Il pagliaccio

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Calò la sera.
I due ragazzi erano a Liverpool, girovagando per le strade con i loro mantelli, tenendo i cappucci alzati, vagando nell'ombra dei palazzi.
Era da almeno un'ora che Helfer seguiva Hunter; ella non si era fermata un attimo e camminava svelta e sicura di dove stesse andando. Sembrava che seguisse una pista che solo lei vedeva.
- Siamo arrivati. - dichiarò ella, posizionandosi davanti al portone d'un basso palazzetto.
- Ne sei certa? -
- Sì... sento la puzza di quelle maledette bestie a chilometri di distanza. -.
" Ah, questo spiega tutto. " si disse in mente l'uomo.
Fortuna volle che il portone fosse socchiuso. Si diressero verso la porta al piano terra targata "Cameron".
L'albina fece cenno all'aiutante che fosse quella la casa interessata.
Helfer bussó .
- Aprite. - ordinò l'angelo donna.
Nessuna risposta. La porta si aprì ugolante.
- Per nulla inquietante, nossignore. - ironizzó Helfer per sdrammatizzare.
I due entrarono a tentoni nel buio della casa.
L'odore era ferroso e pungente al naso. Infatti il biondo notò che il suo capo storceva il naso di continuo e aveva fisso un ghigno di disgusto.
Tra le mura dell'appartamento risuonava una canzoncina che era una versione distorta e inquietante di "Pop! Goes the weasel".
Helfer rabbrividì
- Preparati... - sibiló lei al compagno. Entrambi imbracciarono silenziosamente le loro armi.
Entrarono in quella che un tempo fu la cameretta d'un bambino.
Lo spettacolo era a dir poco orrificante: il sangue era sparso dappertutto, vari organi erano sparsi qua e là e un'alta, scura e grottesca figura era china su quel che ne rimaneva del piccolo pargolo.
E il mostro rideva. Rideva malsano. Rideva mentre giocava con l'intestino del bimbo.
Gli occhi privi di vita del bambino erano spalancati e vitrei. Helfer dovette distogliere lo sguardo da quel corpo martoriato.
Hunter era piena di coraggio e voglia di giustiziere la bestia una volta e per tutte.
- Bestia, arrenditi a noi e la tua morte sarà veloce. Questo è un ordine divino. - la sua pistola puntava dritta alla testa della creatura.
Il pagliaccio si immobilizzó. Lentamente girò la testa verso la coppia, sorridendo con i denti seghettati macchiati di liquido rosso.
- Oh! Abbiamo degli ospiti, mio caro Danny! Ti va di fare amicizia con loro? Hihihihi! - gracchiò la creatura disumana. Si voltò completamente verso di loro, alzando la schiena.
Alto quanto Helfer se non di più, aveva le braccia penzoloni che sfioravano il pavimento con le mani artigliate.
- È finita per te. Arrenditi. - gli occhi della donna assunsero un luccichio argenteo, eppure di luce non ne entrava tanta nella stanza.
- Ooooh, perché così rude? Non vi va di giocare con me e il mio migliore amico? - trattenne una risatina divertita.
Il biondo strinse le due pistole, grosse e pesanti ma potenti e permette per lui, mettendosi sulla difensiva.
- Non siamo venuti qui per giocare, clown. - gli disse irritato Helfer.
- Mhhmmmm... prooooprio non vi va di divertirvi, tsk.
Oh bhe, allora giocherò solo... IO. - scoppiò in una risata maligna.
Entrambi spararono. Ma di Laughing Jack neanche l'ombra. Al suo posto c'era una nuvoletta scura con coriandoli neri e bianchi.
- Scheiße... - ringhió l'uomo.
- Sorpresa! - esclamò il clown bianconero, conficcando i suoi artigli ai fianchi di Helfer. Sgranó gli occhi, emettendo un verso di dolore contenuto.
Afferrò l'aggressore per il collo e lo schiantò per terra, facendo tremare il pavimento.
Hunter si affrettò a sparargli in testa, ma la bestia fu abbastanza furba da non scrollarsi di dosso dall'umano, costringendo così l'angelo a non usare la pistola.
Laughing Jack sparì di nuovo e ricomparve di fronte alla donna e la spinse violentemente, facendole sbattere la testa contro lo spigolo d'un mobiletto. Scosse la testa per riprensersi, ma poi rivoltò gli occhi all'indietro e crollò al suolo.
- Hunter! ...ghh! - gemeva, mettendosi le mani sulle ferite.
- Ma quanto sei fastidioso!- si lamentó il pagliaccio, sbattendolo al muro e mordendolo al collo.
Helfer, pur di levarselo di dosso, gli stracciò via un orecchio.
Il mostro urlò animalesco e in preda all'ira, gli graffió il petto e calció la sua gamba sinistra.
Helfer cadde per terra, senza poter più muovere la gamba. Fu messo fuori gioco da un altro calcio in piena faccia.
Poi ci fu il buio.

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