La bestia

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Hunter aprì lentamente gli occhi. Si sentiva un po' stordita e la testa le duoleva.
" Ma che...? Dove mi trovo? " pensò, girando il capo a destra e a manca.
Il posto in cui si era risvegliata era tetro, l'aria era gelida e l'atmosfera era opprimente. Si trovava in un tendone da circo bianco e rosso e sporco. Guardando per terra, notò una scia di sangue fresco.
Immediatamente provò ad alzarsi, ma era legata con delle catene all'albero maestro che teneva in piedi l'intera struttura.
- ...dannata bestia... - ringhió tra i denti.
- ...Helfer! - solo in quel momento realizzò che il suo aiutante mancava all'appello.
- Cercavi lui per caaaso?~ -.
Il pagliaccio spuntó dalle tenebre, con un sorriso forzato sulle labbra e con la testa dell'uomo inconsce tra gli artigli.
La donna si limitò a guardarlo con occhi di brace. Laughing Jack le lanciò contro il corpo di Helfer macchiato di sangue. Sentì male al cuore nel vedere che la gamba sinistra dell'uomo... mancava.
- Con lui mi sono divertito molto... ma! - facendo spuntare dia dietro di sé un oggetto vagamente dalla forma d'una gamba per poi gettarono via chissà dove.
- Ma ma ma maaa... ora ho voglia di giocare con te!~ - canticchió.
Huntet teneva gli occhi chiusi. Un fuoco le si era acceso in petto, un istinto animale le gridava di fare a pezzi quella schifosa bestia.
Era ciò che la sua mamma chiamava "ira".
- Oh, poveriiiina! La piccola ragazzina sta poco beeene...
Vieni che ti curo io! - iniziò ad avanzare.
- Controllati controllati controllati controllati controllati controllati...- sibilava mentre la pelle diventava sempre più calda dalla rabbia.
Una volta le accadde di avere uno scatto d'ira. Ricordava che si era macchiata di sangue per la prima volta. La sua mamma l'aveva guardata con paura. Si era giurata di non arrabbiarsi mai più.
Laughing Jack prese Helfer ancora tramortito e lo lanciò dall'altra parte del tendone: era per levarselo dal suo cammino.
Ora erano uno difronte l'altra.
- Pronta a giocare? - inclinó la testa da un lato.
Hunter gli ringhió contro.
- Quanto sei acida! Comunque, ti farò vedere il mio beeelliiissimo spettacolino! Contenta? -
Il clown infilzó gli artigli nel ventre dell'albina, ma lei non reagì.
Stranito, le graffió il viso e le braccia, ma lei non reagì. Le ferite non le facevano male, ma anzi... parevano rimarginarsi.
Stizzito, la stracciò via dalle catene per morderle al collo, e lei reagì.
Gli occhi color argento presero a brillare come non mai, la pelle divenne da bollente a gelida e le unghie si trasformarono in artigli di metallo.
Ruggí come una belva inferocita. Dalla bocca spalancata e contorta in un ghigno di collera spiccavan fuori due enormi zanne al posto dei canini superiori.
Si gettò sulla bestia senza pensarci due volte con uno strillo di guerra pieno di odio animale.
Lo azzannó e lo ferí più volte.
Jack urlava per il dolore provocato dall'angelo indemoniato. Tentava di difendersi graffiandola, ma lei gli afferrò entrambe le braccie e, con gli artigli, le tranció via.
- GHAAAAAAHHAHAHAAAAA!!!! LE MIE BRACCIA! - gridava il pagliaccio in preda al dolore che mai avrebbe immaginato di provare. La mente gli era offuscata per pensare ad agire lucidamente.
Hunter ruggiva e ringhiava come un leone affamato di vendetta, mentre divorava l'avversario con ferocia.
Dopo neanche un quarto d'ora, i due si divisero tra di loro.
La donna stava sulle quattro zampe, accanto al clown, guardandolo con occhi famelici. Il sangue le colava dalle zanne potenti.
La bestia tossiva sangue mentre moriva lentamente. Gli mancavano gli arti, il naso era spaccato e un bulbo oculare gli penzoloni da un lato del viso sanguinante.
- Hehe... ho perso... chi l'avrebbe mai immaginato...
Addio compagna di giochi... mi sono divertito... - ridacchiando stanco per l'ultima volta, morì.
Il suo corpo continuava a perder sangue sul suolo, freddo e ormai senza vita.
L'albina, non felice ancora, alzò la mano e diede una zampata sul viso congelato di Laughing Jack, finendo di squarciarlo.
Sbuffó pesantemente e ringhió un'ultima volta.
- Che tu possa andare all'inferno. - gli augurò.
Si alzò per correre da Helfer che era ancora inconsce.
Andò da lui e lo prese in braccio.
- Andrà tutto bene... fidati... - lo teneva stretto a sé, mentre le zanne era gli artigli tornavano come prima e il suo corpo color del cioccolato emanava calore.
Il circo scomparve e tutto tornò alla normalità: era tutta un'illusione.
Erano nella camera del bambino.
Recuperò le armi di entrambi.
Dallo zaino prese il cellulare e chiamò d'urgenza la Fondazione.
Helfer non sarebbe morto tra le sue braccia. Non adesso.

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