Uscii dalla scuola, con lo zaino su una spalla ed una mano in tasca. " Possibile che in questo posto, faccia sempre così freddo! Accidenti! ". Pensai, rintanandomi nel caldo del cappotto. Presi il viale che conduceva fuori del paese. Feci un po' di strada. Le case non si vedevano più ormai. Mi addentrai nel bosco. Mi piaceva di più il sentiero all'interno, piuttosto che la strada statale, asfaltata. Mi conciliava i pensieri, i ricordi. Adoravo lo scricchiolio dei miei passi sulle radici e sui ciottoli. Amavo il profumo del sottobosco, misto a funghi e terra. Camminavo, al chiarore di un debole sole, i cui raggi si infiltravano attraverso i rami ed imbiondivano le foglie, colorate dall'autunno. La mia logica, di tanto in tanto, mi faceva alzare lo sguardo, per tenere d'occhio la strada e per non perdermi. Ma la mia irrazionalità avrebbe voluto, invece, che io mi smarrissi, nel suono di echi lontani, di voci lontane, ma che mi erano così care. Ed erano ancora così vive, reali, dentro di me. Mi chiedevo per quanto tempo ancora avrei potuto trattenerle con me, prima che mi venissero strappate via dalla memoria. Perché non avevo registrato nulla? Le registrazioni che avevo, si fermavano alla mia infanzia. Quando si cresce ci infastidisce un po' essere ripresi per paura di perdere in naturalezza, in spontaneità. Ci si sente ridicoli. Quanto, invece, mi sarebbe piaciuto, ora, rivedere il mio recente passato, con i miei, quando ancora la spensieratezza e la felicità mi accompagnavano, prima di quel brusco risveglio. Il vento, attraverso le fronde, cantava la sua melanconica melodia. E, nei miei ricordi, affiorò, non so nemmeno perché, quello di quell'uomo, che mi guardava intensamente, prima alla stazione e poi davanti alla casa della zia Margie. Era lui che mi aveva fatto dimenticare, per un attimo, il mio dolore e le mie paure. Avvertii il disperato bisogno di rivederlo ancora. Ero completamente immersa nei miei pensieri. Alzai la testa, distrattamente e lo vidi. Di nuovo era lì, ad un passo da me, come se mi stesse attendendo, appoggiato ad un albero, con le mani in tasca. Non conoscevo nemmeno il suo nome, né sapevo quello che voleva da me. Mi sembrò ancora più bello, con i capelli biondi e sottili, illuminati da una luce quasi irreale e con le ciglia chiarissime, attraverso le quali si intravedevano quei suoi straordinari occhi azzurro-verdi. Ed ancora mi sorrideva, guardandomi, con il capo leggermente piegato in basso. Questo rendeva il suo sguardo ancora più intenso. Strano... Ora non sentivo più tanto freddo e la paura che avevo avuto, quando lo avevo incontrato, per la prima volta, era sparita, completamente. " Ciao Angie ". Sapeva chi ero. Come faceva a conoscermi? Il suono del mio nome, sussurrato, attraverso la sua voce calda, mi sembrò dolcissimo e meraviglioso. Avrei voluto chiedergli di ripeterlo e ripeterlo ancora, tanto era forte l'emozione che suscitava in me. Lo osservavo come si contempla un'opera d'arte, in silenzio assoluto, rapita completamente dalla sua espressione. D'un tratto, la mia attenzione fu attirata da qualcosa che scintillava al suo polso destro. Mi ricordai, allora di quel luccichio, quando lo vidi la prima volta alla stazione. Fui in grado di osservarlo bene, questa volta. Un bracciale di metallo, al cui centro spiccava un simbolo delicato, con le piccole ali, incise tra le volute di una spirale. Al di sotto della voragine una scritta in gotico: "Pro Bono Pacis". Fissavo solo questo ora, ricordandomi con paura dell'altro simbolo, terrificante, apparso poco prima di quello che stavo osservando adesso. Lui cercò di scuotermi. " Angie... Angie. ". Ripetè. " Ascolta, ma, ti prego, non lasciarti turbare da quello che sto per dirti... ". Ed esitò per un attimo, per proseguire subito dopo. " Tutto ti apparirà strano da ora in poi. Non ti sembrerà più lo stesso, niente ti sembrerà più come prima. Ma, allo stesso tempo, riuscirai a darti le risposte che stavi cercando dalla morte di tuo padre o forse anche da prima che ciò accadesse. Tutte le domande che ti ponevi quando eri su quel treno che ti avrebbe condotto qui, troveranno finalmente una risposta... Ma... Stai attenta. Io sarò sempre con te, anche quando non mi vedrai fisicamente, anche se solo mi sfiorerai con il pensiero." . Feci un passo in avanti, con una mano protesa verso di lui, quasi a chiedere di più. Quasi a volerlo accarezzare, per rendermi conto se fosse davvero reale. Ma lui si ritrasse. E sospirando, mormorò, con voce calda, di velluto : " Non puoi toccarmi, nessuno può farlo. Nemmeno io posso toccare te. E non puoi sapere quanto, invece, vorrei stringerti. Accarezzare i tuoi capelli lunghissimi. Quanto vorrei farti sentire il mio calore, il mio amore. Avrei voluto farlo, anche quella sera, quando hai ricevuto quella telefonata sulla sorte dei tuoi genitori. Così ufficiale, così asettica e così tanto spietata. Definitiva. Quanto desideravo, allora, come adesso, abbracciarti per non farti sentire tanto sola.Ma, non posso ". Abbandonò la testa all'indietro sul tronco d'albero su cui era appoggiato, socchiudendo gli occhi. Fece un respiro profondo e la sua voce divenne più profonda e preoccupata. " Angie, stai molto attenta, nemmeno Isadora può toccarti, né tu puoi toccare lei. Ma non immagini nemmeno quello che è capace di fare... ". Si interruppe per un attimo, scrutando lo spazio circostante, e terminò. " Mi raccomando, tieni gli occhi bene aperti... Ci rivedremo, ma, ora, devo andare". E, all'improvviso, non riuscii più a vederlo. Ma chi era ? Che cosa rappresentavano quei simboli, così diversi l'uno dall'altro?Simboli che mi suscitavano in me, reazioni opposte: l'uno di terrore e l'altro di amore e di pace. Che cosa aveva voluto dirmi ? E perché avrebbe dovuto mettermi in guardia ? In guardia, poi, da che cosa, Da chi ? E chi era Isadora ? Cercai fra gli alberi, rifeci un tratto di strada indietro, pur di rivederlo. A volte, trattenevo il respiro, per paura di non riuscire a cogliere il respiro leggero, sussurrato della sua voce. Fermavo i miei passi nel tentativo, vano, di riascoltare le sue parole. E non capivo bene per quale motivo, ora, non mi preoccupassi più per me stessa. Non stavo pensando, minimamente, alle sue raccomandazioni, né a quello che mi aveva detto. Non mi importava né chi fosse Isadora né quello che mi avrebbe potuto fare. Non avevo la benché minima idea di quale minaccia potesse essere e, francamente, non me ne importava... Avevo, perfino, scordato quei simboli... L'unico mio pensiero era per lui, per quelle sue mani affusolate, per quei tratti splendidi del suo viso e della sua voce, così teneramente preoccupati per me. Una sensazione, la mia, strana e trascinante. Frammista ad incredulità e meraviglia. Lo conoscevo appena, eppure gli avrei affidato tutta me stessa. La mia vita intera. Sarei stata così folle da seguirlo ovunque lui avesse voluto, ovunque lui mi avesse portato. Non mi era mai capitato di provare nulla del genere. Un'emozione talmente forte da togliermi il respiro, talmente travolgente da non riuscire a pensare ad altro se non a lui. Sapevo solo che non aveva importanza, per me, conoscere chi fosse veramente né sapere il suo nome. Avrei vissuto ancora solo per un attimo, solo per incontrarlo ancora una volta. E socchiusi gli occhi più volte, inalando l'aria profumata degli alberi, perché solo così avrei potuto richiamarlo alla mia memoria. Mi parve allo stesso tempo un sogno... Un sogno bellissimo eppure così reale. Era davvero reale ? Ma chi può dire qual è il confine, se mai esiste, tra l'immaginazione e la realtà, quando si è completamente immersi nella follia. Ed era vero che tutto ciò sembrava insensato, assurdo. E, come lui mi aveva annunciato, da quel momento, nulla sembrò più essere come prima, eppure tutto sembrò avere più senso, sembrò essere molto più facile da sopportare. Sembrò avere una esatta collocazione. Continuai per la mia strada e, mentre camminavo, seguitai nella irrazionale corsa dei miei pensieri. Al momento in cui avrei potuto rivederlo e riascoltarlo. Non potevo essere io a decidere, e, di nuovo, il destino era l'unico protagonista assoluto della mia vita. Quel destino, che, finora, era stato così spietato con me, privandomi degli affetti più cari. Proprio quel destino, ora, mi aveva regalato il dono più grande che avessi mai potuto immaginare: un senso tutto nuovo da dare alla mia esistenza e la speranza di ricominciare a vivere. Nel momento in cui odiavo tutto e tutti, ecco che iniziava a farsi strada, dentro di me, un sentimento assoluto... Da non lasciare spazio a nient'altro. Dolcissimo ed appagante, che non permetteva a nessun altra emozione di coesistere con esso. Ai fortunati che riescono a provare qualcosa del genere, mi sentivo di dire, di urlare che, anche solo per questo motivo, la vita valeva davvero la pena di essere vissuta. E che, più la mente si perde nella bellezza dei suoi pensieri e più intensamente si vola. Attimo dopo attimo, senza accorgersi nemmeno del pericolo del vuoto che è sotto di noi, perché siamo noi a non avere più timori e a non provare più freddo. Quando accade questo, ci sentiamo invincibili, più forti. Ed era davvero quello di cui avevo bisogno, in quel momento della mia esistenza. Non ricordavo da quanto tempo non mi sentivo così sicura di me stessa. Anzi, in tutta la mia vita, credo di non avere mai avvertito, dentro di me, tanto vigore. Ero davvero io a provare quelle sensazioni ? Mi sembrava tutto talmente assurdo, eppure così, inspiegabilmente, chiaro e perfetto. E da quel momento. Da quel preciso istante fui convinta che sarei stata in grado di fronteggiare qualunque avversità. Fui certa che più nulla avrebbe potuto sfiorarmi o farmi del male.
Dallo spazio delle illusioni: Ecco, finalmente, apparire l'uomo misterioso, che Angie aveva incontrato alla stazione e di fonte alla casa della zia Margie. Appare e scompare nel nulla. Di lui non si conosce nemmeno il nome, se non in un prossimo futuro. Bellissimo e affascinante, ma non è possibile sfiorarlo né toccarlo, come se non fosse fatto di materia. Particolare importante: il bracciale di metallo che porta al polso destro ritrae uno dei simboli, che Angie incontra sul suo cammino. Che significato ha quel simbolo e l'altro, quello inquietante? E chi è Isadora? Lo scoprirete leggendo... Non avete idea di quello che vi aspetta!!! Non dimenticatemi!!! Grazie per l'affetto che mi dimostrate!
Nell'immagine seguente al video di youtube: il personaggio misterioso, di cui conoscerete il nome, in futuro.
STAI LEGGENDO
Antiqua - Nihil est infinitum 1° libro della saga di "Antiqua"
Fantasy1° vincitore assoluto 2017 nella categoria "Fantasy" del concorso Italian Writers Awards, (vedi "And the Winner is" in "Believe magic award", capitolo dedicato a MDChiery, con intervista. 84° in classifica "Fantasia" il 24/12/2016 e 91° il 22/0...