Capitolo 21

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GIORGIO
Stanotte avrò dormito sì e no 2 ore: ogni qualvolta mi addormentavo le immagini dell'incidente tormentavano i miei sogni, trasformandoli in incubi. In ogni incubo c'era un finale diverso, sempre drammatico: in uno Nicole moriva sul colpo, in un altro l'infermiera mi comunicava che non c'è l'aveva fatta, in un altro Nicole rimaneva un vegetale a vita; ogni volta mi svegliavo tutto sudato e tremante, una sensazione di merda.
Verso le 6:30 mi alzo dal letto, mi lavo e raggiungo velocemente l'ospedale a bordo della mia moto. Prendo l'ascensore e salgo fino al quarto piano; ancora non è l'orario di visita, perciò mi siedo su una sedia ad aspettare. Qualche istante dopo entra nella stanza la ragazza che piangeva ieri e si siede su una sedia. Ha delle profonde occhiaie, sicuramente nemmeno lei è riuscita a dormire questa notte; a quanto ho capito ieri sera è qui per il nonno, ma non vorrei sbagliarmi.
Non appena aprono il portone mi dirigo verso la stanza di Nicole. Appena varco la porta mi blocco di colpo. Sento come un fitta al cuore nel vederla ridotta così. È sdraiata sul lettino con gli occhi chiusi, ha un sondino giallo attaccato alla punta del naso e un respiratore, mentre al dito indice ha attaccata una di quelle scatoletta che servono per monitorare i suoi parametri vitali. Ha le braccia ricoperte di garze e sulla faccia ha qualche cerotto. Mi avvicino lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile, e mi siedo sulla sedia vicino al letto.
Inizio a piangere silenziosamente e le stringo un po' la mano.
< Sei bellissima>, sussurro con voce rotta dal pianto mentre le accarezzo la nuca; le aggiusto la frangetta e sorrido debolmente.
< Sai amore, il medico mi ha detto che dovresti risvegliarti nel giro di una settimana... per favore, non fare scherzi, o, se possibile, svegliati anche prima; mi manchi di già!>, le confesso. A quanto ne so lei può sentirmi, perciò voglio che sappia queste cose. Mi manca di già il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhioni verdi, i suoi baci, i suoi abbracci, tutto. Mi piego leggermente in avanti e le lascio un tenero bacio sulle labbra socchiuse.
< Ti amo>, sussurro sulle sue labbra.
< Che dolci!>. Sobbalzo e mi giro di scatto verso l'entrata per vedere chi sia stato a parlare, scoprendo che si tratta di un'infermiera.
< Non volevo spaventarti>, si scusa entrando nella camera.
< Si figuri, ero sovrappensiero>.
< Devo darle da mangiare>. Indica un vassoio sopra ad un tavolino in un angolo.
< E come fa?>, chiedo alzando un sopracciglio, visto che non credo che Nicole possa ingoiare in questo stato.
< Dal sondino>, mi spiega indicando il tubo giallo attaccato al suo naso.
< Aspetta, ti faccio vedere; poi se vuoi potrai farlo tu>, continua dirigendosi verso il vassoio; apre uno dei piatti e "aspira" un po' del contenuto con una siringa. Prende l'estremità del sondino e ci infila dentro il beccuccio della siringa, per poi spingere lo stantuffo.
< È una cosa alquanto schifosa>, ammetto stringendo la mano di Nicole, sentendomi a disagio.
< È l'unico modo per farla mangiare>.
< Sì ma sembra... non so, lei è sempre stata così indipendente e doverle dare da mangiare mi fa uno strano effetto>.
<Se vorrai povmtrai anche lavarla>.
< Lavarla?>, domando sbalordito.
< Certo, pensi che lasceremo questa bella ragazza sporca?>.
< N-no>, balbetto.
< Dài, ora prova tu a darle da mangiare>. Mi avvicino timoroso al tavolino, dopo che l'infermiera mi ha consegnato la siringa.
Prelevo un po' del contenuto con la siringa e mi avvicino al letto.
<Tieni la punta verso l'alto, potrebbe colare un po'>. Annuisco e faccio come mi ha detto.
Prendo l'estremità del sondino e ci infilo la punta della siringa.
<Bene, adesso fai pia...>; non fa in tempo a finire la frase che do una veloce e brusca spinta allo stantuffo; il sondino si stacca e il contenuto della siringa schizza ovunque.
<...no>, finisce ridendo la frase. Ho tutta la maglietta, la faccia e i capelli imbrattati di quella sbobba, definita "cibo".
< Mi scusi>, dico dispiaciuto, vedendo che l'ho sporcata.
< Non ti preoccupare, capita anche a me>, mi rassicura ridendo. Guardo Nicole e mi sembra che gli angoli della sua bocca siano leggermente piegati all'insù. Mi stropiccio gli occhi e torno a guardarla, incredulo.
< Sto impazzendo o sta davvero sorridendo?>, chiedo all'infermiera.
< Sembra che stia sorridendo leggermente>, mi asseconda. Si volta, prende un rotolo di scottex da sopra il tavolo e me lo porge.
< Tieni, pulisciti un po' alla meglio, se vuoi lì c'è il bagno. Fossi in te andrei a casa a cambiarmi>.
< Ha ragione, vado e torno!> Mi pulisco un po' alla meglio con lo scottex e vado in bagno a lavarmi le mani e la faccia.
< Torno subito>. Lascio un bacio sulla guancia di Nicole e mi avvio velocemente verso casa.
< Cazzo, ma quello è Mostro!>, urla una ragazzina all'entrata dell'ospedale. Mi maledico mentalmente; vorrei andarmene e far finta di non aver sentito, ma so quanto ci rimarrei male se fossi io al suo posto. Mi volto a guardare la ragazzina e noto che è sulla sedia a rotelle, senza una gamba. Dio, quanto fanno schifo gli ospedali. Se avessi fatto finta di niente e me ne fossi andato mi sarei sentirò ulteriormente una merda, vista la sua condizione.
< In persona>, dico sfoderando uno dei miei sorrisi più falsi e avvicinandomi a lei.
< Oddio, la faresti una foto con me?>, domanda con voce tremante, visibilmente emozionata.
< Certo, ma ti avverto, puzzo di non so bene cosa e sono tutto sporco>, affermo ridendo e indicando la maglia.
< Fa niente>. La ragazza porge a quella che credo sia la mamma il telefono e io mi chino vicino a lei per fare la foto. Dopo averla scattata si avvicina a noi e ce la fa vedere.
< Che capelli di merda che ho>, affermo ridendo, vedendo che la cresta è tutta in disordine.
< Sono sempre fichissimi>, mi rassicura la ragazzina. La saluto e torno velocemente a casa, dove mi faccio una doccia veloce, mi cambio e torno in ospedale.
Solo ora mi rendo conto di non aver detto a nessuno di ciò che è successo, se non a Giulio e Chiara. Mando un messaggio sul gruppo della comitiva, così che le persone più importanti per noi lo sappiano.
Mi faccio coraggio e chiamo Eva, la mamma di Nicole.
< Giorgio?>, domanda stupita.
< Sì, ciao Eva>.
< Oh mamma, quant'è che non ti sentivo! Allora, a cosa devo la chiamata?>.
< Si tratta di Nicole>.
< Che ha combinato?>, chiede con voce scocciata.
< È in coma, ha avuto un incidente stradale>. Fa male dire una cosa del genere, soprattutto visto che l'avvenimento è accaduto appena ieri.
< Beh, come minimo l'avrà causato lei l'incidente, dato che è sempre ubriaca>, ribatte acida.
< No, non è stata colpa sua>, rispondo cercando di restare tranquillo. Nonostante la conosca da quando sono nato, cerco di non rispondere male, ricordandomi che comunque è una donna adulta.
< Sì, sì, dovrei crederci>, continua strafottente, e dal tono che usa credo proprio che sia ubriaca.
< Va bene Eva, credevo che ora che non hai più nessun figlio in mezzo ai coglioni pottessi esserti calmata, invece sei la solita testa di cazzo che sei sempre stata. Sono mesi che non senti tua figlia, non sei nemmeno venuta al funerale di mio fratello, del futuro marito di tua figlia, ragazzo che per altro hai visto crescere; ti sei mai preoccupata di sapere come stesse Clarissa? Ti rispondo io: no. Ti chiamo per dirti che tua figlia è in coma e fai la cretina, ma vaffanculo va!>, sbotto. Potrà essere anche la donna più vecchia del mondo, ma se non porta rispetto a me, io non ne porto a lei.
< Giorgio, per te sono stata come una seconda madre, non ti permetto di parlarmi così!>.
< Eva, di nuovo: vaffanculo! Ti ho chiamato perché mi sembrava giusto ne fossi al corrente, ma probabilmente ho sbagliato, Nicole non ti vorrebbe nemmeno qui>.
< Bene, allora ciao>, sputa acida per poi chiudermi il telefono in faccia.
< Tua mamma è un' idiota>, mi rivolgo a Nicole.
< E poi come>. Mi volto e vedo Clarissa sulla porta. È molto magra e ha delle profonde occhiaie, non sembra nemmeno lei. Mi rivolge un sorriso, ma non appena vede Nicole scoppia a piangere e mi alzo per abbracciarla.
< Non posso perdere anche lei>, sussurra tra un singhiozzo e un altro.
< Tranquilla, non la perderem. I dottori hanno detto che dovrebbe svegliarsi presto, dato che il trauma cranico è stato lieve>, la rassicuro mentre una lacrima cola dai miei occhi. Odio piangere e in queste tre settimane lo sto facendo più di quanto non abbia mai fatto in 22 anni di vita.

SPAZIO AUTRICE
"Correggimi se sbaglio " ha raggiunto le 10k😍
"Io volevo, io dovevo solo dirvi grazie "❤
Grazie mille a tutte per aver letto la mia storia, spero vivamente che vi sia piaciuta e che vi sia piacendo.

Sorreggimi se cado~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora