L'edificio è decisamente enorme e ipertecnologico. La voce di Jarvis mi prende alla sprovvista, anche se non si rivolge a me.
"Bentornato signor Stark." La frase rimbomba nell'ingresso.
"Ciao Jarvis, come stiamo a bottiglie?" Chiede Tony dirigendosi verso l'ascensore. Si volta verso di me e mi fa cenno di seguirlo.
"Se per bottiglie intende champagne, vodka e alcolici forti, siamo come sempre ben forniti, signore." Risponde.
"Bene, facci trovare due Vodka Martini in salotto, per favore."
Tony entra in ascensore e io dietro di lui, preme un pulsante e saliamo. Il tempo trascorso lì dentro è come una tortura per me. Il continuo contatto forzato della spalla di Tony con la mia mi rende nervosa e tesa. Ogni muscolo del mio corpo è completamente bloccato e non riesco a muovermi. Le porte si aprono su un enorme salotto, al centro un divano da almeno dieci posti in pelle chiara è pronto ad accoglierci."Prego, siediti." Mi dice Tony mentre recupera i nostri drink dal tavolino lì di fronte. Mi accomodo sul divano e mi sento quasi sprofondare. È davvero confortevole e accompagnato al profumo che aleggia qui dentro mi fa rilassare.
"Dunque, dove eravamo rimasti?", Chiede, sedendosi e porgendomi uno dei due bicchieri. Annuso il contenuto, e oltre all'odore pungente del Martini e della Vodka sento che lì dentro c'è qualcos'altro.
"Eravamo rimasti che mi stavo scusando per il mio pessimo comportamento. Di solito reagisco così quando sono stressata o avverto un pericolo, anche se in effetti là dentro non ce ne sono, visto che siamo più o meno tutti sulla stessa barca." Rispondo, guardando il contenuto del bicchiere e muovendolo in modo da girarlo.
"Perché dici 'più o meno sulla stessa barca'? Chiede, cercando il mio sguardo. Alzo gli occhi e incontro i suoi, mentre cerco una risposta.
"Beh, c'è lo SHIELD..." comincio, abbassando lo sguardo "... e ci sono gli Avengers. Sono cose diverse. Figure pubbliche e organizzazione segreta."
"È questa la tua impressione?" Chiede, bevendo in un colpo il suo drink. Il suo tono è quasi accusatorio.
"Si, ma è solo un impressione." Rispondo.
Il silenzio che ne segue è carico di tensione, poi mi accorgo dell'ora. Sono le undici e mezza, e io dovrei già essere a casa, però mi rendo conto che stare qui è molto più bello."Perché non mi parli di te?" Mi sorprende avvicinandosi e ruotando il corpo verso di me. Faccio lo stesso e intanto assaggio il contenuto del bicchiere. Le nostre ginocchia si toccano, ma evito di darci troppa importanza. Comincio a raccontargli della mia vita, tralasciando il modo in cui sono stata allevata e soprattutto il luogo. Non mi sono mai aperta in questo modo con qualcuno, allora perché dovrei farlo con Tony? Forse perché in lui c'è qualcosa di diverso che mi spinge a dirgli ogni cosa, ma mi do una regolata, anche perché lo conosco appena. Parliamo per quelli che mi sembrano solo dieci minuti, poi mi ricordo di una cosa molto importante.
"Ti chiedo scusa per quella frase sui tuoi genitori. Non avrei dovuto, è stata davvero di pessimo gusto."
"Non ti preoccupare." Risponde, ma è visivamente scosso.
"E poi ti ho mentito." Proseguo, non ho il coraggio di guardarlo. "Nemmeno io ho più i genitori." Cerco di mascherare il dolore, cosa che di solito mi riesce molto bene, ma stavolta no, perché Tony se ne accorge e fa per prendermi la mano, indugia un momento e poi torna indietro. Realizzo che in realtà desidero quel contatto, che le sue dita si intreccino alle mie e che non si sciolgano. E invece mi allontano impercettibilmente di qualche centimetro.
Smettila.
Controllo di nuovo l'ora, l'una meno un quarto. È ora di tornare.
"Scusami Tony, ma è tardi ed è meglio che torni a casa." Dico, alzandomi e posando il bicchiere sul tavolino con tutto il suo contenuto. Guarda l'orologio anche lui.
"Hai ragione. Posso accompagnarti?" Chiede. "Non mi va di saperti in giro per New York da sola a quest'ora di notte."
A Tony Stark importa della mia sicurezza? Crede che non mi sappia difendere?"No, grazie, non voglio disturbarti."
"Sul serio, non c'è nessun problema. E poi non ho altro da fare." Risponde. Il suo sorriso è una delle cose più belle che abbia mai visto.
"Allora okay." Cedo, sorridendo a mia volta.
Entriamo nell'ascensore, che in un attimo è al piano terra."Tu aspettami qui, vado a recuperare un'auto."
"Dove vuoi che vada altrimenti?" Lo punzecchio. Schiaccia un pulsante e le porte cominciano a chiudersi. "Ah! Berlina o sportiva?" Chiede, un attimo dopo è sparito dentro l'ascensore.
"Sportiva!" Grido, nella speranza che abbia sentito. Due minuti dopo il rombo leggero di un'auto richiama la mia attenzione. Esco dalla Stark Tower e salgo sull'Audi R8 bianca che mi aspetta. Tony preme sull'acceleratore, ma senza che partiamo. Il rumore si diffonde per l'abitacolo e io sospiro, ho sempre adorato le macchine sportive.
"Non potevi prenderne una più silenziosa? Sveglierai mezza New York." Dico ridendo.
"Sei tu che mi hai detto sportiva. E poi New York non dorme mai." La sua risata è un suono cristallino, qualcosa di assolutamente perfetto che non ho mai sentito in vita mia. Parte sgommando, e io mi sorprendo a guardarlo. Guida con una tale sicurezza da mettere i brividi, poi con la coda dell'occhio si accorge che lo sto guardando e sorride. Mi volto di scatto verso il finestrino, nascondendo il viso al di là dei capelli. Sento le guance avvampare, un afflusso eccessivo di sangue là dove non dovrebbe esserci. Per fortuna nel buio non può vedermi. Qualche istante ancora e siamo sotto casa mia. Abbasso lo sguardo e cerco le chiavi nella felpa. Mi volto verso Tony. Nella flebile luce del cruscotto i suoi occhi sembrano ancora più grandi e profondi, come se oltre ci fosse un universo di cui nessuno è a conoscenza. Mi riprendo dal mio fantasticare e appoggio la mano sulla portiera dell'auto.
"Grazie del passaggio, è stato molto carino da parte tua." Sorrido.
"Grazie a te di aver accettato." I suoi denti perfetti splendono nella penombra.
"Buonanotte Tony."
"Buonanotte Jessica."
Esco dalla macchina e faccio per chiudere la porta, mi volto e mi abbasso in modo che possa vedermi.
"Solo Jess." Sorridiamo entrambi, chiudo la porta dell'auto. Entro nel palazzo e salgo i tre piani che mi separano da casa. Entro, accendo la luce e mi precipito alla finestra nella speranza di vederlo ancora lì, e infatti non sbaglio. Stava aspettando che entrassi in casa per andare via. Con un timido cenno della mano lo saluto e non appena coglie il mio gesto mette in moto e sfreccia via nella notte. Giro le spalle alla finestra, mi appoggio al muro e mi lascio scivolare giù fino a sedermi per terra.
Vorrei che fossi qui...
Aspetta, che?! L'ho pensato davvero? Stark mi sta facendo davvero uno strano effetto.
Sarà per via del sonno, saranno i pensieri o la giornata faticosa che qualche minuto dopo mi addormento sul pavimento, senza neanche aver trovato la forza di andare nel letto.
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Frozen Heart {Tony Stark}
FanfictionJessica "Jess" Black è uguale a Natasha Romanoff. Con la differenza che lei non è Nat. Ha i capelli rossi, gli occhi verdi, ed è una spietata assassina. A differenza di Natasha sa benissimo cos'è lo S.H.I.E.L.D., ci è andata di sua spontanea volontà...