Otto

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Tutti i semidei del campo Mezzosangue erano sulla collina vicino all'albero di Talia.
Aspettavano con ansia l'arrivo dei compagni del campo Giove.
Appoggiati al tronco del pino, un po' in disparte, c'erano Annabeth, Nico, Percy e Piper.
La figlia di Poseidone stava chiacchierando allegramente con Apollo sotto un altro albero, seduta sulle sue radici.

Un'improvvisa folata di vento fece sbilanciare Percy. "Bro!" Urlò qualcuno dall'alto.
Percy alzò lo sguardo e vide Jason Grace planare verso di lui.
Appena poggiati i piedi a terra Percy gli saltò addosso "Bro!"
I due si abbracciarono calorosamente. Il figlio di Poseidone fece in tempo a spostarsi che due secondi dopo anche Piper si lanciò verso Jason.
Ai piedi della collina, intanto, avevano parcheggiato un grande numero di Suv, da cui avevano iniziato a scendere i semidei Romani.

Da una macchina più grande scesero i due pretori, e un centurione.
I tre risalirono velocemente la collina per poi lanciarsi tra le braccia degli amici.
Hazel e Frank, a turno, vennero stritolati da tutti.
Nico sorrise, timido, a Reyna.
La pretore lo abbracciò d'impeto e il figlio di Ade, dopo un momento di esitazione, ricambiò l'abbraccio.

Percy fece l'occhiolino a Jason "Bro, ti devo raccontare delle novità."
Gli parlò della punizione di Apollo, indicandoglielo poi con un cenno del mento.
Jason notò la figlia di Poseidone, quella ragazza aveva qualcosa di familiare.
I gesti, la postura composta... Li aveva già visti.
"Chi è la ragazza con cuoi sta flirtando?"
Percy avvampò "Non stanno flirtando!"
"A me sembra proprio di si, invece." Ribatté il figlio di Giove.
Percy sbuffò e si avvicinò ai due, subito seguito da Jason.
"Ragazzi." Li chiamò il figlio di Poseidone.
Il dio si aprì in un sorriso che andava da un'orecchia all'altra.
"Fratellino!" Urlò rivolto a Jason "Che bello rivederti!"
"È un piacere anche per me, divino Apollo." Rispose Jason inchinandosi.
"Oh non ce n'è bisogno." Minimizzò il dio con un cenno della mano senza perdere il suo caratteristico sorriso.
"Ora sono mortale e bla, bla, bla. Ma apprezzo il tuo gesto."
Percy si rivolse a Jason "Bro, ti presento..."
Quando lei si girò, il figlio di Giove perse un battito.
"Liz?" Sussurrò, come a chiederne la conferma.
La ragazza sorrise "Ciao Jason."
"Un momento... Vi conoscete?" Chiese Percy, sconvolto. I due non diedero segno di averlo sentito.
Apollo prese il figlio si Poseidone per un braccio e lo portò  vicino ad un altro albero "Vieni, Pulce. Lasciamo che si chiariscano."

Il campo Giove era in fermento. Un bambino che non aveva più di tre anni era appena arrivato, accompagnato da Lupa in persona, alla roccaforte Romana.
Davanti al Piccolo Tevere sostava gran parte della legione.
Sull'altra sponda del fiume, la dea aspettava con il cucciolo-uomo.
I militi non sapevano come comportarsi con la dea, aspettavano tutti l'arrivo dei pretori e i loro ordini.
Qualcuno gridò "Arrivano i Pretori!"
I legionari si fecero da parte, formando un corridoio, per lasciar passare i due ragazzi dai mantelli viola.
"Che cosa sta succedendo?" Chiese Giulio, figlio di Marte, pretore della dodicesima legione.
"Non lo sappiamo, signore. Guardi al di là del fiume." Rispose un centurione.
Il giovane si fermò all'istante alla vista di Lupa. Si inchinò, così come tutti, sotto il suo esempio. Tutti, tranne una.
"Giulio..." Sussurrò la ragazza accanto a lui. 
"Cosa c'è?" Chiese.
Lei non rispose subito.
Scambiava strani sguardi con la dea, come se in quel momento stessero parlando con gli occhi.

Ad un certo punto la ragazza si accigliò.
"Non è possibile." Disse scuotendo la testa, rivolta alla dea.
Lei ringhiò, come per sfidarla a non credere alle sue parole.
Con il muso fece segno al bambino di fare un passo in avanti.
"Elisabeth, che cosa sta dicendo?"
Lei continuò ad ignorarlo, troppo concentrata nella sua conversazione con Lupa.
La figlia di Nettuno annuì "Va bene."
Giulio, e anche tutti i semidei presenti, continuavano a non capire cosa stesse succedendo.
Fece un passo in avanti, e con un gesto della mano ordinò alle acque del fiume di separarsi.
Camminò senza fatica sul letto del fiume e, arrivata dall'altra parte, si inginocchiò di fronte al bambino.
"Come ti chiami?" Chiese.
"Jason Grace." Rispose subito lui, gonfiando il petto.
"E sai anche dirmi di chi sei figlio, Jason?"
"La mia mamma si chiama Baryl. Il mio papà... Non so come si chiami il mio papà, non sono nemmeno chi sia il mio papà."
Lupa emise un suono gutturale, è guardò negli occhi la ragazza.
Lei impallidì.
"Ti va di venire con me, Jason? Qui avrai una nuova casa, una famiglia." Gli disse.
"Io voglio la mia mamma." Rispose lui.
"Lo so, ma la tua mamma ti ha affidato a Lupa" disse lei indicando la dea "E lei ha deciso che sei pronto per il campo."
"Che cos'è un campo?" Chiese lui.
"Un posto..." Si bloccò "L'unico posto dove quello come noi posso vivere al sicuro."
"E si gioca?"
"Si, certo."

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