Ventiquattro

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Quel giorno il santuario di Delo era quasi vuoto, poche persone chiedevano aiuto al dio Pizio.
Verso mezzogiorno, proprio quando il sole era nel suo punto più alto, fece il suo ingresso nel tempio una donna accompagnata da due grossi uomini e un'ancella.
Tutti erano vestiti rigorosamente di blu.
La donna aveva il volto coperto da un velo, portava sandali pregiati ai piedi e indossava una lunga tunica di lino.
Un sacerdote, visto che era un evento raro vedere girare una donna ricca o nobile che fosse senza un uomo, le si avvicinò.
"Signora, cosa ci fate nel nostro tempio?" Chiese accennando ad un inchino con il capo.
Lei irrigidì le spalle e con un gesto fluido si tolse il velo dal capo, rivelando un giovane volto.
Sorrise, mesta, e i suoi occhi verdi brillarono.
"Vorrei chiedere consiglio al dio."
Lui rimase sorpreso. Prima di tutto era raro vedere una ragazza così giovane rivolgersi ad un uomo senza abbassare mai lo sguardo e, in secondo luogo, fu colpito dalla colorazione degli occhi e dei suoi capelli.
Annuì poco dopo. "Certo." Si girò e continuò a camminare.
La ragazza, insieme alle sue guardie e alla serva, si incamminò dietro al sacerdote.
Un ragazzo, di sicuro un novizio, stava pregando davanti alla statua di Apollo che era al centro del tempio.

Si fermarono vicino ad una colonna in un lato del santuario.
"Se volete aspettarmi qui, preparerò la Pizia affinché le facciate il vostro quesito."
Lei annuì leggermente e seguì con lo sguardo il vecchio che sparì dietro una nicchia.
"Aspettatemi fuori." Disse gelida alle guardie.
"Mia signora, dovete essere protetta."
"Non sono ancora la tua signora. Il tuo padrone dovrebbe sapere che bado meglio da sola a me stessa di come lo fareste voi."
"Ma gli ordini..."
"Siete solo una donna, avete bisogno di protezione." Sbottò l'altra guardia.
Fu così veloce che l'occhio umano della sentinella non lo calcolò nemmeno.
Il pugno ben assestato centrò il viso dell'uomo, e quando raggiunse il naso il contatto produsse un sonoro crack. Lui rotolò per terra a causa della forza del colpo.

"Ti sembra che abbia bisogno di protezione? Non sono come le vostre donne, fragili e sottomesse. Nel mio sangue scorre quello di Poseidone, dio del mare." Sibilò lei a denti stretti.
L'altra guardia la guardò stordito. Un attimo prima il suo compagno e lui stavano discutendo con la futura sposa del suo padrone, un attimo dopo l'altro era steso per terra con il naso rotto e un livido violaceo sul viso.

"Il mio ordine è che tutti voi aspettiate fuori." Ringhiò lei alla guardia. "E la prossima volta ricordati qual'é il tuo posto, mortale."

L'uomo abbassò la testa e, dopo averlo aiutato ad alzarsi, fece segno al suo compagno di uscire dal santuario. L'ancella li seguì.

La ragazza si guardò intorno. Ora era sola, escludendo il novizio.
Si mise a fissare la statua. Si soffermò sui segni distintivi del dio e cercò di non sorridere troppo mentre notava l'aspetto totalmente diverso da quello di Apollo.
"Dove siamo finiti eh, io che devo sposare un mortale e tu che vieni ritratto in modo spastico." Disse alla statua.

"È quello che penso anche io. Gli scultori dovrebbero prima sapere com'è fatta una persona e poi ritrarla." Disse una voce.
Per un momento la ragazza credette che la statua le avesse risposto, ma poi si accorse che era stato il novizio a parlare.
"Trovo che i capelli siano troppo lunghi, e il corpo non rispecchia tutti i muscoli dell'Illustrissimo." Continuò il ragazzo mentre le si avvicinava.

Aveva un aspetto giovane e atletico, i capelli erano neri come la pece, ma aveva due occhi più azzurri del cielo. Indossava un leggero chitone che lasciava intravedere il fisico allenato, inusuale per un iniziato all'ordine sacerdotale.
"Ma credo che ormai voi siate abituata a vedere i vostri familiari ritratti in modo diverso da come sono realmente." Disse alzandosi in piedi e sorridendo alla ragazza. "Dico bene?"

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