E' lunedì. Io odio il lunedì e per di più oggi piove. La routine è ripresa normalmente dopo qualche giorno di pausa per il ponte dei morti. Chiara è super impegnata e, dopo un veloce caffè al bar, mi ha lasciato per rintanarsi in ufficio, promettendomi di scrivermi nel pomeriggio. I ragazzi ancora non sono arrivati per l'allenamento ma non credo di vederli dato che Lorenzo è malato e devo sostituirlo nel post produzione. Oggi si occuperà John delle foto. Sto per alzarmi quando mi sento chiamare da un inconfondibile accento francese. " Paul! Come stai? Come è andata in Francia?" chiedo felice abbracciandolo amichevolmente. Lui, lui si che mi aveva avvertita del fatto che sarebbe tornato a casa dai sui familiari. " Emma! Molto bene, ho anche rivisto la mia nipotina...". Mi rimetto seduta e lui mi segue cominciando a raccontare dei bei giorni passati a casa. " Paul! Andiamo forza!" trilla il mister dalla porta di vetro scorrevole. Paul mi rivolge un sorriso splendente per poi alzarsi e avviarsi al campo e anche il mister mi prima di seguire Paul verso il manto erboso. Ancora provo una strana sensazione, sono turbata e così per raggiungere l'ufficio dei due comari decido di passare dalla porta sul retro invece che dal campo.
Sono quasi le cinque e mi mancano poche foto da rivedere e pubblicare sulla pagina della squadra. Emanuele mi ha lasciata sola per andare da Lori e io ne approfitto subito per accendere un pò di musica. Amo la musica e mi aiuta nel lavoro, mi rende più creativa. La riproduzione casuale però mi tende un brutto scherzo facendo partire quella canzone. Quella canzone che ogni volta mi fa piangere, nel bene e nel male. Ogni nota trasuda perfezione, ogni nota tira una stilettata al mio cuore, ogni nota mi ricorda lui. Ed inevitabilmente ogni volta finisco per piangere. Già le sento, piccole goccioline salate rigare il viso accaldato. Così piccole ma così importanti. Così arrabbiate, così piene di risentimento. Così piene dei suoi occhi, così piene di quell'ultimo sorriso. Una ad una cadono sulla tastiera del pc di fronte a me, una ad una inondano i miei pensieri portandomi a quel giorno di tanti anni fa, a quel giorno che però sembra così vicino e che ancora fa così male. Tutto attorno a me perde di significato, non c'è più il lavoro, non c'è più la mia vita qui a Torino, non c'è più il rammarico, non c'è più la delusione.... Solo vuoto. E mi fermo, con ancora in sottofonfo la voce angelica che mi porta indietro nel tempo.Stringo gli occhi con un'espressione corrucciata, forse per scacciare i ricordi, per scacciare il dolore. Se solo Davide mi vedesse in questo momento. Odia quando mi succede ma non posso farci niente. Mi manca, mi manca mio fratello adesso. Mi mancano le parole di conforto che mi direbbe se fosse stato qui con me, mi manca il suo caldo abbraccio, mi mancano le sue carezze. E così come è arrivato questo immenso dolore se ne va via sciamando, con le ultime note.Quattro minuti interminabili. Quattro minuti che attanagliano cuore e mente ogni volta. Ma come sempre, dopo il grande dolore, sul mio viso ancora bagnato si dipinge un piccolo sorriso. Un sorriso dolcemente amaro perchè anche se per poco ho avuto l'occasione di ricordarlo, ho avuto il triste piacere di rivederlo nei miei ricordi, ho avuto l'onore di conoscerlo. Mentre asciugo gli occhi la mia attenzione viene catturata dal telefono che si illumina, è Chiara. Solo dopo averle risposto noto che si è fatto tardi e che è decisamente ora di andare a casa. Alzo lo sguardo verso il computer, l'ultima foto da controllare è la sua. L'espressione concentrata, il labbro inferiore stretto in un tenero morso. Gli occhi sulla palla e il piede che la colpisce forte. Lo fisso ancora per qualche secondo fino a che non mi bruciano gli occhi. Saperlo vicino e non averlo visto ancora, saperlo vicino e non averci parlato ancora, saperlo vicino con la consapevolezza che a lui probabilmente questo non importa.Mi arrabbio con me stessa perchè in fondo so che me la sto prendendo per niente, ma un pò fa male. Sospiro amaramente per poi chiudere il pc ancora con la pagina della foto aperta per metterlo dentro la borsa. Continuerò il lavoro da casa, adesso ho decisamente solo bisogno di un bagno caldo.
" Lo so Davide..." sospiro per l'ennesima volta. Dopo cena ho sentito l'enorme bisogno di chiamarlo, di sentire la sua voce, di immaginarlo vicino per un pò. Gli ho raccontato di oggi pomeriggio, gli ho raccontato il dolore e qualche lacrima ha fatto nuovamente capolino. " Mema, sono passati anni..." " Eh allora perchè fa così ancora tanto male? Perchè Davide? Non è giusto...." " Nulla è giusto al mondo ma devi accettarlo, lo devi fare." " Mannaggia a Rufus!" sbuffo cercando di slentare la presa che attanaglia il mio cuore. " Il resto che mi dici Mema? Come va il lavoro? Come va con Paulo ?" scherza cercando di cambiare discorso senza sapere di tocccare un altro tasto dolente. Percepisco il suo sorriso nel dire quelle parole. Adora e osanna quel ragazzo, non solo per il grande calciatore che è, ma per quello che è come persona. Chiunque ha l'opportunità di andare oltre l'immagine del giocatore rimane rapito dalla sua personalità, dal suo carisma, dal suo essere semplice e puro come l'acqua; dal suo sorriso sempre sincero, dal suo essere sempre di conforto, dai suoi occhi. Dannazione quanto mi manca. " Mh... domanda di riserva?" svio il discorso, ma lui non ci casca. Grazie a qualche divinità in quel momento suona il campanello; finalmente è arrivata Chiara, sono salva dalle domande imperterrite e dallo stra maledetto sesto senso di mio fratello. " Scusa Dado, è arrivata Chiara devo fuggire... serata tra donne!" la butto li. " Ahhh, allora chiudo subito" scherza. " Buona notte " " Buona notte Dado!" " Sappi che però abbiamo un discorso in sospeso io e te...." " Sisi, buonanotte" mi affretto io e chiudo la chiamata lanciando distrattamente il telefono sul divano.Mi scappa una risatina non appena la figura infreddolita di Chiara mi si presenta aprendo la porta. " Gesù pensavo fossi morta li dentro! Spostati che sto morendo di freddo!". La lascio passare con il sorriso ancora sulle labbra mentre lei si catapulta ancora vestita e imbardata verso il camino, posizionando le mani vicino al fuoco scoppiettante. " Siamo a Novembre, verso Gennaio che pensi di fare?" la prendo in giro. Lei mi guarda intensamente e con la voce più seria del mondo mi risponde " Bhè, li è un'altra storia. Hanno inventato il letargo apposta no?!". La stanza si riempe di risate dopo una settimana di silenzi, riflessioni, sospiri e lacrime. La guardo mentre getta alla meno peggio il cappotto sul divano e non posso fare a meno di ringraziare i santi per avermi fatto incontrare questa svampita.Ci sediamo sugli sgabelli della cucina mentre intanto l'acqua sul fuoco si scalda. Chiara mi fissa per diversi secondi appoggiando il mento sul palmo della mano e sorridendo non appena la guardo interrogativa. " Che c'è? La smetti di fissarmi in quel modo raccapricciante?" chiedo alla fine del lungo silenzio. " Oh la smetto, la smetto... Ma tu signorina mi devi raccontare un sacco di cose! E non me ne vado da questa casa fino a che non sento quello che voglio sentire" sghignazza. Eccola, uguale a quel rompiscatole di mio fratello. " Anzi aspetta, prima ti devo dire io una cosa , e credo proprio che ti piacerà!" urla mentre verso l'acqua nelle tazze. " Sentiamo allora..." " Bhe credo che tu sappia che tra poco è il compleanno di una certa persona....." comincia lasciando la frase in sospeso. " Mh.... e?" chiedo io titubante non cogliendo il punto della situazione, non connettendo davvero il cervello. " .... Insomma Alvaro ha pensato di organizzare una festa a sorpresa per Paulo! Eh per rendere il tutto ancora più sorprendente abbiamo pensato di far venire Antonella dall'Argentina! Non è una bomba di idea?!" !" continua tutto d'un fiato urlando al settimo cielo mentre io mi volto per porgerle la tazza fumante. In sottofondo intanto il rumore della porcellana che si infrange sul pavimento riempe la cucina.
>> Io vi giuro che non so come chiedere perdono..... Se sapessi l'aramaico, il celtico, il battelapesca vi giuro che ve lo scriverei anche in quella lingua. Vi dico non odiate il liceo perchè quando farete l'Università sarà tutto mille volte peggio. Mi prosciuga tutta l'anima e non ho mai tempo di scrivere anche se la scaletta è tutta pronta e scritta nel mio fedele diario. Come faccio se devo preparare tipo 8 esami in un semestre? Ho cominciato questo capitolo non appena ho pubblicato l'altro ma tra lezioni, esami e tutto il resto non ho avuto uno straccio di tempo. Non che ora ne abbia ma penso spesso a questa storia, a quanto davvero io voglia scriverla e a quanto mi sia affezionata ai vostri messaggi. Non vi assicuro un aggiornamento a breve perchè mentirei a voi e a me stessa .... Basta scuse adesso ! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che in un modo o nell'altro vi spinga ancora a voler sapere cosa accadrà. Avete capito qual'è la canzone che stravolge così tanto Emma? Cosa le sarà capitato in passato? Ho deciso che voglio sapere qualcosa su di voi quindi alla fine di ogni capitolo vi farò una domanda e se volete rispondere bhè sarò più che felice.
Qual'è la VOSTRA canzone preferita? Insomma quella canzone che senza non potreste vivere, che vi fa piangere o che vi fa ridere.... La mia è senza dubbio Give Me Love di Ed Sheeran.
A presto fanciulle, un bacione xx
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We keep this love in a photograph - Paulo Dybala
FanfictionMai avrei pensato che le mie due più grandi passioni sarebbero potute diventare il mio lavoro. E quella sera di due mesi fa, quando inviai quella mail, non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. Emma dovrà lasciare la sua famiglia, ma ne troverà...