Capitolo 19

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Venerdì 18 giugno 2013 ore 19.00
Il tramonto è sempre stato attraente, sfumature arancioni e rosa si alternavano tra loro e la quiete, nonostante il rumore delle auto lontane, era sempre nell'animo del biondo, sin da piccolo. Con i nonni materni  era da routine stare fuori di casa ad ammirarlo.
Non si stancava mai di quel fantastico scenario. L' alzarsi di un leggero vento lo riportò bruscamente alla realtà, fredda qual era. Era appoggiato di Schiena alla Lamborghini leopardato con la sigaretta tra le dita attendendo ciò che sarebbe successo di lì a poco.
"In ansia?" cercò di indovinare il biondo.
"No Ryan, adrenalina" lo corresse, aspirando per l'ultima volta per poi buttare a terra la rimanenza e calpestarlo con enfasi.
Tra poco la stessa fine l'avrebbe fatta anche il suo nemico.
"Avete le vostre pistole?" Domandò il moro il quale aveva preso la sua Pistola e chiuso lo sportello.
"Si" dissero all'unisono i compagni.
Dopo alcuni minuti un'auto si affiancò alla Lamborghini.
Adam scese insieme a sua moglie e sua sorella.
I capelli grigi di Adam brillavano sotto ai lampioni, insieme alle rughe intorno agli occhi.
"Scusate il ritardo, ma come ho visto non è ancora arrivato" si guardò intorno per essere certo che non ci fosse nessuno. L'avversario non era per niente sciocco, se avesse voluto sarebbe apparso dal cielo.
"Non ancora Adam" Justin rivolse uno sguardo alle donne affianco a lui.
"Signora Somers" rivolse alla rossa un gesto del mento in segno di saluto, lei rispose con un sorriso materno.
"Marianne" salutò allo stesso modo la sua allenatrice, Sorella del suo capo.
Gli passò in mente per un attimo il suo primo sparo con lei. I suoi primi lividi da lotta con lei.
"Justin" con lo stesso tono freddo ricambiò il saluto.
Era una donna Snella ma muscolosa dai tanti anni di allenamento. Nonostante l'età avanzata e i capelli quasi bianchi era sempre una bella donna. Molto diversa era la moglie di Adam, esile ma agile nelle armi. Essendo più vecchia della prima, la signora Somers o meglio Cheryl aveva le rughe più accentuate e il viso stanco da anni di guerra.

"Eccolo" mormorò Chaz con occhi vitrei e mascella serrata, in generale Chaz era il simpaticone del gruppo ma non quando si parlava di uccidere. Lì era tutt'altro che simpatico anzi, sembrava tutt'altra persona. Feroce e spietato.  Tutti si girarono verso la direzione in cui guardava il moro trovandosi il  gruppo rivale. 

"Ma guarda guarda" mormorò una voce rauca facendo alcuni passi avanti, lasciando mostrare il suo viso sotto alla fievole luce del lampione, posto sopra di lui "Voi sareste gli Hidden" suppose mostrando un ghigno. "Certo che per essere nascosti vi siete fatti scoprire" rise seguito dai suoi uomi rimasti indietro ad aspettare gli ordini del loro capo. 

Justin avanzò impettito verso il nemico, ma fu preso dalle braccia dai suoi compagni, Ryan e Chaz "Bro, non ancora" sussurrò Ryan mantenendolo saldamente. Justin digrignò mentre cercava invano di liberarsi dalla presa dei compagni, ostinati a impedirgli di riempire di pugni il vecchio davanti a loro. 

"Non ti scaldare Bieber" scandì bene il suo cognome lasciando inorridito il biondo "Che ti aspettavi? Che non sapevo che sei il grande Justin Bieber, re del pop? Pensavi davvero che quella futile maschera sarebbe stata utile per molto tempo?" lo schernì provocando la risata del suo gruppo. Adam rimasto muto ad ascoltare l'uomo avanzò al fianco di Justin "Cosa vuoi Vincent?" domandò con tranquillità, anche se negli occhi si poteva intravedere il famoso luccichio dell'odio e della vendetta. "Farsi vedere tranquilli è la peggior paura del nemico, piccolo Justin" gli diceva Adam quando aveva soltanto tredici anni. Ed era vero: Vincent era rimasto leggermente allibito, ma il suo tono rimase lo stesso "Voglio che tu mi dia il tuo territorio". Questa volta furono gli Hidden a ridere di gusto ma Adam rimase serio "Giammai" scandì per bene sillaba per sillaba. Vincent si irrigidì e serrò i pugni "Non ho altra scelta" scoccando le dita i suoi uomini tirarono fuori le pistole puntandole ai nemici. Quest'ultimi afferrarono le loro agilmente. La tensione era nella l'aria, pesante. "Dì addio a questo mondo Somers" e prima che tutto potesse essere fermato, si sentì un forte sparo. Adam chiuse gli occhi pronto a morire con dignità, ma non fu così. "No" mormorò sbigottito guardando la scena sotto ai suoi piedi "MARIEENNE!". Adam si inginocchiò vicino al corpo della cara sorella il quale respirava pesantemente con un proiettile conficcato al petto. Accarezzò il viso del fratello cercando di sorridere per tranquillizzarlo. Justin impietrito come tutti si riprese accorrendo alla sua allenatrice e prendendole la mano mentre gli altri uomini combattevano contro i rivali  "Marienne..." sussurrò. Voleva abbracciarla, voleva dirle che le voleva bene come una mamma o che sarebbe andato tutto bene, ma riuscì solo a guardarla ripetendo il suo nome. Marienne lo guardò "Addio piccolo Kidrauhl" disse per poi spegnersi per sempre. "Addio capo" mormorò il biondo "giuro che lui morirà, costi quel che costi" cercò con lo sguardo Vincent, ma egli era scomparso lasciando gli uomini finire il lavoro. Quella notte Melanie dormì nella clinica per la prima volta, sola e triste. Gli fu diagnosticata l'afasia, incapacità di produrre parole dovuta, in questo caso, ad un trauma psicologico. Nessuno seppe mai la sua storia, nessuno sapeva che era la figlia di uno dei più grandi criminali d'Italia. Vincent Russo.

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