Gli incontri

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" Hunter... " Helfer pensava soltanto a quel nome mentre girava per la sua stanza come una fiera in gabbia.
" Perché mi ha lasciato qui? ".
Senza sosta andava avanti e indietro, dondolandosi di poco per confortarsi da solo.
Teneva i capelli sciolti sulle spalle, stanco come non mai anche se si era svegliato già da qualche ora.
Erano passati tre giorni da quando aveva visto l'ultima volta l'angelo. Non sopportava l'idea di stare senza di lei, odiava quella sensazione di mancanza.
- AGENTE HELFER! - fu chiamato a gran voce da un uomo fuori dalla camera dalle pareti grigie.
- Arrivo! - uscì dalla stanza, legandosi velocemente i capelli nel suo classico man-bun.
Dinanzi aveva un uomo sulla quarantina anni, dai capelli neri striati di grigio e gli occhi blu. Era ben muscoloso e proporzionato, anche se era lui il più alto e grosso tra i due. Era spiazzante la sua stazza.
- Signore...? Qualcosa non va? - esitò a domandare.
- È ora del tuo allenamento. Seguimi. - gli voltò le spalle, camminando verso est.
" Almeno, prima mi comandava a bacchetta una bella fanciulla... " commentò seccato Helfer.
- Allenamento per cosa? - gli chiese, seguendo il suo superiore.
- La tua disciplina, bisogna allenare la tua disciplina. -
- La mia disciplina? Cos'ho che non va...? - era piuttosto confuso.
- Fai troppe domande, ragazzo. - lo ammutí l'uomo.
".Ma se abbiamo al massimo dieci anni di differenza... " trovava uno strano conforto nel lamentarsi in mente e commentando oggi i singola cosa con una punta di sarcasmo e ironia.
Voltarono l'angolo e camminarono verso una palestra apposita per i cacciatori di SCP.
- Non mi è stato dato sapere il tuo misfatto, ho solo il dovere di rimetterti in riga. - aprì le porte della palestra.
- Vai negli spogliatoi, lì troverai la tuta. Io ti aspetto qui, ti do solo cinaue minuti per cambiarti. Forza! - gli ordinò con grinta.
Almeno metteva in moto l'adrenalina.
- Klar! - Helfer  corse negli spogliatoi a cambiarsi.
Cambiandosi, si perse nei vecchi ricordi di quando andava alla scuola militare. Ridacchiò tra sé e sé.
- Sono tornato al liceo. - ironizzó.
Meglio tenere la mente e l'animo occupato in quel modo che darsi alla disperazione di doversi ricongiungere ad una persona.
Nello stesso momento, Hunter era intenta a pedinare un possibile bersaglio: un ragazzo dai capelli neri che indossava una felpa bianca e i pantaloni anch'essi neri.
Era quasi sicura che fosse il temuto e, purtroppo, famoso "Jeff the killer". Parecchio stupido che la gente avesse paura d'un ragazzino con qualche rotella fuori posto.
L'angelo lo stava seguendo da quando il Sole aveva cominciato a calare e a tingere il cielo di rosso e arancio.
" Non riesco a sentire il tuo schifosissimo odore, lurida bestia umana. Qualcuno ti sta proteggendo... " pensò con rabbia.
La donna aveva smesso di affidarsi al suo olfatto perché le bestie avevano iniziato a perdere il loro odore o asserisce coperto da quello di un'altra bestia. E ciò la metteva in svantaggio.
Il ragazzo non era né scemo né superficiale, infatti sapeva bene che qualcuno lo stava seguendo già da un po'. All'inizio pensò che fosse un tizio che per coincidenza camminava per la sua stessa strada, ma dopo un paio di ore aveva capito che non era così.
Alla donna sarebbe bastato solo vedergli il viso per riconoscerlo. Le venne in mente un'idea.
Si guardò il polso come se avesse un orologio.
- Oddio! È tardissimo! - esclamò e prese a correre e sbattè non accidentalmente contro il corvino, facendolo cadere.
- Oh, scusami tanto! - recitò alla perfezione la parte dell'imbranata. Gli prese la mano per farlo alzare. Riuscì a notare la felpa macchiata di rosso.
L'altro si affrettó ad alzarsi e si preoccupò di nascondersi il volto.
- Ti sei fatto male? - domandò, ancora recitando, provando a guardarlo in faccia.
- No. - rispose piuttosto stizzito. Teneva il capo chino a terra.
- ... ti senti bene? - la donna fece qualche passo indietro. Così, quando avrebbe sparato, la pallottola lo avrebbe ucciso sul colpo.
Il ragazzo sorrise malignamente. Dalla tasca della felpa estraè un lungo coltello. Alzò la testa e si sistemó i capelli così che lei lo potesse guardare negli occhi.
Gli occhi azzurri erano spiritati, anche se uno era annebbiato e la pelle di quasi metà viso era bruciata e rossastra, disegnandogli una specie di mezzo e falso sorriso a un lato della bocca.
Le puntò contro la lama.
- Io sto benissimo, ma tu sembri un po' stanca... - ridacchió.
Hunter mise le mani sui suoi coltellini nascosti che teneva in cinta.
- Ma taci. - la donna sorrise beffarda.
I suoi occhi si illuminarono e due possenti canini fuoriuscirono dalla bocca.
- È tempo di andare all'inferno, bestia. -.

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