupato vedendo i lividi dovuti all'esplosione o più precisamente al trucco di Wanda.
"Abbastanza bene!", la voce rauca.
"La tua voce?", chiese quasi paterno.
"Tranquillo è temporaneo, nulla di serio."
Kenneth non sembrò avere dubbi sulla sua identità.
"Ken", si ricordò di chiamarlo con il diminutivo del suo nome: "Cos'è successo?"
"Non so cosa sia successo, so solo che mi accusano di qualcosa di cui non sono colpevole. Io non avrei mai potuto uccidere Luke e Ben! Tu mi credi?", implorava una rassicurazioni.
Will avrebbe voluto dire ciò che la sua mente analitica era abituata a pensare, ma doveva fingere d'essere qualcun altro. Qualcuno come Thomas, abituato ad aver fiducia nelle persone e non cinico com'era lui.
"Sì, ti credo.", mentiva piuttosto bene, questo doveva ammetterlo a se stesso.
"Chi credi sia stato e come credi sia andata?", il carattere investigativo venne fuori prepotente.
"Non so. Un attimo prima ero davanti al cancello della mia abitazione e un attimo dopo sono stato svegliato dalla polizia nel vecchio ufficio di Luke.", era nervoso e spaventato per tutto ciò.
"Qualcuno può averti drogato o altro?"
"Forse, c'era un tipo che girava intorno al set, ma ho scoperto essere un agente dell'INTERPOL quando sei finito all'ospedale.", lo stava fissando nelle iridi coperte dalle lenti a contatto azzurre.
Will temette per un istante che associasse l'assomiglianza dei due visi, ma non accadde.
"Cosa voleva quell'agente?", doveva fare la domanda, forse Kenneth avrebbe risposto a quelle alla quale non aveva risposto la settimana prima, quando si era finto giornalista per raccogliere informazioni su Thomas.
"Sapere di due anni fa. Più precisamente della festa dopo la prima del nostro film. Tu eri ubriaco e anche Chris, c'era un paparazzo che si era infilato alla festa e aspettava di scattarvi una foto in atteggiamenti ...ambigui.", Kenneth sembrava a disagio.
Anche Will, alias Thomas, si finse a disagio per quella rivelazione. Aveva scoperto il piccolo segreto che l'attore manteneva assopito e che s'era svegliato con il GHB la notte della festa. Ciò era a favore dell'agente. Thomas non era così etero come credeva.
"Io non ricordo nulla di quella sera, temo di essere stato drogato con del GHB. Ho bisogno di sapere. Potrebbe essere tutto collegato con l'omicidio di Ben e Luke."
"Tom, io non posso esserti d'aiuto. Quando Luke vi ha portato via, io gli ho chiesto un passaggio, ma sono sceso dall'auto molto prima di arrivare al nostro albergo.", era terribilmente a disagio.
Will si sporse sul tavolo con fare gentile degno di Thomas.
"Ken, puoi dirmi tutto. Voglio aiutarti."
"Alla festa ho incontrato una vecchia amica. Quando ho visto il paparazzo, ho temuto che potesse riprendermi con lei. Mia moglie è sempre stata gelosa della nostra amicizia, ma io avevo voglia di parlare con lei e le ho dato appuntamento in un locale lì vicino. Tom, credimi non è successo nulla. Era solo una cosa tra amici.", a Will poco interessavano la vita sentimentale dell'altro.
Sembrava volesse piangere, anche se non aveva fatto nulla di sbagliato.
"Quindi hai lasciato Chris, Luke e ...me?", stava per sfuggirgli il nome di Thomas.
"Sì, stavate andando in albergo. Luke aveva preso un'auto anonima per portarvi via, ecco perché ho preferito venire con voi. Nessuno ci avrebbe riconosciuti e seguiti."
Will pensò che non era stato proprio così quella notte, Freeman doveva averli seguiti e non solo lui.
"E invece, Ben. Cosa voleva sapere da te? Perché gli hai detto d'andare nel posto dov'era caduto da cavallo? Per caso temevi che qualcuno ascoltasse le tue telefonate?", stava esagerando con le domande, doveva fare attenzione.
"Sono sicuro che quell'agente avesse messo sotto controllo i telefoni di casa mia. Il nostro tecnico del suono del film, tre settimane fa, si è trovato a fare una telefonata da casa e ha riconosciuto degli strani suoni."
Will pensò d'aver davvero complicato le cose andando in giro a fare domande. Se solo fosse rimasto a Dublino, ora non ci sarebbe una tale scia di morti. Però, lui non aveva messo cimici nei telefoni e tre settimane prima non era neanche in città. C'era qualcun altro che stava spiando le stesse persone su cui lui stava indagando.
"Comunque, Ben mi ha domandato di quella notte. Gli ho dato appuntamento in un luogo che solo in pochi avrebbero intuito, per via delle intercettazioni. Io non avevo fatto nulla a riguardo perché volevo capire chi mi stesse spiando, ecco perché ho chiesto a Ben d'andare in quel posto in modo che solo in pochi capissero. Se solo avessi fatto qualcosa ...", abbassò lo sguardo quasi in lacrime.
"No, non darti la colpa. La colpa è solo dell'assassino! Ken chi credi avrebbe potuto intuire dove fosse quel luogo?"
Will pensò che il killer si fosse limitato a seguire Ben, dopo la telefonata, ma era meglio chiedere.
"Oltre a noi tre, è una storia che conoscevano in pochi, l'abbiamo sempre raccontata noi due davanti a Ben imbronciato come un bambino.", due lacrime scesero dagli occhi tristi di Kenneth.
"Comunque, tu dovresti ricordare chi era presente, Tom.", disse sollevando lo sguardo e puntando i suoi occhi in quelli del falso Thomas.
Era arrivato il momento per Will di andare via. Doveva chiedere informazioni a Thomas su quella storia; come un idiota non l'aveva fatto prima.
Si sarebbe preso a schiaffi per essersi fatto distrarre tutto il tempo dalle sue deliziose labbra, ma prima doveva fare qualcos'altro.

Tom Hiddleston - OSSESSIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora