Venticinque

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"Che cosa desiderare indossare questa sera, mia signora?" Chiese la schiava mentre passava la spugna sulle spalle della padrona.
"Non lo so. Qualcosa di non troppo appariscente, ma che faccia comunque la sua figura." Disse lei prima di immergersi interamente nell'acqua della vasca bagno. La serva non si preoccupò quando la padrona non riemerse dopo pochi minuti, le avevano detto che la ragazza era figlia del dio del mare e che poteva stare in acqua tutto il tempo che voleva.

Riemerse venti minuti dopo e uscì. La serva l'aiutò a coprirsi con un leggero telo di lino e iniziò ad asciugarle i capelli tamponandoli con altra stoffa.
Bussarono alla porta.
"Vado?" Chiese la serva.
Lissandra fece segno di sì e seguì con lo sguardo la giovane ragazza fino alla porta.
"C'è la tua padrona? Ho un regalo per lei." Disse una voce che Lissandra conosceva bene.
"Ehm si..."
"Fallo entrare." La interruppe la mora.
Dalla porta fece capolino lo stesso cacciatore di quel pomeriggio, solo che adesso indossava una tunica con intarsi dorati e aveva una corona d'alloro poggiata delicatamente sui boccoli biondi.
"Ciao Liz." La salutò.
Lei gli sorrise e strinse a sé il telo che la copriva.
"Me ne vado subito, ti ho solo portato una cosa." Disse Apollo lasciandole sul letto un involtolo verde acqua.
"Che cos'è?"
"Il mio regalo di fidanzamento."
Lissandra lo prese tra le mani e lo srotolò.
Stringeva tra le mani un meraviglioso chitone.
"Su, provalo." La incitò il dio, gli occhi che brillavano.
Lei fece segno alla serva di seguirla dietro al vestibolo e si fece aiutare per indossarlo.
"A cosa devo tanta gentilezza?" Chiese mentre allacciava le spalline argentate.
"Ti ho promesso che avrei fatto sì che il tuo soggiorno nella mia città fosse piacevole."
"Come sto?" Chiese lei titubante mostrandosi al cugino.
La gonna le arrivava fino alle caviglie, la schiena era scoperta e la scollatura era ben visibile, ma lasciava molto spazio all'immaginazione non mostrando niente di troppo.
"Sei meravigliosa." Disse sincero.
"Grazie. Per tutto."
"E di cosa dolcezza? È solo un vestito." Disse lui fingendosi noncurante, in realtà entrambi sapevano che a lui importava molto dell'amica, ma non voleva mostrarlo agli altri.
"Bene, ma per una ragazza speciale serve un gioiello speciale." Disse avvicinandola.
Le sfiorò la spalla e si portò dietro di lei. Le accarezzò i capelli e, nel farlo, lasciò scivolare fuori dalla mano una collana con appeso un piccolo sole con incastonati diamanti e zaffiri, così come il pendaglio anche la catenina era fatta di piccoli diamanti attaccati uno vicino all'altro.
"L'ha fatto Efesto." Disse allacciandole la collana al collo. "Così tutti sapranno che sei una mia protetta."
"Io... Non so cosa dire." Disse lei ammirando il gioiello.
"Non dire niente, lasciali tutti a bocca aperta." Le sussurrò Apollo prima di sparire trasformandosi in piccola pioggia dorata.

I musicisti suonavano, le ballerine si muovevano a ritmo di musica e il vino era pronto nelle brocche.
Nella grande sala era presente tutta la famiglia reale, che equivaleva a circa un centinaio di persone, più i nobili e i comandanti dell'esercito.
Tutti erano nervosi, visto la loro nuova ospite.
Un nobile si avvicinò ad un amico "Si dice che la ragazza sia una principessa estera."
"Ma cosa dici, io ho sentito che è una protetta degli dei."
"Comunque sia deve essere una persona importante per far sì che il nostro re organizzi un banchetto del genere solo per riceverla."
Quando le porte del salone si aprirono tutte le voci, la musica, le danzatrici... Tutti si fermarono, come incantati.
Gli occhi dei commensali erano rivolti, curiosi, verso la porta.
La ragazza fece il suo ingresso senza scorta né paggi, da sola.
Camminò ritta e fiera per tutta la sala, con gli invitati che le facevano spazio per lasciarla passare, fino al trono.
Mentre camminava tutti, specialmente i più vicini, avevano potuto sentire il forte profumo salmastro del mare e alcuni credevano perfino di aver percepito una certa aura di forza intorno a lei.
Il vecchio re le sorrise per poi alzarsi dal suo trono e portarsi davanti a lei.
E, stupendo tutti, si inchinò al suo cospetto baciandole le mani.
Lei fece un leggero cenno del capo per fargli capire che poteva alzarsi.
"È un piacere conoscerti di persona, re Priamo." Disse con un piccolo sorriso sincero.
"Per me e la mia famiglia è un vero onore, quello della vostra presenza qui, mia signora." Rispose lui. "Quest'unione sancirà la pace tra le nostre famiglie."
"Lo spero." Sussurrò lei.
Priamo fece segno verso uno dei giovani più maturi che erano disposti intorno a lui.
"Pammone." Un ragazzo di circa venticinque anni fece un passo in avanti.
Lissandra lo guardò, non aveva niente di particolare, gli occhi e i capelli erano scuri come quelli degli altri fratelli e come lei non sembrava molto felice della situazione.
"Questo è il mio quarto figlio, Pammone, il vostro futuro marito."
Si rivolse al figlio "Figlio mio, lei è Lissandra figlia Immortale di Poseidone e..." Guardò il ciondolo che aveva al collo "... Pupilla di Apollo."
A quelle parole tutti si inchinarono, sgomentati, al cospetto della ragazza.
"Che il banchetto abbia inizio!" Gridò felice Priamo alzando le braccia al cielo.

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