Era tardi quando arrivammo a casa. Zayn ed io non pronunciammo nessuna parola da quando lasciammo il ponte di Brooklyn. Zayn voleva accompagnarmi alla porta ma rifiutai. Ho avuto la sensazione che lasciare che lui ed Harry si vedessero, con me al centro, sarebbe stato come buttare benzina su un fuoco già ardente. Non ero sicura di riuscire a sedare una lotta se uno avesse reagito. Quei due ragazzi erano entrambi testardi e determinati, e la colpa è della camicia con cui sono nati. I bambini che venivano dal denaro erano i più orgogliosi e i più arroganti. Non era una regola che valeva per tutti, ma per Harry e Zayn valeva sicuramente.
Volevo che mi baciasse prima di uscire dalla macchina.
Non lo fece.
"Buona notte" disse. Un gentiluomo, come sempre.
Quando entrai nell'hotel, Harry non era a casa e ne fui contenta.
Avrebbe avuto domande.
E io non avevo le risposte che voleva sentire.
Mi misi a letto e chiusi gli occhi. Non volevo pensare. Quindi mi addormentai.
Quando mi svegliai, erano passate nove ore, a un certo punto tra il tramonto e l'alba. Il cielo fuori era di un grigio scuro e nonostante fossero le ore del crepuscolo, la città stava ruggendo di vita, stava fervendo di vita nelle strade lì sotto. Potevo a mala pena sentire qualcosa da quell'altezza ma l'esistenza del brusio era impossibile da ignorare e la città era tutto tranne che tranquilla, anche a quest'ora.
Uscii dal letto, mi lavai i denti, il viso e mi vestii. Non sapevo dove fosse Harry e se era tornato la scorsa notte. Pensai di bussare alla sua porta per controllare ma non volevo svegliarlo perciò andai in cucina e mi versai in una tazza di latte e cereali. Mi sedetti accanto alla finestra, guardando come le persone della città si svegliavano, una dopo l'altra. Camere scure illuminate dalle luci, una dopo l'altra. I colori del sole sfioravano appena l'orizzonte.
Controllai il telefono mentre mangiavo.
Nessun messaggio da Zayn.
Il mio pollice si aggirava sopra il suo contatto e pensai di scrivergli. Ma l'orgoglio mi bruciava il petto e mi costrinsi a non farlo.
Non posso riportarlo indietro, sussurrò il mio giudizio. Ti ha ingannato. Non puoi solo perdonarlo e corre tra le sue braccia ogni volta che fatte le ciglia o ti sorride. Non mollare, Florence. Non mollare.
Ci stavo provando, ma stava diventando sempre più difficile ogni giorno che passava.
Non potevo allontanarmi.
Una possibilità. Solo una. Così saprò. Così non vivrò con il rimorso. Mi dissi. Una possibilità. Posso dargli una possibilità in più... altrimenti mi chiederò cosa sarebbe successo per il resto dei miei giorni.
Il mio giudizio ridacchiò. Stava alzando gli occhi al cielo, giudicandomi e guardandomi dall'alto come della sporcizia sulla sua scarpa, stupida, inutile."Florence? Sei qui..." la voce di Harry mi riportò alla realtà. Stava chiudendo la porta d'ingresso dietro di lui, con la giacca in mano. C'erano delle occhiaie sotto i suoi occhi.
Non ha dormito tutta la notte
Era fuori a cercarmi?
Avrei dovuto scrivergli che ero al sicuro e a casa la scorsa notte.
E se è stato tutta la notte a preoccuparsi?
"Mi dispiace, non ho chiamato"
Sorrise. "Nessun problema"
"No, sarei dovuta correre via da Z-"
"Ho detto nessun problema" Tirò la giacca sul divano e camminò verso di me, il sorriso era più ampio e profondo quando fu più vicino a me e i suoi occhi presero vita. Svegli. Attenti. "Pensavo che avessi passato la notte con... lui "
Scossi la testa e risi. "Per saltare nel suo letto dopo un giorno? Ho più rispetto per me stessa" A mala pena.
Il sorriso era così ampio adesso riuscivo a vedere i suoi denti bianchissimi che brillavano tra le labbra separate.
"Lo hai perdonato?" mi chiese Harry."Io...io non lo so" abbassai gli occhi. "Tutto ciò che so è che mi è mancato. Non ho mai capito quanto mi mancava fini a quando non l'ho visto al ristorante, fino a quando ho passato del tempo con lui"
"Lo ami?"
"Io...io non lo so"
Harry sorrideva ancora ma la sua mascella era stretta. "Mio padre e tua madre vengono stasera... Sono sul jet adesso. Dovrebbero atterrare prima di cena"
Il mio cuore perse un battito.
"Vuoi vederla?" mi chiese Harry, avvicinandosi. I suoi occhi mi scrutavano il viso per dei segni.
"Io... io non lo so"
Volevo correre, nascondermi. Scomparire nel nulla, lasciare che il terreno mi inghiotta. Non volevo pensare a mia madre, non ora, non quando la mia testa e il mio cuore erano già un casino per Zayn.
Cosa succederebbe se la vedessi di nuovo, dopo tutti questi anni? Non sentivo la sua voce di persona da così tanto.
Non la vedo da così tanto.
Una piccola parte di me andava contro l'idea di lasciarla entrare di nuovo, anche se una piccola parte di me ne gioì al pensiero, gioia, entusiasmo e il bisogno di correre giù e comprare il vestito più carino. Volevo che fosse fiera di me quando mi avrebbe visto. Volevo che gli si spezzasse il cuore quando mi avrebbe visto, quando avrebbe visto come sto bene senza di lei proprio come lei sta bene senza di me...
Le lacrime si formarono nei miei occhi ma le trattenni.
"Perché non dormi un po" disse, poggiando la mano sulla mia spalla. "Ti porto da qualche parte per un caffè e i pancake dopo. Pensa a ciò che vuoi, Florence. E ricorda, non importa ciò che decidi, sarò sempre qui a supportarti. Non giudicherò, te lo prometto"
Potresti non giudicare se decidessi di perdonare e vedere mia madre, ma giudicheresti se decidessi di perdonare Zayn e di dargli un'altra possibilità.
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Elites (+18) traduzione
Fanfiction"I soldi governano il mondo, non dubitare mai di questo piccola" Al destino piace giocare sporco e stravolge i nostri giochi. Il destino mi odia. Giuro. Non appartengo a questo mondo, non appartengo a questo mondo...Ma perché il destino insiste a ti...