capitolo 32

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Ero stupida a stare qui con lui.

Ma mentre camminavamo lungo le sale silenziose del museo, non potevo fare nulla tranne che sentire crescere il calore nel mio petto.

Lo guardavo ogni volta che potevo senza che lui lo notasse.


I miei occhi scesero lungo la sua immagine, la camicia aderente e i jeans. è cresciuto dall'ultima volta che ci siamo visti. Divenne più alto e i suoi lineamenti più netti. Zayn era più bello dell'ultima volta che ci eravamo visti, se era possibile, e mi fece male al cuore.


"Perché eri con Ciara?" chiesi improvvisamente, e la mia voce era troppo alta in quella stanza tranquilla. Parecchie persone si girarono verso di me e feci resistenza al rossore sulle mie guance.


"Mi ha invitato lei, per recuperare il tempo perduto" rispose a bassa voce "Perché tu eri con Harry?"


"Lui è il mio babysitter. Sono qui per il compleanno di mia madre. Ma non voglio vederla e presumo che neanche lei voglia vedermi. Quindi io ed Harry staremo in città fino al suo compleanno. Sarà un entra ed esci continuo"


Notai che si irrigidì accanto a me. "Non hai ancora parlato con lei da quando...?"


Da quando ha lasciato te e tuo padre? Non aveva bisogno di completare la frase per farmi capire cosa volesse dire.


"No"


"Mi dispiace"


"Non essere dispiaciuto. Hai tante cose di cui dispiacerti ma mio padre e Keith non sono una di quelle" risposi a denti stretti, osservando un misterioso dipinto di un paesaggio grigio, prima di me. L'artista era bravo, tratti lisci e una perfetta combinazione di colori. Era bellissimo nei modi più inquietanti possibili. "La vita è una cosa crudele. Le persone se ne vanno. Le cose cambiano. Ma il mondo non si ferma per nessuno, quindi non ho intenzione di piangermi addosso e di pensare che il sole non tornerà a splendere mai più solo perché un po di cose, che non mi piacciono, sono successe"


"Va bene essere tristi, dispiacersi. Ma le cose succedono, e il dolore è una reazione naturale. Non costringerti ad essere forte, Flore"


Risi, inclinai la testa per incontrare il suo sguardo pietoso. "Cosa faccio non i  miei sentimenti non ti riguarda"


Questo fece ridere anche lui.


Una sfida.


Quando un ghigno cominciò a formarsi sulle sue labbra, mi girai. Non potevo resistere alla vista del suo sorriso. Il suo bellissimo sorriso. Quei denti. Le ciglia scure e scintillanti... maledissi Dio per i suoi peccati. Lasciare che una sola persona fosse così bella è un peccato. Questo è il karma perché stiamo distruggendo la foresta pluviale? Darci Zayn Alexander  così che le nostre membra si dissolvessero sotto il suo sguardo, tremando con le farfalle?


Feci un passo avanti ma lui mi seguì. Il suo passo era più lungo del mio e io sentii il calore del suo corpo contro la mia mano, le sue mani mi circondarono la vita. Il suo odore mi inghiottì ed io mi sentii soffocare, e mi accaldi sempre di più secondo dopo secondo. La mia pelle formicolava nel senso migliore del termine. Lui ha sempre questo potere su di me. Mi accendeva. Finivo sempre tra le sue braccia.


Le sue labbra si posarono sul mio collo. Un semplice sfioramento. La sua mano era così calda, forte. Volevo che mi tirasse, volevo che mi toccasse, che sentisse più di me, che incantasse la mia pelle con la mia bocca--


"Sono ancora innamorato di te" sussurrò. Quelle parole, furono la mia rovina la prima volta, e lo sarebbero state anche la seconda, e avrei dovuto sapere che sarebbero state la mia rovina per la seconda volta. Non potevo stare senza di lui. Non potevo stargli così vicina.


Mi fece pensare a delle cose. Mi fece volere delle cose. Ogni volta che mi stringeva così ero mastice nelle sue mani, pronta e disposta ad essere tutto ciò che voleva, in qualunque modo voleva. Ero sua, completamente e devotamente.


Volevo essere di nuovo sua.


Volevo che mi spingesse nello sgabuzzino più vicino e--


Rabbrividii al pensiero, mordendomi le labbra.


Recuperando tutta la forza e il potere che avevo lo spinsi via.


L'azione non fu più di un alzata di spalle, un leggero spostamento delle spalle, un semplice strattone alla sua mano. Se voleva che stessi li, avrebbe dovuto resistere, tenere le braccia dove volevo che stessero, dove sapeva che io volevo che stessero.


Non lo fece.


Mi lasciò andare.


E il mio cuore affogò alla perdita del contatto.






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