CAPITOLO XXIV
Come aveva previsto Thomas, Will non gli permise di stare lontano dal suo letto per troppo tempo.
La mattina era passata tra le visite di routine dei medici, e qualche visita a sorpresa di amici e famigliari.
Andrews e Sif entrarono nella stanza di Will verso le undici. La loro era una visita di lavoro, infatti Andrews fece qualche domanda all'uomo riguardo a tutto ciò che ricordava prima di finire in ospedale.
Thomas rimase stupito e sconvolto, da quanti particolari Will avesse memorizzato durante il tragico rapimento da parte di Luke. Lui era stato capace di dirne meno della metà, comunque tutto coincideva con la sua versione dei fatti.
Sif si limitò a poche parole, era tesa e imbarazzata. Aveva supposto il peggio quando il partner era venuto a Londra e si era dovuta ricredere, rischiando pure la vita.
Tra di loro si risolse tutto, quando lei cerco di scusarsi e Will si rifiutò di ascoltare le sue scuse. Erano colleghi e lo sarebbero stati sempre e in qualsiasi situazione, le scuse erano superflue.
Andrews li aggiornò sulle ricerche del corpo di Luke nel Tamigi che ancora non si trovava, ma ciò era normale, trattandosi di un fiume di quelle dimensioni.
Andarono via entrambi soddisfatti, lasciando Will a tormentare Thomas.
"Torna qui!" gli ordinò malizioso.
"No, se non la smetti." si lamentò l'attore sorridendo.
Si stavano divertendo a punzecchiarsi come una vecchia coppia.
"Dai."
Will fece la faccia imbronciata che gli riusciva molto bene, per sfortuna dell'altro.
"Ok. Però, tieni la mano a posto o ti faccio bloccare anche il braccio destro."
Will si portò la mano al petto per dimostrargli la sua buona fede.
Thomas tornò ad occupare il posto sul letto, dove era stato seduto anche Damian, ma con il passare del tempo, era diventato il suo posto.
Will non gli diede neanche il tempo di accomodarsi che usò il braccio libero per tirare a sé l'amato e baciarlo aspettandosi una breve resistenza, dovuta più al fatto di trovarsi in una stanza dove il personale entrava ogni mezz'ora circa, senza contare le visite.
Si baciarono dolcemente.
Nessuno dei due voleva rinunciare a quel tempo in più concessogli dal Fato. Se avessero potuto chiudere la porta, non si sarebbero limitati ai baci e alla mano malandrina di Will, che provocava in modo molto esplicito Thomas.
"Fermo con quella mano!"
"Non fare il timido. Lo so che ti piace."
Thomas l'afferrò e intrecciò le sue dita tra quelle dell'altro. Era l'unico modo per tenerlo buono. Tornò a baciarlo, fu allora che sentirono bussare sulla porta aperta.
"Scusate. Se preferite ripassiamo più tardi." lo disse in tono scherzoso, ma era chiaro quanto fosse infastidito da ciò a cui aveva assistito il padre di Will.
"Papà. Non ti aspettavo."
Thomas si allontanò cercando di sembrare il meno affrettato possibile, poi notò l'altra figura sulla porta.
"Mamma, cosa ci fai qui?"
La signora Hiddleston sembrava riflettere sulla scena che si era presentata davanti ai suoi occhi, Thomas non le aveva raccontato proprio tutto al telefono sul conto di Will, ma sicuramente la donna doveva aver iniziato ad intuire qualcosa sul conto del figlio.
"Ero passata a vedere come stavi e come stava l'agente Laing. Hai passato una settimana qui ed iniziavo a preoccuparmi. Qui fuori ho incontrato il signor Laing e abbiamo scambiato qualche parola."
Né Will e neanche Thomas, osavano pensare cosa si potevano esser detti.
Thomas riflettè qualche secondo, mentre il vice capo parlava con il figlio della ferita e della sua salute.
"Mamma, forse è meglio se usciamo."
Will capì.
Quando furono fuori dalla camera, l'uomo guardò la madre e si domandò come si potesse dire alla propria madre, dopo trentatré anni senza mai un dubbio, che era innamorato di un uomo.
Non era gay. Era solo Will la persona che desiderava anima e corpo.
"Tom, come sta il tuo amico?"
Lei prese la parola in tono dolce e comprensivo, si aspettava la verità.
"Sta meglio e lui non è mio amico." prese fiato e lo disse: "Lui è... Noi siamo... Noi stiamo insieme."
La donna non si scompose, lui sudava freddo e non capiva il perché.
"Ne avevo avuto il sospetto da qualche giorno."
"Sei delusa?"
"No. Solo un po' sorpresa. Tu stai bene?" era evidentemente nervoso agli occhi della madre.
"Sì, adesso che lui è sveglio, sto bene."
"Questo è l'importante. Sembra molto innamorato di te?"
Thomas sorrise, era da lei impicciarsi della sua vita sentimentale.
"Lo siamo tutte e due."
Nella stanza di Will, il discorso non era molto diverso.
"Ti dà ancora fastidio, papà?"
"Cosa?" domandò l'uomo avvicinandosi alla finestra e al figlio.
"Io che bacio un uomo."
"Credo, che dopo tanto mi sia abituato."
Sembrava tutto più facile da dire tra loro; la paura di perdere Will aveva semplificato le cose.
"Sei un pessimo bugiardo, ma apprezzo il tentativo."
"Almeno questo è decente." riferendosi a Thomas.
Will sorrideva, stranamente si sentiva felice di riavere il padre accanto dopo tutto quello che aveva passato.
"Perchè, gli altri com'erano?"
"Degli altri non mi è mai importato, anche se ritenevo che nessuno di loro ti meritasse. L'unico con cui non volevo vederti era Damian."
Era serio.
"Aspetta. Fammi capire. Tu eri infastidito a causa sua e non mia?" l'illuminazione di quella frase, portò Will a essere confuso.
Aveva passato tredici anni della sua vita a pensare che il problema fosse lui, invece non era così.
"Will, non sono mai stato contento delle tue relazioni. Volevo farti conquistare tutto più facilmente di quanto ci avessi messo io all'INTERPOL, ma se avessero capito che eri gay all'epoca, la tua vita non sarebbe stata semplice, neanche una volta divenuto agente. Damian non era, e non è neanche adesso, una brava persona. Ogni volta che è ritornato nella tua vita, ti ha complicato tutto e poi era anche un sadico e violento."
Will ricordò alcuni particolari di quella relazione che aveva rimosso dalla mente. Aveva dato troppa importanza alle parole di Damian allora, ma adesso era in grado di comprendere meglio le cose.
"Però, tu ci lavori insieme? Io credevo che non vi parlaste nemmeno."
"È capitato in questa situazione. Stamani al telefono gli ho detto di lasciare Londra se aveva finito il suo lavoro qui."
Ora capiva il motivo di quell'addio e di quel bacio.
Sorrise: "Hai mandato via lui perché preferivi vedermi con Tom?"
"Preferirei vederti far carriera con una moglie accanto e dei figli, ma se non è possibile, mi accontento di vederti con una brava persona come Tom e non con un bastardo come Damian."
Will era meravigliato.
Dopo anni d'incomprensioni e cose non dette o dette con rabbia dovuta al dolore per la perdita della madre, ora tutto si stava risolvendo. Erano bastati solo un proiettile e il coma per arrivare a tutto ciò.
"Mi hai detto che la mamma era morta per la vergogna. Per colpa mia..." era malinconico.
"Ho dato la colpa a te, perché non volevo ammettere a me stesso che mi aveva tenuto all'oscuro dei suoi problemi di salute. Non voleva essere di peso con noi. Avevamo già troppe cose a cui pensare, secondo lei. Era fatta così. Mi dispiace di averti accusato." gli occhi di ghiaccio si sciolserò in un pentimento sincero.
"È tutto a posto, papà."
Will era felice, aveva aspettato per troppo tempo quel momento.
"Will possiamo entrare?"
Thomas era sulla porta con sua madre.
"Sì. Noi stavamo solo chiacchierando. Tu hai...", si limitò a quell'accenno.
