La "piccola" confidenza che Niall ha fatto durante quello show ha fatto molto più che rumore. Non ho quasi avuto la possibilità di salire in auto per tornarmene al mio appartamento dai tanti giornalisti che si erano appostati fuori dalla casa discografica. Simon ha confermato di essere a conoscenza delle volontà di Niall e quindi mi è stato più semplice confermare quanto detto dal mio ormai ufficiale ragazzo. Prima che fossero loro a chiamare me, l'ho comunicato ai miei ed a mio fratello, più per evitare crisi isteriche da parte di tutti, soprattutto di mio padre. Anche Deb ne era a conoscenza, essendo la mia manager, e mi ha assicurato che me lo ha tenuto nascosto solo per evitare miei colpi di testa dopo la notizia del riavvicinamento con la modella inglese. Cosa che, per di più, devo farmi spiegare per bene da qualcuno di mia conoscenza. Mi sono rintanata in casa più o meno da tutta la giornata e non so se lui, dopo il programma, ha pensato che non me ne importasse più nulla visto che non ho nemmeno provato a chiamarlo. E per dirgli cosa, per giunta? Ancora non riesco a rendermene conto io stessa. Il rumore dei miei pensieri viene interrotto dal suono del campanello di casa. Mi allontano, quasi come se mi fossi scottata, dal muretto alla quale mi ero appoggiata qui, fuori al terrazzo, voltando istantaneamente il capo verso l'ingresso. So che è lui ma non so come affrontare il tutto. Sono ancora arrabbiata per quello che è successo, eppure non riesco ad arrestare la mia camminata verso la porta. Mi fermo con la mano sulla maniglia, senza muovere un muscolo. Come accortosi della mia presenza dall'altra parte del legno, lo sento parlare.
"Aprimi, per favore."
E come ogni volta che sento la sua voce, lo stormo di farfalle si libera nel mio stomaco portandomi solo a desiderare di stringermi al suo petto. Con movimenti alquanto meccanici, lascio alla mia mano la possibilità di aprire la porta e mostrarmi quegli occhi che mi mandano in tilt il cervello.
"Ciao." Saluta cauto, quasi timoroso che lo mandi via. E vorrei farlo, ma non ci riesco. Senza parlare, mi sposto di lato lasciandogli lo spazio necessario per entrare, chiudendo poi la porta e gli occhi insieme. Sto tremando per la sua vicinanza, il mio corpo ha sentito la sua mancanza, come il mio cuore. Ma non posso lasciarmi andare senza conoscere il motivo di tutto quello che è successo negli ultimi giorni. Nel silenzio più assoluto, raggiungiamo il salone, allontanandomi da lui il più possibile.
"Perché sei qui?" Chiedo, puntando lo sguardo oltre la grande vetrata.
"Credo che tu lo sappia." E dal riflesso sul vetro, lo vedo avvicinarsi lentamente.
"Invece, non lo so." Puntando, finalmente i miei occhi nei suoi. E riprendo a tramare, dannazione.
"Non hai smentito la notizia di noi due." Riprendendo a camminare e avvicinandosi troppo perché io possa restare lucida e ferma sui miei pensieri. Approfitta del mio silenzio per continuare. "E so perché non lo hai fatto."
"E sentiamo, visto che sembra che tu sappia tutto!" Lasciandomi pervadere dalla rabbia che questi giorni non ha fatto altro che alimentarsi.
"Perché mi ami, come io amo te. E smettila di cercare di sembrare dannatamente così apatica, perché so quanto ci stai male per quello che è successo a Dublino!" Azzerando le distanze, tanto da sfiorarci le mani. "E prima che lo chieda tu, non è successo assolutamente nulla a Dublino." Beccandosi un occhiataccia da parte mia, che non fa altro che far nascere un sorriso sul suo viso. E a quella vista, il mio cuore mi tradisce ancora, sciogliendosi come neve al sole. "Non mi hai lasciato il tempo per spiegartelo, e non ti biasimo. Forse io avrei reagito allo stesso modo. Mi sono odiato per non essere stati qui a farti capire che, sul serio, non era come hai creduto che fosse, come non ho capito cosa avesse in testa di fare Abby. Ti prego di credermi perché non ce la faccio più a starti lontano, piccola, sto diventando matto senza poter nemmeno sentire la tua voce." Appoggiando la fronte alla mia. E il mio corpo, come per magia, smette di tremare, come se tutti d'un tratto avesse trovato l'antidoto per smettere.
"Perché hai detto a tutti di noi?" Riesco a chiedere in un barlume di lucidità.
