Capitolo - 3

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Sono le 6.15 e ho già gli occhi spalancati da almeno almeno 45 minuti. Non voglio guardarmi allo specchio, ho paura di romperlo dato le miei potenziali condizioni da spaventapasseri ambulante con delle borse sotto gli occhi da far invidia a Dolce&Gabbana. Ho ansia. Tanta. Tantatantatanta ansia. Non mi sono mai considerata ansiosa ma nella vita si cambia. " Su Emma, alzati e vatti a dare una ricomposta" mi dico mentalmente. Confido nei poteri magici di una bella doccia bollente per risanare corpo e mente. Non credo di essere stata in condizioni così pietose nemmeno all'orale di maturità. " Bhe ovvio, cara Emma. Oggi non vai a fare una chiaccherata con i tanto odiati professori del liceo , no. Oggi vai a parlare con quel burlone di Andrea Agnelli , tutto lo staff , Massimiliano Allegri e tutta la squadra. Una passeggiata in discesa." Appoggio la fronte sulle mattonelle fredde della parete della doccia e il contrasto caldo freddo mi fa venire i brividi. Dopo 20 minuti decido che può bastare così e mi avvolgo il telo attorno al corpo cercando di non bagnare completamente il bagno. Passo una mano sullo specchio appannato rivelando il mio viso che sembra essere migliorato di quello 0,5 %. " Maledette occhiaie" borbotto. A piedi scalzi, perchè io e gli infratido o qualsiasi altra forma di scarpa per la casa non siamo mai andati di comune accordo, mi dirigo verso la sobria cabina armadio. Rimango ancora un pò incantata nel vedere tutto quello che mi circonda, ma cerco di scacciare la 14enne che è in me per far affiorare la 20enne sicura che sta per affrontare la giornata più importante della sua vita. Faccio scorrere le mani sui vari tessuti dei vestiti, sono perfetti. Mi fermo a fissare un abito lungo, va dal blu notte all'azzurro e lascia scoperta qualche zona della schiena. Per la milionesima volta esco da quell'incanto e con lo sguardo determinato cerco un qualcosa da mettere per il mio primo giorno di lavoro. Non ho la minima idea di come io debba vestirmi per questo lavoro. Poi dicono che le donne si fanno mille paranoie sugli abiti, vorrei vedere i cosiddetti uomini ad affrontare una situazione come questa. Opto per un pantalone? Una gonna? Look sportivo? Casual? Elegante? Sono nel pallone più assoluto. La situazione può risolversi solo in uno modo. " Dado, allarme 1-3-2 !!" urlo entrando nella camera degli ospiti al momento occupata da mio fratello. Accendo la luce e data la sua resistanza comincio a scuoterlo. " No mamma, non sono stato a rompere il vaso ... E' stata Emma!" frigna come un bambino. " Avanti Davide ! Allarme rosso!" "Chi? Cosa? Quando? Ma che ore sono?!" e guardando l'orologio momenti collassa. " Le 6.50 ?! Spero tu stia scherzando" e nel giro di 10 secondi comincia a russare di nuovo. " Al diavolo!". Torno così in camera mia lanciandomi sul letto ancora mezza svestita. Con la faccia sul cuscino caccio un urlo disperato, da pazza lo so, ma che subito dopo mi fa sentire molto meglio. Ho semi riacquistato la calma. Dopo 10 minuti ho scelto finalmente cosa indossare. E' stata dura, ma ce l'ho fatta. Gonna, camicetta bianca, giacca e un sobrio paio di tacchi non troppo alti, è comunque il primo giorno e data l'importanza della società ci tengo a far bella figura. Mi scrivo mentalmente un post-it per ricordarmi di chiedere poi come diamine dovrò venir vestita perchè una situazione del genere non può ripresentarsi ogni santa mattina. In uno degli scomparti della cabina armadio noto una serie di spille, in realtà noto quella della società, e così decido di appuntarla sulla giacca. Se scegliere i vestiti è stato complicato, per come sistemare capelli e viso non ci voglio pensare più di tanto. L'unica certezza che ho è che dovrò mettere un sacco di correttore sulle occhiaie per non far sappare i miei nuovi colleghi. Il risultato non è male per i miei standard, non sono una di quelle che si trucca tutto il giorno tutti i giorni. Al liceo non me n'è mi importato troppo e all'università mettevo giusto quel velo di trucco per non sembrare godzilla. Alle 8 finalmente Davide mi degna della sua presenza. E' ancora completamente rincoglionito, ma lo è sempre in fondo. " Vuoi che ti accompagno oggi?" mi chiede ancora assonnato. " Se ti va si, poi riparti e non so quando ci potremo rivedere..". Già chissà quando lo rivedrò. Con il lavoro è sempre super impegnato e per prendere questi tre giorni di ferie ha dovuto fare i salti mortali. Mi sale un pò di malinconia. Non averlo più tra i piedi sarà strano e difficile. D'ora in poi sarò sola. Comincio a preparare il caffè, mia unica manna dal cielo, e metto sul tostapane qualche fetta da ricoprire poi con la marmellata. Mentre Davide si abbuffa di cibo, io mi avvicino con la tazza di caffè in mano alla vetrata e ammiro il giardino esterno. Dio la luce è perfetta e non resisto dal correre in camera per prendere la Polaroid. Quando scendo le scale sento Dado ridere sotto i baffi. E' più forte di me, quando vedo qualcosa che mi colpisce devo immediatamente catturarlo per sempre. La fotografia per me è l'eternità. Rivivere quel momento per sempre, rivivere sensazioni, odori. Magia, semplice e pura. La carta fotografica esce subito e comincio a sventolarla. In pochi minuti il paesaggio compare sul pezzo di carta e con un pennarello nero scrivo nella parta bianca << DAY 1 >>. Attacco poi la foto sul frigo, dove andranno a finire tutte le istantanee fino a che non troverò un luogo più adatto dove metterle.

