Capitolo 6

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Stupido, si sentiva stupido. Si tirò le punte dei capelli dal nervosismo e girò per il salotto, cercando di non prendersi da solo a sberle. Si stava affezionando ancora e si era promesso di non farlo più. Non dopo averlo fatto una volta, non dopo lei. Guardò il tatuaggio che le aveva dedicato sul avambraccio e rise ironicamente. Selena Gomez gli aveva rubato il cuore. L'ha amata tanto, ma si sono lasciati ed è andato avanti. Ed ora ha paura, paura che quella piccola ragazza possa farlo innamorare ancora.
Non sapeva che fare, provava a non affezionarsi ma quegli occhioni lo incantavano ogni volta. Lo facevano impazzire. Si sedette sul divano, dove poco prima stava con lei e sospirò cercando di calmarsi e trovare una soluzione. L'aveva adottata per accantonare le sue malsane scelte che aveva fatto o almeno tutte..  che gli avevano procurato un forte mutamento, ora aveva deciso che sarebbe ritornato il Justin di prima.  Ecco perché decise di adottarla, per dimostrare che era maturato, era rinato. All'inizio voleva adottare una bambina, certo era cosciente che tra il lavoro e la solitudine sarebbe stata difficile. Ecco perché decise di adottare lei, Melanie. Aveva diciassette anni, era più facile prendersi cura di un adolescente. Il suo avvocato, il signor De Marino, gli aveva raccontato dettagliatamente la sua storia. A solo tredici anni dovette subire tutta quella sofferenza che le avevano procurato un forte trauma, che non la fece più parlare. L'immagine di una piccola bambina dai grandi occhi che subiva violenza da suo padre, si fecero spazio nella mente di Justin. Chiuse fortemente gli occhi, cacciando il pensiero e, senza saperne il motivo, si trovò difronte alla porta della sua camera. Rimase lì due minuti, aspettando di sentire qualche rumore, ma niente, silenzio tombale. Sospirò e si rese conto che era stupido entrare nella sua camera e disturbarla. Aveva visto la tristezza nei suoi occhi quando aveva allontanato la sua mano dal viso della ragazza. Era palese che aveva bisogno di attenzioni, di qualcuno che la amava. Ma lui era incompetente, non sapeva amare se stesso, figuratevi lei.
Certo, agli occhi delle sue beliebers, si presentava sicuro di sé, anche vanitoso a volte. Ma, in realtà, era molto insicuro. Strinse le mani in pugno, sbiancando le nocche e chiuse gli occhi cercando di non dare un pugno al muro.
"Cosa mi sta facendo?" quella domanda gli balenò per l'ennesima volta. 

E, per l'ennesima volta, non trovò risposta.

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