Capitolo 29

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NICOLE
< Dio cane, non mi risponde!>, esclamo esausta battendo il telefono al tavolo.
È da ieri che Clarissa non mi risponde al telefono, mi sta facendo veramente incazzare. Ultimamente, poi, sono sempre molto nervosa, perciò mi arrabbio anche per la minima sciocchezza.
< Tranquilla, magari non ha voglia di sentire nessuno>.
< Sono sua sorella, deve rispondermi, porca madonna! Ora le vado a fare una parte a culo stratosferica!>. Con il nervosismo a mille, mi alzo di scatto dal tavolo, prendo le chiavi di riserva che Clarissa mi ha dato qualche tempo fa ed esco di casa; Giorgio mi raggiunge subito dopo, sale in auto al posto del guidatore e io a quello del passeggero. Nonostante siano passati circa 3 mesi dal mio incidente non ho ancora ripreso a guidare, il solo pensiero mi terrorizza.
Provo a richiamare Clarissa, ma, per l'ennesima volta, non mi risponde. Sbuffo spazientita e rimetto il telefono in tasca.
Muovo frettolosamente la gamba e dopo un po' Giorgio vi posa una mano sopra.
< Ehi, stai tranquilla, sicuramente non avrà guardato il telefono>, cerca di tranquillizzarmi rivolgendomi un sorriso dolce, per poi tornare a guardare la strada.
< Mi fa incazzare, fa sempre così, porca madonna!>. Appena finisco di dire la frase scorgo quella che prima era anche casa mia; la macchina di Clarissa è parcheggiata al suo solito posto perciò capisco che è a casa.
Nonostante abbia le chiavi, decido di suonare al campanello, visto chr è pur sempre casa sua, e deve avere la sua privacy. Continuo a suonare insistentemente per 5 minuti, ma quando vedo che non viene ad aprirmi decido di aprire con le chiavi di riserva.
< Cazzo, quanto sei pallosa, magari è in bagno a fare la doccia e non ti sente, o forse sta dormendo!>, mi rimprovera Giorgio con tono acido.
< Non mi interessa, così impara a rispondermi al telefono!>.
< Sei paranoica!>, sbuffa Giorgio mentre apro la porta ed entro in casa; gli rivolgo il dito medio sorridendo strafottente e lui ricambia il gesto.
Sento della musica provenire dal bagno, così mi avvicino. Riconosco la canzone: l'hanno cantata i the kolors in una puntata di Amici, che per giunta stavo guardando solo perché c'era Mattia; si chiama me minus you e devo ammettere che è veramente bella, poi sembra scritta apposta per Clarissa. Nella canzone il fantasma di un ragazzo, morto in un incidente stradale, parla ipoteticamente con la sua fidanzata, la quale è disperata per la perdita del suo amato.
< Magari sta cacando e tu le vai a rompere i coglioni!>, mi ammonisce Giorgio prendendomi per una spalla ed impedendomi di raggiungere la porta del bagno.
< La avverto che siamo qua>. Lascia la presa e mi dirigo verso la porta del bagno. Busso un paio di volte, ma non ricevo nessuna risposta, non sento lo scroscio dell'acqua, così apro la porta.
< Potresti anche ris...!>. Non appena entro inizio ad urlare, interrompendo la frase a metà. Sento una morsa alla bocca dello stomaco e come una fitta al cuore, sento il sangue gelare nelle vene.
< Che è successo?>, chiede Giorgio correndo verso il bagno con aria preoccupata. Non riesco a parlare, mi limito solamente a farlo entrare in bagno per assistere alla scena raccapricciante.
Clarissa è completamente immersa in un lago di sangue dentro la vasca, sembra morta. Rimango immobile a guardare il corpo inerte di mia sorella dentro a quella vasca, mentre Giorgio, dopo aver urlato qualcosa che non sono riuscita a sentire, si precipita da lei. La tira fuori dalla vasca e la posa delicatamente a terra. Ha le braccia bagnate, e completamente colorate di rosso. Anche la maglietta è sporca del sangue di mia sorella.
La scuote per cercare di svegliarla, ma senza alcun esito. Posa due dita sul suo polso, poi sotto alla sua mascella ed infine poggia l'orecchio sul suo petto, in corrispondenza del cuore; rimane un anntimo immobile, poi scoppia a piangere e dalla sua reazione capisco che non c'è più battito.
< Clari>, sussurra Giorgio scuotendola leggermente.
< Clari, rispondimi>, urla, in preda alla disperazione, ma non avviene nulla. Il corpo di Clarissa è sempre lì, inerme, pallido e sporco di sangue, completamente privo privo di vita.
Mia sorella è morta, non posso- ma soprattutto non voglio- crederci. Sicuramente è un altro dei miei incubi, è l'unica spiegazione plausibile.
Solitamente i miei incubi sono molto realistici, ma questo lo è fin troppo.
Svegliati, Nicole. Non può essere vero, svegliati. Niente.
La canzone riparte e riempie il vuoto nella stanza, mentre io continuo a rimanere immobile a fissare la scena raccapricciante.
L'unico motivo per cui mi muovo è perché sento il bisogno di vomitare. Vado verso un angolo ed inizio a rimettere anche l'anima.
Giorgio si avvicina a me e mi tiene i capelli, nel mentre sento che chiama l'ambulanza; non so bene perché la stia chiamando, dato che Clarissa è morta, non credo che verranno. O forse la porteranno in obitorio, non ne ho idea.
Non appena finisco di vomitare mi pulisco la bocca con una manica, in questo momento l'igiene è l'ultima cosa che mi interessa, e mi avvicino tremando al corpo senza vita di mia sorella. Solo ora noto che indossa il vestito da sposa che aveva comprato con me qualche mese prima. Ieri era il 2 settembre, ieri lei e Vittorio avrebbero compiuto il loro decimo anniversario, ieri si sarebbero dovuti sposare.
Il suo corpo è ricoperto di tagli, per la maggior parte freschi, ma credo che ad essergli stato fatale sia stato quello, o meglio ancora, quelli verticali sulle braccia. Chi si taglia, solitamente, non vuole morire, vuole solo soffrire, ma lei in quel momento voleva realmente morire, dato che ha inciso la sua pelle proprio dove sapeva che l'emorragia che ne sarebbe derivata le sarebbe stata fatale e, per aumentare al 100% la probabilità di morire, si è immersa in acqua, così se non fosse morta dissanguata sarebbe comunque affogata. La vita di Clarissa, in fondo, era già finita da tempo, contemporaneamente a quella di Vittorio; era morta dentro, ormai da alcuni mesi a questa parte sopravviveva e basta, non viveva più.
In questo momento, mi sento morire anche io, mi sento vuota dentro, con Clarissa se ne è andato anche un pezzo di me. Era mia sorella, cazzo! Non posso crederci che non ci sia più.

GIORGIO
Credo che Nicole sia in stato di shock: non parla ed è china vicino al corpo di Clarissa da qualche minuto. Non si muove nemmeno. Non posso crederci che Clarissa l'abbia fatto davvero, si è davvero suicidata.
Chissà quanto ha sofferto in questi mesi per decidere di rinunciare per sempre alla sua vita... noi le siamo stati vicini, abbiamo cercato di fare il massimo per farla tornare ad essere quella di prima, ma alla testa, peggio che al cuore, non si comanda. Solamente due fottutissime settimane fa era con noi in spiaggia a ridere e a scherzare, mentre ora è distesa su un freddo pavimento di mattonelle di un bagno, completamente priva di vita.
A differenza di Nicole, io sto piangendo da quando ho capito che non ce l'aveva fatta. Il suo corpo era così freddo, ma non volevo crederci, ho cercato di svegliarla, ho cercato di sentire il suo battitto, ma nulla, non è successo assolutamente nulla. Clarissa si è arresa alla vita, ha smesso di lottare ed ha accolto a braccia aperte quella che una volta definivo " una mia amica": la morte; ha deciso di porre per sempre fine a tutte le sue sofferenze. Vederla indossare l'abito da sposa mi ha fatto singhiozzare ancora più forte: si è suicidata perché non riusciva più a tollerare una vita senza mio fratello; credo che sia proprio il caso di dire che Vittorio era l'amore della sua vita. Mai come in questo caso è lecito usare quella definizione.
In una mia canzone, Cattiva Influenza, che per altro piaceva molto a Vittorio, dico: "meglio morto che vivere a metà" e credo che questo sia quello che ha pensato Clarissa prima di strapparsi la vita con il coltello che è per terra vicino alla vasca; Vittorio era l'altra metà della mela di Clarissa, lei c'ha provato, ma non può vivere senza di essa. Potrebbe sembrare una cosa stupida e scontata, ma quando una persona ama un'altra come Clarissa amava Vittorio, questa persona diventa parte essenziale della nostra vita: essenziale come bere, mangiare e respirare. Diventa la nostra fonte di sostentamento, il nostro respiro, il fulcro sul quale ruota il nostro intero universo, la nostra ragione di vita. Quella persona occupa prepotentemente una parte del nostro cuore, chissà, forse la parte più grande e bella di esso e quando se ne va se lo porta via con sé, rendendoci mezze persone, persone che provano solo metà emozioni e, dato che era proprio quella persona a renderci felice, ci lascia con le emozioni più brutte, come per esempio la tristezza ed il dolore. Possiamo stare qualche giorno senza mangiare, ma prima o poi il nostro organismo non potrà più farne a meno e ci troveremmo davanti ad un bivio: mangiare o andare incontro alla morte. Metaforicamente parlando, il cibo rappresenta la persona che amiamo e che se ne è andata via ed il mangiare la possibilità di andare avanti con la propria vita. Clarissa ha deciso di non mangiare più, ha deciso di andare incontro alla morte.
Mi avvicino al telefono di Clarissa per spegnere la musica; vicino al telefono trovo però una busta bianca sigillata, la prendo tra le mani e la giro, leggendo ciò che c'è scritto sul retro: Alla mia sorellina.
Mi avvicino a Nicole e le tocco una spalla per farla girare, ma continua a rimanere ferma immobile a fissare la salma di sua sorella sul pavimento, così le poso la lettera sulle gambe. È veramente in stato di shock.
Abbassa lo sguardo per vedere cose le ho posato sulle gambe e quando vede che è una lettera la prende in mano e la guarda come se fosse un oggetto che non ha mai visto prima. Infila la lettera nella tasca dei jeans e continua a fissare il corpo di sua sorella. Non ce la faccio più a sopportare questa situazione, stare in questa stanza con il cadavere di un ragazza con la quale sono cresciuto è una cosa alquanto raccapricciante e non mi piace proprio per niente.
< Ti prego, usciamo da questa stanza>, supplico Nicole, la quale si limita a muovere lentamente la testa a destra e a sinistra in segno di disapprovazione, continuando sempre a guardare il corpo di Clarissa. Credo che non si stia rendendo conto di ciò che è successo, che come me stia cercando di elaborare l' accaduto; è tutto così irreale e quasi ridicolo. Questa troia, che tutti chiamano vita, si diverte a fottere le persone, ora ne ho la certezza.

SPAZIO AUTRICE
NON ODIATEMI.

Sorreggimi se cado~ MostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora