Capitolo 7

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Una settimana.

È passata una cazzo di settimana da quella sera, da quella festa, da quel bacio. E Dio, non sono riuscita a togliermelo dalla testa. Tony è diventato un punto fisso. A qualsiasi cosa pensi c'è sempre un riferimento implicito o esplicito a lui.
Ho detto a Nat che mi sarei presa una settimana di pausa, scatenando la disapprovazione di Fury.
Il mio cellulare squilla tre volte al giorno da allora. È sempre Tony. Dai messaggi che lascia in segreteria mi fa capire che è dispiaciuto.

"Jessica, ascoltami ti prego. So che potrei sembrare un po' ossessivo, lo riconosco. Ma ti prego, possiamo parlarne? Ero ubriaco, ma questo già te l'ho detto. E mi dispiace. So che non avrei dovuto. Non voglio che la nostra amicizia sia compromessa a causa di....quello."

Sento le guance bagnarsi. Questo messaggio è proprio di adesso. Me ne ha lasciati pochissimi, solo due, uno tre giorni fa e uno oggi.

"Ti prego, Jessica."
Sospira.
"Non voglio perderti."

La sua voce viene interrotta da un bip prolungato che annuncia la fine del messaggio. E la stanza è di nuovo immersa nel silenzio. Nemmeno io lo voglio perdere, se è per questo. Ma deve capire che tutte le persone che mi stanno vicine si feriscono o muoiono, non c'è distinzione purtroppo.
E sfortunatamente la categoria delle persone a cui mi affeziono non è esentata dalla frase di prima.
Non sono neanche uscita di casa. Ho visto a malapena la luce del sole attraverso la finestra mentre tramontava, i miei occhi non sono più abituati a così tanta luce. Mi muovo in giro per casa come se fossi uno zombie, l'assenza di luce mi ha prosciugato le energie oltre al fatto che se non sto nel letto sono sempre seduta in poltrona con un barattolo di gelato in mano o roba simile. Non sono depressa, semplicemente affogo tutti i miei dispiaceri nel gelato. Ma vaffanculo, sanno nuotare.

Alla fine ho deciso di uscire, e di andare almeno a farmi viva allo SHIELD, quindi indosso una maglia, una felpa, un paio di jeans e un paio di All Star, recupero cellulare e chiavi di casa, che metto nella tasca della felpa ed esco di casa.

Salgo le scale dell'edificio, diretta all'ufficio di Fury. Incrocio tanti agenti durante il tragitto, mi salutano con un sorriso o un cenno della mano. Sono tutti così gentili qui...

"Ehi Jess!" La voce di Clint mi coglie alla sprovvista, riscuotendomi dai miei pensieri.

"Ciao Clint!" Dico, sorridendo. Mi si avvicina fino a fermarsi a un paio di metri di distanza.

"È da un po' che non ti vedo, che ti è successo? Stai male?"

"No, stai tranquillo, sto bene." Possibile che non se ne sia accorto? Sono sfrecciata via sotto gli occhi di tutti quando è successo.

"Jessica, ascoltami." So già cosa vuole dirmi, lo riconosco dal tono della voce. Comincio a camminare, infuriata. Stark lo ha mandato per supplicarmi di perdonarlo? Sono stanca di questi giochetti. Clint mi segue subito.

"Dai Jess, per favore! Non lo sto dicendo a nome di Tony, è un discorso che voglio farti da amico. Da quella sera non fa che pensare a te. Non ha più voglia di uscire o di lavorare alle sue armature, non l'ho mai visto così." Mi fermo di scatto, Clint rimane dietro di me. "È diventato impossibile stargli vicino, è un continuo tormento per lui, sta malissimo. E piange." Le sue parole mi gelano lì. Non so cosa dire, o cosa fare.

"Piange?" Chiedo in un sussurro.

"Ogni sera. Ne è pentito Jessica, tu non sai quanto. Ti prego, parlagli. Lui ci tiene troppo a te." È la cosa più bella che abbia mai sentito.
Svegliati Jessica, lui ha bisogno di te. Ti sei incazzata, e allora? Lui sta piangendo per quello che ha fatto, non te ne rendi conto? Apri gli occhi.
E in effetti apro gli occhi. Ho esagerato, sono sparita dalla circolazione per una settimana, facendo stare male l'unico uomo a cui tengo veramente. Perché si, a lui tengo tantissimo.

"Dì a Fury che da domani sarò di nuovo operativa." Dico a Clint, che è ancora dietro di me. Mi volto di scatto, lo supero e corro giù per le scale.
Sono già in strada, diretta alla Stark Tower. In giro non c'è nessuno, sebbene sia pomeriggio presto. Un minuto dopo sono davanti alla porta della Torre, che si apre sull'ingresso.

"Jarvis?" Chiedo, col fiatone. Non mi sono accorta di aver corso.

"Salve signorina Black." Risponde con gentilezza.

"Ciao. Tony è in casa?" Chiedo, mentre mi avvio all'ascensore.

"Si, il singor Stark è in casa, ma non vuole ricevere visite."

"Non mi interessa. Digli che voglio parlargli." Rispondo, mentre premo il pulsante dell'ascensore, le porte si chiudono e comincio a salire. Non mi accorgo neanche che le porte dell'ascensore si sono aperte. Esco sul cinquantesimo piano, dove c'è stata la festa, dove è il caos totale. Bottiglie di birra, Martini e Vodka sono sul tavolino al centro della sala, in piedi e rovesciate, sacchetti di popcorn di ogni dimensione e una scatola di antidolorifici e una di antidepressivi. A quella vista mi blocco. Clint non mi aveva detto delle pastiglie.

Complimenti. Stavi per mandarlo in depressione. Ottimo lavoro Jess, dieci e lode.

Una scintilla di panico mi attraversa, quando mi accorgo che lui non è qui.

"Jarvis?" Chiedo, a voce un po' alta. " Dov'è Tony?"

"È in camera sua signorina, sta dormendo." Risponde, in tono gentile. "Il suo però non sembra un sonno tranquillo."

Sollevo lo sguardo verso il soffitto, dove immagino ci debba essere Jarvis, ma naturalmente non vedo nulla.

"Cosa vuoi dire con questo?" Sento le lacrime salirmi agli occhi.

"Sono giorni che il Signor Stark ha gli incubi." La mano corre sul mio viso, mi copro le labbra, cado in ginocchio sul pavimento.
"Incubi su di lei, signorina."

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Okay, c'è un motivo per il quale vi ho fatto aspettare una settimana, e spero l'abbiate capito dalla prima frase del capitolo XD

Anyway, Kane_0042 tieni, non sclerarmi troppo per Tony e i suoi antidepressivi.

Alla prossima,

~Jess

Frozen Heart {Tony Stark}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora