Io e Ennie siamo sempre più unite. Le vacanze estive stanno ormai finendo e ne approfittiamo per vederci quasi tutti i giorni. Ogni volta che ci vediamo, almeno un bacio ce lo scambiamo sempre e mi sento amata. Non mi sono mai sentita così felice e libera. Senza pensieri, solo una certezza. La amo, tantissimo. È la persona più importante che ho.
La scuola comincerà tra pochi giorni, così chiedo di uscire a Ennie e Hanna, una nostra compagna di classe. Ennie arriva a casa mia prima, per passare del tempo solo tra noi due. All'inizio chiacchieriamo, ma piano piano la conversazione perde importanza e ci ritroviamo a due centimetri di distanza. La annullo, facendo combaciare le nostre labbra. Un bacio casto e semplice, nulla di più. Ma lei, invece, mi prende e schiude le labbra, volendo di più. Comincia a baciarmi il collo lentamente mentre io affondo la mano nei suoi capelli, respirando il suo dolce profumo.
«Tessa!» chiama mia madre dal salotto. «Hanna è qui!»
Sbuffo. Possibile che i bei momenti debbano per forza venire rovinati sul più bello?
Ennie scrolla le spalle e mi fa cenno che continueremo dopo. Ridacchio in segno di approvazione e la prendo per mano, uscendo di casa.
Andiamo al parco e ci sediamo su una panchina e Hanna comincia a trafficare con la borsa.
«Ma dove.. Ah, eccole» Hanna tira fuori un pacchetto di sigarette e ce lo allunga. «Volete?»
Esito. È da qualche mese che non fumo più, avevo deciso di smettere. Ma per una volta posso anche sgarrare..
«Okay» rispondo prendendone due e dandone una a Ennie che, ovviamente, non riesce a tenerla accesa. «Ma ce la fai?» le rido in faccia.
«Ma non è colpa mia!» si lamenta. Hanna si gira dall'altra parte soffocando una risata e iniziamo a parlare della nostra estate, a turno. Quella mia e di Ennie è praticamente uguale, ogni cosa la facciamo insieme. Viviamo in simbiosi da.. Da quando ci siamo conosciute. Quindi tre anni circa. Mi viene da sorridere. È passato così tanto tempo. E quante cose sono cambiate, quanto è cambiata la mia vita da quando c'è lei..
«..le piacciono i ragazzi ma guarda spesso le ragazze» conclude Hanna.
Mi riscuoto dai miei pensieri. Di che stavano parlando? Mi intrometto senza pensare. «Massì, anch'io guardo spesso le ragazze..» Mi blocco e fisso il prato. Cos'ho detto?
«Tess? Sei lesbica?» Hanna cerca inutilmente di passarmi la mano davanti agli occhi nel tentativo di disincantarmi.
Le parole che ho appena detto mi rimbombano nella testa. Cazzo, finalmente ce l'ho fatta. L'ho detto. Finalmente l'ho ammesso. Non solo agli altri, ma soprattutto a me stessa. Sapevo che c'era qualcosa di diverso in me. Non qualcosa di negativo, ma comunque di diverso. Ora capisco perché mi sentivo strana quando una bambina mi si avvicinava alle elementari e mi prendeva la mano, mentre con i bambini non provavo nulla. Ora capisco perché non sono mai riuscita ad avere un vero ragazzo. La società ti impone di essere etero fin dalla nascita, non ti dicono che esistono altri tipi di orientamento sessuale. Per loro sei etero per logica. E quando cresci e scopri davvero chi sei, cosa provi, a volte è difficile accettarlo. Ti senti tradito da te stesso per aver creduto in una bugia che era così ovvia, ma non volevi ammettere la verità a te stesso. Dovrebbero insegnarci già da piccoli ad amare chi si vuole. Senza distinzioni di sesso.
Io sono sempre cresciuta con la convinzione di essere etero, e ora mi sento tradita da me stessa perché mi sono raccontata una bugia. Non mi sento diversa da prima, solo delusa di non averlo capito prima. Ma forse, mi sbaglio. Ho troppi pensieri per capire, ora.
