capitolo 24

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Capitolo 24

"Io e te non ci lasceremo mai, Melanie" Mick guardava un punto fisso davanti a sé serrando la mascella, quando però si accorse dello sguardo di Melanie sul suo viso si girò per guardarla e le prese delicatamente la mano "A costo di girare il mondo, io ti starò sempre vicino" accarezzò la piccola mano della cugina. Melanie intrecciò le loro dita portandosi alle labbra il dorso della sua mano per lasciarci un dolce bacio. Mick arrossì delicatamente e le regalò un sorriso appena accennato, l'ultimo sorriso.

La strada sembrava non finire mai, illuminata dai fari della Range Rover di Justin, Melanie poggiava il capo sul sedile ed era intenta a guardare distrattamente fuori, incapace di muovere un solo muscolo dalla troppa agitazione. Quel ricordo le faceva tremendamente male, la promessa di Mick faceva male. Pensava fosse morto, ma invece era solo scappato via senza di lei. "Siamo quasi arrivati" Ryan disse lanciando uno sguardo fugace alla ragazza nei sedili posteriori che annuì distrattamente e poi guardò Chaz, che era affianco alla mora per dargli il segnale a prepararsi. E, in tutta risposta, Chaz scoprì la pistola infilata nei jeans e coperta dalla giacca di pelle che indossava, segno che era pronto a qualsiasi cosa. Justin, che guidava la macchina, non aveva detto una parola ed emesso neanche un futile suono, serrava la mascella e stringeva fortissimo il manubrio. Aveva un brutta sensazione che lo innervosiva, Mick non gli piaceva per niente. Non solo perché era misterioso e non gli ispirava fiducia, ma anche perché era colui che avrebbe avuto la meglio sulla custodia di Melanie se solo avesse voluto. Quest'ultima era diventata troppo importante per il biondo e il sol pensiero di lasciarla a Mick gli infastidiva più di tutto. "bro" Ryan sussurrò in modo tale da farsi sentire solo da lui "calmati, non lasceremo che la portino via da noi" Justin accennò un sorriso, non era l'unico che si stava affezionando a lei. "Quel coglione può pure pregarmi, non la lascerò alle sua sporche manacce".

Mick aveva il battito a mille, stringeva la lettera come se farla cadere potesse sfrantumarla ed eliminare l'unica possibilità di riaverla. Chiamò tutti i suoi uomini e li informò di tutto. Forse finalmente era giunto il momento di cominciare una nuova vita con lei. Justin non era capace di prendersi cura al meglio di lei, e mai e poi mai avrebbe lasciato più la mora con il biondo. Quella sera l'avrebbe portata con sé e Justin Bieber sarebbe stato solo un ricordo. Sorrise al solo pensiero che poteva finalmente riabbracciarla, coccolarla e proteggerla da tutto ciò che le potesse far male. "Sto arrivando amore mio" sussurrò tra sé e sé "nessuno ci separerà più". Qualche ora dopo partì per il luogo dell'appuntamento, giungendoci in perfetto orario; infatti si trovarono subito difronte alle due ranger rover, tra cui quella familiare che apparteneva a Bieber. Le mani presero a tremare e dovette serrarle in pugni per smettere, le gambe erano gelatine e una scarica di brividi presero a correre lungo la sua schiena, l'emozione di vederla e perdersi nei suoi occhi era tanta. Bramava un suo abbraccio e un suo sguardo. Fu l'ultima a scendere e fu affiancata da molti uomini per una persona qual era, alcuni erano molto familiari tra cui Bieber. Certo, l'aveva visto infinite volte in TV, ma sembrava che non fosse solo la seconda volta che si vedevano per davvero. Ma scacciò via quel pensiero appena la vide chiaramente vicina, troppo vicina al biondo il quale le circondava le esili spalle. Cercò di mantenere la calma e rivolse la sua completa attenzione a Melanie. Quest'ultima guardava le sue scarpe come se, da un momento all'altro, fossero la cosa più interessante a cui dare la completa attenzione. Ma Mick la conosceva bene e sapeva che stava solo cercando di mantenere la calma.

"M- Melanie..." balbettò il cugino, lei alzò di scatto il viso bagnato dalle lacrime "Piccola sono qui, sono Mick" a quelle parole si nascose tra le braccia di Justin, lasciando attonito Mick. Perchè non correva ad abbracciarlo? Perché invece stringeva Bieber? "Melanie" la richiamò avvicinandosi di più ai due, ma ricevette l'ennesimo rifiuto. Si irrigidì e gli si mozzò il fiato "Melanie sono Mick, io.. ti prego non fare così.." strinse i denti per non piangere davanti a tutti "Principessa" a quel nomignolo Melanie rivolse di nuovo l'attenzione al moro e altri lacrime corsero via dai suoi occhi. "Mi dispiace, per tutto..." sussurrò "Ti avevo promesso che mai ti avrei lasciato, ma giuro che ho dovuto" cercò di giustificarsi "so che sei stata in clinica" a quel nome sussultò e si strinse saldamente un lembo della giacca di pelle di Justin il quale la teneva a sé guardando in cagnesco il moro davanti a sé.
"Di che ti meravigli?" Il biondo domandò acidamente
"L'hai abbandonata tutti questi anni in una merda di clinica" aggiunse stringendo la mora al suo fianco la quale rimase meravigliata dalle sue parole. "Ha tutte le ragioni per starti lontana" il silenzio prese vita tra le due gang.
Entrambi non avevano intenzioni di cacciare le armi se non nel caso in cui la situazione si complicasse. Melanie non doveva sapere che erano armati.

"Ho chiesto la tua opinione per caso? A me non sembra" Mick alzo un sopracciglio intimandolo a star zitto "Sono il suo tutore e, in quanto tale, ho il dovere di difenderla" la risposta ricevuta non fece che alimentare la rabbia ma sopratutto la gelosia del moro. I due si guardarono per intensi secondi e Melanie cominciò a tremare, odiava quella sensazione di indecisione. Una parte di sé voleva correre da Mick, l'altra stringere la giacca di Justin quasi a volersi proteggere. Ma da cosa? Era suo cugino, perchè proteggersi da lui? Forse era quell'aspetto da duro? Quel cambiamento radicale o quei tanti tatuaggi? Non lo sapeva. No, lo sapeva: aveva paura di non riuscire a fidarsi, di non riuscire a passare sopra a ciò che ha fatto. "Melanie" sussultò al suono della sua voce "Piccola sono stato ferito gravemente, pensavo di non farcela. Ma i miei compagni..." si girò per lanciare loro un'occhiata "mi hanno visto lì per terra, mezzo morente" i suoi occhi si fissarono in un punto fisso, colmi di tristezza . "Sono riusciti a guarirmi le ferite e farmi mettere in sesto" sospirò "nel frattempo ti ho cercato ed ho scoperto del tuo problema" sussurrò le ultime parole, per paura di ferirla, ma Melanie ormai conviveva con quella parola opprimente e non fece che stringerei denti per non cacciare ulteriori lacrime. "Io.. non sapevo cosa fare, avevo paura che potessi metterti nei guai ancora di più" a fermare il suo discorso fu il biondo con una ghigno.

"E quindi hai pensato:"bene, lasciamola solo in quella merda" disse acidamente Justin "dovevi proteggerla Mick, non lasciarla patire la solitudine" ruggì "che cazzo di uomo sei?" urlò facendo sussultare la ragazza che stringeva con tanta gelosia, la quale non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere. Justin aveva capito a pieno ciò che pativa in quella clinica. Non erano i controlli, le sedute dallo psicologo o le ore e ore in quella stanza fredda. Era la solitudine a mangiarla viva, a portarla sempre a quegli eventi raccapricianti. A ucciderla dentro.

"Mi hai rotto il cazzo Bieber!" urlò Mick e rivelò la pistola posta nelle tasce posteriori "taci!" la puntò alla sua testa respirando velocemente. Melanie si pietrificò alla visuale difronte a lei: Mick, una pistola, sguardo assasino. Si pietrificò a quella scena tanto da rendersi conto dopo che il biondo aveva cacciato a sua volta la sua. Gli uomini delle due gang erano pronti a dare fuoco al minimo segnale. Tutto si fermò per Melanie, tutto era a rallentatore. "Mick, che fine ha fatto il mio Mick?" pensò col cuore a pezzi.

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