NICOLE
Come se la mia vita non fosse già stata sufficientemente problematica, in quest'ultimo periodo sono aumentati gli attacchi di panico, dei quali comunque soffrivo sin dalla morte di Vittorio, e la notte faccio continui incubi riguardanti principalmente Vittorio e il mio incidente. Puntualmente, ogni mattina, mi sveglio alle 6 in preda al panico, delle volte mi sveglio addirittura urlando. La cosa che mi dà più fastidio di tutte è essere un peso per Giorgio; a lui piace andare a dormire tardi, spesso e volentieri esce all'una di notte a portare a spasso Junkies, ogni mattina alle 6 si sveglia a causa mia e la cosa non mi piace per niente, ma non è colpa mia, almeno non direttamente. Giorgio ha delle profonde occhiaie a causa delle notti quasi insonni che passa, ovviamente per colpa mia. Se non altro, credo che stia superando, bene o male, la perdita di Vittorio. Non piange più, o almeno io non lo sento più farlo. Ora quando esce fuori Vittorio in un discorso lo ricorda sempre sorridendo, mentre prima con malinconia. Penso che sia giusto così: Vittorio era un ragazzo allegro al quale piaceva far ridere la gente e credo che volesse essere ricordato con un sorriso, non piangendo.
Quando vedo Clarissa, ossia quasi tutti i giorni, mi sento inutile. Nonostante le abbia parlato varie volte lei si lascia andare sempre di più e sono convinta che prima o poi finirà con l'autodistruggersi.
Mentre sono in ufficio ad annoiarmi, dato che ho già sbrigato tutte le pratiche, ripenso sorridendo a quando frequentavo le superiori. Mi piaceva la scuola, eccellevo nella maggior parte delle materie, ma ero una testa calda, e col tempo non sono di certo migliorata. In me si fondevano le due figure classiche che caratterizzano la scuola: il bullo ed il secchione. I professori non sapevano come comportarsi con me, visto che in classe ero sempre attenta, seguivo ed intervenivo spesso, ero praticamente la prima della classe, ma bastava che qualcuno mi facesse girare i coglioni e si ritrovava al bagno a tamponarsi il naso grondante di sangue; delle volte, quando ero incazzata, rispondevo male anche ai professori, per questo non sapevano come comportarsi.
Mentre ripenso ai bei momenti passati a scuola, l'occhio mi cade su un calendario poggiato sulla scrivania, che non avevo notato prima. È uno di quei calendari con scritte le date, il disegnino della luna e i santi. Giro la pagina piegata all'indietro e mi ritrovo davanti la pagina del mese di Maggio. Dato che non so cosa fare, mi metto a leggere quando si festeggiano i vari santi e quando arrivo al 21 maggio, il giorno in cui mi sono risvegliata dal coma, quasi mi prende un infarto.
21 maggio
S. Vittorio di Cesarea.
<Oh cazzo>, sussurro tra me e me.
< Nicole, puoi andare, per oggi non abbiamo altro da fare>, mi comunica Claudio interrompendo i miei pensieri ed uscendo dal suo ufficio.
< O-okay>, balbetto. Velocemente prendo le mie cose ed esco dall'ufficio.
Non ho più guidato dal giorno dell'incidente, perciò ogni giorno sono costretta a farmi dare un passaggio da qualcuno, che di solito è Giorgio, ma oggi lui, Giulio, Andrea e Matteo sono in viaggio per Modena per la prima data del tour estivo, perciò mi passerà a prendere Valerio tra pochi minuti.
Prendo il telefono e chiamo Giorgio per raccontargli della strana coincidenza. Risponde subito.
< Amore>.
< Ehi, dove siete?>.
< Siamo ancora in treno, dovremmo arrivare tra due ore>.
< Okay, fate da bravi eh>.
< Tranquilla, lo tengo d'occhio io!>, urla Giulio avvicinandosi al telefono di Giorgio. Sicuramente è vicino a lui e ha sentito la conversazione; rido sentendo Matteo bestemmiare per non so cosa.
< Di quattro non ne fate uno serio!>, scherzo. Giorgio ripete agli amici ciò che ho detto e li sento parlottare, ma non capisco cosa dicano.
< Gio', una domanda>, dico smettendo di ridere.
< Spara>. Sono certa che mentre lo diceva si stava accomodando meglio sul seggiolino, lo fa sempre quando l'aria si fa più seria.
< Che giorno mi sono svegliata dal coma? Il 21 di maggio, vero?>.
< Sì, perché?>.
< Sai che giorno era il 21?>.
< Mi pare giovedì>, dice non capendo dove voglia arrivare.
< A parte quello...non ci crederai mai...era San Vittorio>.
< Davvero? Tu come fai a saperlo?>.
< L'ho letto su un calendario. Cazzo, che coincidenza!>.
< Sì, direi quasi inquietante>.
< Già>. Vedo la macchina di Valerio parcheggiare proprio davanti a me e decido di chiudere la chiamata.
< È arrivato Valerio, devo andare. Chiamami appena arrivate, intesi?>.
< Intesi, ciao amore>.
< Ciao>. Chiudo la chiamata e raggiungo l'auto di Valerio.
< Ciao pische'>, mi saluta non appena salgo sull'auto; mi metto a sedere, mi sporgo leggermente e lo saluto con un bacio sulla guancia.
<Come mai eri a lavoro anche di sabato?>, domanda voltandosi verso di me per guardarmi.
<Dovevamo finire di sistemare alcune pratiche, ma c'era meno lavoro di quanto pensassimo>.
< Okay. Sei impegnata oggi?>, domanda rivolgendomi un sorriso.
< No>.
< Bene, allora ho una proposta da farti>.
<Spara>. Sono curiosa. Valerio è un ragazzo particolare, è spesso ha idee bizzarre, ma gli voglio bene proprio per questo.
< Andiamo a Modena a vedere il concerto di Giulio e Giorgio, tanto ho già visto che non abbiamo un cazzo da fare>, propone.
<Per me va bene!>, accetto entusiasta.
< Vai>, esclama mettendo in moto.
Valerio, sotto mia richiesta, mi porta a casa per cambiarmi.
< Fa come se fossi a casa tua>, dico aprendo la porta.
< Oh, puoi contarci>. Va in sala e si siede sul divano non troppo delicatamente, mentre io salgo le scale per andare in camera.
Apro l'armadio e mi metto una
maglietta dell'honiro che ho tagliato per farla diventare un crop top, le calze velate, i pantaloncini corti a vita alta neri e, per completare l'outfit, mi metto un cappellino rigirato di Giorgio e le vans nere. Mi trucco e poi torno giù da Valerio, il quale sta giocando con il telefono.
< Vale, cazzo, ma ti riconosceranno sicuro le fan. Se conoscono Giulio e Gio' conoscono anche te!>, Dico dispiaciuta che la sua idea stia andando in fumo.
<Già... Ho un'idea!>, Dice entusiasta facendo un sorriso ebete.
< Narra>.
< Ci travestiamo!>
< Ti travesti!>, Dico sottolineando con la voce la particella pronominale.
< Non voglio che Giulio e Giorgio ci riconoscano!>.
< E sentiamo, come facciamo a travestirci?>.
< Una parrucca e, boh, fammi pensare... Le lenti a contatto colorate!>.
< Tu non sei normale!>, Dico ridendo.
< Oh, infatti sono amico tuo!>, Mi prende in giro facendomi la linguaccia.
< Comunque ci sto, stronzetto!>. Valerio fa un paio di chiamate per procurarci i biglietti per entrare e nel mentre prendo qualche bottiglietta d'acqua, qualcuna di birra e qualche cioccolatino per il viaggio.
Usciamo di casa e andiamo prima da un ottico, dal quale compriamo una confezione di lenti a contatto azzurre senza gradazione, e poi in un negozio che vende accessori per capelli, dove io compro una parrucca bionda, con i "capelli" abbastanza corti, mentre Valerio compra una calotta calva.
< Dovremmo cambiarci anche i vestiti?Dici che questi sono riconoscibili?>, Chiede mentre torniamo alla macchina con le bustine in mano.
< Eh, un po'. Dobbiamo metterci dei vestiti che non useremmo mai>, propongo.
< E dobbiamo coprire i tatuaggi, altrimenti ci sgamano subito>, Continua lui.
< Porca puttana, come cazzo faccio? Schianto di caldo con una maglietta a maniche lunghe!>.
< Dovevi pensarci prima di ricoprirti tutte le braccia>, dice scherzando e dandomi una pacca scherzosa sul braccio.
< Dài, andiamo a cercare qualcosa di ridicolo da metterci, anche se devo dire che sei una gran fica vestita così>; e mi dà una pacca sul sedere ridendo, per tutta risposta riceve una gomitata sul braccio.
< Mi hai preso il nervo!>, Si lamenta con faccia sofferente massaggiandosi il braccio dolorante.
< La prossima volta te lo stacco il braccio!>, Dico cercando di fare la seria, ma scoppiando inevitabilmente a ridere.
Saliamo in auto e andiamo in un negozio di vestiti lì vicino. Valerio compra una camicia hawaiana, dei pantaloni gialli e delle scarpe a barchetta, a dir poco inguardabili, mentre io prendo una giacchina rossa ricoperta di pallettes, a dir poco orripilante, dei jeans a zampa di elefante, delle ballerine rosse e degli occhiali definiti da Valerio " da nonna".
< Cazzo, così non possono riconoscerci! Secondo te Valerio Apa si vestirebbe mai così?>.
< Ah, perché io? Dai, è impossibile riconoscerci!>.
< Andiamo, se no non s'arriva più a Modena!>, Dico dandogli a mia volta una pacca sul sedere mentre ci dirigiamo verso l'auto.
< Dovrei darti una gomitata nel braccio anche io ora!>, Dice ricordando la scena di poco prima.
< Fallo e ti ritrovi con un palo infilato nel culo!>, Dico ridendo.
< Mamma mia, quanta femminilità in una sola donna!>, Ribatte ridendo a sua volta.
Posiamo le buste nei sedili posteriori insieme alle altre ed entriamo in macchina.
< Modena, arriviamo!>, Urla euforico Valerio.
< Vamonos!>, Urlo con lo stesso tono. Mette in moto l'auto e partiamo.
Passare del tempo con Valerio è veramente piacevole, è molto simpatico e riesce sempre a strapparti un sorriso. Con lui non si riesce mai a stare seri, non se sia un bene o un male, ma non mi interessa, è così da quando era un ragazzino e oramai ci siamo tutti abituati.SPAZIO AUTRICE
Boh, non so come mi è uscito fuori 'sto capitolo, di solito ai capitoli ci penso prima, Ma questo l'ho scritto così di getto e l'ho pubblicato, spero di non pentirmene! So che non è il massimo, ma era giusto per sdrammatizzare un po'. Fatemi sapere cosa ne pensate 😘
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Sorreggimi se cado~ Mostro
FanfictionSecondo libro della trilogia. A seguire: "Proteggimi, siamo rondini con il guinzaglio~Mostro". " Quando si prova un dolore lancinante la cosa più sbagliata che possiamo fare, ma che alla fine facciamo tutti, è quella di chiudersi in se stessi e di e...