" Insomma, qual'è la macchinina che ti hanno concesso i boss?!" chiede Davide una volta usciti di casa. Abbiamo optato per andare con due macchine in modo tale che dopo avermi accompagnato lui possa ripartire per tornare a casa. " Non ne ho idea...". Clicco così il bottoncino di apertura della macchina e in quel momento per poco Davide non mi sviene: una Jeep nera parcheggiata dall'altra parte della strada si illumina. Non proferisce parola ma il suo incarnato parla da se. " Bhè , ci vediamo allo Juventus Center. Io ci vado con la mia sobria Jeep" lo sbeffeggio. Salgo in auto e la sensazione di essere una riccona mi pervade. Mi sento la regina della strada. Anzi no, la regina del mondo. L'ansia se ne sta andando piano piano, lasciando spazio alla vera me. Il TomTom è stato già impostato, sono stati salvati gli itinerari più comuni che dovrò percorrere in questo periodo, il che non guasta. Vinovo, arrivo.

La guida è stata piacevole per una che odia guidare. Abbiamo trovato subito posto, forse perchè sono appena scattate le 9. Tendo ad essere un pò maniacale con gli orari, lo ammetto. Davide mi si affianca e mi stringe la mano vedendo che sto guardando intimorita la struttura davanti a me. " Andiamo, sarai grande lo so". Entriamo dalla porta girevole e davanti a noi ci si presenta un bancone con su scritto accoglienza. La ragazza dietro la scrivania mi sorride dolcemente. " Buongiorno, sono Emma Arnaldi la nuova fotografa." dico con la voce un pò tremolante. " Buongiorno Signorina Arnaldi e benvenuta in Juventus. La stavamo aspettando.Se può attendere solo un minuto vado a prenderle il suo pass ufficiale con il quale avrà diritto all'accesso in ogni luogo del Center e dello Stadium." Sparisce nell'ufficio accanto e tiro un sospiro di sollievo. Davide non mi ha lasciato un momento la mano, è così premuroso. La ragazza torna dopo pochi istanti con in mano il MIO pass. " Eccolo qua! Se vuole può accomodarsi in sala d'aspetto in attesa della riunione". Annuisco per poi guardare Davide. La ragazza, pensando evidentemente che Davide sia il mio ragazzo, si alza e sparisce di nuovo dentro l'ufficio come per lasciarci un momento di intimità. Non appena chiude la porta della stanza mi lancio addosso a mio fratello, abbracciandolo più forte che posso. Cerco di trasmettergli tutto quello ho, tutto l'amore, tutta la gratitudine, tutto. " Andiamo, accompagnami all'auto." mi dice tra i capelli mentre usciamo dalla grande porta girevole. Prima che lui salga in macchina lo stringo ancora. " Grazie Dado, grazie di tutto" " Oh avanti, non piangere o comincio anche io e sai che non piango mai. Sai che non è un addio e sai che verrò spesso a trovarti. Fai la brava mi raccomando e non esitare a chiamarmi per qualsiasi cosa". Mi bacia i capelli amorevolmente e io non riesco a dire una sola parola, non mi era mai successo. Sale in auto e abbassa il finestrino per sorridermi ancora. Mentre l'auto di mio fratello si allontana nel viottolo lo saluto con la mano, mentre una lacrima solitaria mi riga il volto. La scaccio subito con l'altra mano notando che un auto mi sta venendo in contro. Prima che qualsiasi persona all'interno possa vedermi entro subito nell'edificio, saluto di nuovo la ragazza e mi dirigo verso l'entrata. Mostro il mio pass alla guardia, che con un buongiorno mi lascia passare e mi indica la sala d'attesa. Mi siedo composta, accavallo le gambe e aspetto. Alle 9.29 una ragazza,che avrà più o meno la mia età, esce dalla porta di fronte a me sorridendo. " Emma! Prego entra, la riunione sta per cominciare!". Ci siamo.

We keep this love in a photograph - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora