Trentadue

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"Pronta?" Chiese Il figlio di Afrodite stringendo l'impugnatura della sua spada.
"Solo se lo sei anche tu." Rispose la figlia di Poseidone prima di partire all'attacco.
Era passato un mese dalla partenza dei tre Principi, tre settimane dal tradimento del marito da parte della ragazza.
Entrambi sapevano che era sbagliato, ma nessuno dei due poteva fare a meno dell'altro.
Da quel momento, infatti, due amanti approfittavano di ogni momento libero per trovare un luogo appartato dove poter stare da soli.
Ovviamente non erano mancate le volte in cui avevano rischiato di farsi scoprire, ma ogni volta erano riusciti a scampare il pericolo.
Solo una sera erano stati colti in flagrante, dal figlio della dea dell'amore, mentre si tenevano per mano cercando un posto dove poter fare altro.
Fortunatamente Enea aveva promesso di mantenere il segreto, anche perché in qualità di figlio dell'Amore, era suo compito proteggere i due amanti.
E poi ad Afrodite piacevano tanto queste storie al di fuori del matrimonio. 
Ora Troilo aveva preso parte ad una battuta di caccia insieme a suo padre e ad altri nobili, il gruppo sarebbe tornato solo verso l'ora di cena.
Enea e la filia di Poseidone si stavano allenando nel campo di addestramento.
Priamo aveva cancellato l'ordine di Pammone che vietava alla nuora di non combattere, visto che l'aveva scelta come suo generale.
Lissandra alzò entrambe le braccia per bloccare l'assalto dell'amico per poi obbligarlo a fare alcuni passi all'indietro.
"Sei migliorato." Disse prima di piantare la punta della lama nella terra e prendere un piccolo pugnale.
"Vediamo come va con il corpo a corpo."
Il principe sorrise e seguì il suo esempio.
Enea le si avvicinò e caricò il primo affondo, che la ragazza schivò velocemente per poi abbassarsi e ferirlo sulla gamba.
Enea sussultò e fece un passo indietro, solo per vederla impallidire velocemente.
"Stai bene?" Chiese il principe.
"Non lo so..." Le ginocchia cedettero. Perse la presa sulla spada.
Enea si sporse in avanti appena in tempo per non farle sbattere la testa a terra.
La scosse leggermente, senza però ottenere risposta.
Subito alcuni nobili gli si fecero attorno "Ma che cosa le hai fatto?" Chiese suo cugino Polidoro.
"Niente! È svenuta."
"Stendila su un fianco." Disse una melodiosa voce baritonale.
Un giovane dai biondi boccoli d'oro lo affiancò.
Tutti lo riconobbero, era il ragazzo che si era trasformato in un corvo poche settimane prima.
"Liz..." Guardò Enea.
Il principe abbassò lo sguardo "Mio signore io non..."
"So che non sei stato tu, figlio di Afrodite. Non sono stupido. Dai ordine che un guaritore la raggiunga nelle sue stanze. " Disse imperioso. "Devo parlare con tua madre."

"Come volete." Disse il principe prendendo in braccio la ragazza.
"Chiamate il migliore medico che abbiamo." Ordinò ad uno dei soldati.
Si girò verso Apollo per chiedergli cos'altro dovesse fare, ma il nume era già sparito.

Enea posò delicatamente la principessa sul suo letto. Senza muoverla troppo le sfilò l'armatura, lasciandole la sottile tunica di lino che indossava sotto.
Le tolse la cintura a cui era appesa la spada e fece per riporla su un baule quando venne mandato fuori dalla stanza dalla regina Ecuba, che poi gli chiuse la porta in faccia.
Poco dopo la donna uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
"Come sta?" Chiese il principe.
Lei sorrise. "Benissimo. È solo un po' stanca."
"Quindi non era una cosa grave?"
"Cosa? Oh certo che no." Disse Ecuba prima di dirigersi verso la sala del trono.

"Che cos'hai fatto, Afrodite?"
Chiese il signore del Sole comparendo davanti alla splendida dea.
Lei lo guardò con la coda dell'occhio, mentre tutta la sua attenzione era rivolta verso le sue unghie perfette.
"Cosa dovrei aver fatto, esattamente?"
Il dio dagli occhi d'ambra assottigliò lo sguardo. "Lo sai. Se Poseidone lo venisse a sapere..."
"Ma Poseidone non lo saprà. A differenza mia lui non presta molta attenzione a quello che fa sua figlia, o insieme a chi sta." Disse lei marcando le ultime parole.
"Quindi ammetti di aver combinato un disastro?"
"Disastro?" La dea rivolse gli occhi chiari verso di lui.
"È un capolavoro." La dea riportò lo sguardo sulle sue mani "E poi, tu, che cosa centri con tutto questo?"
Già, cosa centrava lui con tutto quello?

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