Sperava che non avesse nascosto alla madre la loro storia. Thomas sorrise mentre, sistemava una sedia accanto al letto per la madre, per poi riprendere il solito posto sul letto al suo fianco, girato verso i due visitatori pur guardando negli occhi Will.
Quel gesto e quello sguardo erano un'ammissione.
"Io e mia madre abbiamo parlato e sei invitato a cena appena esci dall'ospedale." gli prese la mano: "Ti avverto, non so se ti convenga. Ti farà il terzo grado."
La donna si finse offesa: "Così mi fai passare per un'impicciona, Tom!"
Will prese la parola rivolgendosi a Thomas: "Se mi minaccia di morte e mi sbatte contro il muro, capirò da chi hai preso."
Thomas ricordò quel giorno, voleva fargli male o qualcos'altro.
"Minacce di morte?"
Il vice capo sembrava curioso, ma non preoccupato come lo sarebbe stato nel caso si fosse trattato di Damian.
Nella stanza regnava la serenità.
"Oh, sì! Ha un futuro come sbirro. Riuscirebbe a farti confessare tutto a forza di minacce."
Risero tutti.
La conversazione continuò su quel tono.
Il vice capo non ebbe necessità di fare domande al figlio, aspettava il verbale di Andrews per chiudere quella storia o almeno parte di essa, c'era ancora Benedict Cumberbatch da trovare.
Lasciarono i due soli, dopo un'oretta.
Will costrinse Thomas ad andare a pranzo. Lui non poteva mangiare, ma aveva da cambiare la medicazione e non voleva che l'altro vedesse la ferita prima di lui.
Quando la vide, capì che sarebbe rimasta una vistosa cicatrice di circa dieci centimetri di lunghezza. I medici avevano dovuto aprire il foro per estrarre il proiettile e ricucire tutti i danni.
Si consolò vedendo che i lividi sulla spalla erano spariti o quasi.
Il medico gli lasciò ancora la flebo nel braccio.
Lui si sentiva bene, anche se il suo stato d'animo era dovuto alla morfina in corpo.
Eve passò a vedere come stava, quando Thomas era ancora via. Durante la notte erano riusciti a parlare della loro lite e con un po' di difficoltà avevano risolto, tutto sembrava tornare al suo posto.
Thomas passò l'intera giornata con lui, ma venne mandato via per la notte. La mattina dopo era di nuovo seduto accanto a lui.
Gli avevano tolto la flebo ed anche se il braccio sinistro appeso al collo era d'impaccio, non si faceva mancare i baci di Thomas.
Quel giorno, tentò di alzarsi dal letto troppo in frett, ma per sua fortuna l'altro lo sorresse, conducendolo vicino alla finestra aperta per prendere un po' d'aria rigenerante. Rimasero abbracciati a godersi il tramonto su Londra.
Thomas fece fatica ad andare a casa quella sera.
Il giorno dopo lo passarono tra la camera di Jenny, ancora bloccata a letto e quella di Will. Jenny stava migliorando e in pochi mesi si sarebbe rimessa in piedi. Will era felice come mai l'aveva visto Thomas.
"Domani, forse mi fanno uscire." annunciò.
"Davvero? Così presto?"
"Sì, ho la pelle dura, lo dovresti sapere? Mi chiedevo, visto che Eve e Jenny staranno qui per un bel po', io sarei da solo a casa loro. Tornare a Dublino finchè non mi rimetto in salute, non è necessario e poi sicuramente aspettano che finisca il periodo di malattia per licenziarmi. Bhe, mi chiedevo se posso stare da te?" chiese timidamente.
Thomas rispose con aria seria: "Ma certo. La camera degli ospiti è sempre pronta."
"La camera degli ospiti? E tu lasceresti un pover uomo convalescente da solo per tutta la notte?"
Thomas continuò con la sua falsa.
"La camera degli ospiti è sempre meglio del divano per le tue condizioni."
"Pensavo che mi avresti ospitato nel tuo letto. Se non vuoi, posso sempre vedere se a Damian avanza un letto."
Thomas storse il naso a quel nome. Afferrò il viso di Will e lo bacio sulle labbra per poi fermarsi a guardarlo negli occhi: "Il mio letto è tuo. E non solo quello."
Lo stava provocando dal giorno prima.
"Thomas puoi andare a chiudere la porta?"
Lui obbedì, sapeva cosa volesse fare.
Il medico lo bloccò sulla porta. Occasione persa.
Il dottore visitò Will più accuratamente del solito e poi si raccomando: "Riposo assoluto, nessuno sforzo o movimenti bruschi con quel braccio, potrebbe riaprirsi la ferita al petto."
Will fece un segno di assenso, ma i suoi occhi erano puntati sul corpo di Thomas.
La mattina dopo la passarono con Jenny.
Thomas parlò al telefono con Jeremy e Chris. Chris era sconvolto per tutta quella storia e ora che conosceva i particolari aveva iniziato a ricordare qualcosa di quella notte a Dublino. Si promisero di sentirsi spesso.
Will venne dimesso solo in tardo pomeriggio. L'infermiera gli consegno le ricette per le medicine e un foglio con tutto l'occorrente da comprare per cambiare la medicazione.
Lasciarono l'ospedale verso le sei di sera. Eve gli aveva portato in un borsone i vestiti che aveva a casa sua.
Will indossò dei jeans, una felpa comoda, scarpe sportive e il giaccone, aiutato da Thomas che fece grande fatica nel resistere alle provocazioni dell'uomo ferito.
Thomas quel pomeriggio aveva parcheggiato la Jaguar più vicino del solito all'entrata dell'ospedale, per non stancare troppo Will, che si ritrovò a guardare l'auto con occhi sognanti.
"Bell'auto." si lasciò scappare con un fischio d'approvazione.
"Vuoi guidarla tu?" domandò mostrandogli le chiavi all'altezza del viso.
L'altro sembrava avesse avuto un'apparizione divina dallo sguardo che lanciò alle chiavi.
"Magari la prossima volta. Con quel braccio e gli antidolorifici in corpo, non puoi." sorrise sadico.
Diede il braccio a Will per aiutarlo a salire, mentre l'altro lanciava saette d'odio con lo sguardo.
Durante il tragitto, dovevano fermarsi in farmacia per prendere l'occorrente per la ferita e le medicine.
"Tom mi dai la lista e una penna per favore?"
L'uomo gli passo le due cose e lo vide aggiungere qualcosa nell'elenco per poi chiudere il foglio in due.
"È davvero una bella auto. Non vuoi proprio farmela guidare? Solo dalla farmacia a casa."
"Non oggi. Non sei in condizioni." precisò, meno cattivo di prima.
Trovò parcheggio di fronte a una grossa farmacia e scese prendendo i fogli e le chiavi dell'auto per far un ultimo dispetto a Will.
Lui sghignazzò, mentre lo vedeva entrare e consegnare i fogli al farmacista dietro al bancone.
Si sarebbe accorto dello scherzo giocatogli dall'amato troppo tardi.
Will lo vedeva già diventare rosso come un peperone, ma quando tornò, sembrava sereno e calmo, troppo calmo.
Passò il sacchetto di carta a Will.
"Hai preso tutto?" chiese serio.
"Sì, tutto quello che volevi." partirono.
Lui aprì il sacchetto e scopri che c'era proprio tutto, anche il gel per massaggi e giochi erotici che aveva aggiunto nella lista per vendicarsi di avergli impedito di guidare la Jaguar.
Scoprì che c'erano tutti e tre i tubetti della lista.
"Bastardo!"
Will scoppiò a ridere di gusto, rischiando di far saltare i punti, seguito dall'attore solo dopo un paio di minuti.
La casa, era come l'aveva vista l'ultima volta, le tende chiuse e la solita desolazione in cucina.
Andò in camera da letto per posare il sacchetto su un comodino, Thomas lo seguì con il borsone.
"Ehi, questo è il mio giubbotto! Perché è così stropicciato?" lo raccolse dal letto: "Dimmi che non ci hai fatto quello che penso?" domandò con aria maliziosa.
"No, c'ho solo dormito!"
Thomas divenne rosso quando capì cosa avesse appena ammesso.
"Ora non ti servirà più. Hai me e io non mi stropiccio così facilmente."
Era pura malizia quella di Will.
"Devi startene buono per qualche giorno con quei punti."
"Tom davvero credi che me ne starò buono? Figuriamoci. Solo stasera avrò bisogno del tuo aiuto per farmi una doccia o un bagno come si deve."
Si divertiva a provocare. Thomas un po' meno, rischiava d'ammazzarlo se si fossero strappati i punti, mentre facevano qualcosa di diverso dal riposare.
"Cosa vuoi mangiare?"
"Cosa c'è in cucina?" domandò, consapevole della risposta: "Forse, è meglio ordinare una pizza."
Thomas si lamentò perché non era un alimento adatto ad uno appena uscito dall'ospedale, ma alla fine la ordinò.
Avevano un'ora in attesa della cena.
"Cosa vuoi fare in attesa?"
"È presto per una doccia. Guardiamo un po' di tv?"
Thomas si diresse in soggiorno, senza sospettare che Will si stesse sistemando sul letto davanti allo schermo ultrapiatto, fissato alla parete di fronte.
Tornò indietro e si accomodò anche lui sul letto poggiando la schiena sui cuscini. Si era rassegnato all'idea che l'uomo non gli avrebbe reso le cose facili, neanche per un'oretta.
Inaspettatamente, Will se ne stette tranquillo con il telecomando nella mano destra. Guardarono dei servizi giornalistici proprio incentrati su di loro e su Benedict, Kenneth e Luke.
La storia raccontata variava da giornalista a giornalista. I conduttori già avevano interpellato esperti d'ogni tipo. Nessuno di loro conosceva la realtà dei fatti. Almeno per adesso, presto si sarebbero fatti i nomi di Freeman e del tizio ucciso durante il terribile incendio al capannone.
"Tom, come stai?"
"Io bene. Non sono io quello ferito."
"Sai cosa voglio dire. Luke..."
Thomas si voltò a guardarlo. Era duro e freddo: "Non ne voglio parlare."
"Quando ti andrà, io sarò qui ad ascoltarti."
L'altro divenne più dolce: "Lo so Will, ma adesso non voglio."
L'agente dopo qualche minuto disse: "Basta tv." spense e posò il telecomando sul comodino.
"Vieni qui."
Thomas roteò gli occhi e rassegnato s'avvicinò a lui. Will gli accarezzo il viso: "Finalmente soli. Dov'eravamo rimasti signor Hiddleston?"
"Eravamo rimasti al dottore che si raccomandava riposo."
Si sentì tirare dal solito braccio libero di Will per essere baciato.
Decise di rilassarsi un po', in fondo Will era comodamente adagiato sui cuscini, non poteva far danni in attesa della pizza. Era stato un baciarsi continuo in ospedale, ora erano liberi di lasciarsi andare a qualche carezza più intima.
Il respiro di Will era già spezzato: "Il dottore può dire quello che vuole. Io ti voglio e non ho intenzione di fare il malato nei prossimi giorni."
Thomas si limitò a baciarlo, sperando che il campanello della porta lo salvasse dal desiderio di strappargli i vestiti di dosso, cosa che anche Will desiderava fare.
L'arrivo della pizza segno la fine del primo match.
Decisero di cenare prima e dopo Will chiese aiuto per farsi un bagno. Dovevano stare attenti a non bagnare la garza che copriva la ferita, mentre sciacquavano i corti capelli neri di Will, che aveva detto di volerli far ricrescere lunghi. L'altro non ne sembrava felicissimo.
Anche il bagno di Will fu una tentazione terribile, l'aiuto di Thomas per insaponare la schiena dell'agente aveva scatenato il desiderio in entrambi. Riuscirono a resistere, promettendosi di rimandare il tutto a dopo il cambio della medicazione, anche se Thomas continuava a far resistenza.
"La trovi orribile? Se vuoi finisco io." erano seduti sul letto.
Will aveva solo un asciugamano addosso e Thomas, dopo una veloce doccia, si era infilato i pantaloni del pigiama.
"Ho già fatto. E poi non è così brutta. Fa tanto sbirro tosto."
Posò l'occorrente, imbattendosi di nuovo nei tre tubetti di gel per massaggi e altro, e li butto in un cassetto, mentre Will se la rideva nuovamente.
"Ora vieni qui." l'agente si sistemò sotto il piumone azzurro, sfilandosi a fatica l'asciugamano.
"Continuo a dire, che non mi sembra una buona idea. Hai sentito il medico, devi stare a riposo."
"Io sono a riposo. Sei tu che dovrai darti da fare."
Gli sorrise, Thomas si spinse sul suo corpo stando attendo alla ferita.
"Cos'hai in mente Will?"
"Oh, qualcosa che ti piacerà."
Thomas capì. Il grosso del lavoro sarebbe toccato a lui, ma anche il grosso del piacere, sarebbe stato suo.
"Will non voglio farti male in queste condizioni."
Quello di Thomas fu un sussurro, più che un vero tentativo per convincerlo a rimandare. Il piacere aveva già preso il sopravvento non appena aveva toccato il corpo di Will.
Ogni bacio era sempre più caldo e le carezze si concentrarono sul lato destro del corpo di Will, sino a scendere in basso seguite dalla bocca di Thomas.
Sentiva il corpo provare piacere sotto il suo tocco e i respiri diventare sempre più affannosi, lenti e irregolari.
"Ehi, guarda che non te la cavi con così poco. Togliti quel pigiama e torna qui con le labbra."
"Davvero non mi sembra una buona idea."
"Fa' come ti ho detto." fu perentorio.
L'uomo obbedì.
Quando tornò a baciarlo sulle labbra, Will gli aveva già dischiuso le gambe e aspettava che si decidesse a prendere l'iniziativa.
"Per caso non ti piace l'idea di fare l'amore con me?"
"Sì, voglio. Non hai idea di quanto ne abbia voglia, ma non sono sicuro di esserne capace!" era rosso in viso.
Will intuì una sorta di timidezza che gli aveva già visto in altre occasioni.
"Devi solo comportarti come hai sempre fatto sesso. Non è poi così diverso da farlo con una donna, credimi."
Gli accarezzò il viso e lo vide prendere sicurezza tra un bacio e l'altro.
Dopo un po' si abbandonò al desiderio per Will e fece ciò che non aveva mai pensato di fare ad un uomo.
Vide l'altro provare piacere ad ogni suo movimento e ogni tanto, lo vedeva sorridere in modo beffardo, senza capire se lo stesse prendendo in giro o fosse piacevolmente divertito.
Per evitare il suo sguardo nei momenti in cui mostrava tutto il suo piacere lo baciava con passione, certo che a Will quelle attenzioni piacessero più del sesso vero e proprio.
Quando raggiunse il culmine, senti Will sussurragli: "Anch'io."
Non capì finchè non gli domandò qualche minuto più tardi, perché avesse detto quelle parole.
Will lo strinse a se sentendo la loro pelle calda e sudata, bruciata dalla passione appena consumata.
Rispose: "Ti ho risposto anch'io, perché tu mi hai detto ti amo!"~FINE~
NOTE DELL'AUTRICE
Siamo alla fine o quasi, manca l'epilogo e (visto che sono un po' rompiscatole) poi segue una storiella molto più breve intitolata SFIDA DI NATALE con alcuni personaggi qui presenti!
Domanda: vi è piaciuta? Posso scriverne un seguito meno giallo e un po' più alla 007 ? Fatemi sapere.
Devo ringraziare un sacco di persone per avermi aiutato e sostenuta (minacciata) nella stesura di questa storia e i vari gruppi dedicati a Tommino dove la ff è nata ed è stata ispirata, e in un paio pubblicata.
Spero di averla migliorata un po' nel pubblicarla qui.
Ora vi lascio all'epilogo, ditemi se posso continuare su quell'idea e se siete curiosi di leggere una seconda OSSESSIONE?
UN ABBRACCIO
STAI LEGGENDO
Tom Hiddleston - OSSESSIONE
FanfictionThomas Hiddleston è perseguitato da qualcuno. Chi sarà? Potrebbe essere una minaccia? Una rocambolesca indagine che porterà l'attore Thomas e l'agente Will Laing a scoprire la verità su loro stessi e le persone che hanno accanto. Questa è la mia pr...