Diciassette

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"Cosa vi posso portare signori?"
Il tavolo prenotato dal dio del mare si trovava su una terrazza scoperta che dava sulla spiaggia, era in una angolino leggermente più appartato ed era il tavolo più vicino al mare.
Il profumo inebriante del mare riempiva le narici dei commensali e faceva sentire a casa i nostri protagonisti.
Poseidone sorrise alla moglie. "Prego mia cara."
La cameriera era in attesa.
Tutti fecero i loro ordini ma, quando fu il turno di Tritone lui le sorrise "Che ne dici delle tue labbra?"
La ragazza, così come i genitori di lui, spalancò gli occhi, stava anche per rispondergli per le rime, ma la figlia di Poseidone la precedette forse salvandola dall' eventuale ira del dio.
"Perdonalo..." Diede un'occhiata alla piastrina sulla maglietta della ragazza "...Stacy. Mio fratello non sa quando chiudere la bocca e masticarsi la lingua." Disse con un sorriso smagliante fissando il fratellastro negli occhi in segno di sfida a contraddirla. "E comunque, per rispondere alla tua domanda: si può avere una porzione di quel meraviglioso tritone che era sul menù?"

A portare i piatti ai nostri commensali fu un giovane cameriere, che sicuramente aveva fatto a cambio con la povera Stacy.
Servì egregiamente tutti e, riempiti i loro calici con un pregiato vino rosso proveniente dalla personale cantina di Dioniso e gentilmente fornito da Ermes (cosa che il dio del vino non dovrà mai sapere), augurò buon appetito e se ne andò.
"Anfitrite" Percy richiamò l'attenzione della matrigna "Mia madre voleva sapere la ricetta dei tuoi biscotti."
La donna sorrise "Gliela darò senz'altro. A patto che lei mi dia la sua ricetta dei suoi biscotti blu, credo che potrebbero piacere molto a tuo padre."
"Si! Biscotti!" Esultò il dio del mare "Basta con quella robaccia di Demetra."
Le carote che erano nel suo piatto gli saltarono (si, ho detto saltarono) dritte in faccia.
"Puah!" Poseidone si rivolse furioso alle carote che ormai erano sparse un po' dappertutto "Demetra" ringhiò. "Non è colpa mia se ormai tutto l'Olimpo si è stufato dei tuoi stupidì cereali!"
La bocca di Poseidone, ancora aperta dopo aver parlato, venne riempita magicamente da un sacco di cereali, che lui sputò nel piatto borbottando insulti contro la sorella.

"Percy, ho saputo che tu sei iscritto all'università di Nuova Roma." Disse Anfitrite "In cosa vorresti laurearti?"
"Annabeth vuole fare architettura, ovviamente, io invece ci ho pensato molto e ho deciso di studiare lettere."
"Scusami, figliolo, ti senti bene per caso?" Chiese Poseidone evidentemente preoccupato.
"No perché ?"
"Non volevi fare zoologia marina?"
"Si, ma poi ci ho riflettuto parecchio. Voglio fare lettere e poi vorrei insegnare mitologia greca e romana."
"Percy, sei sicuro? Non ti piacerebbe studiare gli animali del nostro regno?"
"Si. E poi posso farlo comunque. Mi sono iscritto ad un corso facoltativo sulla vita negli oceani, ma perché studiare gli animali da un libro quando posso parlare con loro?"
"Saggia risposta. Forse, in fondo, Annabeth Chase costituisce un buon esempio di vita per te." Conclude suo padre con un sorriso.
"La figlia di Atena?" Chiese Tritone "Padre, come puoi permettere che un tuo discendente mischi il nostro sangue con quello della dea della saggezza?"
"Come osi parlare di lei in questo modo?" Chiese Percy alzando la voce.
"Come osi tu sporcare il nome della famiglia stando con una così!"
"Tritone." Fu la voce glaciale di Anfitrite a far fermare immediatamente il ragazzo. "Non hai il tuo pesce da mangiare?"
Tritone spalancò gli occhi, incredulo che la madre potesse mettersi contro di lui.
Ma non osò contraddirla e iniziò a mangiare in silenzio maledicendo mentalmente i due Jackson.
"Ho conosciuto la ragazza. Annabeth è una persona dal cuore puro, è una delle donne più coraggiose che abbia mai conosciuto nell'ultimo secolo. Percy, tienitela stretta." Disse sorridendo al figliastro.
Lui sorrise a sua volta e si riempì la bocca con il suo hamburger.

Si parlò del più e del meno, finché non finirono il cibo nei loro piatti e il vino nella bottiglia.

"Allora, fratellino, come te la passi?" Chiese Tritone ad un certo punto rivolgendosi a Percy e pronunciando con disprezzo la parola fratellino.
"Non c'è male sai, ho salvato il mondo due volte mentre tu giocavi con i soldatini e suonavi la tua trombetta."
Elisabeth scoppiò a ridere e batté il cinque al fratello. Poseidone si lasciò scappare un sorriso, ma sparì subito dopo un'occhiataccia della moglie.
"Bé si dà il caso che io sia il capo di quei soldatini e che quindi io, al contrario di te, sia il luogotenente del mio divino padre. Il suo secondo..." E aggiunse guardando la sorella "E si dà il caso che sia anche il suo erede."
"Tu brutto pesce..." Iniziò a dire Elisabeth, ma fu prontamente fermata da Percy che sorrise a Tritone.
"Si dà il caso, fratello, che quando gli dei mi hanno offerto l'immortalità mi hanno anche offerto di prendere il tuo posto. Quindi mi sembra che tu non sia così bravo se papà cerca un sostituto ..."
"Senti, mortale, non osare mancarmi di rispetto..." Iniziò a dire con tono alterato Tritone che però fu interrotto da Elisabeth "Tritone, perché non mangi il tritone che hai nel piatto? Non vorrai dirmi che ti piace sprecare il cibo."
"Oh, adesso ti ci metti anche tu?"
"Ho solo fatto una considerazione."
"Secondo me invece lo hai detto apposta."
"Infatti, tu non stai mangiando. Cosa si prova a masticare un tuo omonimo?" Disse Elisabeth incrociando le braccia al petto.
Tritone strinse con forza le posate tra le dita.
"Adesso basta!" Sbottò Poseidone. "Questa è una cena in famiglia, quindi cercate di comportarvi come tale."

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