Capitolo - 8

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Il "niente schifezze" di due sere fa si è trasformato in un pacco gigante di Haribo seguito da un pacco di grissini da intingere in un colossale barattolo di nutella. " Ti giuro che non voglio vedere più una caramella gommosa in vita mia" dico a Chiara mentre sorseggio la mia tisana depurativa sdraiata sul divano. " Ti capisco Emma, i ragazzi non hanno fondo, non si regolano!" risponde lei cercando di non far cadere le due fette di cetriolo che ha sugli occhi. " Mi ci voleva proprio questa serata tra ragazze. Non sembra ma essere l'assistente di Allegri è stancante a livelli cronici" aggiunge poi. " A te come va? Ti stai ambientando no?" " Sisi, mi piace seguire gli allenamenti e con i ragazzi mi trovo bene, sono simpatici" ammetto posando la tazza sul tavolino per evitare di farmi un bagno bollente alle erbe. " Alvaro dice che sei forte e Paul ti adora. Il piccolo argentino stravede per te .... " dice sollevando una fetta di cetriolo per guardarmi ammiccante. Rispondo con uno sguardo severo per coprire il rossore che ha coperto leggermente le mie guance. " Mi ci trovo bene, tutto qua. Abbiamo un sacco di cose in comune e ... niente. Tu piuttosto con lo spagnolo?!" rigiro la frittata. " Sai che le foto sono proprio belle? Un sacco di condivisioni e di like sulla pagina Fabook della squadra, cose da non credere!" " Non sviare il discorso Chiara!" mi lamento. " Mi ci trovo bene, tutto qua. Abbiamo un sacco di cose in comune e niente, cit" scoppiamo a ridere entrambe rischiando davvero di far cadere le tisane sul tappeto.

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" Questa? Che ne dici?" chiede Paulo indicandomi la lampada alla sua destra. " Mhm.... carina... forse...." " Oh Emma avanti, lo hai detto che ne so per le ultime venti lampade che abbiamo visto !" " Lo so, non ti avevo detto che sono una persona molto indecisa?" " No, hai tralasciato questo particolare" risponde dandomi una spintarella con la spalla. " Se avessi saputo sarei rimasto a dormire questa mattina..." aggiunge. " Ma se mi hai chiamato tu! E poi era quasi l'una, che concezione malsana hai della mattina?!" " Ehi, è il mio giorno libero !" mette su il broncio. Continuiamo a girovagare per il negozio tra uno scherzo e l'altro, una risata e l'altra." Basta, sono sfinita!" esclamo gettandomi sul primo divano disponibile chiudendo gli occhi. Solo quando li riapro vedo proprio di fronte a me la lampada perfetta. " Paulo... ci siamo" mi guarda perplesso ma dopo aver seguito il mio sguardo capisce anche lui. " Amen" risponde guardando il cielo. In quel esatto secondo il suo telefono comincia a squillare. " Hola nena!" esclama. " Son en el centro comercial con mi amiga ..." .Mentre lui continua a parlare con quella che deve essere Anto , mi fa un cenno indicando l'uscita. Mimo un ok e subito lui si dirige verso l'entrata del negozio. Involontariamente sospiro e dopo pochi secondi fermo un commesso chiedendo informazioni sulla lampada vista poco prima. " Ok perfetto, allora aspetto la consegna a domicilio tra qualche giorno" dico salutando poi il commesso che ha appena inviato l'ordine. Paulo è seduto sul muretto di fronte all'uscita, ancora al telefono dopo la bellezza di trentadue minuti. Mi avvicino quel pò che basta per lasciarli una presunta privacy ma che in realtà mi permette di origliare. " Cuándo vuelves? ..... Claro ... te quiero". Con la coda dell'occhi lo vedo rimettere il telefono in tasca e con tre passi mi raggiunge. " Fatto ?!" chiede e come risposta annuisco semplicemente. " Telefonata ultra costosa scommetto?!" scherzo. Non sembra cogliere l'ironia e quindi cerco di rimediare. " Come sta ?" chiedo gentilmente " Bene o almeno così dice..." i suoi occhi si sono rabbuiati un pò e capisco subito che qualquadra non cosa. " Ok...". Ci conosciamo da poco e quindi non voglio intromettermi in una relazione che nemmeno conosco. Dopo secondi di infinito silenzio mentre camminiamo verso la macchina lo sento sospirare. Lo guardo con fare rassicurante, non voglio obbligarlo a parlare ma si vede che non sa che fare. " Ok, mi ha detto che non sa quando tornerà di preciso e questa cosa mi da alla testa" sputa il rospo. "Mh.." dico io. " Come mh ?!? Che vuol dire mh ?!" " Non conosco la vostra storia Paulo, ma se vi amate che problema c'è?!" " Un puto océano !!" Le sue guance sono rosse per la rabbia e gli occhi verdissimi. " Okok, scusa" rispondo capendo di aver detto la cosa sbagliata. Per tutto il viaggio di ritorno non parliamo e la diventa situazione imbarazzante. Arriviamo di fronte casa mia e prima di scendere lo ringrazio per il passaggio ma lui sembra perso nel suo mondo di pensieri e non risponde.

Non so che fare. Dopo quasi un'ora e mezza il soffitto bianco non sembra più così interessante come prima. Il sole sta tramontando ma ancora fa caldo. Con uno scatto mi alzo dal letto ed entro nella cabina armadio decisa. Shorts, canotta e scarpe da corsa. Ci vuole una bella corsetta per scaricarmi un pò. Infilo tutto in pochi secondi, faccio una coda alta, cuffiette e sono pronta. Non sono mai stata un'amante della corsa, ma in questi momenti, quando sono estremamente nervosa mi aiuta sempre. Non ho idea di dove le gambe mi porteranno ma in questi giorni ho visto una strada che dovrebbe arrivare verso la campagna. Ci metto un pò a prendere il ritmo giusto, sono mesi che non corro. La coda oscilla ad ogni passo sbattendo contro le spalle seminude. In sottofondo i Thirty Seconds To Mars mi accompagnano. Il paesaggio intorno a me è incantevole e decido di fermarmi dopo minuti di corsa continua. Tolgo le cuffie e faccio un paio di respiri profondi beandomi dei raggi rossi del tramonto. Silenzio. Silenzio anche nella mia testa finalmente. Non ho idea di che ore siano e quindi decido di tornare verso casa. Le cosce tirano e quindi opto per una camminata veloce. Questo momento solo per me ci voleva, lontano da tutto, solo io e il mio respiro, la musica e l'aria aperta. Quando arrivo alla curva prima di casa vedo in lontananza la Maserati di Paulo. " Oh no ..." sussurro. Mentre mi avvicino cerco di capire il perchè sia qui mentre la parte più femminile del mio essere mi sta gridando anche in aramaico antico che sono in uno stato pietoso e che puzzo come una capra. Con il fiatone arrivo al cancello nero e vedo l'argentino seduto sulle scalette di casa. " Ehi ..." dico con il respiro corto togliendo le cuffiette e riavvolgendole accuratamente attorno all'I-Pod. Mi guarda sconvolto. " Tu!! Mi hai fatto prendere un colpo! Stavo per chiamare la polizia!" " Cosa?!" chiedo, non capendo. " Dove hai il telefono ?! Ti ho chiamata duecento volte e niente. Ho suonato duecento volte e niente. Dov'eri ?!". Il suo tono non piace affatto così decido di non rispondere e di andare direttamente ad aprire la porta. Lui si fa da parte per farmi passare e non appena entro in casa mi segue. Lancio tutto sul divano e per poco non lancio anche me stessa, sono stremata. " Quindi?!" insiste. " Ti vuoi calmare?! Sono andata a correre cazzo. E adesso vado a farmi una doccia." Salgo le scale due a due e lui rimane li un pò inebetito. Ma che vuole? Dopo la doccia, finalmente non più puzzolente, scendo al piano di sotto. Paulo è seduto sul divano con i piedi sul tavolino e il telefono in mano. Mi dirigo in cucina e aprendo il frigo gli lancio una specie di frecciatina. " I piedi dal tavolino almeno li puoi levare?!". Lo sento ridere sotto i baffi e per poco non sbrocco. " Che vuoi ?!" chiedo sempre con voce da stronza. " Da mangiare voglio un bel piatto di pasta" scherza ma non appena lo fulmino con lo sguardo di fuoco il sorriso furbetto gli scompare dal volto. " Parlare" sussurra allora guardandosi i piedi imbarazzato. Non rispondo subito ma come sempre la parte più buona di me vince sulla parte da stronza " Vieni dai, almeno aiutami a pulire le verdure". Sorride e con la testa gli intimo di raggiungermi dietro il bancone della cucina. Mentre cuciniamo, sorprendentemente sa come muoversi in una cucina, parliamo principalmente di cavolate senza mai toccare l'argomento che gli sta facendo scoppiare la testa : Antonella. "Ma come, non puoi mangiare solo l'insalata per cena" mi sgrida " Ho ancora la nausea da caramelle". Scoppiamo a ridere ricordando la sfida tra Alvaro e Simone a chi riesce a tenere più caramelle in bocca. Comincio a lavare i piatti mentre lui mi aiuta asciugandoli. E' giunta l'ora X. " Allora? Vuoi aspettare la mia vecchiaia ?!" intimo. Lui sospira una, due volte chiudendo gli occhi per prendere coraggio. " Ok...." silenzio. Lo guardo in attesa e finalmente si sblocca.

We keep this love in a photograph - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora