La trappola

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Hunter, anche se irritata da ciò che le era appena accaduto, riprese la strada che l'avrebbe condotta ad una città. Da quel che le avevano comunicato i suoi superiori, per arrivare al suo obiettivo doveva cercare informazioni lì.
Era calata la notte che era fredda e la luce della Luna ammorbidiva ogni cosa. Avvolta nel suo mantello, si lasciava trasportare dai pensieri.
Si era riaperto lo squarcio nel suo animo, di nuovo si sentiva vuota. Ormai aveva vendicato sua madre, perché andare avanti con quelle missioni? Perché rischiare la vita per un mondo che non l'avrebbe mai riconosciuta per le sue gesta?
" Se fossi davvero un angelo, perché non posso ritornare al cielo? " si domandò.
La mamma le raccontò spesso che nel cielo, tra le nuvole più bianche e soffici, vivevano gli angeli come lei, che giocavano felici e si prendevano cura degli umani.
Ma allora perché lei era sulla Terra?
Ricordò poi le parole di Helfer.
" Devo proteggere il resto del mondo per non farlo soffrire... come ho sofferto io. Quello che ho provato era dolore e nessun altro umano lo dovrà provare a cause delle bestie. ".
Si sentì scaldare in petto, una sensazione piacevole ma anche nostalgica.
Le mancava qualcosa. Si sentiva incompleta. Sola.
Sospirò: sentiva la mancanza di Helfer, ma non se lo voleva ammettere.
" L'ho dovuto fare per il suo bene. " concluse i suoi pensieri, concentrandosi e cominciando a correre verso la sua destinazione.
Ma il peso della solitudine le stava appesantendo il passo, era costretta a trascinarsi per non cadere a faccia a terra. Era uno sforzo immane.
Era riuscita a portare a termine tante missioni e mai aveva fallito.
Era fiera di sé, non credeva che le sarebbe mai servito qualcun'altro nella sua vita, ma quando conobbe Helfer tutto cambiò: finalmente si sentiva... umana. Si sentiva meglio con se stessa e nel suo ruolo di proteggere l'umanità.
E proteggere significa anche sacrificare. Lei aveva sacrificato la sua felicità per proteggere Helfer.
E ora rimasta da sola... di nuovo.
Non aveva nessuno con cui stare, con cui parlare o lottare insieme.
Si sentiva uno straccio.
Arrivò in città che era appena l'alba se non un po' prima.
" Lo rivoglio con me... deve stare con me e solo con me. " pensò possessiva. Scosse il capo, come se ciò che avesse appena pensato fosse stupido.
Camminando camminando, girava per i limiti della città alla ricerca di un qualche segno che indicate che il suo obiettivo era lì o era passato di lì.
Seguendo un sentiero, si volle appoggiare ad un albero per fermarsi un attimo, ma qualcuno la spinse in una trappola: precipitò in una fossa che era stata nascosta con una rete ricoperta di foglie.
La donna ringhió di rabbia, bloccata dalla grossa e pesante rete.
- Dannazione! - il cuore le batteva forte e potente in petto. Si irrigidì quando fiutò l'odore del suo obiettivo.
- Eccola qui! Ciao, a-angioletto! - un ragazzo sbucó fuori dal nulla, affacciato sulla buca a guardarla.
Il suo volto era coperto da un paio di grossi occhialoni arancioni e da una maschera da cannibale scura. Aveva i capelli marroni e anche gli occhi spiritati erano del medesimo colore.
- Puzzi di bestia... che vuoi?! - sbraitó lei.
- Nervosetta, eh? E io che ti volevo a-aiutare. Oh bhe... allora t-ti lascio sola~ - si alzò e fece finta di andarsene.
- E tu mancheresti la possibilità di farmi fuori? Stupido. - la frecciatina di Hunter catturó l'attenzione del giovane che girò gli occhietti furbi verso di lei.
- Ne sei certa? - ridacchió.
- Sì. - disse con aria di sfida.
- F-forse hai ragione. -.
Hunter notò che il corpo del ragazzo non stava un attimo fermo. Dondolava lievemente la testa da un lato all'altro, impaziente di vedere cosa sarebbe accaduto.
- Credo però c-che tu saresti più interessata a-a rimanere in vita, sai. Magariii... pe-per trovare il tuo caro collega?- dalla voce e dallo sguardo di colui che la donna aveva identificato come Ticci Toby, un proxy dell'Operatore, si capiva che avesse qualche secondo fine.
- È al sicuro, al contrario di te che hai i minuti contati. - lo minacciò l'albina, ancora intenta però a liberarsi.
Ticci Toby sotto la maschera sorrise in modo maligno.
- Ah ha, certo. C-comunque sia, è stato rapito. Eeeeeh g-già. - sospirò lui, attenendo divertito la reazione della donna.
- COSA?! - strappò le corde come se fossero state di carta bagnata.
- Mhm mh. Ed è s-stato portato non molto lontano da qui.
T-ti conviene andare se n-non vuoi che muoia~ - la avvertì, facendo qualche passo indietro perché Hunter balzó fuori dalla fossa in un secondo.
Il Proxy le indicò la strada davanti a loro.
- Sempre dritto. N-non prendere altre strade, non importa c-cosa. -.
La donna lo guardò dalla testa ai piedi, giudicandolo in mente.
- Non ho tempo per te, bestia. - E senza dire altro, Hunter partì in una corsa sfrenata verso il cuore del bosco.
Se ciò che aveva detto Ticci Toby era vero, allora Helfer era in grave pericolo: era tra le grinfie dello Slenderman e lei era l'unica che lo potesse salvare.

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