«Tessa!» chiama mia mamma dal piano di sotto.
«Arrivo!» Prendo il beauty case, gli asciugamani e i costumi e li butto dentro la valigia. Mi infilo una canottiera rosa, degli shorts e le vans blu. Cerco nell'armadio una felpa e me la metto. Chiudo la zip e do un'ultima occhiata alla valigia: ho preso tutto.
Scendo le scale trascinandomi dietro la valigia, facendo un casino tremendo.
«Potresti anche essere più delicata» mi rimprovera mia mamma con un sorriso, che ricambio. «Hai preso tutto? Papà è fuori che ti aspetta» mi domanda, scompigliandomi i capelli.
«Mamma!» sbuffo ridendo. Vado allo specchio e mi sistemo velocemente.
Lei mi dà un bacio sulla fronte e mi ripete per la centesima volta: «State attente, mi raccomando.»
«Tranquilla mamma, siamo ragazze responsabili» la rassicuro facendole gli occhioni dolci. Lei sospira rassegnata e io mi fiondo fuori dalla porta. Raggiungo la macchina e metto la valigia nel baule. Mentre mi metto la cintura, mio papà mi chiede: «Allora, sei pronta?»
«Sì!» Sono a dir poco elettrizzata: andrò al mare per 4 giorni con Ennie e Sarah. DA SOLE. È la mia prima vacanza senza genitori, escluso il viaggio studio in Spagna sei mesi fa.
Mio padre mette in moto la macchina e partiamo. Guardo fuori dal finestrino e comincio a fantasticare: potrò andare al mare, rotolarmi sulla sabbia, fare il bagno ogni volta che voglio, uscire la sera e stare fuori fino a tardi..
«Ciao Helen» saluta mio padre.
«Oh, ciao Ennie!» saluto la mia amica con un sorrisone. Non mi ero nemmeno accorta che eravamo già arrivate a casa sua. Scendo dalla macchina e la aiuto a mettere la valigia nel baule. «Pronta?» le chiedo.
«Si, non vedo l'ora!» anche lei è elettrizzata.
Andiamo a casa di Sarah, sarà lei ad ospitarci nella casa al mare. Mentre io e Ennie parliamo con lei, mio padre e sua madre si scambiano i numeri.
Quando hanno finito, montiamo tutti in macchina e partiamo. Durante il tragitto mettiamo musica a alto volume e cantiamo tutti insieme. Si, anche mio papà. Imbarazzante.
Un'ora e mezza dopo arriviamo alla casa. Fa parte di un villaggio con circa sei case e la piscina al centro. È bellissima. Non è molto grande, ma è veramente accogliente. Il divanetto ha disegnati sopra tanti tipi di conchiglie, così come la tovaglia e i mobili della cucina. Nella camera ci sono un letto a castello e un letto matrimoniale. Appena lo vedo mi ci tuffo: «Mio!» annuncio alle due mie amiche. «E mio!» aggiunge Ennie.
Vicino ai letti abbiamo uno specchio intero grandissimo, perfetto. E abbiamo anche un tavolino per mangiare fuori. Meglio di così!
Sarah fa capolino sulla porta: «Forza, pigrone, preparatevi che andiamo a mangiare fuori.»
Dieci minuti dopo stiamo già inforcando le biciclette per andare a mangiare. Abbiamo optato per il Burger King. O meglio, IO ho deciso di andare lì. «Te lo concediamo solo perché domani è il tuo compleanno!» avevano specificato all'unisono.
Per fortuna non è molto distante. Quando arriviamo, ordiniamo e andiamo a sederci. Mentre mangiamo decidiamo cosa fare domani.
«Io opterei per una bella discoteca» suggerisce Ennie con un sorriso malizioso.
«Ah, no!» ribatto. «Odio le discoteche.»
«Eddai, Tess! Non ci sei nemmeno mai andata, che ne sai» Sarah cerca di convincermi, ma io non mollo.
«No» affermo.
«Vabbeh, ci ho provato» Si è rassegnata? «Domani cambierai idea» ridacchia. No, non si è rassegnata.
Rinuncio e continuo a mangiare il mio panino. Dopo aver finito torniamo subito a casa e ci prepariamo a dormire.
Imposto la sveglia sul telefono e mi infilo sotto le coperte. Chiudo gli occhi, ma non riesco a dormire. «Ennie?» sussurro.
La sento muoversi. «Si?»
«Non riesco a dormire.»
«Vieni qui» mi abbraccia. Respiro il suo profumo e mi addormento. Un sonno senza sogni.La mattina dopo non è la sveglia a svegliarmi, bensì delle urla: «TESSA, TESSA!» ma che cazzo?
Mi stropiccio gli occhi e mi guardo intorno. Merda. «Ehm, ragazze? Potreste riportarmi sul letto?» Ennie mi tiene le gambe e Sarah le braccia. Siamo sul bordo della piscina.
«TANTI AUGURI!» urlano prima di lanciarmi in acqua. Non faccio in tempo a tapparmi il naso, e l'acqua mi entra dentro. Le ammazzo.
Quando riemergo stanno ridendo a crepapelle. Esco dalla piscina sputando acqua, con pigiama e capelli gocciolanti e attaccati al viso. Potrei sembrare quella di The Ring. «Tanti auguri al cazzo!» dico infastidita. So che l'hanno fatto per scherzare, ma di prima mattina sono parecchio permalosa.
«Scusa Tess, ma non sapevamo più come svegliarti» si scusa Ennie, trattenendo una risata.
Vado in bagno, mi spoglio e prendo un asciugamano per asciugarmi. Faccio un respiro profondo e cerco di trattenere l'istinto omicida.
Rimango in bagno per una decina di minuti, poi vado fuori a fare colazione. C'è un profumo delizioso nell'aria.
«Con questi ci perdoni?» chiedono Ennie e Sarah speranzose.
«Oh cazzo, si!» Mi hanno fatto i muffins. Dio, io adoro i muffins. Le abbraccio e chiedo loro scusa per la reazione che avevo avuto poco prima.
Dopo la colazione vado a mettermi in costume e mi infilo un paio di pantaloni. Le altre due sono già pronte.
«Eccomi» prendo anch'io la bici e partiamo.
La spiaggia è piena di gente: famiglie, coppie, gruppi di amici, nonni coi loro nipoti. Fatico a credere che riusciremo a trovare un ombrellone libero. Alla fine decidiamo di andare sul pontile e di rimanere lì tutta la mattina.
Mi sfilo subito i pantaloni e mi tuffo in acqua. Si sta da Dio. La temperatura è ottima e l'acqua non è nemmeno sporca.
Giochiamo a pallavolo in acqua finché non siamo stanche morte e poi torniamo al pontile e giochiamo a carte.
«Allora, Tess..» comincia Sarah.
«No. Non vengo in discoteca» la anticipo.
«Dai, non paghiamo nemmeno se andiamo, oggi è gratis per le donne!» ha le mani giunte, mi sta pregando. «Ce ne andremo via presto» promette.
«Va bene, ci penserò» mi rassegno. Mi ci porterà, che io lo voglia o no.
Mi butta le braccia al collo: «Grazie!»
Ricambio l'abbraccio e sorrido.«Ennie!» non risponde. È la terza volta che la chiamo. «HELEN!» urlo.
Si affaccia alla porta col fiatone: «Che succede?» ha la faccia sconvolta.
«Che cavolo mi metto?!» sono disperata. Non voglio mettermi il vestito, ma non so se vado bene in shorts e canottiera.
«Vestito?» tenta. Scuoto energicamente la testa. «Allora pantaloncini corti e..» passa in rassegna le mie magliette. «Uhm, quella là» indica una canottiera viola con un mandala disegnato sul davanti. Mi piace. La ringrazio e torna in bagno.
Prendo l'eye-liner e mi disegno una linea sottile. Applico anche un po' di mascara sulle ciglia. Non aggiungo altro. Chiudo la trousse e mi infilo le scarpe.
La discoteca è di fronte al villaggio, ottimo. C'è già una coda infinita e sono solo le undici di sera. A mezzanotte aprono, ma non ci fanno passare perché Ennie e Sarah non hanno la carta d'identità. Dentro di me esulto.
«Non ci posso credere» Sarah c'è rimasta malissimo. «Se solo sapessi dove cavolo è finita.» Controlla altre dieci volte nella borsa, ma niente. Ennie, invece, l'aveva dimenticata a casa.
«Vabbeh dai, potremo andare in un bar» propongo. Annuiscono e andiamo nel bar più vicino.
Ordiniamo un mojito e due cajpiroska alla fragola. È la prima volta che bevo alcool. Spero di non fare figure di merda.
Assaggio il mio mojito e mi piace talmente tanto che lo scolo in un attimo. Guardo con voglia il cajpiroska di Ennie e lei mi allunga la cannuccia. Dopo due secondi la ritira. «Hey!»
«Ti sei già scolata il tuo mojito!» ride.
Faccio il broncio. «Ma è il mio compleanno.»
«E va bene» cede. Ne bevo un po' e poi torniamo a casa.
Mi viene da ridere, ma mi trattengo. Sono stanca, mi viene spesso la ridarella quando ho sonno.
Quando entriamo in casa inizio a ridere come una cogliona. «Tess?» Ennie si è avvicinata. «Ti senti bene?»
«Certo, sto benissimo, non vedi?» rido ancora.
«Ma sei ubriaca con un misero mojito?» gli occhi di Sarah sembrano due piattini. Che sfigata che sono.
Non le rispondo e vado in bagno. Mi lavo i denti e mi guardo alla specchio. Ho il trucco sbavato, forse mi sono lavata la faccia senza struccarmi. Già, forse. E chi se lo ricorda?
Mi affaccio sulla camera: col trucco colato sembro un fantasma. Le mie amiche saltano in aria, spaventate. «Tessa, ma sei pazza?» strilla Sarah. Ridacchio e torno in bagno. Dopo un po' decido di uscire. Mi sdraio sul letto e mi addormento.
Non so quanto tempo sia passato, ma mi sveglio. Ennie è girata verso di me. La luce della luna entra dalla finestra, proiettando ombre strane sulle pareti. È un po' inquietante. Ridacchio da sola.
Torno a guardarla. È così bella, così serena. Mi avvicino lentamente a lei, le scosto i capelli dal viso. E le do un bacio rapido sulle labbra.
È l'alcol che mi dà alla testa. Ridacchio ancora e riprendo a dormire.
STAI LEGGENDO
L'amore che cercavo ➳ lesbian
Roman pour Adolescents«Non sento il bisogno di avere qualcuno al mio fianco per sentirmi amata.» Questo era quello che diceva costantemente Tessa. Forse perché non aveva ancora capito di che genere di persona avesse bisogno. PREMESSA: Questa storia l'ho scritta un po' pe...