«N-non..» balbetto. Scrollo il capo. «Non lo so.» Mi guardo i piedi e continuo a camminare. Loro continuano a parlare, inconsapevoli che io sia chiusa in una bolla di sapone. Ogni secondo nuovi pensieri prendono forma nella mia mente e non capisco più niente, mi sembra di impazzire. Mi sento stupida.
Io e Ennie salutiamo Hanna e torniamo a casa. Sembro sotto shock, non parlo da quando abbiamo salutato Hanna, e mia madre si scambia sguardi interrogativi con Ennie. Non mi curo di ciò che staranno pensando, la mia mente non ha più spazio per altri pensieri.
Finita la cena porto Ennie in camera e lei cerca di farmi sputare il rospo. «Che ti succede? Non apri più bocca da oggi pomeriggio! Ho fatto qualcosa? Vuoi che me ne vada?»
«No, rimani, ti prego..» la abbraccio. «È che.. Mi sento strana.»
«Perché ti piacciono le ragazze, intendi?» prova a chiedere. Mi sciolgo subito dall'abbraccio e la fisso: come cazzo ha fatto a capirlo?
Lei ride. «Ti ci abituerai. Non è facile all'inizio» mi racconta. Lei è bisex, quindi c'è passata anche lei.
Annuisco e la abbraccio di nuovo. All'improvviso, un desiderio si fa spazio tra i mille pensieri. Lo vedo, è chiaro e preciso. Ma folle. Dio, se è folle. Oh, al diavolo. «Vuoi essere la mia ragazza?» le chiedo.
Alza lentamente il volto e mi guarda con la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati. «È uno scherzo?»
Di certo, non è la risposta che mi aspettavo. «No.» La frittata è fatta.
«Tess..» esita. «Non è che tu non mi piaccia. Perché si, mi piaci, però io.. Non me la sento.. Non ora, almeno. Sono ancora scottata per il tradimento di Erika e per quello che mi ha fatto» dice, indicando i lividi che ancora le sono rimasti sulle gambe, «e non voglio rovinare l'amicizia con te. Combino sempre disastri e non voglio rovinare anche noi. Ho già rovinato troppi rapporti nella mia vita.» Sospira. «Non dico che in futuro non accadrà, ma per ora è meglio se.. Restiamo amiche» conclude.
Non so descrivere ciò che provo. Non sto male, non mi sento morire come magari potrebbe succedere a qualche ragazza che ama qualcuno e non è ricambiata. Me lo aspettavo, perciò ho solo avuto una conferma. Non voglio farle pressione, so quanto ha sofferto quando ha scoperto del tradimento di Erika e dopo che le aveva mandato un amico per violentarla. Per fortuna che all'ospedale c'è finito lui.
«Tranquilla, è tutto a posto» la rassicuro.
Fa una risata amara. «Certo..»
«Sul serio. È tutto okay. Anzi, scusa per quello che ti ho chiesto. Non dovevo. È un'idea assurda.»
E invece no, non è assurda. Ci stiamo comportando come due fidanzate, quindi l'idea non è per niente assurda. Era assurdo che succedesse davvero. E infatti non è successo. Ma ha detto che più avanti potrebbe accadere. Quindi posso ancora sperare, ma non troppo. La speranza è l'ultima a morire perché la prima a morire sei proprio tu. Le starò vicina come posso e, se mi vuole come amica, le sarò amica.
Le bacio ogni singolo livido rimasto e le do un ultimo bacio sulle labbra. Aspetto qualche secondo prima di staccarmi: voglio imprimermelo nella memoria perché so che, molto probabilmente, non ce ne saranno altri.
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L'amore che cercavo ➳ lesbian
Novela Juvenil«Non sento il bisogno di avere qualcuno al mio fianco per sentirmi amata.» Questo era quello che diceva costantemente Tessa. Forse perché non aveva ancora capito di che genere di persona avesse bisogno. PREMESSA: Questa storia l'ho scritta un po' pe...