"Perché mi è sembrato l'unico modo per farti capire che voglio stare con te, che sto lottando con tutte le mie forze contro tutti, anche contro la distanza." Portando le braccia ad avvolgermi i fianchi. Istantaneamente, chiudo gli occhi beandomi del suo profumo, della sua vicinanza, del suo corpo. Come spinta da chissà quale forza, mi avvicino quel tanto da essere ormai appiccicata a lui, avvolgendolo con le mie braccia e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Mi stringe a se e, impercettibilmente lo sento trarre un sospiro di sollievo. Alzò di poco la testa per incontrare i suoi occhi prima che l'ormai minuscola distanza venga spazzata via, facendo sì che ritorni a sentire il suo sapore. È un bacio lento, pieno di scuse da parte di entrambi, ma ricco di passione tanto che in qualche istante quello che succede mi porta a pormi una domanda: come ci siamo finiti sul divano con me praticamente premuta su di lui? Non lo so e nemmeno ho il tempo di capirlo perché in un attimo gli indumenti di entrambi volano via mentre ci sussurriamo quanto l'uno sia mancato all'altra. Con un colpo di reni, le posizioni vengono invertite e mi ritrovo sotto di lui a boccheggiare in cerca di ossigeno, a causa di tutte le sensazioni che mi sta provocando mandando ufficialmente a dormire il mio povero cervello. Ama ogni singolo centimetro del mio corpo mentre anche io cerco di non lasciare inesplorato nemmeno un millimetro del suo. Porto una mano tra i suoi capelli, leggermente più lunghi dell'ultima volta, tirandoglieli quel tanto che basta per farlo grugnire di piacere, per poi riportare le sue labbra sulle mie quasi disperatamente, come se da quel gesto ne dipendesse la sua stessa vita. Ormai nemmeno più i rumori della caotica Londra si sentono più, avvolti nella nostra bolla che ci porta a prestare attenzione solo ai sospiri e agli ansimi di entrambi. E non ho bisogno di altro; ho ritrovato la mia pace dei sensi.
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Avvolti solo dal calore dei nostri corpi sudati e completamente nudi, ce ne restiamo sdraiati sul divano mentre Niall mi accarezza distrattamente i capelli.
"A cosa pensi?" Accarezzandogli il petto. Riporta i suoi occhi azzurri nei miei, sorridendomi.
"Al fatto che dovevo impormi dall'inizio sul rendere nota la nostra storia." Accarezzandomi una guancia.
"Il management voleva solo proteggervi, Niall." Portandomi completamente difronte a lui, reggendomi il capo con la mano.
"Ma ti ho fatta soffrire e mi odio per questo." Passandosi la mano sul volto. Gli bacio una spalla cercando di tranquillizzarlo prima di ammettere le mie colpe.
"Se ti avessi lasciato spiegare, forse non sarebbe successo nulla. Quel giorno ero già emotivamente destabilizzata e quella notizia ha solo innescato una miccia già abbastanza corta. Quindi smettila di odiarti perché io non ti odio." Allungandomi a lasciargli un bacio.
"Forse è stato meglio così. Se tutto questo non fosse accaduto adesso non potremmo definirci liberi." Sorridendo ancora e coinvolgendo anche me. "Cos'è successo quel giorno?" Ed il mio cuore smette di battere. È proprio questo il momento di dirgli tutta la verità sul mio passato? Dal mio sguardo, credo terrorizzato, capisce che effettivamente quel giorno sia successo qualcosa di abbastanza sconvolgente vista la mia reazione. Un arduo combattimento si sta svolgendo in questo momento nella mia testa tra la parte razionale, che mi sta incoraggiando ad essere sincera, e quella egoista, che non vuole litigare sull'averglielo tenuto nascosto per tutto questo tempo e rovinare così questo momento.
"È per la canzone." Ammetto un piccolo dettaglio.
"Quella in collaborazione con Ed?" Annuisco senza proferire parola e, in questo istante, mi accorgo che a vincere lo scontro interno sia stata la parte egoista perché, senza aggiungere altro, mi alzo dal divano cominciando a cercare le mie cose e chiudendo definitivamente il discorso, o almeno spero. "Ehi, che ti prende?" Alzandosi anche lui e afferrandomi per le braccia cercando di arrestare la mia evidente fuga.
"Nulla, davvero. Andiamo a dormire?" Chiedo in un disperato bisogno di lasciar uscire questo argomento dalla mia testa. Ancora, mi afferra per un braccio costringendomi a voltarmi di nuovo verso di lui.
"Perché non vuoi dirmelo?" Sospiro, sconfitta.
"È difficile. Ti chiedo solo di aspettare l'uscita della canzone, poi ti spiegherò tutto, ti prego." Senza riuscire ad impedire ai miei occhi di riempirsi di lacrime.
"Ok, va bene." Abbracciandomi per l'ennesima volta in poche ore. "Andiamo a letto ora." E lo ringrazio per avermi dato ancora qualche giorno prima di lasciargli scoprire quel che è stato il mio passato.
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Sulle note del cuore // Niall Horan //
FanfictionA ventidue anni, ritrovarsi a fare il lavoro dei propri sogni, è qualcosa che renderebbe felice chiunque. Non dico che io non lo sia, ma è come se mancasse qualcosa. La fama, il successo, i soldi non contano nulla se ti senti sola anche quando sei c...