Capitolo 19

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GIORGIO
Nicole è davanti a me e mi mostra il dito medio, ed io ricambio il gesto sorridendo. Non appena scatta il verde parte, e io dietro a lei, ma quando arriva a metà dell'incrocio una macchina che è passata col rosso le va addosso. La macchina andava molto veloce, perciò l'auto di Nicole viene scaraventata ad almeno 5 metri di distanza, facendo un quarto di giro su se stessa. Inizialmente non realizzo ciò che sta accadendo, sembra la scena di un film, invece è tutto vero. Non appena realizzo ciò che è appena accaduto inizio ad avere la tachicardia e mi tremano le mani. Spengo l'auto e corro verso la macchina di Nicole. Sento che qualcuno sta chiamando l'ambulanza e gliene sono grato, visto che in questo momento non riuscirei a mettere due parole insieme. Vicino allo sportello di Nicole ci sono vari uomini che cercano di aprire lo sportello per tirarla fuori.
< State fermi, potrebbe aver subito danni alla spina dorsale!>, urla una signora da dietro di loro.
< Sono una dottoressa, datemi retta!>. Gli uomini si allontanano dall'auto, mentre io mi avvicino. Con un gesto atletico vi salto sopra e mi affaccio al finestrino per vedere come stia Nicole.
Ha la testa piegata di lato e le sta colando molto sangue dal naso, dal sopracciglio e da molte piccole ferite, procurate dal finestrino che si è frantumato in migliaia di piccole schegge.
< Nicole, amore mio, mi senti?>. Nessuna risposta.
< Porcoddio, amore, mi senti?>, urlo piangendo. La dottoressa, che avrà sì e no una trentina d'anni, salta sull'auto, aiutata da un signore, e si avvicina a me.
< Levati la maglietta e tienimi per le gambe>, ordina.
< Cosa?>, chiedo non capendo perché mi stia dicendo quelle cose.
< Tu sta zitto e fa come ti ho detto!>, risponde severa. Ha detto di essere una dottoressa, perciò so che la potrà aiutare, così mi tolgo la maglia e gliela porgo.
< Dividila a metà>, ordina con lo stesso tono autoritario, ed io inizio dividere la maglia, partendo dal colletto. Le mie mani tremano, perciò non risulta essere molto.
< Come ti chiami?>, continua con voce più calma.
< Giorgio>, rispondo porgendole la maglia.
< Bene Giorgio, adesso mi calerò nella macchina attraverso il finestrino per fermare le emorragie e per sentire se il battito c'è, anche se mi sembra che sia ancora viva, data la quantità di sangue che sta perdendo. Devi reggermi per le gambe. Reggimi bene, se per caso dovessi cadere innanzitutto mi farei male, secondo potrei, nella peggiore delle ipotesi, uccidere la tua fidanzata, perciò mi raccomando>. A quelle parole sbianco; già mi tremavano le mani, poi dopo ciò che ha detto l'ansia sale ancora di più.
< Muoviti!>, sbraita indicandosi le gambe. Mi inginocchio dietro di lei e le avvolgo le ginocchia con le mie braccia; si china in avanti e si cala dentro l'auto. Faccio contrappeso tirando la schiena un po' indietro e stringo ancora di più le sue gambe. Non riesco a vedere cosa stia facendo, ma la sento imprecare.
< Che succede?>, domando impaurito.
< Il battito è debole, sta perdendo troppo sangue>.
< Cazzo!>, sussurro. Sento varie sirene avvicinarsi a noi, così mi volto leggermente e vedo arrivare una volante della polizia, il camion dei vigili del fuoco e due ambulanze. Le quattro sirene blu tranciano il nero del cielo e illuminano i volti delle persone di uno strano colore, ora blu, ora rosso.
< Tirami su!>, ordina la donna, ed io eseguo.
Scendo con un balzo dall'auto e poi aiuto anche la donna a scendere. I pompieri corrono verso la macchina e, grazie all'utilizzo di alcuni atrezzi, rimuovono lo sportello. Un vigile del fuoco si cala dentro, mentre gli altri raddrizzano con cautela l'auto. Non appena ci riescono due paramedici si avvicinano correndo con una barella rigida. Con molta cautela vi poggiano sopra Nicole e, dopo averle messo un collare, corrono verso l'ambulanza.
< Sono il fidanzato, posso venire con voi?>, domando.
