Venti

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Il primo ad uscire dall'acqua fu un grande ippocampo dal manto argentato.
Inarcò il collo e soffiò piano sul viso del dio, che lo guardava ammirato.
"Argurion" lo salutò "Da quanto tempo, amico." Il cavallo gli diede una leggera spintarella con il muso.
"Non ho nessun dolcetto, mi dispiace."
Lui nitrì, deluso.
La seconda figura si stava avvicinando e Apollo preparò il suo sorriso più smagliante pronto ad accogliere la ragazza, ma appena vide chi stava uscendo dal lago pensò seriamente di scappare.
"Apollo." La sua voce rimbombò in tutta la valle.
"Po-Zietto adorato!"
Poseidone si ergeva in tutta la sua potenza e magnificenza davanti al piccolo dio del sole.
Per incutere ancora più timore, aveva preso la sua forma di tre metri e indossava l'armatura completa.
"Apollo."  Disse di nuovo.
"Zietto! Cosa ti porta qui?" Chiese cercando di mascherare il terrore.
"Lo sai cosa ci faccio qui." Rispose gelido il figlio di Crono.
Il più giovane ebbe la buona idea di stare zitto.
"Fino a dove credi che arrivi la mia pazienza, Apollo?" Poseidone gli puntò contro il tridente.
"Non credere che non sia ancora arrabbiato con te per aver influenzato l'infanzia di mio figlio."
"Non è stata una cosa intenzionale." Si difese lui.
"Taci. Passino tutte le cazzate che hai fatto con le mortali in questi anni, non sono affar mio. Ma se credi che chiuderò un occhio dopo che tu hai promesso a tuo padre di sposarti privando mia figlia della sua libertà..."
"Adesso non esageriamo..." Borbottò Apollo.
"... Solo per accorciare la tua pena, ti sbagli di grosso."
"Non l'ho fatto per accorciare il periodo di punizione... Ok forse l'ho fatto anche per quello..." Argurion lo guardò male come per dire "non stai migliorando la tua situazione dicendo così."
"...Ma il mio pensiero primario era quello di voler trovare una vera compagna con la quale poter passare il resto della mia vita. E quella ragazza è tua figlia."
Poseidone gli rivolse un'occhiata di fuoco.
"Tu menti. Non ti è mai importato di nessuno oltre che te stesso. Sei un narcisista, pallone gonfiato, egocentrico mortale."
"Mortale solo momentaneamente." Puntualizzò Apollo. "E poi pensa, Poseidone, se tua figlia mi sposasse avrebbe un matrimonio più che vantaggioso. Starebbe con uno dei Dodici, sarebbe protetta e amata e..."
"E tu credi che dopo quello che hai fatto a mia figlia lei accetterebbe la tua proposta?"
"Io..."
"Le hai spezzato il cuore."
"Tecnicamente è stato tuo figlio."
"Sei tu che l'hai presa in giro, idiota!"
"Le avrei chiesto di sposarmi comunque, non c'era bisogno che sapesse della promessa fatta a Zeus!"
Poseidone avvicinò al suo viso le punte del tridente..
"Comunque, anche se avesse acconsentito lei avresti dovuto prima chiedere il permesso a me."
Il dio del mare fece una pausa.
"Prima ti avvicini a mio figlio senza il mio consenso, poi baci mia figlia senza il mio consenso, prometti a tuo padre di sposarti con mia figlia entro un mese sempre senza il mio consenso e adesso viene fuori che volevo sposarla già da prima?" Disse il dio del Mare con voce penetrante.
"Io... Mi dispiace Poseidone."
"Ti dispiace?" Gridò il dio.
"I miei figli non sono giocattoli. Non puoi giocare con i sentimenti di mia figlia come fai con i mortali..."
"Io non gioco con Liz..."
"Ho detto di tacere! Tra tutte le divinità con cui poteva mettersi tu sei il peggiore!"
"Questo non è..."
"Dovrei annegarti per come ti sei comportato."
"Ma adesso sono mortale..."
"Infatti." Ringhiò Poseidone.
Per fortuna di Apollo, l'ippocampo nitrì rivolto al suo padrone.
"Non mi importa se urlare in questo modo non si addice ad un dio. Apollo merita tutte le mie parole."
Argurion protestò di nuovo.
"Ma..."
Il cavallo lo interruppe.
"Però..."
L'ippocampo sbuffò.
"E va bene." Poseidone sbuffò alzando gli occhi al cielo e rivolse di nuovo la sua attenzione ad Apollo.
"Bene ragazzo. Sei fortunato che ci sia qui Argurion a ricordarmi le promesse fatte."
"Che promesse...?"
"Ho promesso a mia figlia che non ti avrei toccato in alcun modo." Sbuffò di nuovo guardando male il cavallo.
"Quindi..."
"Quindi non ti ucciderò." Concluse Poseidone. "Per adesso." Aggiunse poi sottovoce.
"Grazie tante."
Il vecchio dio si passò una mano sul viso e tornò alla sua forma normale: statura media, pantaloni color cachi è una discutibile camicia hawaiana.
"Voglio darti un'opportunità." Disse.
Apollo non rimase sorpreso del repentino cambio di decisione dello zio, sapeva ormai che Poseidone era come il mare: un'attimo prima burrascoso è arrabbiato e quello dopo calmo e tranquillo.
"Giura sullo Stige che risponderai sinceramente a quello che ti chiederò."
"Sullo... Stige?"
"Si." Rispose tranquillo. "Se provi veramente qualcosa per mia figlia non hai nulla da temere. Ma se invece era solo un trucco per salvarti la pelle..."
"Giuro sullo Stige che ti dirò la verità." Lo interruppe Apollo. Un tuono percorse il cielo per sancire il giuramento, oppure era Zeus che rideva del figlio.
Poseidone parve sorpreso, ma domandò comunque "Da quanto provi qualcosa per Elisabeth?"
"Da tutta la vita, credo. Non lo so con sicurezza."
"E da quanto avevi intenzione di chiedere la sua mano?"
"Ho iniziato a pensarci all'inizio di questa estate, e ho preso la mia decisione una settimana dopo circa."
Il dio del mare rimase impassibile. "Se e dico se, in un ipotetico momento futuro io ti dessi il permesso di sposare Elisabeth, tu come la tratteresti?"
"Come una regina."
"Questo lo dicono tutti. Guarda Era, lei è una regina ma Zeus non la tratta come tale." Un tuono rimbombò nel cielo seguito da fulmini e lampi. Poseidone guardò il cielo "Lo sappiamo tutti e due che è così fratellino, non lamentarti."
Ad Apollo scappò un sorriso, felice che l'attenzione dello zio si fosse spostata, anche se per un solo momento, su un altro soggetto.
"La tradiresti per qualche mortale?"
"No. Voglio dire...Non subito... Magari tra qualche secolo..."
"Che hai detto?"
"Che cosa dovrei dire? Guarda che anche tu sei sposato, ma hai Percy e hai avuto una svalangata di figli prima di lui."
Poseidone sbuffò "Si... Forse qualche piccolo tradimento l'ho fatto..."
"Visto?"
"Ma non è di me che parliamo. Qui si tratta della mia primogenita."
"Lo so."
"Ed è tua cugina."
"Mio padre si è sposato con vostra sorella."
"Questo è vero." Annuì Poseidone. "A volte lo dimentico."
Apollo lo guardò sorpreso mentre si chiedeva come diavolo si faceva a dimenticare una cosa come quella.
Aprì la bocca per parlare ma Poseidone lo troncò sul nascere.
"E dove andreste a vivere?"
"Ehm... Nella mia reggia?" Rispose. "Credevo fosse ovvio."
"Mhmm."
"Senti Poseidone. Lo so che non sono il prototipo del marito o fidanzato perfetto, anche se sono perfetto in tutti gli altri sensi, ma non è propio questo sapere di non essere perfetti a renderci tali?"
"Ma che perla di saggezza." Lo prese in giro il più vecchio.
"Modestamente." Rispose Apollo senza accorgersi della presa per i fondelli divini.
"Senti." Disse infine Poseidone. "Mia figlia ha snobbato tutti i pretendenti che avevo scelto per lei, perché credi di essere diverso da loro?"
"Vuoi scherzare mi auguro, ma mi hai visto?" Disse indicandosi. "Ok che non sono nella mia forma migliore ma sono comunque magnifico."
"E poi credi che tua figlia abbia snobbato tutti perché nessuno di loro era la persona giusta."
"E tu? Credi di essere quello giusto?"
"Si." Rispose subito. "Sono io."
"Perché?"
"Lo so e basta. E se fossi un dio saprei anche se lei prova lo stesso per me."
Poseidone sorrise non volendo dargli la soddisfazione di rivelargli che sua figlia aveva risposto nello stesso modo.
"Che cosa provi per lei?"
Apollo rimase in silenzio per qualche secondo. "Io credo di amarla."
"Tu credi o ne sei sicuro?"
"Io... Non so esattamente che cosa sia l'amore. Ho scritto poesie, canzoni, ballate è molto altro sull'argomento, ma non so dargli una descrizione."
"Che cosa senti quando vedi Elisabeth?" Chiese di nuovo Poseidone.
"Un grande calore irradiarsi e crescere nel mio corpo, le mie labbra si curvano spontaneamente all'insù e credi che i miei occhi brillino. Mi sento felice e agitato nello stesso momento..."
"Ultima domanda. Questa è la più difficile. Se ce ne fosse il bisogno, daresti la tua immortalità per salvarle la vita?"
Apollo alzò lo sguardo e incatenò le sue iridi dorate con quelle marine di Poseidone.
"Si."
Il dio sorrise "Bene. Ti avviso che ci vorrà un po' per convincerla a perdonarti." Disse iniziando a sparire nell'acqua. Sorrise ad Apollo e prima di immergere la testa disse "Avete la mia benedizione."

Apollo sorrise felice e si lasciò cadere sull'erba, quel colloquio con suo zio barra futuro suocero lo aveva sfinito; tutta colpa della poca resistenza alla tensione del suo corpo mortale.
Apollo guardò l'acqua, certo che da un momento all'altro Elisabeth fosse uscita dall'acqua.
Insomma, quanti ci voleva per perdonarlo?
L'ex dio del Sole rimase davanti al laghetto tutto il giorno ad aspettarla, ma della figlia di Poseidone no  c'era traccia.
Sun lo andò a chiamare verso l'ora di cena e lui, solamente perché non poteva lasciare vuoto il suo stomaco perfetto, la seguì per mangiare.
Dopo cena tornò in riva al lago e aspettò fino a notte fonda, finché Will e Austin non lo presero di peso per portarlo a dormire nella loro cabina.
Il giorno dopo ritornò di nuovo davanti all'acqua e ci rimase per l'intera giornata, i suoi figli gli portarono i pasti e si fermarono a mangiare con lui.
Il giorno dopo decise di aspettarla in riva al mare, perché forse era più sensati che la figlia del dio del mare passasse per di là.
Ma di Elisabeth non c'era traccia.
Passarono quasi due settimane dalla chiacchierata con Poseidone, in cui Apollo un po' rimaneva sulla spiaggia ad aspettare e un po' faceva delle commissioni per Chirone.

Quando Elisabeth uscì dal mare, Apollo credette di sognare. La ragazza era sul bagnasciuga, indossava un leggero chitone blu notte e aveva i capelli intrecciati insieme a nastri argentati.
Apollo si alzò in piedi di scatto, togliendosi la sabbia che si era appoggiata ai bermuda.
"Ciao." Lo salutò lei abbassando lo sguardo.
"Ciao, dolcezza." Rispose lui sorridendole con affetto.
Lei arrossì nell'udire quel nomignolo così fastidioso ma anche estremamente familiare.
"Papá... Lui e Tritone mi hanno spiegato tutto."
"Tutto?"
"Si... Bé non proprio tutto. Hanno detto che devi parlarmi."
"Si... Ecco... A tal proposito..."
Elisabet indurì lo sguardo e incrociò le braccia.
"Mi hai preso in giro?"
"Certo che no!"
"Però mi hai mentito."
"Una bugia piccola piccola..."
"Piccola? Sai che hai infangato la mia reputazione? Adesso per tutte le divinità marine minori sono diventata "la ragazza che non ha mai filato nessuno e che si è fatta prendere per il culo da Apollo." Una mi ha perfino chiesto se il mio vero nome è Dafne."
"E tu cosa le hai detto?"
"L'ho mandata a pulire i bagni dei ciclopi nelle fucine." 
Apollo cominciò a ridere. La sua risata era cristallina, un suono melodioso simile al canto degli uccelli, Elisabeth per un momento dimenticò la rabbia che provava nei suoi confronti e rimase ad ascoltarlo estasiata.
"Comunque mi dispiace davvero per quello che ho fatto." Disse Apollo quando riuscì a calmarsi. "Non dovevo mentirti. Ma credevo che non avrebbe fatto differenza per te saperlo o no, perché comunque io ti amo. E se fossi tornato ad essere un dio tu avresti potuto avere un matrimonio sfarzoso sull'Olimpo, diventare la Signora della mia reggia... E non avresti dovuto aspettare cinquant'anni o sposare un vecchio."
Il cuore di Elisabeth venne scosso da un fremito.
Non aveva nemmeno ascoltato quello che aveva detto il biondo, le sue orecchie avevano smesso di sentire le sue parole dopo la ventesima.
"Che... Che cos'hai detto?"
Lui sembrò confuso. "Che non credevo ti sarebbe importato se avevo promesso a Zeus di prendere moglie."
"No, dopo." Disse lei.
"Ehm... Che non volevo farti aspettare?".
"No, quello che hai detto in mezzo."
"Ah, io ti amo."
Le labbra della figlia di Poseidone si incurvarono all'insù.
"Cosa c'è?" Chiese lui non capendo il perché della comparsa di quel sorriso ebete sulla sua faccia.
"Non me lo avevi mai detto." Sussurrò.
"Che ti amo? In realtà si. La sera della festa."
"Si ma non avevi detto quelle parole."
"Beh, è là verità dolcezza." Si strinse nelle spalle e fece un passo in avanti bagnandosi i piedi.
"E tu?" Le chiese scrutandola con i suoi occhi ambrati "Tu mi ami?"

Angolo autrice: giorno a tutti! Allora ? Che ne pensate? Mi piace un sacco tenerci sulle spine lol😂.
Alluora.... Papá Posey è un po' preoccupato e fa il genitore apprensivo.
Apollo è cuccioloso e allo stesso tempo idiota, ahimè nessuno è perfetto.
Votate e commentate.
Ci vediamo, alla proxima!

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