POV PAULO
E' stata una mattinata orribile. Tutto è orribile ultimamente. Sono tornato a casa tardissimo questa notte, anzi questa mattina. Dopo essere stato a casa di Emma mi sono perso per le vie a camminare e a pensare. Non riesco a fare altro ultimamente e non so dove mi stia portando tutto questo rimuginare sulle cose. Non ho dormito un cazzo in sostanza e il mister stamattina dopo la conferenza me l'ha cantata tutta. Ha ragione però, non possiamo permetterci mai cali di tensione, dobbiamo essere sempre sul pezzo, sempre con la mente sgombra e concentrata sull'obbiettivo finale. Tra poco ci sarà anche la partita di Champions e devo restare lucido se voglio fare bella figura con la squadra e con i tifosi che mi hanno accolto quest'anno. Alla conferenza l'ho vista nuovo a distanza di poche ore, anche lei non aveva una bella cera. Avrà passato chissà che notte con quello li del bar, Matteo o come diamine si chiama non mi importa nulla. "Paulo ma ci sei?" alzo lo sguardo dai miei piedi e vedo Alvaro che mi guarda perplesso. Sono seduto sul macchinario per i pesi da almeno 10 minuti ma non ho combinato proprio niente. La stanchezza psico-fisica mi sta attanagliando e oggi non riesco a far nulla se non guardare il nulla più assoluto e cercare di mettere ordine tra i duemila pensieri che ho in testa. Antonella, Emma. Emma, Antonella. E non so cosa fare, non so se voglio capire fino in fondo questi pensieri e queste sensazioni. "Nah, credo che andrò a casa.... Sono troppo stanco oggi, non riesco nemmeno ad allenarmi" ammetto sospirando. Mi alzo velocemente prendendo asciugamano e acqua che avevo lasciato a terra e saluto la squadra con un gesto della mano. Oggi non ho parlato con nessuno e nessuno ha parlato con me, meglio così. Li sento bisbigliare alle mie spalle, staranno chiedendo sicuro ad Alvaro cosa sia successo ma nemmeno lui questa volta è al corrente di tutto. Mentre esco dal Center incontro nuovamente il mister che mi guarda con quel fare paterno... Quanto mi manca papà, quanto vorrei parlare con lui di tutto il casino che ho in testa. "Libera la mente Paulo..." dice mentre salgo in macchina.Nemmeno mi accorgo e già sono dentro casa. Lancio il borsone sul divano seguito poi dalle scarpe e dalla maglia. In casa ci saranno quasi 30°C, odio il freddo, e tutto questo tepore mi sta intontendo ancora di più. Senza neanche pensarci vado in camera e mi sdraio sul letto e non appena chiudo gli occhi cado finalmente in un sonno profondo.
POV EMMA
Paulo mi guarda ma non dice nulla mentre io rimango li ferma, quasi freezata come una ladra che è stata appena beccata. Non dice nulla ma apre un po' di più di porta facendomi cenno con la testa di entrare. Dentro è caldo, anche a lui piace tenere il camino acceso; la tv trasmette un documentario sugli squali, curioso dato che è una delle sue fobie e così sorrido tra me e me pensando di sapere anche questo suo piccolo dettaglio. Lentamente abbasso il cappuccio della felpa mentre dietro di me il ragazzo chiude la porta con lo stesso cigolio con cui l'ha aperta. Non so che fare, non so che dire. Il coraggio l'ho lasciato sull'uscio della porta, mi ha abbandonata improvvisamente. Mi guardo i piedi mentre anche lui sta in silenzio e questo rumore mi uccide. Prendo un lungo sospiro, se non parlo farò la figura della cretina, è ora di mettere un punto. "Paulo..." "Emma..." diciamo contemporaneamente e un sorriso si dipinge immediatamente sul mio volto. "Scusa, ti ho interrotto..." comincio "Prima tu..." dico guardandolo negli occhi. Riesco a vedere un po' di malinconia attanagliarli ancora, ma non come questa mattina. "No, prima tu... perché sei venuta?" risponde lui. Eh.... Perché sono venuta? Mi prendo qualche secondo per rimettere apposto le idee, come se fosse facile. Dovrei dirgli tuta la verità ma posso farlo davvero? Posso davvero mettermi in mezzo ad una relazione che dura da anni per cosa? Magari per lui sono niente, solo l'amica con cui guardare qualche film, solo la ragazza con cui condividere qualche pomeriggio quando non ha nulla da fare. Sono la fotografa che lo immortale mentre gioca. Non sono Antonella. Lui è corso da lei. Lui ama lei. Io sono nulla. Un'amica e basta. Ma non posso perderlo, non posso perdere l'unico che è davvero disposto a capirmi dopo mio fratello. E quindi sono venuta qui per raccontargli mezza verità. Perché meglio soffrire da sola, che soffrire in due o in tre. Prendo un respiro, le guance mi si arrossano un po', succede sempre quando devo parlare di qualcosa a cui tengo davvero. Espiro e chiudo gli occhi, non ce la faccio a guardarlo fisso, non posso adesso. "Mi dispiace Paulo... mi dispiace per quello che è successo in discoteca. Mi sono comportata come una stupida, una bambina di 15 anni lo so. Ma non ci ho visto più, lo sai come la penso quando ti comporti in quel modo e l'alcol non ha aiutato la situazione. Tu però ci sei stato comunque, mi hai raccolto in quello stato pietoso e mi hai portata a casa. Mi dispiace davvero. E ti giuro che sono stati i giorni più brutti di questo ultimo periodo. Non averti vicino mi ha un po' destabilizzata, non avere una spalla su cui piangere è stato brutto, davvero. E mi sei mancato da morire e mi dispiace per averti evitato in questi due giorni. Pensavo di farcela, di poter contare solo su Chiara, ma quando stamattina ti ho visto ho capito..." dico tutto d'un fiato. Lui mi guarda con nello sguardo un po' di curiosità e una strana luce. Ha le braccia rigide e incrociate strette al petto. "Hai capito cosa?" chiede facendo un passo verso di me. Chiudo nuovamente gli occhi perché voglio crederci anche io a questa bugia che sto per dirgli, ci devo credere anche io, per il bene di tutti. "Ho capito che un AMICO come te mi serve davvero".
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We keep this love in a photograph - Paulo Dybala
FanfictionMai avrei pensato che le mie due più grandi passioni sarebbero potute diventare il mio lavoro. E quella sera di due mesi fa, quando inviai quella mail, non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. Emma dovrà lasciare la sua famiglia, ma ne troverà...