Capitolo XI ° La mia ombra- parte terza

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Io lo osservavo, mentre era così concentrato.

Intento a decifrare quella che sarebbe potuta essere la mia ultima occasione di vivere.

Avevo affidato tutto il mio futuro e la mia vita, nelle sue sapienti mani.

Ed, ancora una volta, come alla stazione, era lì per me, solo per me.

Come se, per lui, non esistesse nulla di più importante, al mondo, della sciocca e sconclusionata ragazza che aveva davanti.

Mi lasciai abbracciare dal calore del suo cappotto, chiudendo gli occhi e inalando il suo profumo.

Immaginai che fosse lui a stringermi.

Sebbene sapessi, perfettamente, che il timido e mite professore non lo avrebbe mai fatto, senza avere la certezza di essere amato a sua volta e di non essere respinto.

Poco prima, lo avevo ferito profondamente parlandogli di  quanto fosse affascinante Gabriel.

E, nonostante questo, il suo aiuto non mi stava venendo meno.

Come avevo potuto essere tanto cieca, così tanto insensibile da trattarlo, così spesso, con freddezza e distacco?

Non avrei mai potuto nemmeno immaginare di considerare, da un altro punto di vista, anche solo per un momento, il mio professore di storia.

D'un tratto, però, era cambiata l' opinione che avevo di lui.

Un riservato, impacciato e...

Splendido ragazzo, sempre così attento alle mie necessità.

Disposto a mettersi in ridicolo pur di non farmi preoccupare.

Pur di tranquillizzarmi, come quella sera di fronte alla casa della zia Margie, quando aveva inventato, goffamente, la storia della penna rossa.

Quanto caro mi sarebbe stato quell'oggetto.

Ora.

Sarebbe entrato, per intensità e priorità, tra le mie importantissime cose " da non gettare mai via, per nessuna ragione.".

Se solo avessi ricordato, quella sera, dove avevo buttato  via quella penna, trasportata dal mio disappunto.

Dando al professore dell'idiota, senza pensarci troppo, senza capire nulla di quello che stava succedendo, realmente.

Juan era sempre stato lì per me, pronto a venire in mio soccorso, se solo la situazione lo avesse richiesto.

Senza cercare né gloria, né ricompensa alcuna.

In ogni occasione.

Dimenticando perfino sé stesso...

Per me.

Nella nostra esistenza, esistono cose che si vedono perfettamente, alla luce del sole.

Hanno i contorni netti, ben delineati ed illuminati, talmente meravigliosi ed evidenti da non poter essere ignorati.

E poi...

E poi, esistono, invece, cose molto più nascoste, discrete, che riesci a scorgere solo al debole chiarore della luna.

Ma non per questo sono meno incantevoli, meno seducenti.

Hanno i chiaroscuri più sfumati, come in un dipinto leggero, notturno.

Hanno il sapore di echi lontani, ma indimenticabili, anche se non sono così appariscenti.

Juan era così.

E, tornai indietro con la memoria a quel primo momento, in cui lo incontrai, alla stazione.

Ricordai quanto avesse significato per me.

A tal punto da avere il desiderio, fortissimo, di rivederlo.

E mi venne in mente il mio rammarico di allora, per non avergli parlato di più, per non avergli chiesto chi fosse e  dove poterlo rintracciare.

Un incontro così fulmineo, così veloce da poter essere dimenticato quasi subito, dopo l' incontro con Gabriel.

Proprio come si è costretti a dimenticare la notte con l'arrivo prepotente del giorno.

Eppure era stato un momento attraente e magnetico, come quando la nostra attenzione è rapita da una stella cadente, che, scompare nel buio, ma non prima di averti donato, per un attimo, tutto quello che ha, la sua luce.

In un istante, ebbi la sensazione di risentire quel tocco magico delle sue mani sulle mie, mentre mi aiutava a raccogliere i miei appunti.

Ma che cosa mi stava succedendo?

Non riuscivo a comprenderlo nemmeno io.

Era mai possibile che potessi amare, contemporaneamente, due persone tanto diverse fra loro?

Come era potuto accadere di rimanere affascinati dal bagliore accecante dell'uno e dal discreto magnetismo dell'altro?

Non so per quanto tempo Juan analizzò quel testo antico.

Sapevo solo che io, per quanto ci provassi, non riuscivo ad allontanare il mio sguardo da lui.

Dallo spazio delle illusioni: Qualcosa e qualcuno stanno  entrando,  lievemente, nel cuore di Angie, come a volerlo proteggere e riscaldare. Anche il debole chiarore della luna riesce a sussurrare  quelle parole,  che vanno diritte all' anima,  senza troppo rumore, basta solo sapere ascoltare con maggiore attenzione.

Antiqua - Nihil est infinitum 1° libro della saga di "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora