Le spie

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Hunter gli diede una ginocchiata all'addome e poi una testata.
Il ragazzo cadde di lato tenendosi con una mano la fronte e col braccio la pancia.
- Maledetta! - prese una rincorsa per colpirla, ma andò a vuoto. La donna lo aveva schivato con grande agilità.
- Perché voi umani provate così tanto piacere in quello che voi stessi chiamate "dolore"? - lo afferrò per il colletto della felpa,  alzandolo da terra anche se era di poco più bassa di lui. Ringhiava e i canini facevano sbianciare Jeff dalla paura.
La domanda rimase senza risposta nell'aria.
La donna avrebbe potuto mettere fine alla vita miserabile della canaglia, ma qualcosa la tratteneva dal farlo. Voleva fargliela pagare. Quel ragazzo doveva soffrire, doveva pentirsi del male che aveva causato, doveva scoppiare a piangere e implorarla di risparmiarlo. 
Il corvino respirava scattosamente, cercando la forza dentro di sé di combattere l'avversaria, anche se ci sarebbe rimasto secco di sicuro. L'adrenalina prese a pompargli le vene di forza e il cuore a mille lo riusciva a sentire nelle orecchie. Accennò un mezzo sorriso, come quello di uno che sa di avere un asso nella manica. Le diede un calcio alle ginocchia e la fece cadere aspetto terra.
Jeff tentò di tagliarle la gola, ma i colpi non andavano mai al bersaglio.
Hunter capì perché: il ragazzo non ci vedeva bene ad un occhio, perciò non riusciva a prenderla anche a poca distanza.
" Non a caso uccidi le tue vittime nel sonno, tsk. Totalmente inutile alla società. " pensò ella, intercettando un altro tentato affondò di lama con il suo pugnale.
Le lame si scontrarono.
- Ho trovato il tuo punto debole, bestia. - così mormorando, gli diede un pugno allo stomaco che lo stese al suolo.
Mentre egli si lamentava, la donna lo pestò più e più volte, dando sfogo alla sua rabbia più repressa. A ogni colpo, il ragazzo si lasciava scappare un gemito di dolore.
Infine, Hunter lo tirò su per i capelli, costringendolo a guardarla negli occhi d'argento.
- Sei un peso all'umanità, un parassita che non farà altro che succhiare vita... - le dita artigliate andarono a mettersi sull'occhio biancastro di Jeff.
- Una bestia che meritava di soffrire e morire... -.
Gli occhi del ragazzo erano umidi e quasi tutto il corpo tremava stremato. Ma quando capì cosa stava per seccedergli, si dimenò come un anguilla che però era in fin di vita.
Si levó un grido. Un grido pieno di dolore e agonia.
Hunter aveva nella mano una palla viscida e morbida. Lasciò la presa sulla bestia che crollò sulle ginocchia, curvandosi in avanti tenendo le mani dove qualche minuto prima aveva l'occhio. 
Da lontano, tre figure osservavano con attenzione lo spettacolo.
- È stata lei? - chiese una di loro.
- Sì, ma con lei c'era anche un ragazzo. - rispose una voce fredda e maschile.
- Perché non a-andiamo ad ammazzarla? Eddai, è anche in difficoltà! È la n-nostra occasione! - esclamò il più giovane tra le tre persone.
- Calma. Non possiamo far nulla finché non ce lo ordina. -
- Uffa! Io voglio farla f-fuori! Mi sta antipatica! - continuava ad insistere il giovanotto.
- Ecco perché ti volevano mandare in manicomio... - sussurró il più grande.
- Hey! Non è affatto v-vero! -
- State zitti voi due! Se no ci scopre! - li rimproveró il primo a parlare. Si zittirono.
Hunter si preparò a sparare alla fronte dell'assassino.
- Brucia all'Inferno,  bestia. -.
Ma la sua vista fu oscurata e solo due secondi dopo, era rimasta sola e con un occhio sotto la suola dello stivale.
- Ma che... - odoró l'aria.
Divenne cupa in viso, sistemando la pistola al posto suo.
- Che bastardo... proteggi 'ste bestie solo quando ti conviene, non è così? - si ricompose, tornando alla sua forma originale, pulendosi le mani sui pantaloni.
- Ora so per certo che questo è il suo di odore... la prossima volta non mi sfuggirà. Lo giuro. -.

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