< Sali, ragazzo>, acconsente uno dei due, e così faccio. Avrei voluto ringraziare quella donna per aver aiutato Nicole, ma sono stato preso dal panico e non ne ho avuto il tempo. L'ambulanza sfreccia per le vie di Roma a sirene spiegate.
< Il battito è debole>, annuncia il paramedico.
< Non mi puoi abbandonare>, sussurro mentre le lacrime ricominciano a bagnare il mio viso.
< Dimmi i dati personali della ragazza, per favore>, chiede il paramedico. Annuisco, con le lacrime agli occhi.
< Mi servono nome, data di nascita, gruppo sanguigno ed eventuali allergie, solo se ne sei sicuro però>.
< Nicole Colombo, 16 luglio 1992, AB negativo, non è allergica a nulla>. Finalmente arriviamo all'ospedale e troviamo ad aspettarci due dottori.
< Donna, 22 anni, gruppo sanguigno AB negativo, incidente stradale>. I medici prendono la barella e correndo entrano dentro una sala, mentre io rimango lì fuori come un ebete e guardare la porta chiudersi davanti a me, per altro a terso nudo.
< Anche lei no, ti prego!>, urlo disperato rivolgendomi a non si sa bene chi e buttandomi a sedere su una sedia. Il tempo sembra non passare mai, chissà da quant'è che sono qui. Chissà cosa le staranno facendo. Chissà se è viva. Non mi preoccupo né del freddo che avverto, visto che sono senza maglietta in una stanza con l'aria condizionata, né per le occhiatacce delle persone.
Mi squilla il telefono e decido di rispondere, come sempre senza guardare chi sia.
< Bro', ho appena letto su facebook che hai avuto un incidente. È vero o è una cazzata di qualche fan?>, domanda Giulio allarmato.
< Non ho avuto io l'incidente, ma Nicole. Siamo all'ospedale>.
<Che cazzo è successo?>.
< Mentre attraversava un incrocio un deficiente è passato con il rosso e l'ha presa in pieno>, sussurro con voce tremante, mentre la scena si ripresenta davanti ai miei occhi.
< Merda! Come sta?>.
< Non lo so, ma prima aveva il polso debole e ha perso molto sangue>.
< Cazzo! Ti raggiungo subito!>.
< Portami una maglietta e una felpa, per favore>, gli chiedo prima che chiuda, visto che sto davvero morendo dal freddo.
Continuo a piangere come un bambino con le mani davanti al volto. Perché la vita deve essere così? Cosa cazzo ha fatto di male per meritarsi tutto questo?
< Gio'>, mi chiama Giulio. Alzo la testa e lo vedo in piedi davanti a me mano nella mano con Chiara, la quale sta piangendo. Faccio un cenno con la testa e abbasso nuovamente il capo.
< Ti hanno fatto sapere niente?>. Scuoto la testa.
< Vedrai che non è niente>, cerca di rassicurarmi stringendomi una spalla nuda, ma senza successo.
< Non è vero, con 'sta vita del cazzo che mi ritrovo devo sempre aspettarmi il peggio!>, urlo balzando in piedi.
< Calmati Gio', vedrai che si sistemerà tutto>, continua Giulio con voce calma. Ci tiene molto a Nicole e so che sta usando quella voce calma per rassicurarmi e basta, anche lui è preoccupato, glielo si legge in faccia.
Mi porge una bustina dalla quale estraggo una maglia e una felpa, proprio come gli avevo chiesto. Fortunatamente sono taglie oversize, e stanno anche a me, nonostante la nostra diversa corporatura.
Ci sediamo tutti e tre sulle sedie e aspettiamo con ansia che qualcuno venga a dirci qualcosa. Muovo nervosamente una gamba e continuo a pensare a quanto faccia schifo la mia vita, quando un' infermiera urla il cognome di Nicole. Alzo lo sguardo e resto a fissarla per qualche secondo; non so bene cosa voglia dirmi, ma sinceramente ho paura. Le ipotesi sono tre: è viva e non ha riportato danni gravi, è morta, è viva e ha riportato danni gravi, se non gravissimi. La possibilità che mi dica qualcosa di brutto è circa il 66%, una percentuale a dir poco pessima.
< C'è nessuno per Colombo?>, continua la donna bassa e paffuta.
< Andiamo, Gio'>, mi esorta Chiara. Deglutisco e faccio un respiro profondo, chiudendo gli occhi per un' istante.
< Andiamo>, sussurro alzandomi.
Ho paura, troppa.

Sorreggimi se cado~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora