Capitolo - 9

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Comincia a far freddo e siamo solo a metà Ottobre, non oso immaginare cosa ne sarà di me a Dicembre. In bus è una bolgia, i ragazzi si stanno caricando per la partita di domani, la mia prima trasferta. Decido di mettere le cuffiette per allontanarmi dalla grida di questi pazzi furiosi.Le loro voci vengono sovrastate dai Green Day mentre il paesaggio scorre veloce dietro al finestrino. Vi appoggio la fronte calda che a contatto con il vetro freddo mi provoca qualche brivido. La testa mi esplode e sento le guance in fiamme. Chiara dorme profondamente nel sedile accanto al mio, deve aver fatto serata ieri. In lontanza sotto la musica sento chiamare il mio nome " Emma, stiamo arrivando", devo essermi appisolata anche io. Paulo mi sorride seduto accanto a me mentre sbatto più volte le palpebre infastidita dalla maledetta luce del pullman. Per un attimo mi chiedo dove diamine io sia e dove sia finita Chiara che però sento ridere poco dopo seduta sulle ginocchia di Alvaro. Fuori è buio, non ci sono più le giornate lunghe che tanto amavo. Davanti all'hotel sono appostate centinaia di persone in attesa dei ragazzi, sperando in un autografo o in un selfie. Mi sento strana sapendo di essere dall'altra parte questa volta, dopo due mesi ancora non mi sono abituata a questa vita. " Andiamo dai ..." mi incoraggia l'argentino mentre infilo il giubbetto di pelle nera forse un pò troppo leggero. Lo guardo bene e noto che i capelli non sono messi come al solito e così senza dir nulla li sposto per metterli meglio. Lui mi guarda squotendo la testa. " Che c'è ? Lo sai che sono maniacale su queste cose, le foto vengono meglio se li porti dall'altra parte." Mi aiuta ad alzarmi mentre il bus si ferma davanti all'ingresso dell'hotel. Prima di scendere prendo la reflex per scattare qualche foto dell'arrivo. Non appena esco dal bus vengo sovrastata dalle urla delle persone transennate. I ragazzi scendono lentamente dandomi modo di realizzare alcuni scatti. Qualcuno si avvicina ai tifosi concedendo selfie e autografi come chiesto. Tra tutte le persone però il mio sguardo viene catturato da un bambino: indossa la maglia numero 21, quella di Paulo, sulle guance sono dipinte due strisce, una bianca e una nera, in mano tiene un foglio con un pennarello nero nell'altra ma la sua voce è troppo esile per farsi sentire dai giocatori e la sua altezza non aiuta. Vengo presa da un non so cosa e decido di fare una pazzia anche se la testa continua a pulsarmi fortissimo. Mi avvicino al bimbo con un sorriso. " Ciao!" dico ma lui non risponde. " Vorresti un autografo vero? Che ne dici se andiamo a chiederlo direttamente ai giocatori?" I suoi occhi si illuminano subito. Guardo quello che deve essere il suo papà in piedi affianco a lui chiedendo il permesso di portare il bambino dai ragazzi. Incredulo acconsente. Gentilmente l'addetto che sta vicino alla transenna lo fa passare e solo dopo aver preso la mano fredda del bimbo vedo che tutti intorno si sono acquitati e ci guardano curiosi. Anche i giocatori si sono fermati e sui loro volti e su quello del mister è dipinto un sorriso. Sono leggermente al centro dell'attenzione ma guardando il bimbo emozionato accanto a me poco me ne importa. " Come ti chiami?" chiedo gentilemente " Lorenzo" risponde tremando mentre ci avviciniamo alla squadra. " Bene Lorenzo, adesso andiamo a chiedere l'autografo a qualcuno che ne dici?!" lui annuisce con forza portandosi l'altra mano alla bocca man mano che ci avviciniamo. Ad ogni firma che i giocatori fanno sulla maglietta il suo sorriso si allarga sempre di più fino a che non arriviamo a Paulo. L'argentino si abbassa sulle ginocchia " Hola, che bella maglietta" dice ma Lorenzo non risponde. " E' bravo questo Dybala?!" chiede poi e subito il bambino annuisce. Paulo firma la maglietta come hanno fatto in precedenza tutti gli altri. A quel punto Lorenzo mi tira la maglietta per incitarmi ad abbassarmi vicino a lui. Si avvicina al mio orecchio con le mani vicino alla bocca, come per dirmi un segreto. " Posso abbracciarlo?" cerca di sussurrare ma invano e io annuisco. E' un abbraccio dolcissimo e dai tifosi si innanzano urla e applasi. Approffitto per rubare qualche scatto a quel momento che sicuro Lorenzo ricorderà per sempre. Chiedo agli altri giocatori di avvicinarsi per poi fare una foto di gruppo una volta sciolto l'abbraccio. Lorenzo corre poi verso il padre emozionato ma prima di oltrepassare la transenna torna indietro. Mi abbraccia forte e al mio orecchio sussurra un timo ma riconoscente "grazie".

Un martello pneumatico mi sta perforando la testa. A cena non ho toccato cibo e adesso sto morendo di freddo. Cerco sollievo sotto le coperte mettendomi anche un cuscino sulla faccia. Sto per prendere sonno, anche se sono solo le 21.30, quando qualcuno bussa alla porta. " Che cazzo" dico tra me e me lanciando il cuscino che inevitabilmente finisce per terra. Come uno zombie mi alzo per andare ad aprire la porta e non mi meraviglio affatto di vedere difronte a me l'allegra compagnia dell'anello. " Wow ! Sei proprio secsi così " se la ride Simone beccandosi il mio sguardo omicida. " Che c'è ?" chiedo un pò burbera appoggiandomi allo stipite della porta come se fosse la mia ancora di salvezza. " Noi andiamo in camera di Paul a vederci un film , ti va di venire?" chiede Chiara dolcemente. " Mi dispiace un sacco ragazzi ma non mi sento molto bene ... sarà per la prossima " dico toccandomi la fronte. " Sei un pò pallida in effetti..." nota Alvaro. Sbatto più volte le palpebre per cercare di trovare rimedio al fatto che inizio vedere doppio, tutto gira un pò, le gambe diventano improvvisamente molli e piano piano i colori cominciano a sfumare verso il nero.

Mi sveglio improvvisamente nella stanza sprofondata nel buio; poca luce filtra dai buchi delle persiane alla finestra e una debole striscia se ne esce dalla porta del bagno, devo averla lasciata accesa ieri sera. Ma come ci sono arrivata a letto? Mi tocco la fronte madita di sudure per cercare di ricordare mentre esco dalle coperte troppo calde. Muoio di caldo e mi manca il respiro, così mi avvicino piano alla finestra per far entrare un pò d'aria fresca. La brezza frizzante del mattino colpisce il mio viso e mi sento un pò meglio anche se qualche brivido percorre la mia schiena. Un cigolio sinistro mi fa tornare alla realtà e quando mi volto verso il rumore vedo un esemplare di maschio argentino uscire dal bagno. Momento, momento, momento... Che succede? Indossa gli stessi vestiti di ieri sera e la sua maglia bianca è tutta stropicciata. " Ehi, ti ho svegliata, scusa" dice piano. " Come ti senti?" chiede poi con un velo di preoccupazione nella voce. Sono leggermente confusa, che diamine ci fa in camera mia? " Ehi ... un pò meglio credo. Ma cosa è successo?" chiedo tornando a sedermi sul letto per trovare un appoggio stabile. " Ieri sera avevi la febbre altissima, quasi 40 e sei svenuta. Ci hai fatto prendere un accidenti" " Ah..." rispondo un pò imbarazzata. " Io e Alvaro ti abbiamo rimesso sul letto mentre Chiara e Simone sono andati a chiamare Carlo dello staff medico. Ti sei ripresa poco dopo ma la febbre era talmente alta che hai cominciato a delirare". Spalanco gli occhi e una vampa di calore mi invade il viso dhe diventa rosso come un semaforo. Che avrò detto? " Tranquilla, solo parole a caso e senza senso, forse nemmeno in una lingua conosciuta all'uomo" sembra leggermi nel pensiero. " Alva voleva farti un video ma Chiara lo avrebbe ucciso" " Non ti ho detto che ho studiato l'elfico?" sdrammatizzo. " Ci siamo fermati un pò qui per controllare come stessi ma poi quei due sono crollati e quindi sono rimasto io..." il suo sguardo è rivolto verso il pavimento, l'imbarazzo colora anche il suo volto.

Paulo se n'è andato poco prima che Carlo tornasse in camera per controllare come io stessi. " La febbre è scesa Emma, ma hai ancora qualche linea. Per oggi niente lavoro , mi dispiace " " Cosa?!" chiedo sconvolta." Carlo ma non posso, John non è venuto, è la mia prima trasferta, per favore!" supplico ma invano. " Niente da fare, ordini di Max. John è arrivato poco fa, stai tranquilla. Vedila così : ti godrai la partita da bordo campo con in mano una bella tazza di thè caldo e un antipiretico nell'altra " scherza " Vai a mangiare qualcosa, hai bisogno di calorie e già che ci sei prenditi anche una bella spremuta. Ci vediamo allo stadio" e dopo avermi fatto trangugiare una Tachipirina se ne esce dalla porta della camera. 

We keep this love in a photograph - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora