Un rumore fastidioso mi costringe ad aprire gli occhi, lasciandomi abbagliare dalla luce che, mai come oggi, odio davvero tanto. Cerco di mettermi seduta ma un dolore alla testa mi fa rallentare tutti i movimenti. Un lamento strozzato accompagna la mia camminata verso la cucina, dove vengo ancora colpita, brutalmente, da quel fastidioso rumore. Mi porto le mani alle orecchie cercando di associare ad un qualcosa quel suono. Quando, ancora una volta, mi trapassa le tempie, mi accorgo che si tratta della porta. Continuo a lamentarmi mentre la raggiungo e, senza nemmeno chiedere prima di chi si tratti, la apro.
"Shay." La voce troppo acuta e decisamente arrabbiata di Louis, non fa altro che aumentare il mio mal di testa.
"Non urlare, Lou!" sbotto, raggiungendo il divano. Mi ci lascio cadere come un sacco di patate, pronta a riaddormentarmi di nuovo, magari.
"Ti rendi conto dello spavento che ci ha fatto prendere?" mettendosi di fronte a me, incrociando le braccia al petto. Mugugno qualcosa di incomprensibile anche per me, sperando che riesca a capire che si, stavo, in qualche modo, annuendo. Ho solo bisogno di un'aspirina e di una lunghissima doccia. "Che diavolo ti è preso? Mentre c'eri, poi, non c'eri più." Lasciandosi cadere sulla poltrona di fronte al divano che comodamente mi accoglie.
"Me ne sono andata, prima che l'alcool mi portasse a fare cose di cui, poi, mi sarei pentita." Portandomi un cuscino sulla testa, quasi sperando che riesca a far andare via questo insopportabile dolore.
"Sei tornata a casa da sola e ubriaca?! Ma sei pazza, per caso?" scattando di nuovo in piedi.
"Cristo, Lou! Smettila di urlare. Mi sono fatta accompagnare da Scott. Non sono così incosciente e non ero così ubriaca da prendere decisioni insensate." Lanciandogli addosso il cuscino che non è servito a nulla sulla mia testa. "Adesso, puoi lasciarmi ai miei postumi, per favore?"
"Nemmeno per idea." Camminando verso la cucina. Non so cosa diavolo abbia in mente di fare, ma fin quando non mi farà aumentare il mal di testa, va bene così.
Il suono del campanello, mi fa aprire gli occhi di nuovo, permettendomi di vedere Louis alzarsi dalla poltrona e raggiungere la porta. Non ricordo di averlo visto sedersi di nuovo di fronte a me, ma forse è perché mi sono addormentata. Il poco sonno di ieri e l'alcool non sono un mix perfetto. Cerco di mettermi seduta, passandomi le mani sul viso. Prende ciò che Lou mi ha lasciato sul tavolino davanti a me, ovvero un'aspirina e un bicchiere d'acqua, per poi alzarmi e incamminarmi verso la mia stanza. La voce della mia migliore amica mi raggiunge troppo forte e velocemente, tanto che mi è sembrato di aver avuto le vertigini. No, forse è ancora la testa troppo pesante. Louis la riprende, dicendole che non gli sembra il caso di urlare in quel modo considerando che dovrei star dormendo. Approfitto di questo scambio di battute per rinchiudermi in bagno, sperando che non butti giù la porta pronta ad urlarmi contro. Devo spegnere il cervello e tutto quello che mi serve adesso è una doccia calda e un bel caffè. Mi libero dei miei indumenti entrando poi all'interno del box doccia, lasciando che l'acqua porti via con se anche i miei pensieri. Quelli, però, restano e fanno più rumore del solito. Quella scena si ripete senza sosta nella mia testa che vorrei tanto si spegnesse e mi lasciasse in pace. Sapevo che i drink bevuti non avrebbero cambiato nulla ma avevo bisogno di distrarmi, anche se non è successo. Esco dalla doccia avvolgendomi nel mio accappatoio, evitando accuratamente di guardarmi allo specchio. Mi dirigo in camera dove so già di dover affrontare un scontro diretto con Deb. Ed, infatti, la trovo seduta sul mio letto con le braccia incrociate al petto. Non ho voglia di litigare con lei, soprattutto nello stato in cui, ancora, mi trovo e so che finiremo per farlo. La sorpasso, dirigendomi alla cabina armadio, almeno ha il buon senso di lasciarmi vestire. Con indosso una tuta e una semplice t-shirt, la raggiungo e mi siedo accanto a lei, consapevole di dover ascoltare le sue prediche.
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Sulle note del cuore // Niall Horan //
FanfictionA ventidue anni, ritrovarsi a fare il lavoro dei propri sogni, è qualcosa che renderebbe felice chiunque. Non dico che io non lo sia, ma è come se mancasse qualcosa. La fama, il successo, i soldi non contano nulla se ti senti sola anche quando sei c...