Quando Apollo si svegliò si ritrovò con un mal di testa lancinante. Tanto che dopo essersi messo a sedere sul letto cadde all'indietro.
Si guardò intorno. La cabina era vuota. Il sole illuminava la stanza.
Tutti i letti erano rifatti, a eccezione di quello di Will.
Suo figlio dormiva beatamente con metà del corpo fuori dal letto, sul pavimento.
I ricordi della sera prima erano confusi, tanto che credeva di aver sognato di partecipare ad una gara di haiku con Ade e di aver perso.
Un momento...
Forse quello non era un sogno, anche perché aveva la vaga idea di dover passare il Natale negli Inferi.
No, quello decisamente non era un sogno, era un maledettissimo incubo.
Sentì un tonfo.
"Ahi! Ma cos...?" La voce di Will si propagò per la cabina 7.
Apollo sbuffò, doveva trovare un'aspirina.Era passata una settimana dalla partenza dei tre Principi.
Una settimana passata velocemente per la semidea, la quale l'aveva passata quasi tutta nelle sue stanze a causa della presenza continua di un certo figlio del re.
Troilo seguiva la figlia del dio del Mare ovunque andava, non la lasciava mai sola.
Da quando era partito Pammone Troilo sembrava molto protettivo nei confronti della ragazza, che cercava di sfuggirgli in tutti i modi.
Voleva essere lasciata in pace per un po', anche perché così si sarebbe potuta allenare senza che occhi indiscreti la guardassero.
Quel giorno il principe l'aveva accompagnata fuori dalla città per fare una passeggiata.
Questo almeno era quello che aveva detto Troilo alle sentinelle.
Quando arrivarono in una piccola radura a mezz'ora di cammino dalla città i due si fermarono.
C'era un piccolo laghetto al centro del prato che rifletteva sull'acqua le nuvole presenti in cielo. Un corvo atterrò su uno dei rami di un albero.
Lissandra sguainò la sua spada e ne saggiò la lama.
"Vedi di non farti troppo male." La avvertì Troilo mentre liberava i cavalli dai finimenti.
Lei annuì e il corvo prese forma umana.
"Spada?" Chiese il dio del Sole.
Lei annuì guardando la sua.
Apollo scambiò un muto saluto con il principe, che si sedette sull'erba ad affilare la sua spada.
"Molto bene." Disse Apollo facendosi apparire nella mano una lama dorata.
"Anche se continuo a preferire l'arco."
Il dio attaccò.
Anche se era un arciere Apollo era portato anche per gli altri generi di combattimento, i suoi movimenti erano eleganti e fluidi, la sua espressione esteriormente serena e rilassata.
Ogni volta che la sua spada fendeva l'aria produceva un suono armonioso.
Troilo si alzò per andare a caccia, dovevano pur mangiare qualcosa e non avevano portato nulla.
I due combatterono per due ore buone, senza mai fermarsi e cedere.
A differenza del duello con Enea questo era qualcosa di epico, perché i due combattenti capivano le intenzioni dell'altro solo con uno sguardo e conoscevano le proprie mosse e lo stile.
Quando Apollo la disarmò, la figlia di Poseidone assottigliò lo sguardo e il corpo del dio si immobilizzò.
"Non è giusto! Stai barando!"
Lei sorrise "Nessuno ha detto che non possiamo usare i nostri poteri."
Gli occhi del dio brillarono "Oh... Allora..." Il suo corpo si illuminò di luce dorata sempre più abbagliante, che crebbe fino ad accecare la ragazza.
Quando riaprì gli occhi Lissandra sbuffò "Sei un rompiscatole."
Apollo era scomparso, ma un raggio di sole le illuminò la guancia "Io dico che ho la vittoria facile. Divertiti con il mortale, dolcezza."
Lei rivolse un fugace sguardo al sole e si sedette sull'erba.Quando il principe tornò nella radura, poco dopo, aveva appeso alle spalle due grandi fagiani.
Accese un fuoco, li spennò e cucinò sotto gli occhi stupiti della ragazza, non era usuale infatti per un nobile di quel rango saper fare da mangiare, anche se tutti sapevano cacciare."Ciao Pierce." Salutò Elisabeth quando aprì gli occhi. Era ormai mattina inoltrata, la sera prima la figlia di Poseidone e Nico avevano portato a letto Apollo e Will, troppo ubriachi perfino per camminare.
Dal letto accanto provenne un grugnito indistinto. Seguito da una voce femminile che la salutava.
Elisabeth si girò verso il letto del fratello e sorrise ad Annabeth.
La figlia di Atena era sveglia, tra le braccia del suo ragazzo.
"Sei tornata tardi ieri sera." Disse la bionda. "Com'è stata la cena?"
"Estenuante." Sospirò l'altra. "Apollo ha anche perso una gara di haiku."
"Contro Will?"
"No, Ade."
Annabeth ebbe il buon senso di non ridere. "Sul serio?"
"Già. Credo che l'essere mortale gli abbia tolto qualsiasi dote che aveva come dio della poesia. Spero di non vederlo mai con un arco in mano finché non tornerà immortale, ho paura di dove potrebbe tirare le frecce."
"Credo anche io."
Elisabeth si mise a sedere e abbracciò il cuscino. "E voi invece che avete fatto?"
Gli occhi di Annabeth brillarono.
"Abbiamo cenato in mensa, poi Percy mi ha portato al laghetto delle canoe e ha creato la solita bolla per farmi respirare sott'acqua. Abbiamo passato tutta la sera sotto il lago."
"Immagino vi siate divertiti."
"Molto." Annabeth lanciò uno sguardo al l'anello di diamanti che portava al dito.
"Abbiamo deciso una data."
"Davvero?" Chiese entusiasta Elisabeth.
"Si. Prima di sposarci però abbiamo deciso -rettifico io gli ho imposto- di fare un anno di università a Nuova Roma.
Prenderemo un appartamento e ci stabiliremo lì. Ci sposeremo il primo Giugno." Disse sorridente.
"È fantastico. Congratulazioni, davvero." La figlia di Poseidone si alzò. "Verrei ad abbracciarti ma..." Disse indicando Percy.
"Tranquilla."
"Vado a svegliare il Pollo per fargli prendere qualcosa per l'imminente mal di testa che gli verrà."
"Io credo che rimarrò qui." Disse Annabeth crogiolandosi nel l'abbraccio di Percy.
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Blood Brothers
FanfictionPoseidone, l'unico che sembrava aver prestato fede al giuramento di non avere più figli, ne aveva aveva avuto uno da una mortale. E aveva anche la faccia tosta di chiedere alla figlia maggiore di mantenere il segreto e di aiutarlo a nascondere il ba...