Chapter 10.

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Continuò ad avvicinarsi...

Fino ad arrivare al mio orecchio.

Fanculo.

"Madison, calmati."

Bisbigliò a bassa voce.

Con quella voce così soave e calma; giuro, mi sarei quasi addormentata.

Non gli risposi, non avevo ancora ripreso il respiro regolare.

Si staccò da me e mi sorrise.

"Che cosa ne dici di fare un giro in skate?"  Mi propose.

"Io su uno skate? AHAHAHA"

"Avantii, ci divertiremo, lo giuro, vieni con me."

Mi accompagnò davanti al suo garage, tirò fuori un piccolo telecomando bianco, schiacciò mille bottoni a caso fino a trovare quello giusto, ed il grande portone si aprì.

Vidi un sacco di skateboard appesi al muro, ce ne erano di ogni tipo e misura.

"Scegline uno, avanti."

Quasi mi spaventai, ero rimasta quasi incantata a guardare quel grande 'murales' pieno di tavole con rotelle.

"Mh...credo che sceglierò quello"

E ne indicai uno, abbastanza grande e lungo, color blu.

"Ottima scelta devo dire"

Prese il suo, un penny, mi sembra si chiamasse il modello e poi mi porse il mio.

"Incomincio col dirti che sono veramente negata"

"Non andrà male dai" mi rassicurò.

Uscimmo dal garage e Jacob dovette litigare un'attimo con il telecomando, che non aveva proprio voglia di funzionare.

"Ti faccio vedere, devi mettere i piedi in questo modo, sali" mi disse.

Salii, un po' esitante e lui mi diede la mano, oddio.

Salì sul suo skate e mano nella mano incominciammo ad andare, facevo davvero ridere, non riuscivo a stare su neanche per cinque minuti.

'Proprio una frana' continuavo a ripetermi nella mia testa.

Stavo facendo davvero una figura di merda, così scesi.

"Jacob, davvero non riesco, è difficile!"
Misi un piccolo broncio.

"Ho un'idea" e mi guardò con un sorrisetto complice.

Aiut.
-
"Jacob sei pazzooo" urlai con tutta la voce che avevo.

Lui continuava a ridere e la sua risata contagiò pure me.

Eravamo tutti e due sul 'mio' skateboard, io seduta davanti, sul margine e lui era dietro, in piedi che spingeva.

Era tutto così divertente che non ci accorgemmo dell'ora.

Si era fatto tardi, molto tardi, così ritornammo ognuno nella propria casa, non prima che lui mi lasciasse un piccolo bacino sulla guancia.

Era tutto così bello...
-
Feci per entrare nel vialetto di casa, quando qualcuno mi tirò con forza il braccio.

I miei occhi si spalancarono.

Mio padre.

Aspetta cos.

"Ei tesoro, ciao!
Dove sei stata in tutto questo tempo?"

Puzzava.

Puzzava di alcool.

"La vera domanda forse è 'dove sei stato TU in tutto questo tempo'."

Una sberla.

Così forte che mi fece spostare la testa verso destra.

"Non era questa la mia vera domanda."

Silenzio.

"Quindi? Dov'eri questo pomeriggio?"
"Con chi eri?"

Ma a lui ormai che cosa gli interessava?

Stetti zitta.

"Rispondi cazzo."

Si stava alterando.

Non mi faceva più paura, non dopo quello che aveva fatto due anni fa.

"Sparisci."
Sibilai.

"Cosa? AHAHAHAHA TI SEMBRA QUESTO IL MODO DI PARLARE A TUO PADRE?"

"Non sei più mio padre, ed ora levati."

Feci per andarmene, ma lui mi tirò di nuovo il braccio.

"Avanti, perché non mi rispondi? Vi ho visti sai? Tu e quel ragazzino, com'è che si chiama? Jacopo?"

Ma che cazz.

1- come faceva a 'sapere' se si può dire il suo nome.
2- mi stava stalkerando?
3- stavo iniziando ad avere paura.

"Ti piace non è vero?"

"Stai ancora zitta? Che c'è il gatto o forse quel ragazzino ti ha mangiato la lingua?"

Era pessima; e rideva solo lui.

Mi spinse con forza per terra.

"Non ti ho insegnato che quando qualcuno ti fa una domanda, bisogna rispondere?"

"Non vedo come tu abbia potuto farlo, dato che te ne sei andato quando ancora avevo quattro anni."

Una scintilla illuminò i miei occhi, sentii le ormai frequenti lacrime solcarmi il viso.

"Oh ma che c'è, adesso la piccola Madison piange?"

Fece una finta espressione dispiaciuta.

Ma voleva davvero fare il simpatico?

Lo vidi attraversare velocemente quel piccolo tratto di strada che ci divideva.

"N-" stavo per ribattere.

"Stai zitta."

Mi tirò un calcio nello stomaco.

Così forte che persi le forze e caddi sdraiata, vedevo sangue, probabilmente mi stava uscendo dalla bocca e poi nulla.

Il buio più totale.

You make me shine||Jacob Sartorius. (#Wattys2016) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora