Mi resi conto, con estremo dolore, che quella sarebbe stata la notte più lunga della mia vita.
Avevo di fronte una notte.
Ancora una sola notte.
E poi sarebbe finita...
In un modo o nell'altro.
Avrei voluto Gabriel al mio fianco, in quegli ultimi istanti.
Juan aveva lasciato a me il divano.
Mi venne vicino e mi coprì, premurosamente, con il suo grande cappotto.
Mi mise accanto, su una sedia, una tazza di thè fumante con qualche biscotto.
Mi rannicchiai in quel tepore.
Non volevo mangiare, ma bere qualcosa di caldo mi avrebbe fatto bene.
Aveva pensato davvero a tutte le mie esigenze.
Nel mio dormiveglia, mi accorsi che mi tolse dalle mani la tazza, ormai vuota.
E mi sembrò che mi accarezzasse i capelli, sussurrandomi sottovoce:
" Buonanotte...
Sogni d'oro, mio piccolo, grande angelo ".
Poi si accomodò, su una poltrona.
Prese, dal tavolo della sala dei professori, la tovaglia di panno verde.
E si coprì, alla meglio, lasciando scoperte le sue gambe, troppo lunghe, per l'esiguità del telo.
Mi intenerì.
" Che ragazzo straordinario " - pensai.
Se i miei pensieri non fossero stati così assorbiti da Gabriel, probabilmente, mi avrebbe completamente conquistata.
Ma, forse...
Può darsi, che una parte di me ne fosse già stata colpita.
Apprezzai il fatto che lasciò accesa la luce della lampada da tavolo.
Infatti, anche se quel mostro era stato temporaneamente accecato, lo shock subìto era stato troppo forte per poter rimanere al buio.
Non nascondo che faticai, non poco, a prendere davvero sonno.
Sarei stata molto più tranquilla ad avere vicino Gabriel.
Il mio Gabriel.
Era come se non fosse venuto per Isadora, ma per me.
Per colmare il vuoto che sentivo, dentro, da tanto tempo.
Riuscii, finalmente, ad addormentarmi.
E sognai di un destino che ci aveva fatti incontrare in un'altra vita e ci aveva predestinati a stare insieme.
Sognai ancora quelle sue mani, su di me.
Sognai, di nuovo, quell'abbraccio, nel bosco:
" Non ci lasceremo mai più ".
Mi mormorava teneramente.
" Ora che ti ho trovata, non permetterò più a nessuno di separarci ".
Aprii gli occhi, come quando sei convinta di poter manovrare i sogni, con la volontà, per fare in modo che accada tutto quello che, esattamente, desideri.
E lo vidi.
Voglio dire, realmente...
Lo vidi.
Chissà da quanto tempo era con noi...
Forse non ci aveva mai lasciato, neanche per un solo istante.
Gabriel era lì, nella sala dei professori, di quella scuola di provincia, dai mattoni rossi.
Seduto su una sedia, mentre guardava la luna, fuori dalla finestra.
Era seduto al contrario, con la spalliera della sedia di fronte a sé, sulla quale appoggiava i gomiti , con il mento chinato sulle braccia.
Sembrava dovesse rendere omaggio a quella luna che, l'indomani, sarebbe stata nostra alleata, in un piano che aveva dell'incredibile.
Lo osservai intensamente, come si fa con chi stai per perdere per sempre.
A lungo, immobile.
Respirando appena, per paura che quella visione potesse svanire di colpo.
Quanta amarezza, quanto dolore, nella consapevolezza di guardarlo per l' ultima volta.
I riflessi della luna lo rendevano ancora più bello ed affascinante del solito.
Mi chiesi quali fossero i suoi pensieri.
Di certo, non sembrava affatto impaurito né per la battaglia che avrebbe dovuto sostenere, l'indomani, né per il suo forzato ed imminente esilio, in una dimensione senza luce.
Anzi, aveva un'aria sognante.
Non sapevo spiegarlo, ma ebbi la chiara sensazione che provasse nostalgia di quel passato.
Come se l'emozione fosse talmente intensa da fargli volere la Voragine nera, vicino a sé.
Sembrava, perfino, un desiderio profondo.
E questo mi parve strano, irreale, perché, riflettei su come si facesse ad essere compiaciuti di tornare ad una vita eterna di tenebre.
Ma, come sempre, non siamo noi a poter decidere del nostro destino.
E, consapevoli o no, potevamo solo accettare con rassegnazione quello che ci veniva offerto.
Lui si alzò, mettendosi di fronte alla finestra, con il viso irradiato dal cielo reso più chiaro dall'alba che nasceva.
Ed ancora, mi sembrò di vederlo felice, estasiato e lo considerai assurdo per chi sta per affrontare una prova difficile ed un penoso viaggio senza ritorno.
Ma, forse, era il suo coraggio e la salvezza della terra a farlo sorridere, oppure era qualcos'altro.
Chi può davvero conoscere i pensieri più intimi di un'altra persona, se non siamo, spesso, nemmeno noi stessi in grado di comprendere i nostri ?
Ed io, osservando la sua fierezza, mi sentivo ancora di più inadeguata ed insicura.
Inadatta a svolgere il ruolo al quale ero stata chiamata per vincoli di sangue e di discendenza.
Come mi sentivo completamente indegna di stargli accanto, io, così incerta, così diversa da lui.
Così umana.
Io ero, indubbiamente, quella da salvare e non quella che correva in soccorso di qualcun altro.
Ma è pur vero che solo il tempo e le occasioni rendono giustizia all'uomo.
Seppure con tutte le sue mancanze ed i suoi difetti.
In quanto, anche dal più codardo degli uomini può nascere l'eroe.
E dalla debolezza più grande, a volte, può scaturire la vera forza.
Sarebbe bastato anche un solo suo gesto, per rendermi tale.
Anche un solo suo cenno, mi avrebbe aperto la strada all' audacia ed al valore.
Dallo spazio delle illusioni: dal più codardo degli uomini può nascere l'eroe e dalla debolezza più grande può scaturire la vera forza. Basta crederci... Basta volerlo.
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Antiqua - Nihil est infinitum 1° libro della saga di "Antiqua"
Fantasy1° vincitore assoluto 2017 nella categoria "Fantasy" del concorso Italian Writers Awards, (vedi "And the Winner is" in "Believe magic award", capitolo dedicato a MDChiery, con intervista. 84° in classifica "Fantasia" il 24/12/2016 e 91° il 22/0...