Non appena entro in sala per la colazione lo stomaco comincia a brontolarmi: ho fame, non mangio da ieri a pranzo. I ragazzi sono usciti presto questa mattina per le ultime direttive prima della partita che comincerà alle 12.30 e quindi ci siamo solo io e una coppia di anziani qualche tavolo più in la del mio. " Emma!!!! Oddio sei viva! Non sai quanto mi hai spaventata ieri sera! Non lo fare mai più!". La voce di Chiara è troppo squillante oggi ma vedo la preoccupazione nei suoi occhi. Mi abbraccia forte e ricambio con piacere la stretta. " Come stai?" chiede sempre apprensiva. " Meglio, ancora qualche linea di febbre, oggi niente lavoro" rispondo dispiaciuta. " La salute prima di tutto amica mia. Mamma mia dovevi vedere la faccia di Paulo ieri, povero: se io ho perso dieci anni di vita quando sei svenuta, lui come minimo ne ha persi trenta!" dice riempendosi il piatto di pancakes. " Si è apprensivo, forse un pò troppo..." rispondo io. In questi due mesi ho legato con tutti ma forse l'argentino è la persona con cui ho stretto un legame più forte. Dopo quella famosa chiacherata su Anto, qualcosa è cambiato. Passiamo un sacco di tempo insieme, quasi ogni suo giorno libero. Parliamo, parliamo di tutto, parliamo fino a tarda notte, parliamo fino all'alba e nemmeno ce ne accorgiamo, parliamo finchè non ci addormentiamo sul divano o sull'amaca in giardino. Ridiamo, scherziamo, viviamo. E' apprensivo, forse più di mio fratello. " Da quanto tuo fratello scherzando gli ha detto di tenerti sott'occhio quella sera a cena, cacchiarola, non ti si scolla mai. Chiede di te addiritura ad Alva quando non vi sentite,sperando che io gli abbia detto qualcosa!" quasi urla. " E' un buon amico" dico sorridendo, ripensando a quella cena di non molto tempo fa. "Sisi, proprio un buon amico" sghignazza la bionda a fianco a me mentre torniamo al nostro tavolo.
Lo Juventus Stadium è nel mio cuore, è meraviglioso, ma guardandoti tutto attorno, dal centro del campo, San Siro un pò ti leva il fiato. Tante volte l'ho visto in tv, ma nulla rende giustizia alla vista che ho da qui; mi sento minuscola, una piccola e insignificante formichina. Piano piano gli spalti si riempono, dal settore ospiti già ondeggiano bandiere bianconere, è stupendo vedere i tifosi così legati alla squadra quest'anno. " Bello vero?" vedo John accanto a me in mezzo al campo con la macchina fotografica già al collo. "Già..." " Come stai bimba? Carlo mi ha fatto venire un'infarto quando mi ha chiamato" " Meglio, solo febbre. Tutti la stanno prendendo come se avessi chissà cosa " scherzo. " Su entra dentro, non prendere troppo freddo " mi incita indicando la porta del tunnel che porta agli spoiatoi. Chiara è già li che mi aspetta con una gigantesca tazza di thè bollente. " Spero che sia Twinigs almeno!" dico con la voce da stronza e lo sguardo da VIP. " A cagare ti ci posso mandare adesso o preferisci dopo?" scherza anche lei. Bevo un sorso anche se la gola per poco non va a fuoco mentre in sotto fondo si sente un " Merda, merda, merda". Scoppio a ridere come una bambina di cinque anni e poco dopo la mia risata viene seguita da quella della bionda. " Si, lo fanno ad ogni partita. Ringrazia Simone per queste perle!". Poco dopo i ragazzi escono per fare riscaldamento ma prima di entrare in campo mi accerchiano letteralmente. " Emma, ma cosa combini?! Come stai?" chiede Claudio preoccupato. " Come stai?" si aggiunge Paul seguito dalle trecento domande degli altri. " Almeno hai ripreso colorito, ieri eri un lenzuolo!" sorride Simone. " Nah, tutto merito di Chanel e del suo costosissimo fondotinta e blush" rido io vedendo titubanza nei lori occhi non appena nomino i due cosmetici. " Allora?! La lasciamo in pace questa povera ragazza e andiamo a fare riscaldamento o preferiamo prendere un thè con i pasticcini?!" la voce di Max interrompe il silenzio ma sotto quella frecciatina benevola nasce un sorriso. " Arriviamo mister !" urla Gigi. I ragazzi corrono attraverso il tunnel per raggiungere il campo, ultimo della coda Paulo che passando mi fa l'occhiolino seguito da una linguaccia. " Corri screanzato !" ribatto io mentre lui esce. Assisto al riscaldamento da bordo campo e vedendo John scattare un'infinità di foto mi viene quasi da piangere. E' freddo ma in cielo non c'è una nuvola, la luce è divina. Non resisto, è più forte di me: tiro fuori l'I-Phone e scatto qualche foto come amara consolazione. Qualcuna viene mossa e maledico Apple mentalmente ma altre vengono abbastanza bene. Con un leggero broncio mi dirigo verso la panchina da dove guarderò la partita: ho dovuto pregare Max in tutte lingue del mondo dato che non voleva per paura di una mia ricaduta. E' una sorta di papà, a volte è duro si ma vuole bene a tutti e ci tiene davvero. Scambio quattro chiacchiere con Stefano, che entrerà probabilmente nel secondo tempo, mentre aspettiamo l'inizio della partita. Manca davvero poco e i ragazzi rientrano per cambiarsi la maglia. Paulo è sorpreso nel vedermi in panchina vicino agli altri e così, da idiota qual'è, mi lancia in faccia la sua maglietta completamente bagnata e puzzolente. " Gesù, sei scemo? Così muoio davvero !!!" sbraito io mentre lui ovviamente ride a crepa pelle. " Farai meglio a segnare Joya dei miei stivali o ti levo il saluto!"
L'arbitro segna la fine del primo tempo fischiando due volte come suo solito. Siamo sotto di un goal, segnato per una svista epocale; è una partita nervosa, maschia, per niente facile. La faccia di Paulo è la più nera e cupa tra tutte quelle affrante dei ragazzi. Ha speso un sacco in questo primo tempo, ha cercato in tutti i modi di arrivare allo specchio della porta ma niente. So che in questo momento starà pensando il peggio di se stesso, è molto severo nei suoi stessi confronti. E' testardo, ottuso e autocritico a livelli impensabili quando ci si mette. Rientriamo tutti dentro, il mister segue i ragazzi nello spoiatoio mentre io e Chiara ci fermiamo fuori. " Saranno quarantacinque minuti di fuoco i prossimi" ammette la ragazza sospirando. " Già, sono tutti nervosi. Ma me lo sento Chiara, questa la vinciamo, lo vedo negli occhi dei ragazzi" " Speriamo Mema, speriamo." La porta si apre con uno scatto e piano piano la squadra esce. Gli avversari stanno già entrando in campo pronti per il secondo tempo. " Daje ragaaaaa!" urla Leo per incitare i compagni che cominciano a dirigersi verso il tunnel. Lo sguardo dell'argentino è ancora cupo, triste così mi avvicino a lui. " Ehi" sorrido " Ehi "risponde apatico. " Ok. So cosa stai pensando di te stesso e non far finta di non sapere a cosa mi stia riferendo. Ce la puoi fare Paulo, lo vedo nei tuoi occhi, credici anche tu. Testa, cuore e grinta!" dico toccandogli affettuasamente i capelli e il petto. Lui non risponde, ma una risposta non mi serve perchè ora i suoi occhi dicono tutto. " Prendiamoci questa vittoria".
Sono passati dieci minuti dall'inizio del secondo tempo e ancora il risultato non si sblocca. Comincio ad innervosirmi anche io e tutti sulla panchina lo notano. " Mema calmati!" cerca di tranquillizzarmi Alvaro " Ma calma cosa?! Quello era fallo cazzo!" sbraito. Tutti ridono e forse li capisco: una ragazza con la febbre a 38 in panchina che sbraita contro l'arbitro non si era mai vista. La partita la stiamo facendo noi nella metà campo degli avversi che credendo di aver già vinto sono meno concentrati e precisi. I ragazzi sono carichi, la difesa è solida e impenetrabile, lo sguardo è guerriero. Finalmente l'arbitro fischia fallo e calcio di punizione al limite dell'area degli avversari. La distanza è quella giusta e infatti Paulo si avvicina alla palla mentre il portiere sistema la barriera. " Me lo sento Alva, è suo questo" dico incrociando le dita. L'arbitro fischia, Paul e Paulo si scambiano uno sguardo d'intesa. Parte Paul con una finta seguito subito dal piccolo argentino. La palla perfora la barriera, il portiere si lancia ma nulla può. Schizzo in piedi seguita da tutta la panchina che urla con me : rete. Paulo esulta insieme ai ragazzi in campo, finalmente sorride. Il tempo scorre sul cronometro e non manca troppo alla fine della partita. Sotto direttiva del mister Alvaro si va a scaldare, Mario ha preso una brutta botta e non riesce più a correre bene.Il cambio arriva poco dopo. Arriviamo ai minuti di recupero e la situazione rimane ferma all'1-1. " Ma cazzo, forza ragazzi!!!" urliamo in coro io e Chiara. Proprio in quel momento Daniele ferma l'avversario che si era avvicinato pericolosamente alla nostra porta: parte il contro piede. Paul è un fulmine, attraversa il campo per poi crossare verso Paulo che ne dribla tre. Vedendo lo spagnolo al suo fianco gli passa la palla tagliando gli avversari e avvicinandosi di più alla porta. Con una finta Alvaro chiude il tringolo restituendo palla alla Joya che senza pensarci due volte piazza la palla proprio li, all'incrocio dei due pali. Il settore ospiti esplode letteralmente, io salto in piedi dalla felicità. E in quel momento, invece di festeggiare con i compagni Paulo corre verso di me, un sorriso a trentadue denti da togliere il fiato. Mi avvicino correndo anche io fino a che non sento le sue braccia intorno alla mia schiena. " E' tuo Mema, il gol è tuo! La vittoria è tua!" sento dirgli poco prima di essere sommersa dall'abbraccio di tutti gli altri.
STAI LEGGENDO
We keep this love in a photograph - Paulo Dybala
FanfictionMai avrei pensato che le mie due più grandi passioni sarebbero potute diventare il mio lavoro. E quella sera di due mesi fa, quando inviai quella mail, non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. Emma dovrà lasciare la sua famiglia, ma ne troverà...