CAPITOLO XXIII
Il detective Andrews, spiegò a Thomas com'erano arrivati alla stanza sotterranea al centro di Londra, dove era stato tenuto nascosto Benedict Cumberbatch sino a poco tempo prima.
Stavano camminando lungo i corridoi dell'ospedale per raggiungere Eve e il vice capo Laing. Jenny sicuramente avrebbe impiegato un po' a riprendersi dall'anestesia.
L'uomo spiegò a grandi linee che, riprendendo l'indagine dalle impronte rilevate dopo il furto delle sacche di sangue, avevano trovato due ladruncoli già schedati per altri furti. Di norma, si sarebbero fermati a quei due con le indagini, visto il loro aspetto e abbigliamento in stile gotico che lasciava pensare all'utilizzo del sangue per qualche rituale da pseudo-vampiro.
Però, se si cercava di rintracciare Benedict, bisognava andare oltre. Quindi sia il detective e sia Sif, ritornata in servizio, li avevano messi sotto torchio. Dopo neanche dieci minuti i due avevano spifferato tutto, a iniziare da un uomo che li aveva pagati per prendere quel determinato sangue.
Avevano detto che l'uomo era un grosso trafficante capace di procurarsi di tutto per clienti d'ogni tipo.
A quel punto Sif, con l'aiuto di Damian, avevano trovato il trafficante in un pub e dopo aver creato una tale confusione tanto da riuscire ad allontanarlo dai suoi scagnozzi, l'avevano terrorizzato a morte.
Thomas riflette sul fatto che non aveva visto né Sif e né Damian. Dell'uomo non gli importava nulla, anzi preferiva tenerlo lontano da Will, ma Sif, lei era la sua partner. Perchè non era ancora andata a trovarlo, ciò non lo capiva.
Andrews sembrò intuire il suo pensiero: "Sai, quei due hanno messo a ferro e fuoco mezza città solo per Will. Però, Sif non sopporta di vederlo così indifeso in un letto d'ospedale, ecco perché non è venuta a trovarlo. È una cosa da agenti. Quella d'essere feriti in servizio è una paura molto comune, tra di noi. Vedere un collega in quelle condizioni ci blocca e non ci fa svolgere al meglio il nostro lavoro. Credo che si senta anche un po' colpevole per non averlo sostenuto sin dall'inizio."
"E Damian, perché non è venuto a trovarlo? Lui aveva un motivo più importante per stare qui."
La domanda gli uscì rabbiosa, il tono era quasi disgustato.
"Tom, a dire la verità, lui è venuto di sera, sul tardi."
Era stupito e umiliato. Credeva di essere uno dei pochi a dedicargli tutto il suo tempo, invece c'era anche lui. Il primo amore di Will che si aggirava per la sala rianimazione, mentre lui era a casa a stringere la sua giacca, era un pensiero doloroso.
"Ah, davvero?!", abbassò lo sguardo.
"Tom, non farti strane idee sul conto di Damian. È uno dei migliori nel suo lavoro e credo abbia ancora qualcosa in sospeso da chiarire con Will per nostra fortuna. Almeno così è dalla nostra parte, invece di metterci i bastoni tra le ruote com'è tipico dei servizi segreti. In questo momento è una furia, solo per Will e a noi ci fa comodo. Quindi, non prenderla male. Era chiaro a tutti cosa tu fossi per Will, dal primo momento che vi abbiamo visto insieme."
L'uomo si era soffermato per rassicurare Thomas.
Era vero, pensò l'attore, dal primo momento tutti avevano intuito cosa stesse sbocciando tra di loro.
"Finisci di raccontare."
L'altro continuò: "Come stavo dicendo, Damian e Sif hanno interrogato il trafficante. L'uomo era già abituato al terzo grado della polizia e dell'INTERPOL, ma non si aspettava i servizi segreti e Damian furioso. Ciò che ha fatto, preferisco non raccontarlo, persino Sif non ne parla. Alla fine gli ha tirato fuori le informazioni di cui avevamo bisogno. Ha parlato di un medico che l'aveva pagato per procurargli della morfina, anestetici e sangue zero negativo. Abbiamo rintracciato i movimenti di questo medico che operava senza licenza nei bassifondi, sempre grazie a Damian, ma quando siamo arrivati nel sua sala operatoria sotterranea, era già tardi. Non c'era più nessuno. Neanche il medico."
"Quindi alla fine è stato tutto tempo perso. Se solo avessi intuito prima la connessione tra Ben e il sangue rubato..."
Andrews sorrise. "Che fai? Ci rubi il lavoro?!"
Anche Thomas sorrise. L'ultima volta che aveva sorriso davvero, era stato tra le braccia di Will.
Iniziava a capire che non tutto andava per il verso giusto, ma non poteva farsi abbattere ad ogni sconfitta della vita. Ora doveva lottare solo per Will. Benedict se la sarebbe cavata, lo sentiva.
Arrivati davanti alla porta della camera di Jenny, trovarono il vice capo Laing. Andrews gli dovette ripetere tutto da capo.
Thomas si meravigliò, era andato prima da lui e poi dal vice capo, aveva tenuto ad informare prima l'attore.
Eve era in camera con Jenny che si stava svegliando lentamente, l'operazione sembrava essere andata bene.
I tre uomini continuarono la conversazione fuori dalla camera per un po'.
Thomas si sentiva osservato e giudicato dal padre di Will, ma in modo positivo, forse le cose sarebbero davvero cambiate tra lui e suo figlio.
Passò il resto della giornata dividendosi tra Will e Jenny; la cosa si ripeté per diversi giorni.
La mattina passava prima da Jenny, che si stava riprendendo dall'operazione splendidamente e non vedeva l'ora di poter andare a trovare lo zio, poi andava da Will, sempre dopo il ritorno di Eve dalla visita al fratello.
Né Jenny e né Will restavano soli a lungo.
La sera si addormentava sempre cullato dall'odore di Will che andava svanendo con il tempo dalla giacca di pelle.
Gli incubi erano svaniti, solo la brutta sensazione di sapere di Damian accanto al letto d'ospedale di Will lo infastidiva.
Era passata una settimana dal ferimento dell'uomo e dalla morte di Luke, anche se si rifiutava di pensare a lui.
Aveva parlato con Kenneth al telefono un paio di volte e tra di loro sembrava tutto a posto. Il regista aveva persino riso quando gli aveva parlato del travestimento di Will.
Thomas era felice di sapere dei suoi miglioramenti, ora mancava solo che l'uomo di cui era innamorato si svegliasse.
Quel giorno passò come gli altri. Solo verso sera, l'infermiere che gli aveva procurato la sedia vicino alla colonna, gli propose di entrare con lui dentro la stanza sterile di Will.
"Signor Hiddleston, ora non c'è nessuno. Se vuole questa è un'occasione che non le ricapiterà presto."
Thomas non se lo fece ripetere, anche se il suo viso si era bloccato in una smorfia di nervosismo. Era ansioso e spaventato di potersi avvicinare a lui dopo tanto.
Quando l'infermiere aprì la porta a vetro, lui avanzò quasi in trance, i suoi occhi si concentrarono solo sul viso dell'uomo.
Era sempre intubato, il viso appariva sereno come se stesse sognando qualcosa di bello.
Gli sfiorò la mano, poi si fece coraggio e la strinse delicatamente.
"Will, Will. Non farmi scherzi. Devi tornare da me. Ho bisogno di te, Will."
Disse con la voce più dolce che possedeva.
"Avevamo detto che c'era tempo, dimmi che non ci siamo sbagliati? Svegliati. Fa' questa cosa per me. Ti amo."
Dovette uscire dalla stanza prima di essere scoperto dal personale e prima di scoppiare a piangere in modo indecoroso.
Corse fuori dall'ospedale trattenendo le lacrime fino all'auto. Era troppo per lui quella situazione, iniziò a singhiozzare sul volante mentre andava a casa.
Si addormentò di nuovo abbracciato al giubbotto di Will, continuando a versare lacrime.
La mattina dopo andò da Jenny, ci rimase più a lungo del solito, Eve non tornava dalla visita al fratello.
Alla fine Jenny, vedendo la sua impazienza, che stava contagiando anche lei, gli disse: "Va' da zio Will! Mamma si dev'essere fermata a parlare con i medici, visto che ci mette tanto."
Lui non se lo fece ripetere. Egoisticamente abbandonò la ragazza per correre dal suo uomo.
Davanti alla sala rianimazione fermò il primo infermiere che incontrò, era quello della sedia e della sera prima.
"Scusi. Posso entrare a fare visita all'agente Laing?"
L'uomo lo fissò.
"Come non gliel'hanno detto?"
Thomas stava sbiancando e una brutta sensazione gli attraversò tutto il corpo.
"Cosa?"
L'infermiere lo guardò e poi accennò un sorriso.
"L'hanno trasferito stamane. Ieri sera dopo la sua visita, ha riaperto gli occhi. Nessuno se l'aspettava così all'improvviso. L'abbiamo trasferito al piano di sopra."
Thomas scattò urlando un grazie all'infermiere. Doveva chiedere informazioni, la nuova camera era allo stesso piano di quella di Jenny.
Chiese a un'infermiera che gli indicò la stanza ventuno.
Camminò quasi correndo, osservando i numeri dispari su un lato del corridoio: diciassette, diciannove e ventuno.
Era arrivato, la porta era aperta, e si affacciò di lato, era teso e ansioso.
Non sapeva cosa dire o cosa fare. Temeva di scoppiare in lacrime e fare la figura dell'innamorato disperato.
Guardò verso il letto e la scena che vide non era proprio ciò che s'aspettava.
Will era seduto, il letto rialzato. Un uomo dai capelli rossi era seduto sul letto. Fin qui non c'era nulla di strano, il problema era che stava baciando le labbra di Will.
Quelle labbra appartenevano solo a Thomas, ma non doveva essere proprio così.
Il bacio continuò per un paio di secondi, poi l'uomo si staccò fissando Will negli occhi.
Lui sembrava non aver risposto al bacio, forse per la mancanza di forze, però si era lasciato baciare.
Quando Will si voltò notando Thomas sulla porta, i suoi occhi s'illuminarono.
L'uomo se ne accorse e si alzò dal letto.
L'altro ci mise un po' a realizzare cosa avesse visto Thomas, rimasto con il viso paralizzato. Fu l'uomo dai capelli rossi a parlare: "Tu devi essere Tom?"
Lui biascicò un: "Sì"
"Piacere Damian Lewis. Mi dispiace non poter restare, ma sono sicuro che tu ti prenderai cura del nostro Will."
Così dicendo si voltò un'ultima volta verso Will e andò via lasciando cadere un: "Arrivederci"
Thomas rimase a pochi passi dalla porta, guardava l'uomo nel letto ricambiato e solo dopo qualche secondo Will a ruppe il silenzio.
"Ehi, ciao."
L'altro ricambiò con un timido: "Ciao"
"Avvicinati."
"No, sto bene qui." iniziò a muoversi per la stanza come un animale sofferente in gabbia.
"Cosa ti prende? Non sarai geloso di Damian?"
Era irritato: "No!"
"Sapevi di lui."
Continuava a muoversi nervoso.
"Sapevo che eravate stati insieme e non che..." non trovava le parole senza sembrare davvero geloso, come sosteneva l'altro.
Intervenne Will: "Quello che hai appena visto, era solo un addio. Nulla di più. Dai, avvicinati. Vieni a sederti accanto a me."
"Sto bene qui, ti ho detto."
L'altro sorrise e posò la mano nel punto in cui s'era seduto Damian, insistente: "O vieni qui, oppure vengo io lì! E non credo sia una buona idea nelle mie condizioni. Mi vuoi avere sulla coscienza, dopo che hai passato una settimana davanti al mio letto? Eve e Damian mi hanno raccontato tutto durante la notte. Volevano chiamarti, ma io gliel'ho impedito. Non volevo farti fare una notte in bianco senza motivo perché ti volevo in forma per il resto della giornata. Tanto non credo che tu abbia altri impegni."
"Perché mi volevi in forma?", stava cedendo.
"Ho bisogno di te. Adesso vieni qui."
Quella frase aveva più significati.
Thomas si avvicinò a disagio e si sedette. Il letto sembrava avere i chiodi in quel punto, forse perché c'era stato seduto Damian prima di lui.
Posò la mano sul lenzuolo, mentre guardava di sfuggita Will, non riusciva a fissarlo negli occhi dopo quel bacio.
Il dito indice dell'altro, gli sfiorò il dorso della mano, per poi insinuarsi sotto di essa con il resto della propria mano. Istintivamente si strinsero l'una nell'altra.
Solo allora Thomas si voltò a guardare i suoi occhi smeraldo.
"Era davvero un addio? Se volessi tornare con lui, capirei. È stato il tuo primo..."
"Non voglio stare con lui. Era davvero un addio, nulla di più."
Sorrisero entrambi. "Come stai Will?"
"Abbastanza bene, a detta dei medici. Tu, invece? Ti sei fatto una settimana d'inferno. Ho sentito che ti sei pure messo a fare l'investigatore con mio padre?" sorrise beffardo.
"È stata solo un'intuizione. Tuo padre non è poi così male quando ci passi un po' di tempo insieme. Will, mi sei mancato." gli sfuggì inavvertitamente quell'affermazione.
"Avevi paura di perdermi?"
"Sì!", gli occhi s'inumidirono.
"Abbracciami."
Thomas guardò il camice che doveva coprire qualche tubicino oltre alla ferita alla spalla. Poi si avvicino con il busto delicatamente a lui e lo strinse a sé con dolcezza. Sentì la mano destra, l'unica libera, posarsi alla base della nuca mentre poggiava il viso sulla spalla buona dell'uomo.
Sfiorò con le labbra il suo collo e respirò il suo odore misto a disinfettante. Non poteva credere di essere tornato fra le sue braccia dopo tanto.
Ora non c'era più niente e nessuno a dividerli, si appartenevano l'uno l'altro.
"Non ti metterai a piangere spero?" gli sussurrò in un orecchio.
Thomas si sollevò dalla spalla con gli occhi bagnati.
"No, non piango!"
"Vedo." gli asciugò le lacrime con la mano destra.
"Sei bellissimo quando piangi."
L'altro lo guardò confuso.
"Sì, lo so Tom. Suona perversa come frase. Voglio dire che i tuoi occhi sono stupendi in questo momento."
L'altro sorrise felice. Poteva morire anche in quel preciso momento e non gli sarebbe importato, sapendo che Will stava bene.
L'uomo lo tirò a sé con il braccio destro. Thomas si rese conto che sarebbe stata dura tenerlo a bada per il resto della giornata. Ma in quel momento si lasciò baciare senza far resistenza, anche se le labbra di lui erano state su quelle di Damian.
Era felice finalmente.NOTE DELL'AUTRICE
E adesso cosa può accadere di brutto???
Se siete arrivati fin qui, nonostante il mio modo di scrivere, vi stimo tanto per il coraggio!
Scusate se ci sono tanti personaggi, ma c'è l'intenzione di scrivere un secondo racconto con alcuni di loro, capirete nel caso lo scriva sul serio. Comunque, esiste già una storiella natalizia che segue questa ff, tranquilli nessuno muore o finisce all'ospedale, credo... Sapete come sono certi pranzi di Natale.
Ci avviciniamo alla fine.
Grazie per l'attenzione. Ciao.
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Tom Hiddleston - OSSESSIONE
FanfictionThomas Hiddleston è perseguitato da qualcuno. Chi sarà? Potrebbe essere una minaccia? Una rocambolesca indagine che porterà l'attore Thomas e l'agente Will Laing a scoprire la verità su loro stessi e le persone che hanno accanto. Questa è la mia pr...