Trentuno

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Priamo li aveva portati in una grande sala adiacente alla sala del trono.
C'erano molti seggi di pietra posti su due file parallele, con a capo un seggio più grande.
"Te ne intendi di guerra, strategie e combattimenti, vero?" Chiese a Lissandra.
Lei annuì come se fosse una cosa ovvia "Certo."
"Questa è la sala del consiglio militare."
Disse Priamo avvicinandosi ad uno dei seggi più vicini al suo trono.
"Questo era il posto del mio più fidato generale che, purtroppo a causa dell'età, ci ha lasciati." Guardò la ragazza. "Voglio che lo prenda tu."
Lei non si scompose, ma gli occhi tradirono la sua sorpresa.
"Davvero?"
"Da quello che mi ha raccontato Enea sai usare la spada meglio di chiunque altro, e sei la figlia del dio del Mare nonché moglie i mio figlio. Direi di sì. Non mi importa se sei una donna."
Troilo e Enea le sorrisero.
"Allora, vuoi diventare uno dei miei generali? Ti allenerai tutti i giorni con i miei figli e prenderai parte alle riunioni militari. La tua parola sarà legge, sarai seconda solo al re."
Gli occhi della ragazza brillarono "Con piacere."
Il re batté le mani felice "Bene, domani ti assegnerò delle truppe. Ah..." Si mise una mano in tasca e ne tirò fuori un anello.
"Metti questo, lo indossano tutti i miei generali." Disse mettendoglielo tra le mani.
Era identico a quello che avevano Troilo, Enea, Ettore e altri due uomini che lei non conosceva. Un anello d'oro con incastonato uno smeraldo.
"Ora è tardi e vi voglio tutti riposati per domani, verrò io stesso a vedere come procedono gli allenamenti."


Troilo accompagnò la principessa fino alla sua stanza. Si fermò davanti alla porta.
"Generale, eh?" Le chiese con una punta di orgoglio nella voce.
"Così sembra. Grazie per la serata." Disse lei mettendo una mano alla porta.

"Senti..." Cominciò il principe avvicinandolesi.
"Tu e mio fratello... Lo so che è partito solo da una settimana ma..." Tentennò avvicinandosi ancora di più, pochi centimetri li separavano.
"Cosa c'entra..." Disse lei prima che le labbra del principe la zittissero.
All'inizio la ragazza rimase rigida, ma quando lui le le portò le braccia lungo i fianchi chiuse gli occhi e rispose al bacio.
Gli stava per portare una mano tra i capelli quando si bloccò e lo spinse via.
"Non possiamo." Sussurrò quasi tremando. "Sono sposata."
Lui scosse la testa e la intrappolò alla parete appoggiandocisi con le braccia. "Ma lui non ti piace."
Si sporse di nuovo verso di lei con l'intento di baciarla ancora, ma Lissandra girò il capo.
"Ho detto che non posso."
Gli fece una carezza. "Devo obbedire a mio padre."
Troilo abbassò gli occhi per posarli sulle sue labbra "Non è giusto."
"Lo so. Ma non posso tradire mio marito, neanche se è solo un mortale."
"Anche io sono solo un mortale."
"Tu sei molto di più." Disse prima di uscire dalle braccia del principe e aprire la porta della sua stanza.
"Buona notte." Disse lui avvicinandolesi per poggiare le sue labbra sulla sua guancia. "Questo posso farlo, visto che sono tuo cognato."

Apollo si trovava nella casa di Artemide.
Aveva preso l'aspirina e la pastiglia stava già facendo effetto.
Però si sentiva uno schifo lo stesso, aveva visto la data sul calendario.
"È il 21 Agosto, fratello. Il tempo stringe." Disse una giovane voce.
"Lo so, Arti."
"Devi sbrigarti." Artemide gli mise una mano sulla spalla.
"Le ho già chiesto se vuole sposarmi, Arti." Sputò fuori lui.
"Allora è fatta, basta celebrare la cerimonia..."
"Ha detto di no." Apollo si lasciò scivolare sul marmo.
"Non posso farle pressioni."
"Ha detto no?" Chiese lentamente la dea.
"Ha detto no." Ripeté Apollo. "Ha detto che starà con me per sempre, ma che non vuole sposarsi."
"Beh... Magari posso parlare con papà, magari gli va bene anche se non ti sposi..."
"No, Arti. So che papà voleva un matrimonio. Non cambierà idea."
"Quindi rimarrai mortale?" Chiese lei inginocchiandosi vicino a lui.
"Si."
"Ma... Ma così potrai essere ucciso!"
"Non importa. Le ho chiesto di fare una cosa troppo grande per lei. L'ho fatta star male."
"Però..."
"Ha paura del matrimonio com'è giusto che sia dopo quello che ha passato, non voglio farle paura anche io."
Apollo si appoggiò alla sorella. "Perché l'amore fa così schifo? Prima Giacinto, Dafne, Otrera... Tutti prima o poi mi lasciano."
"Non lo so, Afrodite si diverte così." Sussurrò lei. "Le parlerò io."
"No." La bloccò lui alzando di scatto il capo. Gli occhi gli brillavano come se avesse avuto un'idea geniale. "Non con Afrodite. Parla con Ade. Digli che deve farmi un favore."

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