Capitolo 1

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"Melanie" una voce soave con un accento spagnolo arrivò all'orecchio della ragazza,

"Honey" insisté quella voce familiare "tra poco saranno qui, forza" annunciò sospirando. Melanie aprì gli occhi,ma li richiuse nel momento in cui un intenso raggio di sole aveva accecato la sua vista. Si strofinò gli occhi e si stiracchiò.

"Buongiorno Melanie" ridacchiò Maria, l'infermeria, sicuramente per il suo aspetto poco presentabile e ,in risposta, Melanie la fulminò con lo sguardo. Non fraintendete, lei adorava quella robusta donna di mezza età, ma la mattina non era totalmente paziente con le persone, neanche con le più care. La donna si recò verso il misero armadio della ragazza mentre quest'ultima la seguiva con lo sguardo attento e vigile. Aprì le ante voracemente, cacciando frettolosamente un maglione bordeaux di almeno due taglie più grandi e un leggins nero. Poi, sempre sotto lo sguardo vigile della ragazza, raggiunse la cassettiera adiacente al letto, da cui Melanie non era intenzionata a scendere.

"Honey sbrigati, non c'è tempo da perdere" disse in tono frettoloso l'infermiera, in risposta Melanie sbuffò e alzò gli occhi al cielo, accompagnandoli con uno sbadiglio poco femminile. La donna, paziente com'era, si avvicinò a lei, le baciò la tempia sinistra e l'abbracciò, però Melanie non ricambiò. Maria, nonostante fosse abituata all'atteggiamento freddo della ragazza, ci rimase male, ma il suo sorriso caldo, invidiato dalla ragazza, ritornò in un battibaleno. Si staccò dalla ragazza, la prese dalle spalle e la guardò negli occhi: "Mel, oggi per te inizierà una nuova vita, quindi goditela al meglio" disse allargando il suo sorriso, anche se dentro era triste perchè sapeva che Melanie non sarebbe tornata spesso in quell'orrido posto dove, da quattro anni, era rinchiusa nel suo dolore e nelle sue paure.

"Tra mezz'ora esigo che tu sia pronta, okay?" avvisò con tono materno Maria, puntandole un dito contro e, in risposta, Melanie sorrise per l'atteggiamento della donna nei suoi confronti.Ma il sorriso sparì subito nel momento in cui le ritornò in mente la voce della madre ormai defunta, fu lì che le scese una lacrima ignorata da Maria, che se ne era appena andata via. Melanie cacciò via quel pensiero dalla mente e si recò nel bagno mal ridotto dove si spogliò, si fece una crocchia disordinata e si intrufolò nella doccia. Aprì il getto dell'acqua rilassandosi all'istante e cominciò a ragionare su cosa sarebbe successo quel giorno. Non sarebbe stato la solita giornata da affrontare: ovvero studiare, mangiare (o almeno provarci) e leggere tutta la serata. Quel giorno per lei sarebbe iniziata una nuova vita, o almeno è quello che le aveva detto Maria. Era tanto assorta nei suoi pensieri che non si accorse che stava facendo tardi, quindi afferrò in mondo poco femminile il docciaschiuma e lo spalmò su tutto il suo fragile corpo pieno di ferite, procurando un fastidio alla bocca dello stomaco a quella orrenda visione. Dopo cinque minuti si risciacquò ed uscì dalla doccia avvolgendosi in una tovaglia. Messo l'intimo si guardò allo specchio analizzandosi, come faceva sempre: aveva gli occhi castano scuro, un nasino alla francese, delle labbra carnose ma totalmente screpolate dal suo mordicchiarle e delle lentiggini piccolissime sparse per il viso. Quest'ultimo era molto sciupato a differenza di molti anni prima, quando era leggermente paffuto e, per la millesima volta, le ritornarono quei brutti ricordi, quelli che l'avevano rovinata, ma scuotè la testa e si concentrò sul da farsi. Si vestì e pettinò accuratamente i suoi lunghissimi capelli castani, per poi intrecciarli formando una lunga treccia. Uscì dal bagno trovandosi Maria con le valigie pronte per andare via. Quando si accorse della ragazza sospirò e, con un mezzo sorriso, l'abbracciò.

"Mi mancherai Honey" confessò la donna con la voce rotta dal pianto, in risposta Melanie la abbracciò per farle sentire che lei non si sarebbe dimenticata mai di quello che le aveva fatto in questi anni bui. La donna rimase sbigottita da quell'abbraccio ma si contenne e la strinse forte, per poi staccarsi e asciugare frettolosamente le lacrime per non farle vedere alla sua Honey, che fece finta di nulla distogliendo lo sguardo dall'infermiera.

"Ora..a-andiamo" balbettò e, singhiozzando, la prese per mano e insieme abbandonarono quell'insulsa stanza numero 123 dopo che Melanie le ebbe dato un pensieroso addio, o meglio arrivederci, in quanto, secondo lei, sarebbe ritornata presto. Le due donne attraversarono il corridoio lentamente senza staccare le loro mani unite, imboccarono un altro corridoio che portava dritto nell'enorme sala d'attesa. Quest'ultima era vuota, allora Melanie si rivolse a Maria, confusa quanto lei.

"Saranno qui a momenti, Mel" constatò Maria e si girò guardandola e sorridendo "Siamo in anticipo" aggiunse.
Mezz'ora più tardi Melanie e Maria sentirono dei mormorii, così si alzarono di scatto dal divano.
"Lui è qui, il ragazzo che ti accudirà è qui" all'infermiera si illuminarono gli occhi, mentre Melanie era rilassata finché un ragazzo non entrò dal corridoio adiacente a lei. Fu lì che a Melanie cominció a battere il cuore e il suo stomaco cominció a riempirsi di farfalle, che le succedeva? Scrutò il ragazzo con attenzione: era alto all'incirca un metro e settanta, vestito con una giacca leopardata, jeans neri strappati al ginocchio e i suoi capelli erano nascosti da un cappello messo al contrario nero, ma nonostante ciò vi si intravedevano dei ciuffetti biondo platino. Ma la cosa che affascinò la sedicenne fu il suo viso angelico: aveva gli occhi col caramello che emanavano serenità alla ragazza, un naso all'insù e della labbra che, Dio! La ragazza aveva voglia di consumargliele. Le labbra erano contornate da un leggero accenno di barba che lo rendeva ancora più perfetto di quanto già non lo fosse. Quando lo sguardo angelico del ragazzo trovò quello di Melanie una fitta si presentò allo stomaco di lei e le sue gote si tinsero di rosso fuoco, per un attimo la ragazza distolse lo sguardo da quell'angelo e si concentrò sui suoi accompagnatori. Alla destra del giovane c'era un uomo con una t-shirt arancione, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica, era alto, occhi castani, capelli molto corti e labbra carnose contornate da una evidente barba scura al contrario del giovane ragazzo. Alla sinistra di quest'ultimo c'era un ragazzo dalla pelle scura, occhi castani e senza barba, era vestito simile all'uomo di destra, ma la sua t-shirt era celeste. Era talmente occupata ad analizzare i tre uomini che non si accorse del suo avvocato/tutore.

"Buon giorno Melanie" sorrise cordiale, per poi passare lo sguardo a Maria "Buon giorno anche a lei " le sorrise, causando un leggero rossore sulle gote della donna, "Buongiorno " disse lei. Melanie osservó il suo avvocato, non era cambiato dall'ultima volta che si erano visti. Aveva i capelli grigi, baffetti lunghi tali che gli coprivano quasi totalmente il labbro superiore, era basso ed era vestito come tutti gli avvocati: giacca e cravatta. Era dolce ma noioso, molto noioso. Ancora una volta si voltò a guardare il ragazzo che le sorrise e si avvicinò a lei "Piacere sono Justin, Justin Bieber " fu così che, per la seconda volta, Melanie si perse negli occhi del ragazzo.

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