Capitolo 14

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Premessa:
È un capitolo un po' particolare, che racconta un problema che forse avete provato anche voi (spero di no).
Scusate se ci ho messo tanto per aggiornare.

Tutti noi nascondiamo qualcosa, piccola o grande che sia. Può essere una paura, un ricordo, un trauma, qualsiasi cosa. Qualcosa che fa male, così male da riuscire a spezzarti, a sbriciolarti. Da ridurti in polvere, lasciandoti in un cumulo di macerie. E ce le teniamo dentro. Abbiamo paura di dirle ad alta voce. Perché abbiamo paura che il male torni. Che loro tornino.

«Tieni, prendine una. Ti aiuta a rilassarti.» Lauren mi porge il pacchetto di sigarette. Siamo ancora in giardino. Sono le due di notte, e dentro c'è chi balla e chi dorme. Noi siamo rimaste fuori per evitare tutto quel trambusto. Mentre cerco l'accendino dentro la borsa, la mia ragazza ricomincia a parlare. «Che succede?»
Aspiro una lunga boccata dalla mia sigaretta prima di rispondere. «A che ti riferisci?»
«Lo sai.»
Sposto lo sguardo verso il bosco e mi metto a fissare le foglie: qualsiasi cosa mi va bene, basta che non siano i suoi occhi. Non reggerei.
«Tess.» Mi gira il viso verso di lei. «Ti prego, ho bisogno di saperlo.» I suoi occhi sono velati di tristezza, è così innaturale da vedere sui suoi occhi. Lei, che è sempre solare e col sorriso stampato in faccia.
Abbasso la testa e faccio un respiro profondo. «Non so se..»
«Dimmi quello che ti senti, mi basterà» afferma.
Annuisco piano e ricomincio a parlare. «Circa sette mesi fa, ho cominciato a sentirmi sola, non riuscivo ad essere allegra. Mi sentivo un peso per chiunque, senza un motivo preciso. È cominciato così, da un momento all'altro.
Erano cominciate le vacanze estive, per cui ho cominciato a vedere Ennie poche volte. E lei è la mia unica amica, l'unica che mi sta vicino. La notte ho cominciato a non dormire. Mi svegliavo di continuo, facevo incubi, sentivo. Sentivo qualcosa parlare nella mia testa. Mi diceva che non valevo niente, che a nessuno importava di me. Che dovevo morire.» Una lacrima scende sulla guancia di Lauren, ma rimane in silenzio, invitandomi a continuare. «Hanno cominciato a parlarmi ogni notte e, più avanti, ho cominciato a sentirle anche di giorno. Ogni singolo momento le sentivo. Erano dentro di me, erano me. Avevo iniziato a considerarle la mia mente, che ero realmente io. Avevano una voce acuta, stridula, tagliente, ti entrava dentro e non usciva. Mai. Ti rimaneva incastrata nella mente e la sentivo anche nei sogni. Erano il mio tormento, il mio incubo. Un incubo reale.
Ho cominciato a cercare su internet dei siti per suicidi. Ho cominciato a leggere modi per uccidermi. Perché ormai quelle voci non facevano parte di me, erano me. Volevo trovare un modo rapido e facile di morire, ma indolore. Come se di me mi importasse ancora qualcosa, forse.»
Lauren mi guarda con espressione apatica, nonostante le lacrime che continuano a rigarle il viso. Allunga la sua mano verso la mia e me la stringe forte. «E poi? Cos'è successo?» domanda con voce roca.
«Certe notti mi svegliavo e mi avvicinavo alla finestra. E volevo buttarmi giù. Non so come, ma sono sempre riuscita a trovare la forza di tornare a stendermi su quel dannato letto. Ho cominciato ad urlare quando le sentivo, e sono riuscita a calmarle. Le sentivo sempre meno, fino a quando non le ho lasciate uscire tutte. Sono riuscita a liberarmi e a trovare un po' di serenità. Non le avevo più sentite. Fino a oggi..» sospiro.
Lauren continua a guardarmi senza muovere un muscolo. Non saprei dire se è una cosa positiva o negativa. Mi mordo il labbro aspettando una sua reazione, che arriva poco dopo. «Dio mio, Tess.» Il suo abbraccio mi scalda il cuore, ne avevo bisogno. Le lacrime mi pungono gli occhi dopo essere riuscita a tirare fuori tutto quello che tenevo dentro di me. Mi sento così libera, finalmente. Le ho forse mandate via definitivamente?
«Sappi che non permetterò mai che ti succeda di nuovo» afferma autoritaria. «Capito?» Le sue pupille saettano da una parte all'altra sui miei occhi, cercando un accesso. Glielo concedo, annullando la mia barriera. Avete mai notato che quando guardiamo una persona sembra esserci una specie di barriera davanti, che ci impedisce di vedere attraverso? Sono davvero poche le persone con cui riusciamo ad annullarla, ed è qualcosa di stupendo quando accade. Sei completamente spoglio da tutto, niente scudi o corazze, ti fai vedere per ciò che sei realmente. Debole. Per una volta, puoi allentare un po' la presa. Ci si agganciata con i veri io, diventando per un attimo l'ancora di salvataggio l'uno dell'altra.
Mi bacia dolcemente mettendoci tutto l'amore che può, per farmi capire che non sono sola. E io ne ho un disperato bisogno. Ho bisogno di sentirmi importante per qualcuno, di sentirmi qualcuno.

L'amore che cercavo ➳ lesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora