Ventitre

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Era appena sotto il sole, un urlo riecheggiò ai confini del campo Mezzosangue.
"L'abbiamo trovato!"
Will e Austin, che erano in cerca del padre ormai dato per disperso, avevano trovato il dio del Sole incastrato in un cespuglio di rose.
Subito l'avevano portato nella loro cabina è chiamato i rinforzi.
Un satiro volenteroso di aiutare a curare il dio del Sole era sul procinto di bussare alla porta della cabina di Apollo, ma dopo pochi minuti rimasto ad ascoltare le voci che provenivano dall'interno decise che era meglio girare i tacchi e scappare lontano. Magari da una bella driade...
"Ahi!"
"Piano mi fai male!"
"Ahiahiahi!"
"Will! Anestetizzami tuuutto ti prego!"

Dalla cabina sette provenivano urli e grida di questo tipo da alcuni minuti ormai.
"Austin! Prendi carta e penna, devo scrivere il mio testamento!"
Apollo, ovviamente queste grida provenivano da lui, era steso sul suo letto.
Tutti i figli erano seduti intorno a lui, insieme a bende, cerotti e creme di ogni tipo.
E tutti stavano per uscire di testa.
"Papà stai fermo!"

"Ma mi fai male!"
"Se non disinfetto la ferita farà ancora più male!"
"Ma che bravo il mio bambino! Sai proprio tutto! Ahia!" Gridò Apollo sfilando il braccio dalla presa del figlio.
"Austin scrivi: alla mia sorellina lascio il mio fantastico arco  e le mie frecce,
a mio padre lascio i miei bellissimi haiku,
alla mia mamma Leto lascio la mia fighissima  copertina con i soli sorridenti,
a mio figlio Austin lascio i miei meravigliosi occhiali da sole firmati,
a Sun lascio la mia collezione di canzoni della buonanotte,
a Kyala lascio il mio violino,
a Will il mio super kit da medico, tutti i miei appunti sulla medicina in generale e la prima copia autografata da me di 'Gay e fieri.'...

"Finalmente l'avete trovato!" Lo interruppe una voce con tono sollevato. Elisabeth entrò nella cabina di Apollo cercando il volto del suo ragazzo.
Anche lei come i figli del dio biondo non aveva dormito quella notte a causa della ricerca del dio perduto.
"Forse è meglio se non lo vedi adesso..."
"Perché... Ma che diavolo ti è successo?!" Chiese lei alterata.
Apollo, tralasciando l'innumerevole quantità di spine che si erano infilate nella sua morbida pelle, aveva una serie di lividi violacei sparsi per tutto il corpo, un grande bernoccolo sulla fronte (che a detta sua lo faceva sembrare un maledetto unicorno) e un lungo taglio si estendeva su tutto il braccio destro dalla spalla fino all'avambraccio.

"Ehm... Ciao Dolcezza. Ahi Will!"
"Papà in qualche modo le spine devo toglietele!"
"Beh fai più piano!"

Elisabeth si avvicinò piano ad Austin, che era intento a disinfettare e pulire la ferita sul braccio.
"È stato Nico a conciarlo così?"
Il ragazzo scosse la testa. "Magari. No, i suoi scheletri l'hanno solo rincorso fino ai confini del campo in cima alla collina e poi si sono ritirati nell'Ade."
"E com'è che tuo padre è ridotto così?"
"Ah... È inciampato su un sasso."

"Non era un sasso. Era un enorme mostro di pietra che mi ha preso e lanciato da tutte le parti e io non l'ho ucciso solo perché sono un dio di buon cuore!"
"E poi è rotolato. Giù per tutta la collina. E credo che sia atterrato su un cespuglio di rovi." Continuò Austin come se niente fosse.
"Quella è stata la vendetta di Demetra! E poi non sono rotolato giù, magari sono sceso di qualche metro ma io non rotolo. Maledizione Will!"
"Papà sei il dio della medicina! Dovresti saper sopportare un po' di disinfettante."
"Ma brucia!"
La figlia di Poseidone alzò gli occhi al cielo, esasperata "E io che credevo fosse qualcosa di grave."
"Ma è qualcosa di grave! La mia pelle! La mia bellissima pelle è rovinata!"
"Sei bellissimo anche così." Ribatté lei.
"Lo dici solo perché mi ami. Ma io so che in realtà adesso sono orribile!"
"Quante storie per un po' di spine..."
"È con questo bernoccolo sembro un maledettissimo unicorno!"
"Per me sei un bellissimo unicorno, invece." Disse Elisabeth. "Comunque se ti dà proprio fastidio essere curato con i tuoi metodi, forse potresti guarire con i miei."
Apollo sembrò esultare "Oh sì! Ti prego non c'è la faccio più! Brucia tutto!"
Elisabeth soffocò una risata e si rivolse a Will "Potreste portarlo alla spiaggia?"
"Certo." Disse Will capendo le sue intenzioni.
"Così potremo tornare dai nostri adorati pazienti che amano le nostre cure."
"Non ho detto che non mi piace essere curato dai miei talentuosissimi figli, ho solo detto che le cure che ho inventato bruciano!" Disse Apollo, offeso. "Sun scrivi sui miei appunti per quando tornerò immortale: inventare un disinfettante che non bruci."
"Forza ragazzi, portiamolo fuori." Will incitò i fratelli e insieme caricarono il padre su una barella (perché, a detta sua, lui era troppo malato e ferito per poter camminare) e lo portarono in riva al mare per poi posarlo delicatamente in acqua.

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