Capitolo 34

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GIORGIO
Il piano che avevo attuato di fare l'indifferente nei confronti di Nicole non ha funzionato e in questi 3 giorni non abbiamo fatto altro che litigare, scambiandoci anche parole pesanti. La cosa che mi fa più incazzare di tutti è il fatto che litighiamo per le cavolate: anche un CD messo nel posto sbagliato diventa un buon motivo per litigare.
Lei non fa altro che vomitare dal nervoso, mentre io mangio poco, molto poco. Sembriamo dei separati in casa, ed io sono giorni che dormo addirittura sul divano.
Oggi è l'8 settembre e ci sarà l'nsp day, al quale sono stato invitato dai miei amici come ospite e perciò non ci sarò per tutto il giorno. Provo l'ultimo tentativo di approccio con Nicole e decido di chiederle se le va di venire a vedere lo spettacolo, visto che di solito la musica l'ha sempre aiutata a calmarsi.
< Ti va di venire all'nsp day?>, chiedo un po' titubante entrando in camera nostra, dove la trovo che si sta infilando il reggiseno. Subito si copre con le mani.
< Coglione, non te l'ha insegnato nessuno a bussare?>, sbraita.
< Innanzitutto è anche camera mia, seconda cosa sono il tuo fidanzato, ti ho vista nuda centinaia di volte>, tibatto.
< Non me ne frega un cazzo, ora non voglio>. Si gira e si mette il reggiseno, seguito poi da una maglietta nera a mezze maniche.
< Insomma?>, la incito, non avendo ricevuto una risposta alla mia domanda.
< No, non voglio venire ad uno stupido evento a vedere centinaia di ragazzine urlanti che si sdrusciano su di te e che ti dicono che sei bello e cose così>, risponde con aria indifferente aggiustandosi la maglietta.
< Lo sai che di quelle ragazzine non me ne frega niente, ho occhi solo per te>.
< Sì sì, chissà quante corna che c'ho!>, dice mente ripiega il pigiama e lo posa sul letto.
< Basta! Non ce la faccio più!>, sbraito tirando un cazzotto alla porta. Sono veramente arrivato al limite massimo di sopportazione. Lei si volta di scatto e mi guarda con un sopracciglio alzato.
< Porca madonna, smettila di fare la bastarda!>. Mi avvicino a lei a brutto muso e le stringo un braccio, non riuscendo più a ragionare; la strattono affinché mi guardi dritta negli occhi, cosa che fa subito dopo. Una ragazza normale si sarebbe spaventata, invece lei è rimasta ferma impassibile a guardarmi dritta negli occhi, senza trasmettere alcun tipo di emozione, il che mi fa ulteriormente arrabbiare.
< Perché mi tratti così?>, irlo nuovamente. Ci guardiamo negli occhi per qualche istante e capendo che non mi risponderà continuo a parlare, anzi, ad urlare.
< Smettila di fare la povera ragazza depressa che ha perso sua sorella, basta! Clarissa è stata un'idiota e si è ammazzata, non devi stare male per una che ha fatto una cazzata del genere, e soprattutto non devi rifartela con me!>. Non appena finisco di parlare mi accorgo di aver appena detto una cazzata colossale. Non penso veramente quelle cose, sono state dettate dalla rabbia del momento.
I suoi occhi, che prima erano apatici, ora mi trasmettono tutto l'odio che prova nei miei confronti in questo momento. Come risposta ricevo uno schiaffo in pieno volto, che mi fa ruotare di scatto la testa a destra e mi fa frizzare la guancia colpita. Poso una mano, che fortunatamente è fredda, sulla parte colpita e subito provo un po' di sollievo.
Non essendo più in me, gli restituisco lo schiaffo, dandoglielo anche fin troppo forte. Anche il suo viso ruota a destra, ma i capelli le ricoporono la guancia colpita.
Mi pento subito del gesto che ho appena fatto.
< Scusami, non volevo>, balbetto cercando di rimediare al guaio che ho appena combinato.
< Ti fa male?>. Faccio per spostarle i capelli dalla guancia, ma mi scansa bruscamente le mani.
< Non mi devi toccare!>, Urla con il fuoco nelle iridi.
< Brutta testa di cazzo! Aveva ragione Clarissa a pensare che prima o poi mi avresti picchiata!>, Aggiunge poi, facendomi incazzare nuovamente.
<Sei stata tu ad iniziare!>.
< Te lo meritavi, coglione!>.
< Sai che c'è? Te lo sei meritata anche tu, porcoddio! Mi sono rotto il cazzo di te, del tuo carattere di merda, delle tue risposte del cazzo, dei tuoi maledettissimi incubi che mi tengono sveglio tutte le sante notti, dei tuoi cazzo di attacchi di panico, delle tue stupide fobie, di tutto!>. Ho urlato queste parole con talmente tanta foga che ho il fiatone. Respiro affannosamente con gli occhi spalancati, sembrando quasi un toro.
< Se non mi sopporti più lasciami!>, Mi incita gesticolando. Sulla sua guancia è comparso il segno dello schiaffo, si vedono esageratamente bene le mie cinque dita.
<È quello che sto facendo!>, Rispondo ovvio aggiungendo una risatina strafottente. Vedo i suoi occhi spalancarsi per un attimo, come se non credesse che quelle parole siano uscite veramente dalla mia bocca, ma poi riassume la sua espressione apatica.
< Bene, allora direi che la nostra storia finisce qui>, Ribatte con una calma disarmante.
< Bene!>, Urlo prendendo il telefono dal comodino.
< Bene!>, Urla a sua volta. Esco di casa sbattendo tutte le porte che incontro per la mia strada. Non appena raggiungo l'auto tiro un calcio al cerchione per il nervoso, poi salgo sull'auto, sbattendo con forza lo sportello. Prima guidare mi aiutava a calmarmi, spero che funzioni anche ora.

Sorreggimi se cado~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora